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sábado, 23 de julio de 2022

Sábado 27 agosto 2022, Santa Mónica, memoria obligatoria.

SOBRE LITURGIA

SANTA MESSA PER L' AMMINISTRAZIONE DELLE CRESIME
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 27 giugno 1982

Cari fratelli e sorelle,
e voi specialmente, carissimi figlioli, che ricevete il sacramento della Confermazione!

1. Si rinnova oggi in mezzo a noi il grande evento della Pentecoste. Anche se la data liturgica di questa festa è ormai passata da alcune settimane, per voi cresimandi oggi è davvero Pentecoste, perché per il mio ministero di Vescovo, con l’imposizione delle mani e con l’unzione del sacro crisma, voi state per ricevere il dono dello Spirito, ch’è lo Spirito del Signore nostro Gesù Cristo.

Per questo ho voluto una cerimonia intima all’interno di questa grande Cappella, una cerimonia che per l’ambiente in cui si svolge e, più ancora, per il raccoglimento che insieme esige e concilia, possa in qualche modo riprodurre l’atmosfera di spirituale comunione e di tonificante carità che regnava là nel Cenacolo di Gerusalemme, dove avvenne la prima effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa.

Apostoli e discepoli “tutti... erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui... Arrivato il giorno della Pentecoste, si trovarono tutti insieme nello stesso luogo... Ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo” (At 1,14; 2,1.4).

Ecco, amatissimi fratelli e figli, nel raccoglimento, nella preghiera, nella coesione della carità tutti noi qui presenti dobbiamo attendere, implorare, accogliere lo Spirito che viene. E con noi – ricordate – c’è Maria, Madre di Gesù e Madre nostra.

2. Grande sacramento è la santa Cresima, molto importante nel quadro generale della vita cristiana, iniziata all’atto del santo Battesimo: è un sacramento assai ricco per spirituale significazione e virtù.

Dire dono dello Spirito, infatti, significa dire simultaneamente i doni dello Spirito: i suoi sette mirabili doni che si accompagnano alla grazia divina, inondando l’anima di luce, di forza e di coraggio.

Ricordate quel che avete appreso nel corso di catechismo? Sapienza, intelletto, consiglio, fortezza...: è, dunque, un dono che si moltiplica e si ramifica in tanti doni, che fanno di chi li riceve un perfetto cristiano. Come gli Apostoli che, dopo aver ricevuto lo Spirito di verità e di consolazione promesso loro da Gesù al termine dell’Ultima Cena (cf. Gv 14,16-17.26;16,7-14), furono in grado di superare i limiti dell’umana debolezza per farsi intrepidi annunciatori e predicatori del Vangelo nel mondo, così anche voi, e soprattutto voi, cari fanciulli e fanciulle, ricevendo quest’oggi lo stesso Spirito, tutti possiamo e dobbiamo essere perfetti cristiani, pronti sempre e in tutto, con la parola e con le opere, a testimoniare Cristo nella società di oggi.

3. Non posso, purtroppo, sviluppare e spiegare, come pur converrebbe, questi rapidi richiami. Ma permettetemi almeno di svolgere, tra i tanti, un solo pensiero, al quale ci introduce già la bella Orazione dell’odierna Domenica, che parla di noi come figli della luce, ed al quale possiamo poi ritornare meditando intorno ai due miracoli operati dal Signore, di cui ci parla la lettura evangelica (Mc 5,21-43).

Divenuti figli di Dio in forza del santo Battesimo, arrivati per mezzo di esso alla luce della fede, in noi l’effusione dello Spirito che si riceve nella Confermazione viene ad illuminare più ampiamente questo panorama, aprendo le nostre anime ad una più chiara e profonda visione: con la Cresima, insomma, oltre all’aumento della grazia santificante, otteniamo maggior luce e siamo chiamati a maggiore responsabilità. Per questo comunemente si dice che essa ci fa perfetti cristiani. Essere perfetti cristiani significa dare spazio alla nostra fede; significa vivere veramente, nella quotidianità della nostra esistenza, da figli della luce.

Non uno, ma due – come ho detto – sono i miracoli del Signore, che ci sono riferiti nel Vangelo odierno. Ecco Giairo, il capo della sinagoga, che si prostra dinanzi a Gesù per implorare la salvezza e la vita per la figlioletta dodicenne, ormai agli estremi. Ecco l’anonima donna che, sofferente da dodici anni, dice a se stessa: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”.

Sono miracoli che, pur diversi tra loro per i particolari e per le circostanze, hanno tuttavia in comune non soltanto il fatto di essere cronologicamente collegati e come “collocati l’uno dentro l’altro”, ma soprattutto una fondamentale e condizionante premessa: cioè la fede viva e lucida di quell’uomo e di quella donna nella potenza sovrana e misericordiosa del Signore Gesù. Non importa che l’uno preghi per la figlia e l’altra per se stessa; non importa che l’uno preghi con aperta, insistente parola e l’altra preghi senza proferire alcun suono esterno. Quel che importa è il fatto che entrambi sono mossi ed internamente illuminati da una fede forte e coraggiosa. E proprio come premio e risposta a questa loro fede segue la duplice guarigione miracolosa: è risuscitata la bambina; è risanata la donna (cf. Mc 5,21-43).

4. Una simile fede illuminata, robusta, intrepida deve essere il distintivo di chi riceve, o ha ricevuto, il sacramento della Confermazione. Certo, si tratta della stessa fede del Battesimo; ma essa – come un organismo fisico, che s’irrobustisce e si sviluppa – deve accrescersi man mano che si accresce l’età. Se ha già la fede il battezzato, più vigorosa, più matura, “più adulta” deve essere la fede che possiede il cresimato.

Proprio questo ideale della “crescita” della fede, come intensificazione di luce, desidero oggi proporre a voi. Nella nostra epoca, più che in passato, c’è un maggior bisogno di fede per essere testimoni di Cristo in un mondo secolarizzato. Fate in modo dunque che lo stato di perfetti cristiani, in cui vi costituisce la Cresima, tocchi in profondo la vostra anima e vi trovi corrispondenza in un’autentica vita di fede; fate in modo che alla posizione oggettiva sacramentale si allinei, senza distacchi né incrinature né contraddizioni, la posizione soggettiva esistenziale di ciascuno di voi.
Il dono dello Spirito come i singoli suoi doni, non esimono dalla risposta alla volontà, né dallo sforzo necessario per farli tutti fruttificare: il Signore non dispensa mai l’uomo dall’impegno della corrispondenza e della collaborazione. E se tra questi doni si distingue – come ho voluto ricordarvi – quello di una più copiosa effusione di luce soprannaturale, ne segue che più decisa e più ferma dev’essere da parte dell’uomo la risposta personale.

A questo fine, perché ciò si verifichi in ognuno di voi cresimandi, desidero unire alle mie parole di incoraggiamento l’assicurazione di una speciale preghiera. Per voi io invoco lo Spirito di Dio, perché voglia egli stesso confermare dall’alto del suo tempio nella Gerusalemme celeste (cf. Sal 68,29) quel che sta per operare con la virtù del suo sacramento. Così sia.

CALENDARIO

27 SÁBADO. Hasta la Hora Nona:
SANTA MÓNICA, memoria obligatoria

Misa
de la memoria (blanco).
MISAL: 1.ª orac. prop. y el resto del común de santos (para santas mujeres), o de un domingo del T.O., Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- 1 Cor 1, 26-31.
Lo débil del mundo lo ha escogido Dios.
- Sal 32. R. Dichoso el pueblo que el Señor se escogió como heredad.
- Mt 25, 14-30. Como has sido fiel en lo poco, entra en el gozo de tu señor.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de la memoria.

Martirologio: elogs. del 28 de agosto, pág. 517.
CALENDARIOS: Almería-ciudad: Nuestra Señora del Mar (S). Almería-diócesis: (MO).
Agustinos, Canónigos Regulares de Letrán: Santa Mónica (F).
Salamanca-Alba de Tormes: Transverberación del corazón de Santa Teresa de Jesús (F). Salamanca-diócesis: (MO).

27 SÁBADO. Después de la Hora Nona:
VIGESIMOSEGUNDA SEMANA DEL TIEMPO ORDINARIO
Segunda semana del Salterio
Misa
vespertina del XXII Domingo del tiempo ordinario (verde).
Liturgia de las Horas: I Vísp. del oficio dominical. Comp. Dom. I.

TEXTOS MISA

27 de agosto
Santa Mónica
Memoria.

Oración colecta propia. El resto del común de santos y santas: V. Para santas mujeres 1.

Antífona de entrada Cf. Prov 31, 30. 28
La mujer que teme al Señor merece alabanza. Sus hijos la llaman dichosa y su marido proclama su alabanza.
Múlier timens Dóminum ipsa laudábitur. Fílii eius beatíssimam praedicavérunt, vir eius laudávit eam.
O bien: Prov 31, 20. 27
Abre sus manos al necesitado, tiende sus brazos al pobre y no come su pan de balde.
Manum suam apéruit ínopi, et palmas suas exténdit ad páuperem, et panem otiósa non comédit.

Monición de entrada
Se celebra hoy la memoria de santa Mónica, que nació en Tagaste (África) el año 331. Siendo muy joven, fue dada en matrimonio a Patricio, con quien tres tuvo hijos, entre ellos san Agustín, por cuya conversión derramó abundantes lágrimas y oró mucho a Dios. Es ejemplo admirable de madre cristiana por su piedad, la madurez de su fe y su amor a los pobres. Murió en Ostia Tiberina (Italia), cuando regresaba de Africa el año 387.

Oración colecta
Oh, Dios, consuelo de los que lloran, que acogiste misericordiosamente las piadosas lágrimas de santa Mónica en la conversión de su hijo Agustín, concédenos, por intercesión de madre e hijo, llorar nuestros pecados y alcanzar la gracia de tu perdón. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, maeréntium consolátor, qui beátae Mónicae pias lácrimas in conversióne fílii sui Augustíni misericórditer suscepísti, da nobis, utriúsque intervéntu, peccáta nostra deploráre, et grátiae tuae indulgéntiam inveníre. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Sábado de la XXI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA 1 Cor 1, 26-31
Lo débil del mundo lo ha escogido Dios
Lectura de la primera carta del apóstol san Pablo a los Corintios.

Fijaos en vuestra asamblea, hermanos: no hay en ella muchos sabios en lo humano, ni muchos poderosos, ni muchos aristócratas; sino que, lo necio del mundo lo ha escogido Dios para humillar a los sabios, y lo débil del mundo lo ha escogido Dios para humillar lo poderoso.
Aún más, ha escogido la gente baja del mundo, lo despreciable, lo que no cuenta, para anular a lo que cuenta, de modo que nadie pueda gloriarse en presencia del Señor.
A él se debe que vosotros estéis en Cristo Jesús, el cual se ha hecho para nosotros sabiduría de parte de Dios, justicia, santificación y redención.
Y así —como está escrito—: «el que se gloríe, que se gloríe en el Señor».

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 32, 12-13. 18-19. 20-21 (R.: cf. 12)
R. Dichoso el pueblo que el Señor se escogió como heredad.
Beatus pópulus quem elegit Dóminus in hereditátem sibi.

V. Dichosa la nación cuyo Dios es el Señor,
el pueblo que él se escogió como heredad.
El Señor mira desde el cielo,
se fija en todos los hombres. 
R. Dichoso el pueblo que el Señor se escogió como heredad.
Beatus pópulus quem elegit Dóminus in hereditátem sibi.

V. Los ojos del Señor están puestos en quien lo teme,
en los que esperan en su misericordia,
para librar sus vidas de la muerte
y reanimarlos en tiempo de hambre. 
R. Dichoso el pueblo que el Señor se escogió como heredad.
Beatus pópulus quem elegit Dóminus in hereditátem sibi.

V. Nosotros aguardamos al Señor:
él es nuestro auxilio y escudo;
con él se alegra nuestro corazón,
en su santo nombre confiamos. 
R. Dichoso el pueblo que el Señor se escogió como heredad.
Beatus pópulus quem elegit Dóminus in hereditátem sibi.

Aleluya Jn 13, 34
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Os doy un mandamiento nuevo -dice el Señor-: que os améis unos a otros, como yo os he amado. R.
Mandátum novum do vobis, dicit Dóminus, ut diligátis ínvicem, sicut diléxi vos.

EVANGELIO Mt 25, 14-30
Has sido fiel en lo poco, entra en el gozo de tu Señor
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Jesús a sus discípulos esta parábola:
«Un hombre, al irse de viaje, llamó a sus siervos y los dejó al cargo de sus bienes: a uno le dejó cinco talentos, a otro dos, a otro uno, a cada cual según su capacidad; luego se marchó.
El que recibió cinco talentos fue enseguida a negociar con ellos y ganó otros cinco. El que recibió dos hizo lo mismo y ganó otros dos.
En cambio, el que recibió uno fue a hacer un hoyo en la tierra y escondió el dinero de su señor.
Al cabo de mucho tiempo viene el señor de aquellos siervos y se pone a ajustar las cuentas con ellos.
Se acercó el que había recibido cinco talentos y le presentó otros cinco, diciendo:
“Señor, cinco talentos me dejaste; mira, he ganado otros cinco”.
Su señor le dijo:
“Bien, siervo bueno y fiel; como has sido fiel en lo poco, te daré un cargo importante; entra en el gozo de tu señor”. Se acercó luego el que había recibido dos talentos y dijo:
“Señor, dos talentos me dejaste; mira, he ganado otros dos”. Su señor le dijo:
“Bien, siervo bueno y fiel!; como has sido fiel en lo poco, te daré un cargo importante; entra en el gozo de tu señor”.
Se acercó también el que había recibido un talento y dijo:
“Señor, sabía que eres exigente, que siegas donde no siembras y recoges donde no esparces, tuve miedo y fui a esconder tu talento bajo tierra. Aquí tienes lo tuyo”.
El señor le respondió:
“Eres un siervo negligente y holgazán. ¿Con que sabías que siego donde no siembro y recojo donde no esparzo? Pues debías haber puesto mi dinero en el banco, para que, al volver yo, pudiera recoger lo mío con los intereses. Quitadle el talento y dádselo al que tiene diez. Porque al que tiene se le dará y le sobrará, pero al que no tiene, se le quitará hasta lo que tiene. Y a ese siervo inútil echadlo fuera, a las tinieblas; allí será el llanto y el rechinar de dientes”».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Del Papa Francisco, Ángelus 19-noviembre-2017
Jesús nos muestra la generosidad y la premura del Padre de tantos modos: con su palabra, con sus gestos, con su acogida hacia todos, especialmente hacia los pecadores, los pequeños y los pobres –como hoy nos recuerda la I Jornada Mundial de los Pobres–; pero también con sus advertencias, que revelan su interés para que nosotros no desperdiciemos inútilmente nuestra vida. Es un signo, de hecho, de que Dios tiene una gran estima de nosotros: esta conciencia nos ayuda a ser personas responsables en cada una de nuestras acciones. Por lo tanto, la parábola de los talentos nos reclama a una responsabilidad personal y a una fidelidad que se convierte también en capacidad de caminar continuamente sobre caminos nuevos, sin «enterrar el talento», es decir, los dones que Dios nos ha confiado y sobre los que nos pedirá cuentas.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXV

Oremos, ahora, unidos al Señor. Él nos ofrece su amor y viene entre nosotros para salvarnos.
- Para que el Espíritu del Señor viva en su Iglesia. Roguemos al Señor.
- Para que los que sufren puedan recibir la Buena Noticia de su liberación. Roguemos al Señor.
- Para que cuantos sienten su corazón desgarrado encuentren quien los acompañe y consuele. Roguemos al Señor.
- Para que llegue a todos la gracia que el Señor nos ha prometido. Roguemos al Señor.
- Para que en nuestra patria brote la justicia. Roguemos al Señor.
- Para que entre todos los pueblos pueda renacer la alegría y la paz. Roguemos al Señor.
- Para que nuestra fidelidad a la voluntad del Padre nos convierta en sus activos colaboradores en la construcción del mundo que Él desea. Roguemos al Señor.
Padre, que colmas de bienes a los hambrientos у despides vacíos a los ricos. Ven entre nosotros y haznos cada vez más fieles a tu amor. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Te presentamos, Señor, estas ofrendas en la memoria de santa N., rogándote, humildemente, que nos alcancen el perdón y la salud eterna. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Hóstias tibi, Dómine, pro beátae N. commemoratióne deférimus, supplíciter deprecántes, ut indulgéntiam nobis páriter cónferant et salútem. Per Christum.


Antífona de comunión Mt 13, 45-46
El reino de los cielos se parece a un comerciante en perlas finas, que al encontrar una de gran valor se va a vender todo lo que tiene y la compra.
Símile est regnum caelórum hómini negotiatóri quaerénti bonas margarítas; invénta autem una pretiósa margaríta, dedit ómnia sua, et comparávit eam.

Oración después de la comunión
Dios todopoderoso, la eficacia divina de este sacramento nos ilumine e inflame en esta fiesta de santa N., para que ardamos siempre en santos deseos y abundemos en obras buenas. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Divíni operátio sacraménti, omnípotens Deus, in hac festivitáte beátae N. illúminet nos páriter et inflámmet, ut et sanctis iúgiter desidériis ferveámus, et bonis opéribus abundémus. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 28 de agosto
M
emoria de san Agustín, obispo y doctor eximio de la Iglesia, que, convertido a la fe católica después de una adolescencia inquieta por los principios doctrinales y las costumbres, fue bautizado en Milán por san Ambrosio y, vuelto a su patria, llevó con algunos amigos una vida ascética y entregada al estudio de las Sagradas Escrituras. Elegido después obispo de Hipona, en la actual Argelia, durante treinta y cuatro años fue maestro de su grey, a la que instruyó con sermones y numerosos escritos, con los cuales también combatió valientemente los errores de su tiempo y expuso con sabiduría la recta fe. (430)
2. En Roma, en el cementerio de Basila, en la vía Salaria Antigua, san Hermes, mártir, que, como refirió el papa san Dámaso, vino de Grecia y Roma lo acogió como ciudadano suyo, cuando fue martirizado por el santo nombre. (s. III)
3. En Constanza, en Suabia, hoy Suiza, conmemoración de san Pelagio, mártir. (c. s. III)
4. En Brioude, cerca de Clermont-Ferrand, en Aquitania, actualmente Francia, san Julián, mártir, acerca del cual la tradición refiere que, por consejo de san Ferreolo, fue a aquel territorio en tiempo de persecución y allí alcanzó la palma del martirio. (c. s. III)
5. En Constantinopla, actual Estambul, en Turquía, san Alejandro, obispo, cuya plegaria apostólica, según escribe san Gregorio Nazianceno, lograron vencer al jefe de la herejía arriana. (c. 336)
6. En Cartago, hoy Túnez, san Restituto, obispo, en cuya festividad san Agustín ofreció al pueblo un sermón en su honor. (c. 360)
7*. En Sarsina, lugar de la actual región de Emilia-Romaña, también en Italia, san Vicinio, primer obispo de esta ciudad. (s. IV/V)
8. En Saintes, en la Galia, hoy Francia, san Viviano, obispo(s. V)
9. En Egipto, san Moisés Etíope, que de conocido ladrón, se convirtió en célebre anacoreta, convirtió a muchos de su condición de malhechores y los condujo con él al monasterio. (c. 400)
10. En Sevilla, en la región hispánica de Andalucía, santa Florentina, virgen, muy versada en las disciplinas eclesiásticas, a la cual sus hermanos los obispos Isidoro y Leandro dedicaron tratados de insigne doctrina. (s. VII)
11*. En Londres, en Inglaterra, beatos mártires Guillermo Dean, presbítero, y siete compañeros*, que durante el reinado de Isabel I, en el mismo día, aunque en distintos o cercanos lugares de la ciudad, consumaron en la horca su martirio. (1588)
*Sus nombres son: Beatos Guillermo Gunter, Roberto Morton, Tomás Holford y Jacobo Claxton, presbíteros; Tomás Felton, clérigo de la Orden de los Hermanos Menores; Enrique Webley y Hugo More, seglares.
12. En Lancaster, también en Inglaterra, san Edmundo Arrowsmith, presbítero de la Orden de la Compañía de Jesús y mártir, que, oriundo del mismo ducado, después de pasar muchos años entregado al cuidado pastoral en su patria, durante el reinado de Carlos I, por ser sacerdote y haber llevado a muchos a la fe católica, fue condenado a morir en la horca, con la oposición incluso de los mismos protestantes del lugar. (1628)
13*. En Monterrey, en el territorio de California, beato Junípero (Miguel) Serra, presbítero de la Orden de los Hermanos Menores, que pasó por muchas dificultades y sufrimientos predicando el Evangelio en su propia lengua a las tribus todavía paganas de aquella región, y defendió con gran valentía los derechos de los pobres y de los humildes. (1784)
14*. Cerca de la costa frente a Rochefort, en el litoral francés, beato Carlos Arnaldo Hanus, presbítero y mártir, que, en tiempo de la Revolución Francesa, por ser sacerdote fue encarcelado en una sórdida nave, donde, débil de fuerzas y atacado prontamente por una enfermedad, consumó el martirio. (1794)
15. En Barcelona, en España, santa Joaquina de Vedruna, que en la Iglesia española se conmemora el veintidós de mayo. (1854)
16*. En la región de Valencia, también en España, beatos mártires Juan Bautista Faubel Cano y Arturo Ros Montalt, padres de familia, que, durante la persecución contra la Iglesia, de los hombres recibieron la muerte y de Dios la vida eterna. (1936)
17*. Cerca de la localidad de Vinalesa, en la misma región valenciana, beato Aurelio (José) Ample Alcaide, presbítero de la Orden de los Hermanos Menores Capuchinos y mártir, que en la referida persecución dio un fruto de gloria a través de la prueba de su fe. (1936)
18*. En la ciudad de Nawojowa Góra, en Polonia, beato Alfonso María Mazurek, presbítero y mártir, que, durante la guerra, por su fe en Cristo, recibió la muerte a manos de los invasores de su patria. (1944)
- Santa Maria Azelia Guérin (1831- Alençon 1877), laica y madre de familia, casada con San Louis Martin (ver 29-julio). Juntos formaron una familia en un clima de fe y amor del que surgieron las vocaciones de las hijas, entre ellas santa Teresa del Niño Jesús.

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