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viernes, 30 de septiembre de 2022

Viernes 4 noviembre 2022, San Carlos Borromeo, obispo, memoria obligatoria.

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE IN CALABRIA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI DELLA CALABRIA

Cappella del Seminario di Catanzaro - Sabato, 6 ottobre 1984

Cari fratelli nel sacerdozio!

1. Questo incontro nella sede del seminario regionale San Pio X, di cui celebrate con la dovuta solennità il 70° anniversario di fondazione, costituisce una tappa privilegiata del mio pellegrinaggio.

Ringrazio cordialmente monsignor arcivescovo di Catanzaro per le cortesi espressioni con cui ha interpretato autorevolmente i comuni sentimenti.

A voi tutti, carissimi fratelli nel sacerdozio, il mio fervido saluto.

È un saluto pieno di letizia, che rivolgo a ciascuno dei presbiteri della regione calabra, qualunque sia il campo del loro pastorale servizio: le comunità parrocchiali, le associazioni e i movimenti cattolici, gli organismi regionali e diocesani, l’apostolato sociale, le istituzioni educative e culturali.

2. La parola che mi sgorga spontanea dal cuore, in questa riunione di carità sacerdotale, si ispira alla commossa esortazione rivolta da Gesù agli apostoli: “Manete in dilectione mea” (Gv 15, 9).

Nell’amore Dio ci ha prevenuti in modo singolare. Egli non soltanto ci ha amati per primo dall’eternità, come ha fatto con tutte le sue creature, ma ha usato con noi sacerdoti un atteggiamento particolare, unico e irreversibile, chiamandoci a continuare nel mondo l’opera di salvezza.

Come per gli apostoli e i discepoli, il Signore rivendica a sé l’iniziativa: “Non voi avete scelto me; ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Questa scelta ha il valore di un dono, di una grazia. Se il “perché” di tale scelta rimane racchiuso nel mistero di Dio, e anche noi stessi non ce ne rendiamo esattamente conto, resta però sempre chiaro che si tratta di un atto d’amore. Ci ha scelti perché ci ha amati. Il dono della vocazione è di valore inestimabile. Soltanto una generosità trascendente lo rende possibile, molto al di là dei meriti personali. Ed è un dono che poi, da parte di Dio, resta incessantemente operante, perché non può mai venir meno né attenuarsi la pienezza del suo perfettissimo amore.

“Tu sei sacerdote in eterno” (Eb 7, 21), perché eterno - possiamo aggiungere - è il mio amore per te. “Le montagne possono crollare, ma il mio cuore non verrà mai meno” (Sal 88, 3).

Ed è appunto in virtù di questo amore ineffabile che il Signore è venuto a battere alla porta del vostro cuore per farvi sentire, con chiari accenti, la sua misteriosa chiamata; per fissare sopra ciascuno di voi un disegno eterno.

Tale chiamata esige una risposta continua che trova la sua forza e il suo alimento anzitutto nell’ascolto della parola del Maestro per conoscere pienamente il disegno di Dio sulla vostra vita e sulla vostra opera. Per corrispondere pienamente alla chiamata è necessario ascoltare la voce dello Spirito di Cristo, cioè tutte quelle ispirazioni di sicura provenienza soprannaturale; ascoltare la voce della Chiesa, quand’essa parla nell’esercizio del suo magistero; ascoltare la voce del Signore in quella del vescovo, che è il capo della Chiesa particolare; ascoltare anche la voce del popolo di Dio, quand’essa fa appello al vostro zelo pastorale; ascoltare mediante lo studio delle scienze sacre; ascoltare finalmente mediante la preghiera e la meditazione, le quali sono come i due polmoni della vostra vita sacerdotale e la garanzia di sicuro successo nell’impegno di corrispondenza alla divina chiamata.

3. Ma la perfetta fedeltà a questa divina chiamata esige ancora la sequela del Cristo. Non si può essere ministro di Cristo senza essere seguace di Cristo. Seguire Cristo comporta un distacco. Come gli apostoli lasciarono le reti, le case, le occupazioni, il paese, le famiglie, così ogni sacerdote deve essere pronto a subordinare tutto al servizio del Signore. Senza questi distacchi, non potrete essere dei fedeli servitori della Chiesa, dei ministri coerenti. Essi sono richiesti non solo per motivi ascetici, ma anche per rendere efficace e credibile la vostra missione sacerdotale.

Soprattutto oggi, in una società contrassegnata dal fenomeno della secolarizzazione, occorre chiarezza di propositi e fermezza di volontà che attingono direttamente alle fonti genuine del Vangelo. Come ho già detto in altre occasioni: “Più la gente si scristianizza, più è in preda all’incertezza o all’indifferenza, più ha bisogno di vedere nella persona dei sacerdoti quella fede radicale che è come un faro nella notte o come una roccia alla quale attaccarsi” (cf. “L’Osservatore Romano”, 13 settembre 1984, p. 4).

In ogni tempo i sacerdoti che si sono posti con maggior chiarezza il problema della loro identità alla luce del Vangelo, sono quelli che sono riusciti a gettare un fermento nuovo in mezzo al popolo e a far segnare una tappa al cammino di fede della comunità loro affidata. Quando il sacerdote è veramente il testimone vivente della fede, è il missionario del Vangelo, è il profeta della speranza, che non delude, diventa per ciò stesso costruttore della Chiesa di Cristo, artefice di pace e di promozione umana, tutore degli orfani e dei piccoli, consolatore dei sofferenti, in una parola: padre delle anime.

4. La Calabria ha bisogno di siffatti sacerdoti, ha bisogno di voi! La rinascita religiosa, morale e civile di questa regione dipende in modo prevalente dalla vostra opera di pastori di anime, dipende da quei valori umani e cristiani che voi saprete far vivere nella società calabrese.

La Chiesa, infatti, con i suoi pastori, i suoi sacerdoti, con i religiosi e le religiose, con tutto il laicato che vive l’impegno cristiano nelle molteplici realtà della vita sociale, ha un compito fondamentale nella soluzione dei problemi che formano la “questione meridionale” e più specificamente la “questione calabrese” che non è solo questione economica. “Si tratta infatti - come leggiamo nella lettera collettiva dell’episcopato dell’Italia meridionale su "I problemi del Mezzogiorno", lettera che, come è noto, è stata redatta nel 1948 da un illustre figlio di questa terra, alunno di questo seminario, il già arcivescovo di Reggio Calabria monsignor Antonio Lanza - si tratta, ripeto, di esigenze e di problemi non estranei alla vita dello spirito, i quali, pur sotto l’aspetto materiale, economico e sociale, nascondono esigenze più profonde e rivelano una più alta istanza: quella cioè di una religione più pura e di una giustizia più piena”.

Sì! Una religione più pura e una giustizia più piena per la vostra regione esprimono in modo compiuto il progetto pastorale di evangelizzazione e promozione umana, che è l’impegno urgente e attuale di tutta la Chiesa di Calabria, secondo le linee tracciate nel Convegno ecclesiale di Paola del 1978.

Non mancano nella storia recente della Calabria figure di sacerdoti che hanno capito profondamente il senso di questo impegno e che hanno vissuto la loro vita sacerdotale dando quotidiana e coerente testimonianza di una forte tensione per l’elevazione morale e religiosa e per il riscatto sociale della propria gente. Ricordo i sacerdoti Carlo De Cardona e Luigi Nicoletti di Cosenza, don Francesco Caporale di Catanzaro, don Francesco Maiolo di Nicastro, e i due servi di Dio don Francesco Mottola di Tropea e padre Gaetano Catanoso di Reggio Calabria, dei quali sono in corso i processi di beatificazione.

Cari sacerdoti! So che grande deve essere il vostro impegno sacerdotale per corrispondere alle esigenze religiose, spirituali e morali della Calabria. Non vi scoraggiate! Non abbiate paura di annunciare il messaggio di fede, di giustizia e di amore di cui voi siete portatori e testimoni. Siate sempre uniti ai vostri vescovi, siate uniti fraternamente tra di voi con l’amicizia e l’aiuto scambievole, siate sempre in mezzo al vostro popolo segno di unione e di comunione; amate il vostro lavoro sacerdotale di servizio al popolo di Dio; considerate che, più di qualsiasi altra attività, il preminente impegno del sacerdote deve essere quello del lavoro parrocchiale attraverso il quale, in modo particolare, voi vivete la vita stessa del vostro popolo e condividete le sue gioie e le sue speranze, come le tristezze e le angosce dei più poveri e di coloro che soffrono: siate, nella società calabrese, costruttori di comunità.

5. Mi rivolgo ora a voi, carissimi seminaristi, che rappresentate la continuità del sacerdozio ministeriale nella Chiesa. Le riflessioni che ho fin qui proposto - lo avete certamente notato - si applicano per molti aspetti anche a voi.

Abbiate somma cura della vostra vocazione. Alimentate la consapevolezza del dono che il Signore vi ha fatto chiamandovi al suo servizio. Comportatevi sempre “in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria” (1 Ts 2, 12).

Con grande affetto benedico ora tutti, sacerdoti e seminaristi, assicurandovi che occupate un posto speciale nel mio cuore.

CALENDARIO

4 VIERNES. SAN CARLOS BORROMEO, obispo, memoria obligatoria

Misa
de la memoria (blanco).
MISAL: oracs. props., ants. del común de pastores (para un obispo), Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Flp 3, 17 — 4, 1.
Aguardamos un Salvador; él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso.
- Sal 121. R. Vamos alegres a la casa del Señor.
- Lc 16, 1-8. Los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de la memoria.

Martirologio: elogs. del 5 de noviembre, pág. 650.
CALENDARIOS: HH. Angélicas de San Pablo: San Carlos Borromeo, obispo (F).
Trinitarios: San Félix de Valois, presbítero (MO).
Escolapios: Conmemoración de los familiares, benefactores y poseedores de la Carta de Hermandad de la Orden, difuntos.

TEXTOS MISA

4 de noviembre
San Carlos Borromeo, obispo
Memoria

Las oraciones son propias de la memoria. Las antífonas están tomadas del común de pastores: II. Para un obispo 1

Antífona de entrada Cf. Ez 34, 11. 23-24
Buscaré a mis ovejas, dice el Señor, y suscitaré un pastor que las apaciente: yo, el Señor, seré su Dios.
Visitábo oves meas, dicit Dóminus, et suscitábo pastórem qui pascat eas: ego autem Dóminus ero eis in Deum.
O bien: Cf. Lc 12, 42
Este es el administrador fiel y prudente a quien el Señor pondrá al frente de su servidumbre para que reparta la ración de alimento a sus horas.
Iste est fidélis et prudens dispensátor, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

Monición de entrada
Se celebra hoy la memoria de san Carlos Borromeo, obispo. Nació en Lombardía (Italia) el año 1538. Nombrado cardenal y elegido obispo de Milán, fue un verdadero pastor preocupado por las necesidades de la Iglesia de su tiempo. Trabajó incansablemente por poner en práctica las disposiciones pastorales del Concilio de Trento: convocó sínodos, erigió seminarios para la formación del clero, visitó muchas veces toda su diócesis para confirmar la fe de sus fieles y dio muchas normas para el cuidado de la vida espiritual de estos. Murió el año 1584.

Oración colecta
Conserva, Señor, en tu pueblo el espíritu que infundiste en el obispo san Carlos Borromeo, para que la Iglesia se renueve sin cesar y pueda mostrar al mundo el verdadero rostro de Cristo, configurada a su imagen. Por nuestro Señor Jesucristo.
Custódi, quaesumus, Dómine, in pópulo tuo spíritum, quo beátum Cárolum epíscopum implevísti, ut Ecclésia indesinénter renovétur, et, Christi se imágini confórmans, ipsíus vultum mundo váleat osténdere. Qui tecum.
LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Viernes de la XXXI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Fil 3, 17-4, 1
Aguardamos un Salvador; él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso

Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Filipenses.

Hermanos, sed imitadores míos y fijaos en los que andan según el modelo que tenéis en nosotros.
Porque —como os decía muchas veces, y ahora lo repito con lágrimas en los ojos— hay muchos que andan como enemigos de la cruz de Cristo: su paradero es la perdición; su Dios, el vientre; su gloria, sus vergüenzas; solo aspiran a cosas terrenas.
Nosotros, en cambio, somos ciudadanos del cielo, de donde aguardamos un Salvador: el Señor Jesucristo.
Él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso, con esa energía que posee para sometérselo todo.
Así, pues, hermanos míos queridos y añorados, mi alegría y mi corona, manteneos así, en el Señor, queridos.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 121, 1bc-2. 3-4ab 4cd-5 (R.: cf. 1bc)
R. 
Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. ¡Qué alegría cuando me dijeron:
«Vamos a la casa del Señor»!
Ya están pisando nuestros pies
tus umbrales, Jerusalén.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. Jerusalén está fundada
como ciudad bien compacta.
Allá suben las tribus,
las tribus del Señor.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. Según la costumbre de Israel,
a celebrar el nombre del Señor;
en ella están los tribunales de justicia,
en el palacio de David.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

Aleluya 1 Jn 2, 5
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Quien guarda la Palabra de Cristo, ciertamente el amor de Dios ha llegado en él a su plenitud. R.
Qui servat verbum Christi, vere in hoc cáritas Dei perfécta est.

EVANGELIO Lc 16, 1-8
Los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, decía Jesús a sus discípulos:
«Un hombre rico tenía un administrador, a quien acusaron ante él de derrochar sus bienes.
Entonces lo llamó y le dijo:
“¿Qué es eso que estoy oyendo de ti? Dame cuenta de tu administración, porque en adelante no podrás seguir administrando”.
El administrador se puso a decir para sí:
“¿Qué voy a hacer, pues mi señor me quita la administración? Para cavar no tengo fuerzas; mendigar me da vergüenza. Ya sé lo que voy a hacer para que, cuando me echen de la administración, encuentre quien me reciba en su casa”.
Fue llamando uno a uno a los deudores de su amo y dijo al primero:
“¿Cuánto debes a mi amo?”.
Este respondió:
“Cien barriles de aceite».
Él le dijo:
«Toma tu recibo; aprisa, siéntate y escribe cincuenta”. Luego dijo a otro:
“Y tú, ¿cuánto debes?”.
Él dijo:
“Cien fanegas de trigo”.
Le dice:
«Toma tu recibo y escribe ochenta».
Y el amo alabó al administrador injusto, porque había actuado con astucia. Ciertamente, los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 22-septiembre-2019
La riqueza puede empujar a la gente a construir muros, crear divisiones y discriminación. Jesús, por el contrario, invita a sus discípulos a invertir el curso: "Hacer amigos con las riquezas". Es una invitación a saber transformar bienes y riquezas en relaciones, porque las personas valen más que las cosas y cuentan más que las riquezas que poseen. En la vida, en efecto, no son los que tienen tantas riquezas los que dan fruto, sino los que crean y mantienen vivos tantos lazos, tantas relaciones, tantas amistades a través de las diferentes "riquezas", es decir, de los diferentes dones con los que Dios los ha dotado. Pero Jesús indica también el fin último de su exhortación: "Haceos amigos con las riquezas injustas para que os reciban en las moradas eternas". Si somos capaces de transformar las riquezas en instrumentos de fraternidad y solidaridad, nos acogerá en el Paraíso no solamente Dios, sino también aquellos con los que hemos compartido, administrándolo bien lo que el Señor ha puesto en nuestras manos.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXXIV

Imploremos, hermanos, la misericordia de Dios Padre todopoderoso, y oremos para que escuche las peticiones de quienes tienen en él toda su esperanza.
- Por los obispos, sacerdotes y religiosos de la santa Iglesia, para que correspondan a su ministerio con una vida santa. Roguemos al Señor.
- Por la paz entre las naciones y el progreso de todos los pueblos. Roguemos al Señor.
- Por los enfermos, los impedidos, los ancianos у cuántos no han podido venir a nuestra celebración: para que, presentes en espíritu, obtengan los bienes de Dios. Roguemos al Señor.
- Por esta asamblea reunida en el nombre de Cristo: para que crezca en la fe, en la esperanza y en el amor a Dios y a los hombres. Roguemos al Señor.
Ayuda, Dios de bondad, a tu Iglesia, con tu constante misericordia, para que, en medio de las dificultades de este mundo, se alegre con tus beneficios en la tierra y alcance los dones del reino futuro. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Mira, Señor, los dones presentados en tu altar en la memoria de san Carlos Borromeo, y, así como lo glorificaste por su celo en el ministerio pastoral y sus virtudes admirables, concédenos, por la eficacia de este sacrificio, abundar en frutos de buenas obras. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Super oblate
Inténde múnera, Dómine, altáribus tuis pro beáti Cároli commemoratióne propósita, et huius sacrifícii virtúte concéde, ut, sicut illum pastorális offícii vigilántia et praecláris virtútum méritis sublimásti, ita nos fácias sincéris óperum frúctibus abundáre. Per Christum.

PREFACIO DE LOS SANTOS PASTORES
LA PRESENCIA DE LOS SANTOS PASTORES EN LA IGLESIA
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, por Cristo, Señor nuestro.
Porque nos concedes la alegría de celebrar hoy la fiesta de san N., fortaleciendo a tu Iglesia con el ejemplo de su vida santa, instruyéndola con su palabra y protegiéndola con su intercesión.
Por eso, con los ángeles y la multitud de los santos, te cantamos el himno de alabanza diciendo sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum.
Quia sic tríbuis Ecclésiam tuam sancti N. festivitáte gaudére, ut eam exémplo piae conversatiónis corróbores, verbo praedicatiónis erúdias, gratáque tibi supplicatióne tueáris.
Et ídeo, cum Angelórum atque Sanctórum turba, hymnum laudis tibi cánimus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA III

Antífona de la comunión Cf. Jn 15, 16
No sois vosotros los que me habéis elegido -dice el Señor-, soy yo quien os he elegido, y os destinado para que vayáis y deis fruto, y vuestro fruto dure.
Non vos me elegístis, dicit Dóminus; sed ego elégi vos, et pósui vos ut eátis et fructum afferátis, et fructus vester máneat.
O bien: Cf. Lc 12, 36-37
Bienaventurado aquel criado, a quien el Señor, cuando venga y llame a la puerta, lo encuentre en vela.
Beátus ille servus, quem, cum vénerit dóminus eius, et pulsáverit iánuam, invénerit vigilántem.

Oración después de la comunión
Te pedimos, Señor, que los sacramentos recibidos nos den aquella fortaleza de espíritu que hizo a san Carlos Borromeo fiel en el ministerio y fervoroso en la caridad. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Praestent nobis, quaesumus, Dómine, sacra mystéria quae súmpsimus eam ánimi fortitúdinem, quae beátum Cárolum réddidit in ministério fidélem et in caritáte fervéntem. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del día 5 de noviembre
M
emoria de santa Ángela de la Cruz, fundadora del Instituto de las Hermanas de la Cruz, que no se reservó ningún derecho para sí sino que lo dejó todo para los pobres, a los cuales acostumbraba llamar sus señores, y los servía de verdad. (1932)
1. En Cesarea de Palestina, hoy en Israel, santo Domnino, mártir, joven médico, que al comienzo de la persecución bajo el emperador Diocleciano le condenaron a las minas de Fanensia, donde, tras padecer crueles vejaciones, por orden del prefecto Urbano le entregaron al fuego, en el año quinto de la persecución, al haberse mantenido firme en la confesión de la fe. (307)
2. En la misma ciudad, memoria de los santos Teótimo, Filoteo y Timoteo, mártires, que, siendo aún jóvenes, fueron destinados a los juegos del circo para diversión de la plebe y se les entregó a las bestias, lo mismo que san Ausencio, que era ya anciano. (307)
3*. En la región de Apulia, en la Italia actual, san Marcos, obispo de Ecano, hoy Troia. (s. V)
4. En Tréveris, en el territorio de Renania, en Austrasia, actual Alemania, san Fibicio, obispo. (500)
5*. En Bretaña Menor, Francia en la actualidad, san Guetnocio, venerado como hermano de los santos Winwaleo y Jacuto. (s. VI)
6*. En el cenobio de Chelles, junto a Meaux, en la Galia Lugdunense, también en Francia, santa Bertila, su primera abadesa. (s. VI)
7*. En Beziers, en la Galia Narbonense, de nuevo en Francia, san Geraldo, obispo, varón de admirable honradez y sencillez, al que siendo canónigo regular se le obligó a aceptar el episcopado, en cuya dignidad fue aún más humilde. (1123)
8*. En Constantinopla, actual Estambul, en Turquía, beato Gómidas Keumurdjan (Cosme de Carboniano), presbítero y mártir, que siendo padre de familia, nacido y ordenado en la Iglesia de Armenia, por mantener con firmeza y propagar la fe católica profesada en el Concilio de Calcedonia, padeció enormemente y al fin murió decapitado mientras recitaba el símbolo niceno. (1707)
9. Cerca del río Hung Yen, en Tonkín, hoy Vietnam, santo Domingo Mau, presbítero de la Orden de Predicadores y mártir, que, en la persecución bajo el emperador Tu Duc, por exhortar a los cristianos a la profesión de la fe llevando el rosario, mostrando su fidelidad a Cristo, fue conducido al patíbulo para ser decapitado, con las manos juntas, como para subir al altar. (1858)
10*. En Parma, ciudad de Italia, beato Guido María Conforti, obispo y buen pastor, siempre en vela por la defensa de la Iglesia y de la fe de su pueblo; movido por el anhelo de la evangelización de los pueblos, fundó los Misioneros Javieranos. (1931)
11*. En Madrid, en España, beato Juan Antonio Burró Más, religioso de la Orden Hospitalaria San Juan de Dios, mártir por su profesión evangélica durante la persecución contra la Iglesia. (1936)
12*. En la localidad de El Saler, cerca de Valencia, también en España, beata María del Carmen Viel Ferrando, virgen y mártir, que en la misma persecución llevó a cabo una lucha gloriosa. (1936)
13*. En la aldea de Hof, en Alemania, beato Bernardo Lichtenberg, presbítero y mártir, que, al ver pisoteada la dignidad de Dios y de los hombres, no cesaba de orar en público por los judíos inhumanamente torturados y detenidos, y por eso fue también apresado y destinado al campo de concentración de Dachau, donde, destrozado por los malos tratos, pero impávido, dio su vida por Cristo. (1943)
14*. En el campo de concentración de la ciudad de Abez, en la región rusa de Siberia, beato Gregorio Lakota, obispo de Przemysl y mártir, que, al ver despreciada la fe de su patria por los perseguidores, superó los tormentos corporales al morir intrépidamente por Cristo. (1950)
- Beatos mártires albaneses (1945-1974). Vinçenc Prennushi, franciscano, arzobispo de Durrës y 37 compañeros, obispos, sacerdotes, religiosos y laicos, víctimas del régimen comunista en Albania.

Papa Benedicto XVI, Audiencia general: El hombre en oración 1 (4-mayo-2011).

BENEDICTO XVI
AUDIENCIA GENERAL

Plaza de San Pedro. Miércoles 4 de mayo de 2011

El hombre en oración. 1

Queridos hermanos y hermanas:

Hoy quiero comenzar una nueva serie de catequesis. Después de las catequesis sobre los Padres de la Iglesia, sobre los grandes teólogos de la Edad Media, y sobre las grandes mujeres, ahora quiero elegir un un tema que nos interesa mucho a todos: es el tema de la oración, de modo específico de la cristiana, es decir, la oración que Jesús nos enseñó y que la Iglesia sigue enseñándonos. De hecho, es en Jesús en quien el hombre se hace capaz de unirse a Dios con la profundidad y la intimidad de la relación de paternidad y de filiación. Por eso, juntamente con los primeros discípulos, nos dirigimos con humilde confianza al Maestro y le pedimos: «Señor, enséñanos a orar» (Lc 11, 1).

En las próximas catequesis, acudiendo a las fuentes de la Sagrada Escritura, la gran tradición de los Padres de la Iglesia, de los maestros de espiritualidad y de la liturgia, queremos aprender a vivir aún más intensamente nuestra relación con el Señor, casi una «escuela de oración». En efecto, sabemos bien que la oración no se debe dar por descontada: hace falta aprender a orar, casi adquiriendo siempre de nuevo este arte; incluso quienes van muy adelantados en la vida espiritual sienten siempre la necesidad de entrar en la escuela de Jesús para aprender a orar con autenticidad. La primera lección nos la da el Señor con su ejemplo. Los Evangelios nos describen a Jesús en diálogo íntimo y constante con el Padre: es una comunión profunda de aquel que vino al mundo no para hacer su voluntad, sino la del Padre que lo envió para la salvación del hombre.

En esta primera catequesis, como introducción, quiero proponer algunos ejemplos de oración presentes en las antiguas culturas, para poner de relieve cómo, prácticamente siempre y por doquier, se han dirigido a Dios.

Comienzo por el antiguo Egipto, como ejemplo. Allí un hombre ciego, pidiendo a la divinidad que le restituyera la vista, atestigua algo universalmente humano, como es la pura y sencilla oración de petición hecha por quien se encuentra en medio del sufrimiento, y este hombre reza: «Mi corazón desea verte... Tú que me has hecho ver las tinieblas, crea la luz para mí. Que yo te vea. Inclina hacia mí tu rostro amado» (A. Barucq – F. Daumas, Hymnes et prières de l’Egypte ancienne, París 1980, trad. it. en Preghiere dell’umanità, Brescia 1993, p. 30). «Que yo te vea»: aquí está el núcleo de la oración.

En las religiones de Mesopotamia dominaba un sentido de culpa arcano y paralizador, pero no carecía de esperanza de rescate y liberación por parte de Dios. Así podemos apreciar esta súplica de un creyente de aquellos antiguos cultos, que dice así: «Oh Dios, que eres indulgente incluso en la culpa más grave, absuelve mi pecado... Mira, Señor, a tu siervo agotado, y sopla tu aliento sobre él: perdónalo sin dilación. Aligera tu castigo severo. Haz que yo, liberado de los lazos, vuelva a respirar; rompe mi cadena, líbrame de las ataduras» (M.-J. Seux, Hymnes et prières aux Dieux de Babylone et d’Assyrie, París 1976, trad. it. en Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 37). Estas expresiones demuestran que el hombre, en su búsqueda de Dios, ha intuido, aunque sea confusamente, por una parte su culpa y, por otra, aspectos de misericordia y de bondad divina.

En el seno de la religión pagana de la antigua Grecia se produce una evolución muy significativa: las oraciones, aunque siguen invocando la ayuda divina para obtener el favor celestial en todas las circunstancias de la vida diaria y para conseguir beneficios materiales, se orientan progresivamente hacia peticiones más desinteresadas, que permiten al hombre creyente profundizar su relación con Dios y ser mejor. Por ejemplo, el gran filósofo Platón refiere una oración de su maestro, Sócrates, considerado con razón uno de los fundadores del pensamiento occidental. Sócrates rezaba así: «Haz que yo sea bello por dentro; que yo considere rico a quien es sabio y que sólo posea el dinero que puede tomar y llevar el sabio. No pido más» (Opere I. Fedro 279c, trad. it. P. Pucci, Bari 1966). Quisiera ser sobre todo bello por dentro y sabio, y no rico de dinero.

En esas excelsas obras maestras de la literatura de todos los tiempos que son las tragedias griegas, todavía hoy, después de veinticinco siglos, leídas, meditadas y representadas, se encuentran oraciones que expresan el deseo de conocer a Dios y de adorar su majestad. Una de ellas reza así: «Oh Zeus, soporte de la tierra y que sobre la tierra tienes tu asiento, ser inescrutable, quienquiera que tú seas —ya necesidad de la naturaleza o mente de los hombres—, a ti dirijo mis súplicas. Pues conduces todo lo mortal conforme a la justicia por caminos silenciosos» (Eurípides, Las Troyanas, 884-886, trad. it. G. Mancini, en Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 54). Dios permanece un poco oculto, y aún así el hombre conoce a este Dios desconocido y reza a aquel que guía los caminos de la tierra.

También entre los romanos, que constituyeron el gran imperio en el que nació y se difundió en gran parte el cristianismo de los orígenes, la oración, aun asociada a una concepción utilitarista y fundamentalmente vinculada a la petición de protección divina sobre la vida de la comunidad civil, se abre a veces a invocaciones admirables por el fervor de la piedad personal, que se transforma en alabanza y acción de gracias. Lo atestigua un autor del África romana del siglo ii después de Cristo, Apuleyo. En sus escritos manifiesta la insatisfacción de los contemporáneos respecto a la religión tradicional y el deseo de una relación más auténtica con Dios. En su obra maestra, titulada Las metamorfosis, un creyente se dirige a una divinidad femenina con estas palabras: «Tú sí eres santa; tú eres en todo tiempo salvadora de la especie humana; tú, en tu generosidad, prestas siempre ayuda a los mortales; tú ofreces a los miserables en dificultades el dulce afecto que puede tener una madre. Ni día ni noche ni instante alguno, por breve que sea, pasa sin que tú lo colmes de tus beneficios» (Apuleyo de Madaura, Metamorfosis IX, 25, trad. it. C. Annaratone, en Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 79).

En ese mismo tiempo, el emperador Marco Aurelio —que también era filósofo pensador de la condición humana— afirma la necesidad de rezar para entablar una cooperación provechosa entre acción divina y acción humana. En su obra Recuerdos escribe: «¿Quién te ha dicho que los dioses no nos ayudan incluso en lo que depende de nosotros? Comienza, por tanto, a rezarles y verás» (Dictionnaire de spiritualitè XII/2, col. 2213). Este consejo del emperador filósofo fue puesto en práctica efectivamente por innumerables generaciones de hombres antes de Cristo, demostrando así que la vida humana sin la oración, que abre nuestra existencia al misterio de Dios, queda privada de sentido y de referencia. De hecho, en toda oración se expresa siempre la verdad de la criatura humana, que por una parte experimenta debilidad e indigencia, y por eso pide ayuda al cielo, y por otra está dotada de una dignidad extraordinaria, porque, preparándose a acoger la Revelación divina, se descubre capaz de entrar en comunión con Dios.

Queridos amigos, en estos ejemplos de oraciones de las diversas épocas y civilizaciones se constata la conciencia que tiene el ser humano de su condición de criatura y de su dependencia de Otro superior a él y fuente de todo bien. El hombre de todos los tiempos reza porque no puede menos de preguntarse cuál es el sentido de su existencia, que permanece oscuro y desalentador si no se pone en relación con el misterio de Dios y de su designio sobre el mundo. La vida humana es un entrelazamiento de bien y mal, de sufrimiento inmerecido y de alegría y belleza, que de modo espontáneo e irresistible nos impulsa a pedir a Dios aquella luz y aquella fuerza interiores que nos socorran en la tierra y abran una esperanza que vaya más allá de los confines de la muerte. Las religiones paganas son una invocación que desde la tierra espera una palabra del cielo. Uno de los últimos grandes filósofos paganos, que vivió ya en plena época cristiana, Proclo de Constantinopla, da voz a esta espera, diciendo: «Inconoscible, nadie te contiene. Todo lo que pensamos te pertenece. De ti vienen nuestros males y nuestros bienes. De ti dependen todos nuestros anhelos, oh Inefable, a quien nuestras almas sienten presente, elevando a ti un himno de silencio» (Hymni, ed. E. Vogt, Wiesbaden 1957, en Preghiere dell’umanità, op. cit., p. 61).

En los ejemplos de oración de las diversas culturas, que hemos considerado, podemos ver un testimonio de la dimensión religiosa y del deseo de Dios inscrito en el corazón de todo hombre, que tienen su cumplimiento y expresión plena en el Antiguo y en el Nuevo Testamento. La Revelación, en efecto, purifica y lleva a su plenitud el originario anhelo del hombre a Dios, ofreciéndole, en la oración, la posibilidad de una relación más profunda con el Padre celestial.

Al inicio de nuestro camino «en la escuela de la oración», pidamos pues al Señor que ilumine nuestra mente y nuestro corazón para que la relación con él en la oración sea cada vez más intensa, afectuosa y constante. Digámosle una vez más: «Señor, enséñanos a orar» (Lc 11, 1).

Jueves 3 noviembre 2022, Jueves de la XXXI del Tiempo Ordinario, feria o san Martín de Porres, religioso, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ CEKA RESIDENTE A ROMA AL PONTIFICIO COLLEGIO NEPOMUCENO

Cappella del Pontificio Collegio Nepomuceno - Domenica, 30 settembre 1984

1. Mi avete invitato alla celebrazione del centenario del Collegio boemo a Roma dal quale è derivato l’attuale Pontificio collegio Nepomuceno. Ho accolto il vostro invito con gioia, perché il giubileo ricorda i vincoli che legano la nazione ceca con la Cattedra di san Pietro. Questo legame esiste ormai dai tempi dei santi Cirillo e Metodio le cui statue si ergono nell’atrio di questo edificio. Essi condussero a Roma i loro primi discepoli per farli ordinare in questa città diaconi e sacerdoti. Quanti pellegrini passarono dopo quei giorni sulle strade che uniscono la Boemia e la Moravia con la Città eterna, quanti fedeli devoti vennero, specie durante gli Anni Santi, per implorare presso le tombe degli apostoli il perdono dei loro peccati e la forza e la perseveranza nel bene.

Ma a Roma venivano anche i vostri vescovi per cercare presso il successore di Pietro appoggio e aiuto, quando i loro sforzi di mantenere pura la fede e genuino l’ideale cristiano non erano compresi dai loro contemporanei. Il primo fra loro fu sant’Adalberto il quale, sulla via del ritorno, condusse con sé a Praga i primi Benedettini. Seguendo le sue orme arrivarono, poi, pellegrini a Roma, il vescovo Andrea di Praga e l’arcivescovo Giovanni di Jenstejn, i quali vi morirono. Così anche il recente successore di sant’Adalberto, il cardinale Giuseppe Beran, il quale rese la sua anima a Dio proprio in questa casa quindici anni fa.

2. I boemi non furono mai stranieri in questa città. Non c’è pertanto da meravigliarsi che il mio predecessore Leone XIII, durante la solenne udienza per gli slavi venuti a ringraziarlo per l’enciclica Grande munus sui santi Cirillo e Metodio, abbia espresso, il 5 luglio 1881, il desiderio che fosse fondato a Roma un collegio per i figli della provincia ecclesiastica boema.

Quest’intenzione, realizzata da quel grande Pontefice cent’anni fa, si dimostrò presto davvero provvidenziale per la vostra nazione. Nell’epoca in cui nei vostri seminari veniva insegnata la teologia nello spirito dell’illuminismo e in cui il nascente nazionalismo ceco prendeva sfumature sempre più antiecclesiali e antipapali, uscirono dal Collegio boemo sacerdoti ben formati culturalmente e spiritualmente, devoti alla Santa Sede, i quali avevano il senso profondo dell’universalità della Chiesa come l’avevano conosciuta a Roma durante i propri studi. Tra di loro era poi possibile scegliere anche i pastori per le diocesi boeme, pastori i quali - a differenza dei loro predecessori i quali spesso non parlavano la lingua ceca - avevano la mentalità del popolo e capivano i suoi bisogni. Basta nominare il vescovo di Ceské Budejovice, Simon Barta, di Litomerice, Anton Alois Weber, e di Hradec, Kralové Moric Picha, basta ricordare gli arcivescovi di Praga cardinal Karel Kaspar e il già menzionato cardinale Josef Beran, il quale, insieme a tutta una serie di suoi compagni di studi al Collegio boemo, ha dimostrato la sua fedeltà alla propria nazione con la sofferenza nelle prigioni e nei campi di concentramento. Si possono pertanto definire veramente profetiche le parole dette da Leone XIII ai primi alunni del Collegio boemo: “L’apertura del Collegio boemo è un grande beneficio elargito da Dio a ognuno di voi, cari alunni, primizie di questo istituto novello, ma anche un beneficio con cui Iddio benedice la Boemia chiamandola e legandola nuovamente alla Sede romana” (Casopis Katolickèho duchovenstva, XXXI, Praha, 1890, 205-206).

3. Oggi stanno di fronte a me gli alunni non più del Collegio boemo, bensì del Pontificio collegio Nepomuceno, fondato nel 1929 in questa nuova sede per i candidati al sacerdozio di tutte le diocesi della Cecoslovacchia, di Boemia, Moravia, Slesia e Slovacchia. Credo tuttavia che anche a voi posso ripetere le parole dette cento anni fa dal mio predecessore Leone XIII ai primi alunni di quel collegio appena fondato: “Ora è vostro compito, cari giovani, di accumulare qui, nella città dei martiri e presso la cattedrale della verità, presso la Sede di Pietro, quanto più possibile santità e scienza per poter poi essere utili alla vostra patria. Siete pochi, ma spesso da un solo sacerdote dipende la salvezza di molti, anzi di un’intera diocesi” (Ivi, 206).

4. Ciò vale anche per voi, cari sacerdoti boemi presenti qui con il vescovo monsignor Jaroslav Skarvada, per prendere parte alla gioia di questi alunni. Molti di voi hanno compiuto gli studi in questo istituto, altri ricordano con nostalgia il seminario in patria, il più delle volte abolito, che fu la culla del loro sacerdozio. So che il vostro lavoro non è facile. Vivete lontani dalla vostra terra, dispersi in diversi Paesi e continenti, e servite, nella maggioranza dei casi, i vostri connazionali sradicati dal loro ambiente. Ciò richiede da voi una grande pazienza, spirito di sacrificio, perseveranza. In questa situazione avete un particolare bisogno di coltivare una profonda vita spirituale per giungere ad una “umile prontezza ad accettare i doni dello Spirito Santo per elargire agli altri i frutti dell’amore e della pace e donare loro quella certezza della fede dalla quale derivano la profonda comprensione del senso dell’esistenza umana e la capacità di introdurre nella vita l’ordine morale” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Epistula ad universos Eclesiae Sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini anno MCMLXXIX, 4, die 8 apr. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 845ss.).

Ci sono cose che si possono dire soltanto con la lingua materna, soltanto parole apprese da bambini riescono in certi casi a far vibrare il cuore dell’uomo. Non a caso gli evangelisti, i quali scrivono i loro libri in greco, presentano la morte di Gesù sulla croce citando la sua ultima preghiera nella lingua che egli aveva appreso da sua Madre, la Vergine Maria: “Eli, Eli, lemà sabactàni!” (Mt 27, 46). Voi avete il compito di introdurre in una comunità ecclesiale straniera i vostri connazionali, i quali forse facendo fatica ad assuefarsi ad uno stile diverso di vita religiosa, senza il vostro aiuto troverebbero difficoltà ad inserirsi nel nuovo ambiente ecclesiale. Il vostro apostolato è perciò importante e spesso insostituibile. Il fatto stesso che ho nominato un vescovo per assistere l’emigrazione ceca dimostra chiaramente come apprezzo e incoraggio il vostro lavoro.

5. Avete voluto unire la celebrazione del vostro giubileo con la festa di san Venceslao, vostro patrono principale e - come lo chiamate - erede della terra boema. I vostri antenati ricorrevano a lui durante un intero millennio con la preghiera di non lasciare perire né loro né i loro posteri. San Venceslao ha esaudito queste preghiere. Quante tempeste si sono scatenate durante il corso della storia sulla vostra patria. Quante volte fu minacciata la stessa esistenza della vostra nazione. Ma essa vive ancora e mantiene viva anche la fede cristiana la quale anzi, a causa delle difficoltà, risorge con maggiore vigore. È senza dubbio triste che la maggioranza delle diocesi nella vostra patria sia priva di pastore.

È triste che non vi siano più monasteri e che il numero dei candidati al sacerdozio sia artatamente limitato. È triste che proprio la Moravia, terra in cui si trova la tomba di san Metodio, abbia perduto i suoi seminari di Olomouc e di Brno dai quali uscivano tanti sacerdoti zelanti. Anche questo collegio non ha avuto e non ha un’esistenza facile; l’isolamento dalla patria non gli giova. Ma con l’aiuto di Dio esso continua ad esistere come un simbolo, come erede dell’antico Collegio boemo e della tradizione formatasi durante gli undici lustri dell’esistenza del Pontificio collegio nepomuceno.

6. Dalla tradizione cirillo-metodiana di cui vivete, fa parte anche un’ardente devozione a Maria. Quanti santuari mariani ornano la vostra patria, quante folle di pellegrini li visitano ogni anno. “Maria era cara ai boemi, i boemi erano cari a Maria”. Possano queste parole, risuonate nella storia, mantenere sempre la loro vitalità. Possa lei, Madre della Chiesa, essere Madre di ognuno di voi. Possa aiutarvi a conservare l’eredità dei vostri padri, la vostra identità culturale, per essere sempre la nazione di san Venceslao e santa Ludmilla, la nazione dei santi Cirillo e Metodio, che ha alle radici della sua cultura il Vangelo da essi tradotto.

Questo è il compito per il quale, cari alunni, vi preparate. Compito per cui vale la pena di vivere e di sacrificarsi. Compito che non dovete mai tradire. “Vi ho costituiti” - ha detto Gesù - “perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). Possa questo frutto della verità e dell’amore cristiano essere mantenuto e tramandato da voi alle generazioni future. Alle generazioni di cui siete responsabili. Che san Venceslao non lasci perire né voi né i posteri.

Con la mia benedizione apostolica.

CALENDARIO

3 JUEVES DE LA XXXI SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria o SAN MARTÍN DE PORRES, religioso, memoria libre

Misa
de feria (verde) o de la memoria (blanco).
MISAL: para la feria cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria 1.ª orac. prop. y el resto del común de santos (para religiosos), o de un domingo del T.O.; Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Flp 3, 3-8a.
Todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo.
- Sal 104. R. Que se alegren los que buscan al Señor.
- Lc 15, 1-10. Habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de feria o de la memoria.

Martirologio: elogs. del 4 de noviembre, pág. 649.
CALENDARIOS: Urgell: San Ermengol, obispo (S). Solsona: (MO).
Zaragoza: Santa Engracia, virgen y mártir, y los protomártires de Zaragoza (F).
Dominicos: San Martín de Porres, religioso (F).
Sevilla: Todos los santos hispalenses (MO).
Barbastro-Monzón y Tarazona: San Gaudioso, obispo (ML).
Jaén: Beato Manuel Lozano Garrido (ML).
Vic: San Pedro Almato, presbítero y mártir (ML).
Jesuitas: Beato Ruperto Mayer, presbítero (ML).
Pasionistas: Beato Pío de San Luis, religioso (ML).
Escolapios, Mínimos y Salesas: Conmemoración de los difuntos de la Orden.

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XXXI Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario).

Misa de la memoria:
3 de noviembre
San Martín de Porres, religioso

Oración colecta propia; el resto del común de santos, II. Para monjes y religiosos, II. Para monjes y religiosos 1.

Antífona de entrada Sal 15, 5
El Señor es el lote de mi heredad y mi copa: tú eres el que restituyes mi heredad.
Dóminus pars hereditátis meae et cálicis mei: tu es qui restítues hereditátem meam mihi.

Monición de entrada
Conmemoramos en esta celebración a san Martín de Porres, religioso de la Orden de Predicadores, hijo de español y de peruana, nacido en Lima (Perú) el año 1579. Ya desde niño, a pesar de su condición social, considerada baja en la época, aprendió la medicina que, después, siendo religioso, ejerció generosamente en favor de los pobres. Entregado al ayuno, a la penitencia y a la oración, vivió una existencia austera y humilde, pero irradiante de caridad. Murió el año 1639.

Oración colecta
Oh, Dios, que has conducido a san Martín de Porres a la gloria celeste por el camino de la humildad, concédenos seguir ahora sus admirables ejemplos para que merezcamos ser elevados con él a los cielos. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui beátum Martínum per humilitátis iter ad caeléstem glóriam perduxísti, tríbue nobis eius ita nunc pérsequi exémpla praeclára, ut exaltári cum ipso mereámur in caelis. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Jueves de la XXXI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Fil 3, 3-8a
Todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo

Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Fílipenses.

Hermanos:
Los circuncisos somos nosotros, los que damos culto en el Espíritu de Dios y ponemos nuestra gloria en Cristo Jesús, sin confiar en la carne. Aunque también yo tendría motivos para confiar en ella. Y si alguno piensa que puede hacerlo, yo mucho más: circuncidado a los ocho días, del linaje de Israel, de la tribu de Benjamín, hebreo hijo de hebreos; en cuanto a la ley, fariseo; en cuanto a celo, perseguidor de la Iglesia; en cuanto a la justicia de la ley, irreprochable.
Sin embargo, todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo. Más aún: todo lo considero pérdida comparado con la excelencia del conocimiento de Cristo Jesús, mi Señor.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 104, 2-3. 4-5. 6-7 (R.: 3b)
R. 
Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.
O bien: Aleluya.

V. Cantadle al son de instrumentos,
hablad de sus maravillas.
Gloriaos de su nombre santo,
que se alegren los que buscan al Señor.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

V. Recurrid al Señor y a su poder,
buscad continuamente su rostro.
Recordad las maravillas que hizo,
sus prodigios, las sentencias de su boca.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

V. ¡Estirpe de Abrahán, su siervo;
hijos de Jacob, su elegido!
El Señor es nuestro Dios,
él gobierna toda la tierra.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

Aleluya Mt 11, 28
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados -dice el Señor-, y yo os aliviaré. R.
Veníte ad me, omnes qui laborátis et oneráti estis, et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

EVANGELIO Lc 15, 1-10
Habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, solían acercarse a Jesús todos los publicanos y los pecadores a escucharlo. Y los fariseos y los escribas murmuraban diciendo:
«Ese acoge a los pecadores y come con ellos».
Jesús les dijo esta parábola:
«¿Quién de vosotros que tiene cien ovejas y pierde una de ellas, no deja las noventa y nueve en el desierto y va tras la descarriada, hasta que la encuentra? Y, cuando la encuentra, se la carga sobre los hombros, muy contento; y, al llegar a casa, reúne a los amigos y a los vecinos, y les dice:
“¡Alegraos conmigo!, he encontrado la oveja que se me había perdido”.
Os digo que así también habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta que por noventa y nueve justos que no necesitan convertirse.
O ¿qué mujer que tiene diez monedas, si se le pierde una, no enciende una lámpara y barre la casa y busca con cuidado, hasta que la encuentra? Y, cuando la encuentra, reúne a las amigas y a las vecinas y les dice:
“Alegraos conmigo!, he encontrado la moneda que se me había perdido”.
Os digo que la misma alegría tendrán los ángeles de Dios por un solo pecador que se convierta».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 15-septiembre-2019
¿Cómo podemos derrotar el mal? Aceptando el perdón de Dios y el perdón de nuestros hermanos. Pasa cada vez que nos confesamos: allí recibimos el amor del Padre que vence nuestro pecado: desaparece, Dios se olvida de él. Dios, cuando perdona, pierde la memoria, olvida nuestros pecados, olvida. ¡Dios es tan bueno con nosotros! No como nosotros, que después de decir "no pasa nada", a la primera oportunidad recordamos con intereses el mal que nos han hecho. No, Dios borra el mal, nos renueva en nosotros y así renace en nosotros la alegría, no la tristeza, no la oscuridad en el corazón, no la sospecha, sino la alegría.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXXIII

Hermanos, cada día de nuestra vida es una gracia del Señor, ocasión que se nos ofrece para hacer el bien y construir el reino de Dios. Invoquemos al Padre del cielo para que nos conceda caminar siempre según su voluntad.
- Por la santa Iglesia, para que, conducida por el Espíritu del Señor, sepa reconocer en la vida de cada día los signos que revelan la presencia de Dios. Oremos al Señor.
- Por nuestros pastores, para que, mediante el ministerio y la santidad personal, sean educadores y padres en la fe. Oremos al Señor.
- Por los trabajadores, para que el esfuerzo cotidiano, necesario para el sustento de la familia, contribuya a hacer más justas y cordiales las relaciones en la sociedad. Oremos al Señor.
- Por todos nosotros, renacidos en el bautismo, para que el Señor nos preserve del pecado y nos haga crecer en la experiencia viva de su Espíritu. Oremos al Señor.
Asiste, oh Padre, a tus hijos en el camino de cada día y ayúdalos a vivir con gozo los acontecimientos de la vida cotidiana. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa de la memoria:
Oración sobre las ofrendas
Dios misericordioso, que destruiste el hombre viejo y quisiste crear el hombre nuevo a tu imagen en san N., concédenos, renovados del mismo modo, ofrecer este sacrificio de reconciliación, agradable a ti. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Clementíssime Deus, qui, vétere hómine consúmpto, novum secúndum te in beáto N. creáre dignátus es, concéde propítius, ut nos páriter renováti hanc placatiónis hóstiam tibi acceptábilem offerámus. Per Christum.

PREFACIO COMÚN IV
NUESTRA MISMA ACCIÓN DE GRACIAS ES UN DON DE DIOS
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Pues aunque no necesitas nuestra alabanza, ni nuestras bendiciones te enriquecen, tú inspiras y haces tuya nuestra acción de gracias, para que nos sirva de salvación, por Cristo, Señor nuestro.
Por eso, unidos a los coros angélicos, te alabamos proclamando llenos de alegría:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Quia, cum nostra laude non égeas, tuum tamen est donum quod tibi grates rependámus, nam te non augent nostra praecónia, sed nobis profíciunt ad salútem, per Christum Dóminum nostrum.
Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA II

Antífona de la comunión Cf. Mt 19, 27-29
En verdad os digo, los que lo habéis dejado todo y me habéis seguido recibiréis cien veces más y heredaréis la vida eterna.
Amen dico vobis quod vos, qui reliquístis ómnia, et secúti estis me, céntuplum accipiétis, et vitam aetérnam possidébitis.

Oración después de la comunión
Te rogamos, Señor, por la eficacia de este sacramento y el ejemplo de san N., que nos mantengas siempre en tu amor y lleves a su perfección hasta el día de Cristo Jesús la obra buena que has comenzado en nosotros. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Per huius virtútem sacraménti, quaesumus, Dómine, beáti N. exémplo, deduc nos iúgiter in tua dilectióne, et opus bonum quod copísti in nobis pérfice usque in diem Christi Iesu. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 4 de noviembre
M
emoria de san Carlos Borromeo, obispo, que nombrado cardenal por su tío materno, el papa Pío IV, y elegido obispo de Milán, fue en esta sede un verdadero pastor fiel, preocupado por las necesidades de la Iglesia de su tiempo. Para la formación del clero convocó sínodos y erigió seminarios, visitó muchas veces toda su diócesis con el fin de fomentar las costumbres cristianas y dio muchas normas para bien de los fieles. Pasó a la patria celeste en la fecha de ayer. (1584)
2. En Bolonia, en la región de Emilia-Romaña, también en la Italia actual, santos Vidal y Agrícola, mártires, el primero de los cuales, según nos refiere san Ambrosio, fue antes siervo del segundo, y luego compañero y colega en el martirio. Vidal padeció tantos tormentos que no le quedó parte de su cuerpo sin heridas, y Agrícola, a su vez, sin intimidarse ante el suplicio de su antiguo criado, le imitó en el mismo martirio al ser crucificado. (304)
3. En Mira, lugar de Licia, hoy Turquía, santos mártires Nicandro, obispo, y Hermas, presbítero(c. s. IV)
4. Conmemoración de san Pierio, presbítero de Alejandría, en Egipto, ilustrado en los temas filosóficos, pero más esclarecido aún por la integridad de su vida y su voluntaria pobreza. Mientras Teonas regía la Iglesia alejandrina, explicó con profundidad al pueblo las divinas Escrituras, y en Roma, después de la persecución, descansó en paz. (s. IV)
5. En Rodez, población de Aquitania, actual Francia, san Amancio, obispo, a quien se tiene por el primero de esta ciudad. (s. V)
6*. En Maastrich, junto al Mossa, en la región de Brabante, en Austrasia, actualmente Bélgica, san Perpetuo, obispo. (c. 620)
7. En Tréveris, localidad de Austrasia, en la Alemania actual, santa Modesta, abadesa, que, consagrada a Dios desde la infancia, fue la primera que presidió la comunidad de monjas del cenobio "ad Horreum" (Öhren) en la ciudad, y estuvo unida con santa Gertrudis de Nivelles en total familiaridad, basada en Dios. (680)
8. Junto a Székesfehérvár, en Panonia, actual Hungría, san Emerico o Enrique, hijo de san Esteban, rey de los húngaros, sorprendido por una muerte imprevista. (1031)
9*. En Padua, en la región actualmente italiana de Véneto, beata Elena Enselmini, virgen de la Orden de Clarisas, que sufrió con admirable paciencia multitud de dolores y hasta la pérdida del habla. (1242)
10*. En Cerfroid, en el territorio de Meaux, en Francia, san Félix de Valois, a quien, después de una larga vida de ermitaño, se le considera compañero de san Juan de Mata en la fundación de la Orden de la Santísima Trinidad, para la redención de los cautivos. (1212)
11*. En el convento de Nuestra Señora des Cöts, en Nantes, ciudad de Francia, beata Francisca de Amboise, que, siendo duquesa de Bretaña, fundó en Vannes el primer Carmelo femenino francés, donde se retiró como sierva de Cristo al quedar viuda. (1475)
- Beata Teresa Manganiello (1849- Montefusco 1876). Laica, de la Tercera Orden de San Francisco, dedicó su corta vida a la oración, a la penitencia y a ayudar a los necesitados.

jueves, 29 de septiembre de 2022

Miércoles 2 noviembre 2022, Conmemoración de todos los fieles difuntos (3, III).

SOBRE LITURGIA

Directorio sobre la Piedad popular y la Liturgia

Capítulo VII. LOS SUFRAGIOS POR LOS DIFUNTOS

Sentido de los sufragios


251. En la muerte, el justo se encuentra con Dios, que lo llama a sí para hacerle partícipe de la vida divina. Pero nadie puede ser recibido en la amistad e intimidad de Dios si antes no se ha purificado de las consecuencias personales de todas sus culpas. "La Iglesia llama Purgatorio a esta purificación final de los elegidos, que es completamente distinta del castigo de los condenados. La Iglesia ha formulado la doctrina de la fe relativa al Purgatorio sobre todo en los Concilios de Florencia y de Trento".
De aquí viene la piadosa costumbre de ofrecer sufragios por las almas del Purgatorio, que son una súplica insistente a Dios para que tenga misericordia de los fieles difuntos, los purifique con el fuego de su caridad y los introduzca en el Reino de la luz y de la vida.
Los sufragios son una expresión cultual de la fe en la Comunión de los Santos. Así, "la Iglesia que peregrina, desde los primeros tiempos del cristianismo tuvo perfecto conocimiento de esta comunión de todo el Cuerpo Místico de Jesucristo, y así conservó con gran piedad el recuerdo de los difuntos, y ofreció sufragios por ellos, "porque santo y saludable es el pensamiento de orar por los difuntos para que queden libres de sus pecados" (2 Mac 12,46)". Estos sufragios son, en primer lugar, la celebración del sacrificio eucarístico, y después, otras expresiones de piedad como oraciones, limosnas, obras de misericordia e indulgencias aplicadas en favor de las almas de los difuntos.

Otros sufragios

255. La Iglesia ofrece el sacrificio eucarístico por los difuntos con ocasión, no sólo de la celebración de los funerales, sino también en los días tercero, séptimo y trigésimo, así como en el aniversario de la muerte; la celebración de la Misa en sufragio de las almas de los propios difuntos es el modo cristiano de recordar y prolongar, en el Señor, la comunión con cuantos han cruzado ya el umbral de la muerte. El 2 de Noviembre, además, la Iglesia ofrece repetidamente el santo sacrificio por todos los fieles difuntos, por los que celebra también la Liturgia de las Horas.
Cada día, tanto en la celebración de la Eucaristía como en las Vísperas, la Iglesia no deja de implorar al Señor con súplicas, para que dé a "los fieles que nos han precedido con el signo de la fe... y a todos los que descansan en Cristo, el lugar del consuelo, de la luz y de la paz".
Es importante, pues, educar a los fieles a la luz de la celebración eucarística, en la que la Iglesia ruega para que sean asociados a la gloria del Señor resucitado todos los fieles difuntos, de cualquier tiempo y lugar, evitando el peligro de una visión posesiva y particularista de la Misa por el "propio" difunto. La celebración de la Misa en sufragio por los difuntos es además una ocasión para una catequesis sobre los novísimos.

260. La piedad popular para con los difuntos se expresa de múltiples formas, según los lugares y las tradiciones.
- la novena de los difuntos como preparación y el octavario como prolongación de la Conmemoración del 2 de Noviembre; ambos se deben celebrar respetando las normas litúrgicas;
- la visita al cementerio; en algunas circunstancias se realiza de forma comunitaria, como en la Conmemoración de todos los fieles difuntos, al final de las misiones populares, con ocasión de la toma de posesión de la parroquia por el nuevo párroco; en otras se realiza de forma privada, como cuando los fieles se acercan a la tumba de sus seres queridos para mantenerla limpia y adornada con luces y flores; esta visita debe ser una muestra de la relación que existe entre el difunto y sus allegados, no expresión de una obligación, que se teme descuidar por una especie de temor supersticioso;
- la adhesión a cofradías y otras asociaciones, que tienen como finalidad "enterrar a los muertos" conforme a una visión cristiana del hecho de la muerte, ofrecer sufragios por los difuntos, ser solidarios y ayudar a los familiares del fallecido;
- los sufragios frecuentes, de los que ya se ha hablado, mediante limosnas y otras obras de misericordia, ayunos, aplicación de indulgencias y sobre todo oraciones, como la recitación del salmo De profundis, de la breve fórmula Requiem aeternam, que suele acompañar con frecuencia al Ángelus, el santo Rosario, la bendición de la mesa familiar.

CALENDARIO

MIÉRCOLES. CONMEMORACIÓN DE TODOS LOS FIELES DIFUNTOS

Conmemoración de todos los fieles difuntos. La santa Madre Iglesia, después de su solicitud para celebrar con las debidas alabanzas la dicha de todos sus hijos bienaventurados en el cielo, se interesa ante el Señor en favor de las almas de cuantos nos precedieron con el signo de la fe y duermen en la esperanza de la resurrección, y por todos los difuntos desde el principio del mundo, cuya fe solo Dios conoce, para que, purificados de toda mancha de pecado y asociados a los ciudadanos celestes, puedan gozar de la visión de la felicidad eterna (elog. del Martirologio Romano).

Misa de la conmemoración (morado).
MISAL: ants. y oracs. props. (3 formularios a libre elección del celebrante), Pf. de difuntos. No se puede decir la PE IV.
LECC.: vol. IV. Se toman dos lecturas de las misas de difuntos.

* Todos los sacerdotes pueden celebrar tres misas; pero solo se puede recibir un estipendio; la segunda se debe aplicar por el sufragio de todos los fieles difuntos, la tercera por las intenciones del Sumo Pontífice.
* Los fieles que hayan recibido la comunión en una misa pueden recibirla otra vez, solamente dentro de la celebración eucarística en la que participe (c. 917).
* Hoy no se permiten otras celebraciones, excepto la misa exequial.

Liturgia de las Horas: oficio propio.

Martirologio: elogs. del 3 de noviembre, pág. 647.

TEXTOS MISA

2 de noviembre
Conmemoración de todos los fieles difuntos 3.

Antífona de entrada Cf Rm 8, 11
Dios, que resucitó de entre los muertos a Jesús, vivificará también nuestros cuerpos mortales, por su Espíritu que habita en nosotros.
Deus, qui suscitávit Iesum a mórtuis, vivificábit et mortália córpora nostra, propter inhabitántem Spíritum eius in nobis.

Monición de entrada
Conmemoramos hoy en nuestra celebración a todos los fieles difuntos. La Iglesia intercede ante el Señor por cuantos nos precedieron en la fe y duermen en la esperanza de la resurrección; también ora por todos los difuntos desde el principio del mundo, cuya fe solo Dios conoce, para que, purificados de todo pecado, puedan gozar de la eterna bienaventuranza.

Oración colecta
Oh, Dios, que hiciste pasar a tu Unigénito al reino del cielo, una vez vencida la muerte, concede a tus siervos difuntos que, superada su condición mortal, puedan contemplarte para siempre como su creador y redentor. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui Unigénitum tuum, devícta morte, ad caeléstia transíre fecísti, concéde fámulis tuis defúnctis, ut, huius vitae mortalitáte devícta, te conditórem et redemptórem possint perpétuo contemplári. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas propias para las misas de difuntos (Lec. IV, 2 de noviembre, III)

PRIMERA LECTURA Rom 14, 7-8. 10c-12
Ya vivamos, ya muramos, somos del Señor
Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Romanos.

Hermanos:
Ninguno de nosotros vive para sí mismo y ninguno muere para sí mismo. Si vivimos, vivimos para el Señor; si morimos, morimos para el Señor; así que ya vivamos ya muramos, somos del Señor.
Pues para esto murió y resucitó Cristo: para ser Señor de muertos y vivos.
Todos compareceremos ante el tribunal de Dios, pues está escrito:
«¡Por mi vida!, dice el Señor,
ante mí se doblará toda rodilla,
y toda lengua alabará a Dios».
Así pues, cada uno de nosotros dará cuenta de sí mismo a Dios.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos Señor.

Salmo responsorial Sal 102, 8 y 10. 13-14. 15-16. 17-18 (R.: 8a; 36, 39a)
R. El Señor es compasivo y misericordioso.
Miserator et misericors Dominus.

V. El Señor es compasivo y misericordioso,
lento a la ira y rico en clemencia.
No nos trata como merecen nuestros pecados
ni nos paga según nuestras culpas.
R. El Señor es compasivo y misericordioso.
Miserator et misericors Dominus.

V. Como un padre siente ternura por sus hijos,
siente el Señor ternura por los que le temen;
porque el conoce nuestra masa,
se acuerda de que somos barro.
R. El Señor es compasivo y misericordioso.
Miserator et misericors Dominus.

V. Los días del hombre duran lo que la hierba,
florecen como la flor del campo,
que el viento la roza, y ya no existe,
su terreno no volverá a verla.
R. El Señor es compasivo y misericordioso.
Miserator et misericors Dominus.

V. Pero la misericordia del Señor
dura desde siempre y por siempre,
para aquellos que le temen;
su justicia pasa de hijos a nietos:
para los que guardan la alianza
y recitan y cumplen sus mandatos.
R. El Señor es compasivo y misericordioso.
Miserator et misericors Dominus.

EVANGELIO Mt 25, 31-46
Venid vosotros, benditos de mi Padre
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Jesús a sus discípulos:
«Cuando venga en su gloria el Hijo del hombre, y todos los ángeles con él, se sentará en el trono de su gloria y serán reunidas ante él todas las naciones.
Él separará a unos de otros, como un pastor separa las ovejas de las cabras.
Y pondrá las ovejas a su derecha y las cabras a su izquierda.
Entonces dirá el rey a los de su derecha:
“Venid vosotros, benditos de mi Padre; heredad el reino preparado para vosotros desde la creación del mundo. Porque tuve hambre y me disteis de comer, tuve sed y me disteis de beber, fui forastero y me hospedasteis, estuve desnudo y me vestisteis, enfermo y me visitasteis, en la cárcel y vinisteis a verme”.
Entonces los justos le contestarán:
“Señor, ¿cuándo te vimos con hambre y te alimentamos, o con sed y te dimos de beber?; ¿cuándo te vimos forastero y te hospedamos, o desnudo y te vestimos?; ¿cuándo te vimos enfermo o en la cárcel y fuimos a verte?”.
Y el rey les dirá:
“En verdad os digo que cada vez que lo hicisteis con uno de estos, mis hermanos más pequeños, conmigo lo hicisteis”.
Entonces dirá a los de su izquierda:
“Apartaos de mí, malditos, id al fuego eterno preparado para el diablo y sus ángeles. Porque tuve hambre y no me disteis de comer, tuve sed y no me disteis de beber, fui forastero y no me hospedasteis, estuve desnudo y no me vestisteis, enfermo y en la cárcel y no me visitasteis”.
Entonces también estos contestarán:
“Señor, ¿cuándo te vimos con hambre o con sed, o forastero o desnudo, o enfermo o en la cárcel, y no te asistimos?”.
Él les replicará:
“En verdad os digo: lo que no hicisteis con uno de estos, los más pequeños, tampoco lo hicisteis conmigo”.
Y estos irán al castigo eterno y los justos a la vida eterna».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

CELEBRACIÓN DE LA SANTA MISA POR TODOS LOS FIELES DIFUNTOS
HOMILÍA DEL SANTO PADRE FRANCISCO
Cementerio Militar Francés de Roma. Martes, 2 de noviembre de 2021

Me viene a la mente un escrito, en la puerta de un pequeño cementerio, en el norte: “Tú que pasas, piensa en tus pasos, y de tus pasos piensa en el último paso”.
Tú que pasas. La vida es un camino, todos nosotros estamos en camino. Todos nosotros, si queremos hacer algo en la vida, estamos en camino. Que no es paseo, ni laberinto, no, es camino. En el camino, nosotros pasamos delante de muchos hechos históricos, delante de muchas situaciones difíciles. Y también delante de los cementerios. El consejo de este cementerio es: “Tú que pasas, detén el paso y piensa, de tus pasos, en el último paso”. Todos tendremos un último paso. Alguien puede decirme: “Padre, no sea tan triste, no sea tráfico”. Pero es la verdad. Lo importante es que ese último paso nos encuentre en camino, no dando un paseo; en el camino de la vida y no en un laberinto sin fin. Estar en camino para que el último paso nos encuentre caminando. Este es el primer pensamiento que quisiera decir y que me viene del corazón.
El segundo pensamiento, son las tumbas. Esta gente —buena gente— murió en la guerra, murió porque fue llamada a defender la patria, a defender valores, a defender ideales y, muchas otras veces, a defender situaciones políticas tristes y lamentables. Y son las víctimas, las víctimas de la guerra, que devora a los hijos de la patria. Y pienso en Anzio, en Redipuglia; pienso en el Piave en el 14 —muchos se quedaron allí—; pienso en la playa de Normandía: ¡cuarenta mil, en ese desembarco! Pero no importa, caían...
Me he detenido delante de una tumba, ahí: “Inconnu. Mort pour la France. 1944”. Ni siquiera el nombre. En el corazón de Dios está el nombre de todos nosotros, pero esta es la tragedia de la guerra. Estoy seguro de que todos estos que fueron en buena voluntad, llamados por la patria para defenderla, están con el Señor. Pero nosotros, que estamos en camino, ¿luchamos lo suficiente para que no haya guerra, para que las economías de los países no se vean fortalecidas por la industria armamentística? Hoy la predicación debería ser mirar las tumbas: “Muerto por Francia”; algunas tienen el nombre, otras pocas no. Pero estas tumbas son un mensaje de paz: “¡Deteneos, hermanos y hermanas, deteneos! ¡Deteneos, fabricantes de armas, deteneos!”.
Estos dos pensamientos os dejo. “Tú que pasas, piensa, de tus pasos, en el último paso”: que sea en paz, en paz del corazón, en paz todo. El segundo pensamiento: estas tumbas que hablan, gritan, gritan por sí mismas, gritan: “¡Paz!”.
Que el Señor nos ayude a sembrar y conservar en nuestro corazón estos dos pensamientos. 

Del Catecismo de la Iglesia Católica
958 La comunión con los difuntos. "La Iglesia peregrina, perfectamente consciente de esta comunión de todo el Cuerpo místico de Jesucristo, desde los primeros tiempos del cristianismo honró con gran piedad el recuerdo de los difuntos y también ofreció por ellos oraciones `pues es una idea santa y provechosa orar por los difuntos para que se vean libres de sus pecados' (2M 12, 45)" (LG 50). Nuestra oración por ellos puede no solamente ayudarles sino también hacer eficaz su intercesión en nuestro favor.
LA PURIFICACIÓN FINAL O PURGATORIO
1030 
Los que mueren en la gracia y en la amistad de Dios, pero imperfectamente purificados, aunque están seguros de su eterna salvación, sufren después de su muerte una purificación, a fin de obtener la santidad necesaria para entrar en la alegría del cielo.
1031 La Iglesia llama Purgatorio a esta purificación final de los elegidos que es completamente distinta del castigo de los condenados. La Iglesia ha formulado la doctrina de la fe relativa al Purgatorio sobre todo en los Concilios de Florencia (cf. DS 1304) y de Trento (cf. DS 1820: 1580). La tradición de la Iglesia, haciendo referencia a ciertos textos de la Escritura (por ejemplo 1Co 3, 15; 1P 1, 7) habla de un fuego purificador:
"Respecto a ciertas faltas ligeras, es necesario creer que, antes del juicio, existe un fuego purificador, según lo que afirma Aquél que es la Verdad, al decir que si alguno ha pronunciado una blasfemia contra el Espíritu Santo, esto no le será perdonado ni en este siglo, ni en el futuro (Mt 12, 31). En esta frase podemos entender que algunas faltas pueden ser perdonadas en este siglo, pero otras en el siglo futuro" (San Gregorio Magno, dial. 4, 39).
1032 Esta enseñanza se apoya también en la práctica de la oración por los difuntos, de la que ya habla la Escritura: "Por eso mandó [Judas Macabeo] hacer este sacrificio expiatorio en favor de los muertos, para que quedaran liberados del pecado" (2M 12, 46). Desde los primeros tiempos, la Iglesia ha honrado la memoria de los difuntos y ha ofrecido sufragios en su favor, en particular el sacrificio eucarístico (cf. DS 856), para que, una vez purificados, puedan llegar a la visión beatífica de Dios. La Iglesia también recomienda las limosnas, las indulgencias y las obras de penitencia en favor de los difuntos:
"Llevémosles socorros y hagamos su conmemoración. Si los hijos de Job fueron purificados por el sacrificio de su Padre (cf. Jb 1, 5), ¿por qué habríamos de dudar de que nuestras ofrendas por los muertos les lleven un cierto consuelo? No dudemos, pues, en socorrer a los que han partido y en ofrecer nuestras plegarias por ellos" (San Juan Crisóstomo, hom. in 1Co 41, 5).
Sufragios por los difuntos
1371 El sacrificio eucarístico es también ofrecido por los fieles difuntos "que han muerto en Cristo y todavía no están plenamente purificados" (Cc. de Trento: DS 1743), para que puedan entrar en la luz y la paz de Cristo:
"Enterrad este cuerpo en cualquier parte; no os preocupe más su cuidado; solamente os ruego que, dondequiera que os hallareis, os acordéis de mi ante el altar del Señor" (S. Mónica, antes de su muerte, a S. Agustín y su hermano; Conf. 9, 9, 27).
"A continuación oramos (en la anáfora) por los santos padres y obispos difuntos, y en general por todos los que han muerto antes que nosotros, creyendo que será de gran provecho para las almas, en favor de las cuales es ofrecida la súplica, mientras se halla presente la santa y adorable víctima… Presentando a Dios nuestras súplicas por los que han muerto, aunque fuesen pecadores, … presentamos a Cristo inmolado por nuestros pecados, haciendo propicio para ellos y para nosotros al Dios amigo de los hombres" (s. Cirilo de Jerusalén, Cateq. Mist. 5, 9. 10).
1479 Puesto que los fieles difuntos en vía de purificación son también miembros de la misma comunión de los santos, podemos ayudarles, entre otras formas, obteniendo para ellos indulgencias, de manera que se vean libres de las penas temporales debidas por sus pecados.


Oración de los fieles
Nuestro Dios es el Dios de la vida, el Dios de los vivos. Oremos confiadamente.
- Por toda la familia santa de Dios, para que viva en la esperanza de la futura resurrección. Roguemos al Señor.
- Por los que se sienten desolados por la muerte de personas queridas, para que los consuele la certeza de haber sido creados por amor. Roguemos al Señor.
- Por los que entregaron su vida generosamente por amor a los demás, para que Dios los haga gozar de su presencia. Roguemos al Señor.
- Por los que han muerto violentamente a causa de la guerra, el terrorismo, el odio, la venganza y los accidentes de tráfico, para que sean acogidos por el Príncipe de la Paz. Roguemos al Señor.
- Por los miembros de nuestras familias, amigos y bienhechores difuntos, a quienes hoy particularmente recordamos, para que estén con Cristo, a cuya imagen fueron creados. Roguemos al Señor.
Concede, Señor, a los que han muerto el perdón y la plenitud de la vida; y a nosotros vivir en la fe y la esperanza de nuestra resurrección en Cristo. Te lo pedimos por el mismo Jesucristo, tu Hijo, vencedor del pecado y de la muerte, Señor de vivos y muertos, que vive y reina por los siglos de los siglos.

Oración sobre las ofrendas
Recibe, Señor, en tu bondad, las ofrendas que te presentamos por todos tus siervos que duermen en Cristo, para que, rotos los lazos de la muerte por este sacrificio singular, merezcan la vida eterna. Por Jesucristo, nuestro Señor
Pro ómnibus fámulis tuis in Christo dormiéntibus hóstiam, Dómine, súscipe benígnus oblátam, ut, per hoc sacrifícium singuláre vínculis mortis exúti, vitam mereántur aetérnam. Per Christum.

PREFACIO V DE DIFUNTOS
Nuestra resurrección por medio de la victoria de Cristo
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque el ser llamados de nuevo a la vida es obra de tu amor y gracia, ya que, habiendo muerto a causa del pecado, los redimidos por la victoria de Cristo hemos sido llamados con él a la vida.
Por eso, con las virtudes del cielo te aclamamos continuamente en la tierra alabando tu gloria sin cesar:
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Quia, etsi nostri est mériti quod perímus, tuae tamen est pietátis et grátiae quod, pro peccáto morte consúmpti, per Christi victóriam redémpti, cum ipso revocámur ad vitam.
Et ídeo, cum caelórum Virtútibus, in terris te iúgiter celebrámus, maiestáti tuae sine fine clamántes:
R. Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA III

Antífona de la comunión Flp 3, 20-21
Aguardamos un Salvador: el Señor Jesucristo. Él transformará nuestra condición humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso.
Salvatórem exspectámus Dóminum Iesum Christum, qui reformábit corpus humilitátis nostrae configurátum córpori claritátis suae.

Oración después de la comunión
Por este sacrificio que hemos celebrado derrama, Señor, con largueza tu misericordia sobre tus siervos difuntos, y a quienes concediste la gracia del bautismo, dales también la plenitud de los gozos eternos. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Multíplica, Dómine, his sacrifíciis suscéptis, super fámulos tuos defúnctos misericórdiam tuam, et, quibus donásti baptísmi grátiam, da eis aeternórum plenitúdinem gaudiórum. Per Christum.

Se puede usar la bendición solemne en las celebraciones por los difuntos.
Dios, fuente de todo consuelo, que con amor inefable creó al hombre y en la resurrección de su Hijo ha dado a los creyentes la esperanza de resucitar, derrame sobre vosotros su bendición.
Benedícat vos Deus totíus consolatiónis, qui hóminem ineffábili bonitáte creávit, et in resurrectióne Unigéniti sui spem credéntibus resurgéndi concéssit.
R. Amén.
Él conceda el perdón de toda culpa a los que aún vivimos en el mundo, y otorgue a los que han muerto el lugar de la luz y de la paz.
Nobis, qui vívimus, véniam tríbuat pro peccátis, et ómnibus defúnctis locum concédat lucis et pacis.
R. Amén.
Y a todos nos conceda vivir eternamente felices con Cristo, al que proclamamos resucitado de entre los muertos.
Ut omnes cum Christo sine fine felíciter vivámus, quem resurrexísse a mórtuis veráciter crédimus.
R. Amén.
Y la bendición de Dios todopoderoso, Padre, Hijo + y Espíritu Santo, descienda sobre vosotros y os acompañe siempre.
Et benedíctio Dei omnipoténtis, Patris, et Fílii, + et Spíritus Sancti, descéndat super vos et máneat semper.
R. Amén.

MARTIROLOGIO

Elogios del día 3 de noviembre
S
an Martín de Porres
, religioso de la Orden de Predicadores, hijo de un español y de una mujer de color, quien, ya desde niño, a pesar de las limitaciones provenientes de su condición de hijo ilegítimo y mulato, aprendió la medicina que, después, siendo religioso, ejerció generosamente en Lima, ciudad del Perú, a favor de los pobres. Entregado al ayuno, a la penitencia y a la oración, vivió una existencia austera y humilde, pero irradiante de caridad. (1639)
2. En Cesarea de Capadocia, hoy en Turquía, santos Germán, Teófilo y Cirilo, mártires(s. inc.)
3. En Agrigento, lugar de Sicilia, en la actual Italia, san Libertino, obispo y mártir. (s. III/IV).
4*. En la región de Lauragais, en la Galia Narbonense, Francia actualmente, san Pápulo, venerado como mártir. (s. III/IV)
5. En Viterbo, en la región italiana del Lacio, santos Valentín, presbítero, e Hilario, diácono, mártires(s. inc.)
6*. En Bretaña Menor, actual Francia, san Guenael, venerado como abad de Landevenec. (s. VI)
7. En Roma, conmemoración de santa Silvia, madre del papa san Gregorio Magno, de la que el mismo Pontífice dejó escrito que había alcanzado la cima de la oración y de la penitencia, siendo óptimo ejemplo para los demás. (s. VII)
8. En el monasterio de Hornbach, junto a Estrasburgo, en Burgundia, también en Francia, sepultura de san Pirmino, obispo y abad de Reichenau, que evangelizó a alamanes y bávaros, fundó muchos monasterios y compuso para sus discípulos un libro para catequizar a los campesinos. (s. III/IV)
9. En el cenobio de Antidio, en Bitinia, hoy Turquía, san Juanicio, monje, quien, después de más de veinte años al servicio de las armas, vivió solitario en varias montañas del Olimpo, donde solía acompañar su oración con estas palabras: «Dios es mi esperanza, Cristo mi refugio, el Espíritu Santo mi protector».(846)
10. En Alem, lugar de Flandes, actual Holanda, conmemoración de santa Odrada, virgen. (c. s. XI)
11. En Urgel, en la región hispánica de Cataluña, san Ermengol o Ermengaudo, obispo, uno de los preclaros pastores que se cuidaron de restablecer la Iglesia en las tierras rescatadas del yugo de los sarracenos. Construyó un puente poniendo los materiales y su mano de obra, pero, al resbalar de lo alto, murió entre las piedras por fractura del cráneo. (1035)
12*. En el territorio de los marsos, en los Abruzos, en la Italia actual, beato Berardo, obispo, que sobresalió en la extirpación de la simonía, la restauración de la disciplina clerical y el socorro y protección de los pobres. (1130)
13*. En Cudot, en la región de Sens, en Francia, beata Alpaide, virgen, que, siendo jovencita, cruelmente herida y abandonada por los suyos, vivió recluida en una minúscula celda hasta la ancianidad. (1211)
14*. Cerca del monasterio de Fieschingen, en la actual Suiza, santa Ida, de vida recluida. (1226)
15*. En Rímini, de la actual región italiana de Emilia-Romaña, beato Simón Balachi, religioso de la Orden de Predicadores, que entregó toda su vida al servicio de los hermanos, dedicado a la penitencia y a la oración. (1319)
16. En Milán, en Lombardía, también en Italia, muerte de san Carlos Borromeo, obispo, cuya memoria se celebra mañana. (1584)
17. Junto a la fortaleza Xa Doai, en Tonkín, hoy Vietnam, san Pedro Francisco Nerón, presbítero de la Sociedad de Misiones Extranjeras de París y mártir, que en tiempo del emperador Tu Duc vivió tres meses encerrado en una cueva estrechísima, donde, herido atrozmente con varas, se abstuvo durante tres semanas de todo alimento, y consumó su martirio al ser finalmente decapitado. (1860)
- Beato Manuel Lozano Garrido (1920- Linares 1971). “Lolo”, como se le llamaba normalmente, fue un escritor y periodista miembro de Acción Católica. Estuvo enfermo con parálisis lo que le obligó a vivir 29 años​ en silla de ruedas y en sus 9 últimos años de vida además quedó ciego.