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Domingo 4 diciembre 2022, II Domingo de Adviento, ciclo A.

domingo, 11 de septiembre de 2022

Domingo 16 octubre 2022, XXIX Domingo del Tiempo Ordinario, ciclo C.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI CATECHISTI

Aula Paolo VI. Sabato, 10 settembre 2022

Cari catechisti e care catechiste, buongiorno!

È per me motivo di gioia incontrarvi, perché conosco molto bene il vostro impegno nella trasmissione della fede. Come ha detto Mons. Fisichella – che ringrazio per questo appuntamento –, venite da tanti Paesi diversi e siete il segno della responsabilità della Chiesa nei confronti di tante persone: bambini, giovani e adulti che chiedono di compiere un cammino di fede.

Vi ho salutato tutti come catechisti. L’ho fatto intenzionalmente. Vedo in mezzo a voi parecchi vescovi, tanti sacerdoti e persone consacrate: anche loro sono catechisti. Anzi, direi, sono prima di tutto catechisti, perché il Signore ci chiama tutti a far risuonare il suo Vangelo nel cuore di ogni persona. Vi confesso che a me piace molto l’appuntamento del mercoledì, quando ogni settimana incontro tante persone che vengono per partecipare alla catechesi. Questo è un momento privilegiato perché, riflettendo sulla Parola di Dio e la tradizione della Chiesa, noi camminiamo come Popolo di Dio, e siamo anche chiamati a trovare le forme necessarie per testimoniare il Vangelo nella vita quotidiana.

Vi prego: non stancatevi mai di essere catechisti. Non di “fare la lezione” di catechesi. La catechesi non può essere come un’ora di scuola, ma è un’esperienza viva della fede che ognuno di noi sente il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni. Certo, dobbiamo trovare le modalità migliori perché la comunicazione della fede sia adeguata all’età e alla preparazione delle persone che ci ascoltano; eppure, è decisivo l’incontro personale che abbiamo con ciascuno di loro. Solo l’incontro interpersonale apre il cuore a ricevere il primo annuncio e a desiderare di crescere nella vita cristiana con il dinamismo proprio che la catechesi permette di attuare. Il nuovo Direttorio per la Catechesi, che vi è stato consegnato nei mesi scorsi, vi sarà molto utile per comprendere in quale modo percorrere questo itinerario e come rinnovare la catechesi nelle diocesi e nelle parrocchie.

Non dimenticate mai che lo scopo della catechesi, che è una tappa privilegiata dell’evangelizzazione, è quello di giungere a incontrare Gesù Cristo e permettere che Lui cresca in noi. E qui entriamo direttamente nello specifico di questo vostro terzo Incontro Internazionale, che ha preso in considerazione la terza parte del Catechismo della Chiesa Cattolica. C’è un passaggio del Catechismo che mi sembra importante consegnarvi in merito al vostro essere “Testimoni della vita nuova”. Dice così: «Quando crediamo in Gesù Cristo, comunichiamo ai suoi misteri e osserviamo i suoi comandamenti, il Salvatore stesso viene ad amare in noi il Padre suo e i suoi fratelli, Padre nostro e nostri fratelli. La sua Persona diventa, grazie allo Spirito, la regola vivente e interiore della nostra condotta» (n. 2074).

Comprendiamo perché Gesù ci ha detto che il suo comandamento è questo: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato (cfr Gv 15,12). Il vero amore è quello che proviene da Dio e che Gesù ha rivelato con il mistero della sua presenza in mezzo a noi, con la sua predicazione, i suoi miracoli e soprattutto con la sua morte e risurrezione. L’amore di Cristo rimane come il vero e unico comandamento della vita nuova, che il cristiano, con l’aiuto dello Spirito Santo, fa proprio giorno per giorno in un cammino che non conosce sosta.

Cari catechisti e catechiste, voi siete chiamati a rendere visibile e tangibile la persona di Gesù Cristo, che ama ciascuno di voi e per questo diventa regola della nostra vita e criterio di giudizio del nostro agire morale. Non allontanatevi mai da questa sorgente di amore, perché è la condizione per essere felici e pieni di gioia sempre e nonostante tutto. Questa è la vita nuova che è scaturita in noi nel giorno del Battesimo e che abbiamo la responsabilità di condividere con tutti, così che possa crescere in ciascuno e portare frutto.

Sono certo che questo cammino condurrà molti tra voi a scoprire pienamente la vocazione di essere catechista, e quindi a chiedere di accedere al ministero di catechista. Ho istituito questo ministero conoscendo il grande ruolo che esso può svolgere nella comunità cristiana. Non abbiate timore: se il Signore vi chiama a questo ministero, seguitelo! Sarete partecipi della stessa missione di Gesù di annunciare il suo Vangelo e di introdurre al rapporto filiale con Dio Padre.

E non vorrei finire – lo considero una cosa buona e giusta – senza ricordare i miei catechisti. C’è una suora che dirigeva il gruppo delle catechiste; a volte insegnava lei, a volte due brave signore, ambedue si chiamavano Alicia, le ricordo sempre. E questa suora ha messo le fondamenta della mia vita cristiana, preparandomi alla Prima Comunione, nell’anno ’43-’44… Credo che nessuno di voi fosse nato in quel tempo. Il Signore mi ha fatto anche una grazia molto grande. Era molto anziana, io ero studente, stavo studiando fuori, in Germania, e finiti gli studi sono tornato in Argentina, e il giorno dopo lei morì. Io ho potuto accompagnarla quel giorno. E quando ero lì, pregando davanti alla sua bara, ringraziavo il Signore per la testimonianza di questa suora che ha passato la vita quasi soltanto a fare catechesi, a preparare bambini e ragazzi per la Prima Comunione. Si chiamava Dolores. Mi permetto questo per dare testimonianza che, quando c’è un buon catechista, lascia la traccia; non solo la traccia di quello che semina, ma la traccia della persona che ha seminato. Vi auguro che i vostri ragazzi, i vostri bambini, i vostri adulti, quelli che voi accompagnate nella catechesi, vi ricordino sempre davanti al Signore come una persona che ha seminato cose belle e buone nel cuore.

Vi accompagno tutti con la mia benedizione. Vi affido all’intercessione della Vergine Maria e dei martiri catechisti: sono tanti – è importante –, anche nei nostri tempi, sono tanti! E vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie!

CALENDARIO

16 + XXIX DOMINGO DEL TIEMPO ORDINARIO

Misa
del Domingo (verde).
MISAL: ants. y oracs. props., Gl., Cr., Pf. dominical.
LECC.: vol. I (C).
- Éx 17, 8-13.
Mientras Moisés tenía en alto las manos, vencía Israel.
- Sal 120. R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
- 2 Tim 3, 14 — 4, 2. El hombre de Dios sea perfecto y esté preparado para toda obra buena.
- Lc 18, 1-8. Dios hará justicia a sus elegidos que claman ante él.

La oración a Dios, especialmente la de petición, debe estar basada en la máxima confianza en Dios: «Yo te invoco porque tú me respondes, Dios mío; inclina el oído y escucha mis palabras. Guárdame como a las niñas de tus ojos, a la sombra de tus alas escóndeme» (ant. de entrada). Pero muchas veces nos desanimamos porque parece que Dios no nos escucha. Por ello debemos oír con atención el Ev. de hoy, en el que el Señor nos dice que debemos orar siempre sin desfallecer. Pero muchas veces nos falta la fe, y serán ella y la confianza en Dios las que nos ayudarán a orar siempre, máxime cuando tenemos por mediador no ya a Moisés (cf. 1 lect.) sino a Jesucristo, sabiendo que Él nos guarda de todo mal ahora y por siempre (cf. sal. resp.). Pidámosle todos los días que aumente nuestra fe.

* Hoy no se permiten las misas de difuntos, excepto la exequial.

Liturgia de las Horas: oficio dominical. Te Deum. Comp. Dom. II.

Martirologio: elogs. del 17 de octubre, pág. 616.

TEXTOS MISA

XXIX DOMINGO DEL TIEMPO ORDINARIO

Antífona de entrada Sal 16, 6. 8
Yo te invoco porque tú me respondes, Dios mío; inclina el oído y escucha mis palabras. Guárdame como a las niñas de tus ojos, a la sombra de tus alas escóndeme.
Ego clámavi, quóniam exaudísti me, Deus; inclína aurem tuam, et exáudi verba mea. Custódi me, Dómine, ut pupíllam óculi; sub umbra alárum tuárum prótege me.

Monición de entrada
Año C
El Señor nos reúne para celebrar la eucaristía: quienes confesamos nuestra fe en Cristo resucitado somos invitados a alimentarnos de la mesa de la palabra de Dios y de la mesa eucarística con el Cuerpo y la Sangre del Señor. Hoy se nos invita, de manera especial, a crecer en la confianza en Dios, sabiendo que él escucha siempre nuestras súplicas, que él es nuestro auxilio.

Acto penitencial
Todo como en el Ordinario de la Misa. Para la tercera fórmula pueden usarse las siguientes invocaciones:
Año C
- En nuestra necesidad recurrimos a ti: Señor, ten piedad.
R. Señor, ten piedad.
- Sin ti no podemos nada: Cristo, ten piedad.
R. Cristo, ten piedad.
- Lo podemos todo, si tú nos confortas: Señor, ten piedad.
R. Señor, ten piedad.
En lugar del acto penitencial, se puede celebrar el rito de la bendición y de la aspersión del agua bendita.

Se dice Gloria.

Oración colecta
Dios todopoderoso y eterno, haz que te presentemos una voluntad solícita y estable, y sirvamos a tu grandeza con sincero corazón. Por nuestro Señor Jesucristo.
Omnípotens sempitérne Deus, fac nos tibi semper et devótam gérere voluntátem, et maiestáti tuae sincéro corde servíre. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Domingo de la XXIX semana del Tiempo Ordinario, ciclo C.

PRIMERA LECTURA Éx 17, 8-13
Mientras Moisés tenía en alto las manos, vencía Israel
Lectura del libro del Éxodo.

En aquellos días, Amalec vino y atacó a Israel en Refidín. Moises dijo a Josue:
«Escoge unos cuantos hombres, haz una salida y ataca a Amalec. Mañana yo estaré en pie en la cima del monte, con el bastón de Dios en la mano».
Hizo Josué ¡o que le decía Moisés, y atacó a Amalec; entretanto, Moisés, Aarón y Jur subían a la cima del monte.
Mientras Moisés tenía en alto las manos, vencía Israel; mientras las tenía bajadas, vencía Amalec. Y, como le pesaban los brazos, sus compañeros tomaron una piedra y se la pusieron debajo, para que se sentase; mientras, Aarón y Jur le sostenían los brazos, uno a cada lado.
Así resistieron en alto sus brazos hasta la puesta del sol. Josué derrotó a Amalec y a su pueblo, a filo de espada.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 120, 1bc-2. 3-4. 5-6. 7-8 (R.: cf. 2)
R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
Adiutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

V. Levanto mis ojos a los montes:
¿de dónde me vendrá el auxilio?
El auxilio me viene del Señor,
que hizo el cielo y la tierra.
R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
Adiutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

V. No permitirá que resbale tu pie,
tu guardián no duerme;
no duerme ni reposa
el guardián de Israel.
R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
Adiutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

V. El Señor te guarda a su sombra,
está a tu derecha;
de día el sol no te hará daño,
ni la luna de noche.
R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
Adiutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

V. El Señor te guarda de todo mal,
él guarda tu alma;
el Señor guarda tus entradas y salidas,
ahora y por siempre.
R. Nuestro auxilio es el nombre del Señor, que hizo el cielo y la tierra.
Adiutórium nostrum in nómine Dómini, qui fecit cælum et terram.

SEGUNDA LECTURA 2 Tim 3, 14-4, 2
El hombre de Dios sea perfecto y esté preparado para toda obra buena
Lectura de la segunda carta del apóstol san Pablo a Timoteo.

Querido hermano:
Permanece en lo que aprendiste y creíste, consciente de quiénes lo aprendiste, y que desde niño conoces las Sagradas Escrituras: ellas pueden darte la sabiduría que conduce a la salvación por medio de la fe en Cristo Jesús.
Toda Escritura es inspirada por Dios y además útil para enseñar, para argüir, para corregir, para educar en la justicia, a fin de que el hombre de Dios sea perfecto y esté preparado para toda obra buena.
Te conjuro delante de Dios y de Cristo Jesús, que ha de juzgar a vivos y a muertos, por su manifestación y por su reino:
proclama la palabra, insiste a tiempo y a destiempo, arguye, reprocha, exhorta con toda magnanimidad y doctrina.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Aleluya Hb 4, 12ad
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. La palabra de Dios es viva y eficaz; juzga los deseos e intenciones del corazón. R.
Vivus est sermo Dei et éfficax, et discrétor cogitatiónum et intentiónum cordis.

EVANGELIO Lc 18, 1-8
Dios hará justicia a sus elegidos que claman ante él
 Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, Jesús decía a sus discípulos una parábola para enseñarles que es necesario orar siempre, sin desfallecer.
«Había un juez en una ciudad que ni temía a Dios ni le importaban los hombres.
En aquella ciudad había una viuda que solía ir a decirle:
“Hazme justicia frente a mi adversario”.
Por algún tiempo se estuvo negando, pero después se dijo a sí mismo:
«Aunque ni temo a Dios ni me importan los hombres, como esta viuda me está molestando, le voy a hacer justicia, no sea que siga viniendo a cada momento a importunarme”».
Y el Señor añadió:
«Fijaos en lo que dice el juez injusto; pues Dios, ¿no hará justicia a sus elegidos que claman ante él día y noche?; ¿o les dará largas? Os digo que les hará justicia sin tardar. Pero, cuando venga el Hijo del hombre, ¿encontrará esta fe en la tierra?».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco
Homilía, Domingo 16 de octubre de 2016.
Al inicio de la celebración eucarística de hoy hemos dirigido al Señor esta oración: «Crea en nosotros un corazón generoso y fiel, para que te sirvamos siempre con fidelidad y pureza de espíritu» (Oración Colecta).
Nosotros solos no somos capaces de alcanzar un corazón así, sólo Dios puede hacerlo, y por eso lo pedimos en la oración, lo imploramos a él como don, como «creación» suya. De este modo, hemos sido introducidos en el tema de la oración, que está en el centro de las Lecturas bíblicas de este domingo y que nos interpela también a nosotros, reunidos aquí para la canonización de algunos nuevos Santos y Santas. Ellos han alcanzado la meta, han adquirido un corazón generoso y fiel, gracias a la oración: han orado con todas las fuerzas, han luchado y han vencido.
Orar, por tanto, como Moisés, que fue sobre todo hombre de Dios, hombre de oración. Lo contemplamos hoy en el episodio de la batalla contra Amalec, de pie en la cima del monte con los brazos levantados; pero, en ocasiones, dejaba caer los brazos por el peso, y en esos momentos al pueblo le iba mal; entonces Aarón y Jur hicieron sentar a Moisés en una piedra y mantenían sus brazos levantados, hasta la victoria final.
Este es el estilo de vida espiritual que nos pide la Iglesia: no para vencer la guerra, sino para vencer la paz.
En el episodio de Moisés hay un mensaje importante: el compromiso de la oración necesita del apoyo de otro. El cansancio es inevitable, y en ocasiones ya no podemos más, pero con la ayuda de los hermanos nuestra oración puede continuar, hasta que el Señor concluya su obra.
San Pablo, escribiendo a su discípulo y colaborador Timoteo le recomienda que permanezca firme en lo que ha aprendido y creído con convicción (cf. 2Tm 3, 14). Pero tampoco Timoteo no podía hacerlo solo: no se vence la «batalla» de la perseverancia sin la oración. Pero no una oración esporádica e inestable, sino hecha como Jesús enseña en el Evangelio de hoy: «Orar siempre sin desanimarse» (Lc 18, 1). Este es el modo del obrar cristiano: estar firmes en la oración para permanecer firmes en la fe y en el testimonio. Y de nuevo surge una voz dentro de nosotros: «Pero Señor, ¿cómo es posible no cansarse? Somos seres humanos, incluso Moisés se cansó». Es cierto, cada uno de nosotros se cansa. Pero no estamos solos, hacemos parte de un Cuerpo. Somos miembros del Cuerpo de Cristo, la Iglesia, cuyos brazos se levantan al cielo día y noche gracias a la presencia de Cristo resucitado y de su Espíritu Santo. Y sólo en la Iglesia y gracias a la oración de la Iglesia podemos permanecer firmes en la fe y en el testimonio.
Hemos escuchado la promesa de Jesús en el Evangelio: Dios hará justicia a sus elegidos que le gritan día y noche (cf. Lc 18, 7). Este es el misterio de la oración: gritar, no cansarse y, si te cansas, pide ayuda para mantener las manos levantadas. Esta es la oración que Jesús nos ha revelado y nos ha dado a través del Espíritu Santo. Orar no es refugiarse en un mundo ideal, no es evadir a una falsa quietud. Por el contrario, orar y luchar, y dejar que también el Espíritu Santo ore en nosotros. Es el Espíritu Santo quien nos enseña a rezar, quien nos guía en la oración y nos hace orar como hijos.
Los santos son hombres y mujeres que entran hasta el fondo del misterio de la oración. Hombres y mujeres que luchan con la oración, dejando al Espíritu Santo orar y luchar en ellos; luchan hasta el extremo, con todas sus fuerzas, y vencen, pero no solos: el Señor vence a través de ellos y con ellos. También estos siete testigos que hoy han sido canonizados, han combatido con la oración la buena batalla de la fe y del amor. Por ello han permanecido firmes en la fe con el corazón generoso y fiel. Que, con su ejemplo y su intercesión, Dios nos conceda también a nosotros ser hombres y mujeres de oración; gritar día y noche a Dios, sin cansarnos; dejar que el Espíritu Santo ore en nosotros, y orar sosteniéndonos unos a otros para permanecer con los brazos levantados, hasta que triunfe la Misericordia Divina.
Audiencia general, Miércoles 25 de mayo de 2016.
Es preciso orar siempre sin desfallecer.
Queridos hermanos y hermanas, ¡buenos días!
La parábola evangélica que acabamos de escuchar (cf. Lc 18, 1-8) contiene una enseñanza importante: «Es preciso orar siempre sin desfallecer» (Lc 18, 1). Por lo tanto, no se trata de rezar alguna vez, cuando tengo ganas. No, Jesús dice que hay que «rezar siempre, sin desfallecer». Y presenta el ejemplo de la viuda y del juez.
El juez es un personaje poderoso, llamado a dar una sentencia según la Ley de Moisés. Por esto la tradición bíblica recomendaba que los jueces fuesen personas temerosas de Dios, dignas de fe, imparciales e incorruptibles (cf. Ex 18, 21). Al contrario, este juez «ni temía a Dios ni respetaba a los hombres» (Lc 18, 2). Era un juez inicuo, sin escrúpulos, que no tenía en cuenta la ley sino que hacía lo que quería, según su interés. A él se dirige una viuda para obtener justicia. Las viudas, junto con los huérfanos y los extranjeros, eran las categorías más débiles de la sociedad. Los derechos que les aseguraba la Ley podían ser pisoteados con facilidad porque, al ser personas solas y sin defensa, difícilmente podían hacerse valer: una pobre viuda, allí, sola, nadie la defendía, podían ignorarla, incluso no ofrecerle justicia. Así también el huérfano, así el extranjero, el inmigrante: en esa época era muy fuerte esta problemática. Ante la indiferencia del juez, la viuda recurre a su única arma: continuar insistentemente a importunarlo, presentándole su petición de justicia. Y precisamente con esta perseverancia alcanza el objetivo. El juez, en efecto, a un cierto punto la escucha, no por misericordia, ni porque la conciencia se lo impone; sencillamente admite: «Como esta viuda me causa molestia, le voy hacer justicia para que no venga continuamente a importunarme» (Lc 18, 5).
De esta parábola Jesús saca una doble conclusión: si la viuda logra convencer al juez deshonesto con sus peticiones insistentes, cuánto más Dios, que es Padre bueno y justo, «hará justicia a sus elegidos, que están clamando a Él día y noche»; y además no «les hará esperar mucho tiempo», sino que actuará «con prontitud» (cf. Lc 18, 7-8).
Por esto Jesús exhorta a rezar «sin desfallecer». Todos experimentamos momentos de cansancio y de desaliento, sobre todo cuando nuestra oración parece ineficaz. Pero Jesús nos asegura: a diferencia del juez deshonesto, Dios escucha con prontitud a sus hijos, si bien esto no significa que lo haga en los tiempos y en las formas que nosotros quisiéramos. La oración no es una varita mágica. Ella ayuda a conservar la fe en Dios, a encomendarnos a Él incluso cuando no comprendemos la voluntad. En esto, Jesús mismo –¡que oraba mucho!– es un ejemplo para nosotros. La carta a los Hebreos recuerda que «habiendo ofrecido en los días de su vida mortal ruegos y súplicas con poderoso clamor y lágrimas al que podía salvarle de la muerte, fue escuchado por su actitud reverente» (Lc 18, 5, 7). A primera vista esta afirmación parece inverosímil, porque Jesús murió en la cruz. Sin embargo, la carta a los Hebreos no se equivoca: Dios salvó de verdad a Jesús de la muerte dándole sobre ella la completa victoria, pero el camino recorrido para obtenerla pasó a través de la muerte misma. La referencia a las súplicas que Dios escuchó remiten a la oración de Jesús en Getsemaní. Asaltado por la angustia inminente, Jesús ora al Padre que lo libre del cáliz amargo de la Pasión, pero su oración está invadida por la confianza en el Padre y se entrega sin reservas a su voluntad: «Pero –dice Jesús– no sea como yo quiero, sino como quieras tú» (Mt 26, 39). El objeto de la oración pasa a un segundo plano; lo que importa ante todo es la relación con el Padre. He aquí lo que hace la oración: transforma el deseo y lo modela según la voluntad de Dios, sea cual fuera, porque quien reza aspira ante todo a la unión con Dios, que es Amor misericordioso.
La parábola termina con una pregunta: «Pero, cuando el Hijo del hombre venga, ¿encontrará la fe sobre la tierra?» (Lc 18, 8). Y con esta pregunta nos alerta a todos: no debemos renunciar a la oración incluso si no se obtiene respuesta. La oración conserva la fe, sin la oración la fe vacila. Pidamos al Señor una fe que se convierta en oración incesante, perseverante, como la da la viuda de la parábola, una fe que se nutre del deseo de su venida. Y en la oración experimentamos la compasión de Dios, que como un Padre viene al encuentro de sus hijos lleno de amor misericordioso.
ÁNGELUS, Domingo 20 de octubre de 2013
Queridos hermanos y hermanas:
En el Evangelio de hoy Jesús relata una parábola sobre la necesidad de orar siempre, sin cansarnos. La protagonista es una viuda que, a fuerza de suplicar a un juez deshonesto, logra que se le haga justicia en su favor. Y Jesús concluye: si la viuda logró convencer a ese juez, ¿pensáis que Dios no nos escucha a nosotros, si le pedimos con insistencia? La expresión de Jesús es muy fuerte: "Pues Dios, ¿no hará justicia a sus elegidos que claman ante Él día y noche?" (Lc 18, 7).
"Clamar día y noche" a Dios. Nos impresiona esta imagen de la oración. Pero preguntémonos: ¿por qué Dios quiere esto? ¿No conoce Él ya nuestras necesidades? ¿Qué sentido tiene "insistir" con Dios?
Esta es una buena pregunta, que nos hace profundizar en un aspecto muy importante de la fe: Dios nos invita a orar con insistencia no porque no sabe lo que necesitamos, o porque no nos escucha. Al contrario, Él escucha siempre y conoce todo sobre nosotros, con amor. En nuestro camino cotidiano, especialmente en las dificultades, en la lucha contra el mal fuera y dentro de nosotros, el Señor no está lejos, está a nuestro lado; nosotros luchamos con Él a nuestro lado, y nuestra arma es precisamente la oración, que nos hace sentir su presencia junto a nosotros, su misericordia, también su ayuda. Pero la lucha contra el mal es dura y larga, requiere paciencia y resistencia –como Moisés, que debía tener los brazos levantados para que su pueblo pudiera vencer (cf. Ex 17, 8-13). Es así: hay una lucha que conducir cada día; pero Dios es nuestro aliado, la fe en Él es nuestra fuerza, y la oración es la expresión de esta fe. Por ello Jesús nos asegura la victoria, pero al final se pregunta: "Cuando venga el Hijo del hombre, ¿encontrará esta fe en la tierra?" (Lc 18, 8). Si se apaga la fe, se apaga la oración, y nosotros caminamos en la oscuridad, nos extraviamos en el camino de la vida.
Por lo tanto, aprendamos de la viuda del Evangelio a orar siempre, sin cansarnos. ¡Era valiente esta viuda! Sabía luchar por sus hijos. Pienso en muchas mujeres que luchan por su familia, que rezan, que no se cansan nunca. Un recuerdo hoy, de todos nosotros, para estas mujeres que, con su actitud, nos dan un auténtico testimonio de fe, de valor, un modelo de oración. ¡Un recuerdo para ellas! Rezar siempre, pero no para convencer al Señor a fuerza de palabras. Él conoce mejor que nosotros aquello que necesitamos. La oración perseverante es más bien expresión de la fe en un Dios que nos llama a combatir con Él, cada día, en cada momento, para vencer el mal con el bien.

Papa Benedicto XVI
Homilía en Canonización, Plaza de San Pedro.
Domingo 17 de octubre de 2010
Queridos hermanos y hermanas:
Se renueva hoy en la plaza de San Pedro la fiesta de la santidad. Con alegría os doy mi cordial bienvenida a vosotros, que habéis llegado, incluso de muy lejos, para participar en ella. (...) Juntos procuremos acoger lo que el Señor nos dice en las Sagradas Escrituras que se acaban de proclamar. La liturgia de este domingo nos ofrece una enseñanza fundamental: la necesidad de orar siempre, sin cansarse. A veces nos cansamos de orar, tenemos la impresión de que la oración no es tan útil para la vida, que es poco eficaz. Por ello, tenemos la tentación de dedicarnos a la actividad, a emplear todos los medios humanos para alcanzar nuestros objetivos, y no recurrimos a Dios. Jesús, en cambio, afirma que hay que orar siempre, y lo hace mediante una parábola específica (cf. Lc 18, 1-8).
En ella se habla de un juez que no teme a Dios y no siente respeto por nadie, un juez que no tiene una actitud positiva, sino que sólo busca su interés. No tiene temor del juicio de Dios ni respeto por el prójimo. El otro personaje es una viuda, una persona en una situación de debilidad. En la Biblia la viuda y el huérfano son las categorías más necesitadas, porque están indefensas y sin medios. La viuda va al juez y le pide justicia. Sus posibilidades de ser escuchada son casi nulas, porque el juez la desprecia y ella no puede hacer ninguna presión sobre él. Tampoco puede apelar a principios religiosos, porque el juez no teme a Dios. Por lo tanto, al parecer esta viuda no tiene ninguna posibilidad. Pero ella insiste, pide sin cansarse, es importuna; así, al final logra obtener del juez el resultado. Aquí Jesús hace una reflexión, usando el argumento a fortiori: si un juez injusto al final se deja convencer por el ruego de una viuda, mucho más Dios, que es bueno, escuchará a quien le ruega. En efecto, Dios es la generosidad en persona, es misericordioso y, por consiguiente, siempre está dispuesto a escuchar las oraciones. Por tanto, nunca debemos desesperar, sino insistir siempre en la oración.
La conclusión del pasaje evangélico habla de la fe: "Pero cuando el Hijo del hombre venga, ¿encontrará la fe sobre la tierra?" (Lc 18, 8). Es una pregunta que quiere suscitar un aumento de fe por nuestra parte. De hecho, es evidente que la oración debe ser expresión de fe; de otro modo no es verdadera oración. Si uno no cree en la bondad de Dios, no puede orar de modo verdaderamente adecuado. La fe es esencial como base de la actitud de la oración (...).

DIRECTORIO HOMILÉTICO
I. La homilía y el Catecismo de la Iglesia Católica.
Ciclo C. Vigésimo noveno domingo del Tiempo Ordinario.
Moisés y la oración de intercesión.
2574 Cuando comienza a realizarse la promesa (Pascua, Exodo, entrega de la Ley y conclusión de la Alianza), la oración de Moisés es la figura cautivadora de la oración de intercesión que tiene su cumplimiento en "el único Mediador entre Dios y los hombres, Cristo-Jesús" (1Tm 2, 5).
2575 También aquí, Dios interviene, el primero. Llama a Moisés desde la zarza ardiendo (cf Ex 3, 1-10). Este acontecimiento quedará como una de las figuras principales de la oración en la tradición espiritual judía y cristiana. En efecto, si "el Dios de Abraham, de Isaac y de Jacob" llama a su servidor Moisés es que él es el Dios vivo que quiere la vida de los hombres. El se revela para salvarlos, pero no lo hace solo ni contra la voluntad de los hombres: llama a Moisés para enviarlo, para asociarlo a su compasión, a su obra de salvación. Hay como una imploración divina en esta misión, y Moisés, después de debatirse, acomodará su voluntad a la de Dios salvador. Pero en este diálogo en el que Dios se confía, Moisés aprende también a orar: se humilla, objeta, y sobre todo pide y, en respuesta a su petición, el Señor le confía su Nombre inefable que se revelará en sus grandes gestas.
2576 Pues bien, "Dios hablaba con Moisés cara a cara, como habla un hombre con su amigo" (Ex 33, 11). La oración de Moisés es típica de la oración contemplativa gracias a la cual el servidor de Dios es fiel a su misión. Moisés "habla" con Dios frecuentemente y durante largo rato, subiendo a la montaña para escucharle e implorarle, bajando hacia el pueblo para transmitirle las palabras de su Dios y guiarlo. "El es de toda confianza en mi casa; boca a boca hablo con él, abiertamente" (Nm 12, 7-8), porque "Moisés era un hombre humilde más que hombre alguno sobre la haz de la tierra" (Nm 12, 3).
2577 De esta intimidad con el Dios fiel, lento a la ira y rico en amor (cf Ex 34, 6), Moisés ha sacado la fuerza y la tenacidad de su intercesión. No pide por él, sino por el pueblo que Dios ha reunido. Moisés intercede ya durante el combate con los amalecitas (cf Ex 17, 8-13) o para obtener la curación de Myriam (cf Nm 12, 13-14). Pero es sobre todo después de la apostasía del pueblo cuando "se mantiene en la brecha" ante Dios (Sal 106, 23) para salvar al pueblo (cf Ex 32, 1-Ex 34, 9). Los argumentos de su oración (la intercesión es también un combate misterioso) inspirarán la audacia de los grandes orantes tanto del pueblo judío como de la Iglesia. Dios es amor, por tanto es justo y fiel; no puede contradecirse, debe acordarse de sus acciones maravillosas, su Gloria está en juego, no puede abandonar al pueblo que lleva su Nombre.
La oración de petición
2629 El vocabulario neotestamentario sobre la oración de súplica está lleno de matices: pedir, reclamar, llamar con insistencia, invocar, clamar, gritar, e incluso "luchar en la oración" (cf Rm 15, 30; Col 4, 12). Pero su forma más habitual, por ser la más espontánea, es la petición: Mediante la oración de petición mostramos la conciencia de nuestra relación con Dios: por ser criaturas, no somos ni nuestro propio origen, ni dueños de nuestras adversidades, ni nuestro fin último; pero también, por ser pecadores, sabemos, como cristianos, que nos apartamos de nuestro Padre. La petición ya es un retorno hacia El.
2630 El Nuevo Testamento no contiene apenas oraciones de lamentación, frecuentes en el Antiguo. En adelante, en Cristo resucitado, la oración de la Iglesia es sostenida por la esperanza, aunque todavía estemos en la espera y tengamos que convertirnos cada día. La petición cristiana brota de otras profundidades, de lo que S. Pablo llama el gemido: el de la creación "que sufre dolores de parto" (Rm 8, 22), el nuestro también en la espera "del rescate de nuestro cuerpo. Porque nuestra salvación es objeto de esperanza" (Rm 8, 23-24), y, por último, los "gemidos inefables" del propio Espíritu Santo que "viene en ayuda de nuestra flaqueza. Pues nosotros no sabemos pedir como conviene" (Rm 8, 26).
2631 La petición de perdón es el primer movimiento de la oración de petición (cf el publicano: "ten compasión de mí que soy pecador": Lc 18, 13). Es el comienzo de una oración justa y pura. La humildad confiada nos devuelve a la luz de la comunión con el Padre y su Hijo Jesucristo, y de los unos con los otros (cf 1 Jn 1, 7-2, 2): entonces "cuanto pidamos lo recibimos de El" (1 Jn 3, 22). Tanto la celebración de la eucaristía como la oración personal comienzan con la petición de perdón.
2632 La petición cristiana está centrada en el deseo y en la búsqueda del Reino que viene, conforme a las enseñanzas de Jesús (cf Mt 6, 10. 33; Lc 11, 2. 13). Hay una jerarquía en las peticiones: primero el Reino, a continuación lo que es necesario para acogerlo y para cooperar a su venida. Esta cooperación con la misión de Cristo y del Espíritu Santo, que es ahora la de la Iglesia, es objeto de la oración de la comunidad apostólica (cf Hch 6, 6; Hch 13, 3). Es la oración de Pablo, el Apóstol por excelencia, que nos revela cómo la solicitud divina por todas las Iglesias debe animar la oración cristiana (cf Rm 10, 1; Ef 1, 16-23; Flp 1, 9-11; Col 1, 3-6; Col 4, 3-4. 12). Al orar, todo bautizado trabaja en la Venida del Reino.
2633 Cuando se participa así en el amor salvador de Dios, se comprende que toda necesidad pueda convertirse en objeto de petición. Cristo, que ha asumido todo para rescatar todo, es glorificado por las peticiones que ofrecemos al Padre en su Nombre (cf Jn 14, 13). Con esta seguridad, Santiago (cf St 1, 5-8) y Pablo nos exhortan a orar en toda ocasión (cf Ef 5, 20; Flp 4, 6-7; Col 3, 16-17; 1Ts 5, 17-18).
La Palabra de Dios, fuente de oración
2653 La Iglesia "recomienda insistentemente todos sus fieles… la lectura asidua de la Escritura para que adquieran 'la ciencia suprema de Jesucristo' (Flp 3, 8)… Recuerden que a la lectura de la Santa Escritura debe acompañar la oración para que se realice el diálogo de Dios con el hombre, pues 'a Dios hablamos cuando oramos, a Dios escuchamos cuando leemos sus palabras' (San Ambrosio, off. 1, 88)" (DV 25).
2654 Los Padres espirituales parafraseando Mt 7, 7, resumen así las disposiciones del corazón alimentado por la palabra de Dios en la oración: "Buscad leyendo, y encontraréis meditando ; llamad orando, y se os abrirá por la contemplación" (cf El Cartujano, scala: PL 184, 476C).
Venga tu Reino”
2816 En el Nuevo Testamento, la palabra "basileia" se puede traducir por realeza (nombre abstracto), reino (nombre concreto) o reinado (de reinar, nombre de acción). El Reino de Dios está ante nosotros. Se aproxima en el Verbo encarnado, se anuncia a través de todo el Evangelio, llega en la muerte y la Resurrección de Cristo. El Reino de Dios adviene en la Ultima Cena y por la Eucaristía está entre nosotros. El Reino de Dios llegará en la gloria cuando Jesucristo lo devuelva a su Padre:
"Incluso puede ser que el Reino de Dios signifique Cristo en persona, al cual llamamos con nuestras voces todos los días y de quien queremos apresurar su advenimiento por nuestra espera. Como es nuestra Resurrección porque resucitamos en él, puede ser también el Reino de Dios porque en él reinaremos" (San Cipriano, Dom. orat. 13).
2817 Esta petición es el "Marana Tha", el grito del Espíritu y de la Esposa: "Ven, Señor Jesús":
"Incluso aunque esta oración no nos hubiera mandado pedir el advenimiento del Reino, habríamos tenido que expresar esta petición, dirigiéndonos con premura a la meta de nuestras esperanzas. Las almas de los mártires, bajo el altar, invocan al Señor con grandes gritos: '¿Hasta cuándo, Dueño santo y veraz, vas a estar sin hacer justicia por nuestra sangre a los habitantes de la tierra?' (Ap 6, 10). En efecto, los mártires deben alcanzar la justicia al fin de los tiempos. Señor, ¡apresura, pues, la venida de tu Reino!" (Tertuliano, or. 5).
2818 En la oración del Señor, se trata principalmente de la venida final del Reino de Dios por medio del retorno de Cristo (cf Tt 2, 13). Pero este deseo no distrae a la Iglesia de su misión en este mundo, más bien la compromete. Porque desde Pentecostés, la venida del Reino es obra del Espíritu del Señor "a fin de santificar todas las cosas llevando a plenitud su obra en el mundo" (MR, plegaria eucarística IV).
2819 "El Reino de Dios es justicia y paz y gozo en el Espíritu Santo" (Rm 14, 17). Los últimos tiempos en los que estamos son los de la efusión del Espíritu Santo. Desde entonces está entablado un combate decisivo entre "la carne" y el Espíritu (cf Ga 5, 16-25):
"Solo un corazón puro puede decir con seguridad: '¡Venga a nosotros tu Reino!'. Es necesario haber estado en la escuela de Pablo para decir: 'Que el pecado no reine ya en nuestro cuerpo mortal' (Rm 6, 12). El que se conserva puro en sus acciones, sus pensamientos y sus palabras, puede decir a Dios: '¡Venga tu Reino!'" (San Cirilo de Jerusalén, catech. myst. 5, 13).
2820 Discerniendo según el Espíritu, los cristianos deben distinguir entre el crecimiento del Reino de Dios y el progreso de la cultura y la promoción de la sociedad en las que están implicados. Esta distinción no es una separación. La vocación del hombre a la vida eterna no suprime sino que refuerza su deber de poner en práctica las energías y los medios recibidos del Creador para servir en este mundo a la justicia y a la paz (cf GS 22; 32; 39; 45; EN 31).
2821 Esta petición está sostenida y escuchada en la oración de Jesús (cf Jn 17, 17-20), presente y eficaz en la Eucaristía; su fruto es la vida nueva según las Bienaventuranzas (cf Mt 5, 13-16; Mt 6, 24; Mt 7, 12-13).
La necesidad de la predicación
875 "¿Cómo creerán en aquél a quien no han oído? ¿cómo oirán sin que se les predique? y ¿cómo predicarán si no son enviados?" (Rm 10, 14-15). Nadie, ningún individuo ni ninguna comunidad, puede anunciarse a sí mismo el Evangelio. "La fe viene de la predicación" (Rm 10, 17). Nadie se puede dar a sí mismo el mandato ni la misión de anunciar el Evangelio. El enviado del Señor habla y obra no con autoridad propia, sino en virtud de la autoridad de Cristo; no como miembro de la comunidad, sino hablando a ella en nombre de Cristo. Nadie puede conferirse a sí mismo la gracia, ella debe ser dada y ofrecida. Eso supone ministros de la gracia, autorizados y habilitados por parte de Cristo. De El los obispos y los presbíteros reciben la misión y la facultad (el "poder sagrado") de actuar in persona Christi Capitis, los diáconos las fuerzas para servir al pueblo de Dios en la "diaconía" de la liturgia, de la palabra y de la caridad, en comunión con el Obispo y su presbiterio. Este ministerio, en el cual los enviados de Cristo hacen y dan, por don de Dios, lo que ellos, por sí mismos, no pueden hacer ni dar, la tradición de la Iglesia lo llama "sacramento". El ministerio de la Iglesia se confiere por medio de un sacramento específico.

Se dice Credo.

Oración de fieles
Año C
Oremos a Dios, nuestro Padre.
- Por la Iglesia, para que toda ella recupere el sentido, el gusto de la oración y encuentre en ella el alimento de la fe. Roguemos al Señor.
- Por todas las naciones, para que vivan todos en paz y se realice un auténtico progreso, Roguemos al Señor.
- Por los que sufren injustamente, para que su grito de dolor halle eco en el corazón de los que administran justicia. Roguemos al Señor.
- Por nosotros, para que aprendamos a orar con confianza, sin desanimarnos. Roguemos al Señor.
Señor, Dios nuestro, en la oscuridad, en la lucha, en el sufrimiento, acudimos a ti, como Moisés, como la viuda de la parábola, como tu mismo Hijo en la cruz; haznos justicia sin tardar. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las Ofrendas
Concédenos, Señor, estar al servicio de tus dones con un corazón libre, para que, con la purificación de tu gracia, nos sintamos limpios por los mismos misterios que celebramos. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Tríbue nos, Dómine, quaesumus, donis tuis líbera mente servíre, ut, tua purificánte nos grátia, iísdem quibus famulámur mystériis emundémur. Per Christum.

PLEGARIA EUCARÍSTICA IV

Antífona de la comunión Sal 32, 18-19

Los ojos del Señor están puestos quien lo teme, en los que esperan su misericordia, para librar sus vidas de la muerte y reanimarlos en tiempo de hambre.
Ecce óculi Dómini super timéntes eum, et in eis qui sperant super misericórdia eius; ut éruat a morte ánimas eórum, et alat eos in fame.
O bien: Mc 10, 45
El Hijo del hombre ha venido para dar su vida en rescate por muchos.
Fílius hóminis venit, ut daret ánimam suam redemptiónem pro multis.

Oración después de la comunión
Señor, haz que nos sea provechosa la celebración de las realidades del cielo, para que nos auxilien los bienes temporales y seamos instruidos por los eternos. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Fac nos, quaesumus, Dómine, caeléstium rerum frequentatióne profícere, ut et temporálibus benefíciis adiuvémur, et erudiámur aetérnis. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 17 de octubre
M
emoria de san Ignacio, obispo y mártir, discípulo del apóstol san Juan y segundo sucesor de san Pedro en la sede de Antioquía, que en tiempo del emperador Trajano fue condenado al suplicio de las fieras y trasladado a Roma, donde consumó su glorioso martirio. Durante el viaje, mientras experimentaba la ferocidad de sus centinelas, semejante a la de los leopardos, escribió siete cartas dirigidas a diversas Iglesias, en las cuales exhortaba a los hermanos a servir a Dios unidos con el propio obispo, y a que no le impidiesen poder ser inmolado como víctima por Cristo. (107)
2. Conmemoración de san Oseas, profeta, que no sólo con sus palabras, sino con su misma vida mostró al Señor al pueblo infiel de Israel, como Esposo siempre fiel y movido por una misericordia infinita. (s. VIII a. C.)
3. Conmemoración de los santos Rufo y Zósimo, mártires, acerca de los cuales san Policarpo, como compañeros de martirio de san Ignacio, confirmó, al escribir a los filipenses, que «participaron en la pasión del Señor, no amaron la vida presente, si no a Aquél que por ellos y por todos los hombres murió y resucitó». (107)
4. En África Proconsular, actual Túnez, santos mártires Volitanos, a los que san Agustín celebró en un sermón. (c. s. III)
5. En Licópolis, en Egipto, san Juan, eremita, que entre sus muchas virtudes se distinguió por su espíritu profético. (s. IV)
6*. En Agen, en Aquitania, hoy Francia, san Dulcidio, obispo, que luchó denodadamente por la fe católica contra la herejía arriana. (s. V)
7. En la ciudad de Orange, en la región de Provenza, de la Galia, también la actual Francia, san Florencio, obispo. (c. 524)
8*. En Toulouse, de nuevo en la Galia, muerte de san Gilberto, abad de Citeaux, varón ilustre por su saber, que, nacido en Inglaterra, defendió a santo Tomás Becket. (1167)
9*. En Binasco, en la región italiana de Lombardía, beato Baltasar de Chiavari Ravaschieri, presbítero de la Orden de los Hermanos Menores. (1492)
10. En Wrexham, en el País de Gales, hoy Reino Unido, san Ricardo Gwyn, mártir, que siendo padre de familia y maestro de escuela, devoto de la fe católica, le encarcelaron bajo la acusación de animar a otras personas a la conversión, y tras repetidas torturas, manteniéndose en su fe, fue ahorcado y, aún respirando, descuartizado. (1584)
11*. En Roma, beato Pedro de la Natividad de Santa María Virgen Casani, presbítero de la Orden de Clérigos Regulares de las Escuelas Pías, que orientó sus dotes naturales y de la gracia a la educación de los niños, contento de servir a Dios en los párvulos. (1647)
12. En Paray-le-Monial, en la región de Autun, en Francia, muerte de santa Margarita María Alacoque, virgen, cuya memoria se celebró ayer. (1690)
13*. En la región de Laval, también en Francia, beato Jacobo Burin, presbítero y mártir, que durante la Revolución Francesa ejerció su ministerio pastoral a escondidas, debiendo pasar de casa en casa, hasta que fue fusilado mientras sostenía en sus manos el cáliz. (1794)
14*. En Valenciennes, igualmente de Francia, beatas María Natalia de San Luis (María Luisa Josefa) Vanot y cuatro compañeras*, vírgenes de la Orden de las Ursulinas y mártires, que, durante la Revolución Francesa, fueron condenadas a muerte por quienes odiaban la fe católica, y subieron al patíbulo recitando el salmo Miserere. (1794)
*Sus nombres son: beatas María Laurentina de San Estanislao (Juana Regina) Prin, María Úrsula de San Bernardino (Jacinta Agustina Gabriela) Bourla, María Luisa de San Francisco (María Genoveva) Ducrez y María Agustina del Sagrado Corazón de Jesús (María Magdalena) Déjardin.
15. En Hué, en Annam, hoy Vietnam, san Isidoro Gagelin, presbítero de la Sociedad de Misiones Extranjeras de París y mártir, que por su fe en Cristo fue estrangulado en tiempo del emperador Minh Mang. (1833)
16*. En la localidad de Suna, junto al lago Maggiore, en Italia, beato Contardo Ferrini, que, dedicado a la educación de la juventud, superó con la fe y la vida cristiana las ciencias humanas. (1902)
17*. En Ciudad Real, en España, beato Fidel Fuidio Rodríguez, religioso de la Sociedad de María y mártir, que durante la persecución religiosa descansó en el Señor al ser fusilado. (1936)
18*. En la localidad de La Nucia, cerca de Alicante, también en España, beato Ramón Esteban Julio Bou Pascual, presbítero y mártir, que durante la misma persecución mereció, cual discípulo fiel, ser redimido por la sangre de Cristo. (1936)
19*. En Algemesí, en la región de Valencia, igualmente en España, beata Tarsila Córdoba Belda, mártir, que, siendo madre de familia, pasó a la gloria de Cristo en la misma persecución. (1936)

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