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lunes, 12 de septiembre de 2022

Lunes 17 octubre 2022, San Ignacio de Antioquía, obispo y mártir, memoria obligatoria.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO EPISCOPALE E AL PRESBITERIO DELLA DIOCESI DI ROMA

Giovedì, 22 marzo 1984

1. Diventando Vescovo di Roma, quasi sei anni fa, ho trovato questa tradizione dell’incontro con il clero romano e specialmente con i predicatori degli esercizi spirituali agli inizi della Quaresima. Ma, dopo un anno, abbiamo cercato di dare una nuova impostazione a questi incontri e penso che siamo già arrivati a una nuova formula, quella appunto del nostro incontro di oggi. È un incontro di lavoro durante il quale parlano soprattutto i sacerdoti, coloro che costituiscono il “presbyterium”, perché è un incontro riservato al presbiterio romano e questo è naturalmente molto importante per il Vescovo di Roma. Dovrei aggiungere che, nella situazione concreta, questo incontro costituisce per il Vescovo di Roma un certo “lusso”. Tutti voi sapete, infatti, che la missione universale del vostro Vescovo assorbe tanto tempo e che per incontri con il presbiterio della sua diocesi, della sua Chiesa locale, rimane relativamente poco tempo. Ringrazio il cardinale vicario e i miei fratelli nell’episcopato, il consiglio episcopale diocesano, che prendono sulle loro spalle questa responsabilità dell’“episcopé”, che è propria di noi tutti. E in questa responsabilità dell’“episcopé”, gli incontri con il presbiterio sono una cosa fondamentale. Così per me questo incontro, che nella dimensione complessiva di Roma si attua una volta all’anno, è fondamentale.

Si è parlato della famiglia. Monsignor Giannini ha presentato gli orientamenti principali che provengono dalla Commissione pastorale per la famiglia: una commissione pastorale, naturalmente, che vuole orientare la pastorale della famiglia nella diocesi di Roma, in tutte le comunità, soprattutto in tutte le parrocchie. Sono seguite poi le testimonianze - possiamo ben dirlo - di diversi sacerdoti romani, di parroci e viceparroci e di altri ancora. Essi hanno illustrato questo tema e questo orientamento del vicariato con esperienze concrete, qualche volta con le domande, qualche volta con le proposte. Così, non in dimensione globale, ma in dimensione parziale, abbiamo ricevuto una certa visione, un certo quadro di questo problema della famiglia, soprattutto della pastorale familiare in Roma.

Vorrei aggiungere a queste considerazioni alcuni elementi che provengono dalla dimensione della Chiesa universale. Noi dobbiamo tenere sempre presente che il Concilio Vaticano II si è occupato della famiglia e lo ha fatto in un storico documento, un documento-guida: la «Gaudium et Spes», nella sua parte II. Tra i problemi più urgenti, esso ha consacrato il primo capitolo ai problemi della famiglia e del matrimonio. Vi si trova una sintesi della situazione e della dottrina. La dottrina deve affrontare, giudicare e risolvere la situazione o, piuttosto, le situazioni. Alcuni anni dopo il Vaticano II, nel 1968, è venuta l’enciclica «Humanae Vitae». Questa, lo sappiamo bene, ha trovato una larga contestazione: era certamente una voce profetica della Chiesa e specialmente di papa Paolo VI. La Chiesa e l’umanità, e forse soprattutto il nostro ambiente culturale occidentale, devono e dovranno una gratitudine perenne a questo Papa per averci lasciato l’enciclica «Humanae Vitae».

Se vogliamo riassumere brevemente la dottrina morale in essa racchiusa, l’«Humanae Vitae» dice “sì” alla paternità e alla maternità responsabili; dice “no” a ciò che è contrario al disegno di Dio sull’amore coniugale e, quindi, alla dignità della persona degli sposi: in particolare dice “no” a tutto ciò che è contraccezione artificiale. E dice “no” in senso deciso e chiaro.

Dopo la «Humanae Vitae» siamo arrivati al Sinodo del 1980 che si è concentrato sulla famiglia nella missione della Chiesa. Come frutto di questo lavoro collegiale è poi venuta l’esortazione apostolica «Familiaris Consortio».

Possiamo dire che con questi due documenti la Chiesa nella sua dimensione e missione universale ha affrontato i problemi del matrimonio e della famiglia nella loro situazione attuale. Naturalmente questi problemi sono molto diversificati a seconda dei continenti, dei Paesi e della storia. Noi, nella Chiesa locale di Roma, dobbiamo affrontare i problemi pastorali della famiglia alla luce dei principi che si incontrano nella «Humanae Vitae» e nella «Familiaris Consortio». I problemi sono molti, come abbiamo potuto vedere anche in questa conversazione odierna, ma importanti sono soprattutto i problemi sollevati dai due documenti: quello della paternità e maternità responsabili, e quello del rispetto per la vita e per la dignità degli sposi.

Dopo il Sinodo e dopo la «Familiaris Consortio» si è visto necessario formare un organismo centrale della Chiesa, un Consiglio per la famiglia. E a Roma si è vista anche la necessità di formare un istituto scientifico-didattico per la famiglia, ove studiare tutti i problemi che emergono dalla situazione attuale alla luce della dottrina della Chiesa contemporanea.

2. Volevo richiamare l’attenzione di tutti i presenti su questi elementi della dottrina della Chiesa a dimensione universale, perché il lavoro della Chiesa particolare, anche e forse soprattutto quella di Roma, deve riflettere in sé le preoccupazioni e gli orientamenti che sorgono nella Chiesa universale e nel suo insegnamento. Questo lo dico per trovare ancora un riferimento sia all’introduzione fatta da monsignor Giannini, che alla discussione che è seguita. Mi pare che nell’introduzione e nella discussione si trovi un aspetto molto consolante in cui, possiamo dire, l’orientamento del Vaticano II, dell’«Humanae Vitae», della «Familiaris Consortio» viene recepito. C’è una sensibilità nuova dei pastori per i problemi della famiglia, una ricerca sulla famiglia, nella sua situazione propria, nella sua originalità, nella sua identità umana e cristiana. Questa ricerca porta a considerare la famiglia, naturalmente, nelle sue diverse difficoltà e nelle situazioni complesse che portano in sé anche una negazione del disegno divino, della dottrina evangelica, e di tutto quello che la Chiesa contemporanea insegna così come ha insegnato durante i secoli. Ne troviamo molti, di questi aspetti, ma troviamo anche un altro elemento consolante; questa famiglia cristiana molte volte si presenta dinanzi a noi come soggetto dell’apostolato, come un partner. Quando noi sacerdoti ci troviamo in difficoltà nel portare avanti la pastorale della famiglia - e non solo quella, ma forse anche altre forme della pastorale parrocchiale e diocesana - scopriamo nelle famiglie, e nelle diverse coppie, i nostri collaboratori animati da spirito apostolico. Possiamo dire questa verità; tutti i cristiani, con la forza del Battesimo e della Cresima, sono chiamati a partecipare all’apostolato della Chiesa. Questa verità trova la sua verifica in molte persone e anche in molte unioni matrimoniali, in molte coppie e in molte famiglie. In questo modo si apre la possibilità di convertire e di evangelizzare la famiglia tramite la famiglia. Penso che questo sia un orientamento giusto nella pastorale familiare, orientamento che ha trovato la sua espressione sia nell’introduzione di monsignor Giannini, sia nei molti interventi.

Devo dirvi che sono soddisfatto di questa conversazione odierna. Se la paragoniamo con la conversazione di un anno fa, penso che si sia compiuto un passo avanti, e questo è molto consolante. Naturalmente questo passo non è l’ultimo: si devono fare ancora molti passi e penso che si debba approfittare dell’esistenza a Roma di questi centri internazionali, come il Consiglio per la famiglia, come l’Istituto per gli studi sulla famiglia. Si deve approfittare della loro presenza, e del loro lavoro per preparare meglio noi stessi, ed anche per preparare meglio i nostri laici e le nostre coppie, e per portare avanti questo apostolato del matrimonio e della famiglia cristiana in tutte le sue dimensioni. Devo constatare - e credo sia un’impressione comune - che in un anno si è fatto certamente un passo avanti, e per questo devo ringraziare tutti: vostra eminenza e i miei fratelli nell’episcopato; ma devo e voglio ringraziare anche tutti i miei confratelli nel sacerdozio che compongono il presbiterio di Roma.

Mi rendo conto che, come Vescovo e Pastore di questa Chiesa, vengo rappresentato in ogni comunità parrocchiale da ciascuno di voi. Siete voi che rappresentate il vescovo nelle comunità parrocchiali, siete voi che portate il peso della responsabilità pastorale in ogni parrocchia, in ogni comunità. Siete voi che, col vostro lavoro quotidiano, lavoro di pastori, di maestri, di insegnanti, lavoro caritativo, assistenziale, con la vostra sollecitudine pastorale, siete voi, carissimi miei fratelli e amici, che rappresentate e in un certo senso realizzate la sollecitudine pastorale del Vescovo di Roma nelle diverse dimensioni e nei diversi ambienti di questa città e di questa Chiesa.

Questo volevo dirvi e volevo anche ringraziarvi per questo, come anche per l’assemblea di oggi, per la nostra conversazione, e per questo atteggiamento che avete dimostrato verso la famiglia e i suoi problemi, verso la sua vocazione, e verso la sua santità.

Vi auguro una buona Quaresima; sappiamo bene che per noi sacerdoti “buona Quaresima” significa anche un grande lavoro. E vi auguro anche una buona Pasqua.

Domenica prossima vi sarà una celebrazione specialissima dell’Anno della Redenzione; una celebrazione con le famiglie e anche un Atto di affidamento alla Madre di Cristo, affidamento di cui la Chiesa e il mondo hanno tanto bisogno. Voglio ringraziarvi per tutto quanto, in questo anno giubilare, è stato fatto nelle diverse parrocchie e nelle diverse prefetture di Roma per realizzare il programma di questo Anno della Redenzione; voglio augurarvi anche abbondanti frutti per questo lavoro, e per questa speciale iniziativa della Chiesa universale nella nostra Chiesa romana. Voglio assicurarvi che compiendo questo atto di affidamento di tutta la Chiesa e di tutti coloro che popolano la Chiesa e il mondo al cuore di Maria, intendo affidare in un senso del tutto speciale la Chiesa di Roma e tutti voi, miei confratelli nel sacerdozio.

Rispondendo infine a chi mi ha chiesto quale priorità pastorale ho assunto nel mio impegno sacerdotale, devo dirvi che fin dall’inizio io ho dato una certa priorità ai problemi del matrimonio e della famiglia, lavorando soprattutto con i giovani.

CALENDARIO

17 LUNES. SAN IGNACIO DE ANTIOQUÍA, obispo y mártir, memoria obligatoria

Misa
de la memoria (rojo).
MISAL: ants. y oracs. props., Pf. común o de la memoria. Conveniente PE I.
LECC.: vol. III-par.
- Ef 2, 1-10.
Nos ha hecho revivir con Cristo y nos ha sentado en el cielo.
- Sal 99. R. El Señor nos hizo y somos suyos.
- Lc 12, 13-21. ¿De quién será lo que has preparado?
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de la memoria.

Martirologio: elogs. del 18 de octubre, pág. 619.

TEXTOS MISA

17 de octubre
San Ignacio de Antioquia, obispo y mártir
Memoria

Antífona de entrada Ga 2, 19-20
Estoy crucificado con Cristo, vivo yo, pero no soy yo el que vive, es Cristo quien vive en mí. Vivo en la fe del Hijo de Dios, que me amó y se entregó por mí.
Christo confíxus sum cruci; vivo autem, iam non ego: vivit vero in me Christus; in fide vivo Fílii Dei, qui diléxit me, et trádidit semetípsum pro me.

Monición de entrada
Hoy se celebra la memoria de san Ignacio, obispo y mártir, discípulo del apóstol san Juan y segundo sucesor de san Pedro en la sede de Antioquía. En tiempo del emperador Trajano fue condenado al suplicio de las fieras y trasladado a Roma, donde consumó su glorioso martirio el año 107. Durante el viaje, escribió siete cartas dirigidas a diversas Iglesias, en las cuales exhortaba a los hermanos a servir a Dios unidos con el propio obispo, y a que no le impidiesen ser inmolado como víctima por Cristo.

Oración colecta
Dios todopoderoso y eterno, que embelleces el cuerpo místico de tu Iglesia con el testimonio de los santos mártires, haz que el glorioso martirio que hoy celebramos nos alcance protección constante, como fue causa de gloria eterna para san Ignacio de Antioquía. Por nuestro Señor Jesucristo.
Omnípotens sempitérne Deus, qui sanctórum mártyrum confessiónibus Ecclésiae tuae sacrum corpus exórnas, concéde, quaesumus, ut hodiérna glória passiónis, sicut beáto Ignátio magnificéntiam tríbuit sempitérnam, ita nobis perpétuum munímen operétur. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Lunes de la XXIX semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Ef 2, 1-10
Nos ha hecho revivir con Cristo y nos ha sentado en el cielo

Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Efesios.

Hermanos:
Un tiempo estabais muertos por vuestras culpas y pecados, cuando seguíais el proceder de este mundo, según el príncipe de la potestad del aire, el espíritu que ahora actúa en los rebeldes contra Dios. Como ellos, también nosotros vivíamos en el pasado siguiendo las tendencias de la carne, obedeciendo los impulsos del instinto y de la imaginación; y, por naturaleza, estábamos destinados a la ira, como los demás. Pero Dios, rico en misericordia, por el gran amor con que nos amó, estando nosotros muertos por los pecados, nos ha hecho revivir con Cristo —estáis salvados por pura gracia—; nos ha resucitado con Cristo Jesús, nos ha sentado en el cielo con él, para revelar en los tiempos venideros la inmensa riqueza de su gracia, mediante su bondad para con nosotros en Cristo Jesús. En efecto, por gracia estáis salvados, mediante la fe. Y esto no viene de vosotros: es don de Dios. Tampoco viene de las obras, para que nadie pueda presumir. Somos, pues, obra suya. Dios nos ha creado en Cristo Jesús, para que nos dediquemos a las buenas obras, que de antemano dispuso él que practicásemos.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 99, 1b-2. 3. 4. 5 (R.: 3b)
R.
 El Señor nos hizo y somos suyos.
Dóminus ipse fecit nos, et ipsíus sumus.

V. Aclama al Señor, tierra entera,
servid al Señor con alegría,
entrad en su presencia con vítores.
R. El Señor nos hizo y somos suyos.
Dóminus ipse fecit nos, et ipsíus sumus.

V. Sabed que el Señor es Dios:
que él nos hizo y somos suyos,
su pueblo y ovejas de su rebaño.
R. El Señor nos hizo y somos suyos.
Dóminus ipse fecit nos, et ipsíus sumus.

V. Entrad por sus puertas con acción de gracias,
por sus atrios con himnos,
dándole gracias y bendiciendo su nombre.
R. El Señor nos hizo y somos suyos.
Dóminus ipse fecit nos, et ipsíus sumus.

V. El Señor es bueno,
su misericordia es eterna,
su fidelidad por todas las edades.
R. El Señor nos hizo y somos suyos.
Dóminus ipse fecit nos, et ipsíus sumus.

Aleluya Mt 5, 3
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Bienaventurados los pobres en el espíritu, porque de ellos es el reino de los cielos. R.
Beáti páuperes spíritu, quóniam ipsórum est regnum cælórum.

EVANGELIO Lc 12, 13-21
¿De quién será lo que has preparado?
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo uno de entre la gente a Jesús:
«Maestro, dije a mi hermano que reparta conmigo la herencia».
Él le dijo:
«Hombre, ¿quién me ha constituido juez o árbitro entre vosotros?».
Y les dijo:
«Mirad: guardaos de toda clase de codicia. Pues, aunque uno ande sobrado, su vida no depende de sus bienes».
Y les propuso una parábola:
«Las tierras de un hombre rico produjeron una gran cosecha. Y empezó a echar cálculos, diciéndose:
“¿Qué haré? No tengo donde almacenar la cosecha”. Y se dijo:
“Haré lo siguiente: derribaré los graneros y construiré otros más grandes, y almacenaré allí todo el trigo y mis bienes. Y entonces me diré a mí mismo: alma mía, tienes bienes almacenados para muchos años; descansa, come, bebe, banquetea alegremente”.
Pero Dios le dijo:
“Necio, esta noche te van a reclamar el alma, y ¿de quién será lo que has preparado?”.
Así es el que atesora para sí y no es rico ante Dios».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 4-agosto-2019
Se trata de tender hacia una vida vivida no en el estilo mundano, sino en el estilo evangélico: amar a Dios con todo nuestro ser, y amar al prójimo como Jesús lo amó, es decir, en el servicio y en el don de sí mismo. La codicia de bienes, el deseo de tener bienes, no satisface al corazón, al contrario, causa más hambre. La codicia es como esos caramelos buenos: tomas uno y dices: «¡Ah, qué bien!», y luego tomas el otro; y uno tira del otro. Así es la avaricia: nunca estar satisfecho. ¡Tened cuidado! El amor así comprendido y vivido es la fuente de la verdadera felicidad, mientras que la búsqueda ilimitada de bienes materiales y riquezas es a menudo fuente de inquietud, de adversidad, de prevaricaciones, de guerra. Tantas guerras comienzan con la codicia.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XVIII
Oremos a Dios Padre.
- Por la Iglesia, signo de Cristo en medio del mundo. Roguemos al Señor.
- Por los que tienen alguna responsabilidad sobre los demás. Roguemos al Señor.
- Por los que mueren de muerte violenta. Roguemos al Señor.
- Por los que matan, secuestran, destruyen. Roguemos al Señor.
- Por nosotros. llamados a trabajar por la paz y la reconciliación. Roguemos al Señor.
Que tu bondad nos conceda, Señor, lo que nuestras acciones no merecen. Por Jesucristo, nuestro Señor.
R. Amén.

Oración sobre las ofrendas
La ofrenda de nuestra piedad sea grata a tus ojos, Señor, que aceptaste a san Ignacio de Antioquía, trigo molido de Cristo, como pan inmaculado por el padecimiento del martirio. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Grata tibi sit, Dómine, nostrae devotiónis oblátio, qui beátum Ignátium, fruméntum Christi, per martyrii passiónem panem mundum suscepísti. Per Christum.

PREFACIO I DE LOS SANTOS MÁRTIRES
SIGNIFICADO Y EJEMPLARIDAD DEL MARTIRIO
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque la sangre del glorioso mártir san N., derramada, como la de Cristo, para confesar tu nombre, manifiesta las maravillas de tu poder; pues en su martirio, Señor, has sacado fuerza de lo débil, haciendo de la fragilidad tu propio testimonio; por Cristo, Señor nuestro.
Por eso, con las virtudes del cielo te aclamamos continuamente en la tierra, alabando tu gloria sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Quóniam beáti mártyris N. pro confessióne nóminis tui, ad imitatiónem Christi, sanguis effúsus tua mirabília maniféstat, quibus pérficis in fragilitáte virtútem, et vires infírmas ad testimónium róboras, per Christum Dóminum nostrum.
Et ídeo, cum caelórum Virtútibus, in terris te iúgiter celebrámus, maiestáti tuae sine fine clamántes:

Santo, Santo, Santo...

Antífona de la comunión
Trigo de Cristo soy: seré molido por los dientes de las fieras, a fin de llegar a ser inmaculado pan.
Fruméntum Christi sum: déntibus bestiárum molar, ut panis mundus invéniar.

Oración después de la comunión
Señor, el pan del cielo que hemos recibido en la fiesta de san Ignacio de Antioquía, nos alimente y nos ayude a ser cristianos de nombre y de obra. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Refíciat nos, Dómine, panis caeléstis, quem in beáti Ignátii natáli suscépimus, ac tríbuat nos nómine et ópere esse christiános. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 18 de octubre
Fiesta de san Lucas, evangelista, que, según la tradición, nació en Antioquía de familia pagana y fue médico de profesión. Convertido a la fe de Cristo, fue compañero carísimo del apóstol san Pablo, y en su libro del Evangelio expuso por orden, cual escriba de la mansedumbre de Cristo, todo lo que hizo y enseñó Jesús. Asimismo, en el libro de los Hechos de los Apóstoles narró los comienzos de la vida de la Iglesia hasta la primera venida de Pablo en la ciudad de Roma. (s. I)
2. En Antioquía de Siria, hoy Turquía, san Asclepíades, obispo, que fue uno del preclaro número de confesores de la fe durante el tiempo de persecuciones. (218)
3. En Pozzuoli, en la actual región italiana de Campania, santos Próculo, diácono, Euticio y Acuto. (c. s. IV)
4*. En la localidad de Riom, del territorio de los arvernios, en Aquitania, Francia en la actualidad, san Amable, presbítero(s. V)
5*. En Nassogne, lugar de Brabante, en Austrasia, hoy Bélgica, san Monón, venerado como eremita en los bosques de Ardenas y mártir. (c. 630/640)
6. En la villa de Arenas, en la región española de Castilla, san Pedro de Alcántara, que en España se celebra mañana, día diecinueve. (1562)
7. En la aldea de Ossernenon, en el territorio de Canadá, martirio de san Isaac Jogues, presbítero de la Orden de la Compañía de Jesús y mártir, que fue convertido en esclavo por los indígenas, quienes le cortaron los dedos y finalmente le abrieron la cabeza a hachazos. Su memoria se celebra el día diecinueve de octubre. (1646)
8. En Roma, muerte de san Pablo de la Cruz, presbítero, cuya memoria se celebra mañana. (1775)

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