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Domingo 4 diciembre 2022, II Domingo de Adviento, ciclo A.

viernes, 30 de septiembre de 2022

Jueves 3 noviembre 2022, Jueves de la XXXI del Tiempo Ordinario, feria o san Martín de Porres, religioso, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ CEKA RESIDENTE A ROMA AL PONTIFICIO COLLEGIO NEPOMUCENO

Cappella del Pontificio Collegio Nepomuceno - Domenica, 30 settembre 1984

1. Mi avete invitato alla celebrazione del centenario del Collegio boemo a Roma dal quale è derivato l’attuale Pontificio collegio Nepomuceno. Ho accolto il vostro invito con gioia, perché il giubileo ricorda i vincoli che legano la nazione ceca con la Cattedra di san Pietro. Questo legame esiste ormai dai tempi dei santi Cirillo e Metodio le cui statue si ergono nell’atrio di questo edificio. Essi condussero a Roma i loro primi discepoli per farli ordinare in questa città diaconi e sacerdoti. Quanti pellegrini passarono dopo quei giorni sulle strade che uniscono la Boemia e la Moravia con la Città eterna, quanti fedeli devoti vennero, specie durante gli Anni Santi, per implorare presso le tombe degli apostoli il perdono dei loro peccati e la forza e la perseveranza nel bene.

Ma a Roma venivano anche i vostri vescovi per cercare presso il successore di Pietro appoggio e aiuto, quando i loro sforzi di mantenere pura la fede e genuino l’ideale cristiano non erano compresi dai loro contemporanei. Il primo fra loro fu sant’Adalberto il quale, sulla via del ritorno, condusse con sé a Praga i primi Benedettini. Seguendo le sue orme arrivarono, poi, pellegrini a Roma, il vescovo Andrea di Praga e l’arcivescovo Giovanni di Jenstejn, i quali vi morirono. Così anche il recente successore di sant’Adalberto, il cardinale Giuseppe Beran, il quale rese la sua anima a Dio proprio in questa casa quindici anni fa.

2. I boemi non furono mai stranieri in questa città. Non c’è pertanto da meravigliarsi che il mio predecessore Leone XIII, durante la solenne udienza per gli slavi venuti a ringraziarlo per l’enciclica Grande munus sui santi Cirillo e Metodio, abbia espresso, il 5 luglio 1881, il desiderio che fosse fondato a Roma un collegio per i figli della provincia ecclesiastica boema.

Quest’intenzione, realizzata da quel grande Pontefice cent’anni fa, si dimostrò presto davvero provvidenziale per la vostra nazione. Nell’epoca in cui nei vostri seminari veniva insegnata la teologia nello spirito dell’illuminismo e in cui il nascente nazionalismo ceco prendeva sfumature sempre più antiecclesiali e antipapali, uscirono dal Collegio boemo sacerdoti ben formati culturalmente e spiritualmente, devoti alla Santa Sede, i quali avevano il senso profondo dell’universalità della Chiesa come l’avevano conosciuta a Roma durante i propri studi. Tra di loro era poi possibile scegliere anche i pastori per le diocesi boeme, pastori i quali - a differenza dei loro predecessori i quali spesso non parlavano la lingua ceca - avevano la mentalità del popolo e capivano i suoi bisogni. Basta nominare il vescovo di Ceské Budejovice, Simon Barta, di Litomerice, Anton Alois Weber, e di Hradec, Kralové Moric Picha, basta ricordare gli arcivescovi di Praga cardinal Karel Kaspar e il già menzionato cardinale Josef Beran, il quale, insieme a tutta una serie di suoi compagni di studi al Collegio boemo, ha dimostrato la sua fedeltà alla propria nazione con la sofferenza nelle prigioni e nei campi di concentramento. Si possono pertanto definire veramente profetiche le parole dette da Leone XIII ai primi alunni del Collegio boemo: “L’apertura del Collegio boemo è un grande beneficio elargito da Dio a ognuno di voi, cari alunni, primizie di questo istituto novello, ma anche un beneficio con cui Iddio benedice la Boemia chiamandola e legandola nuovamente alla Sede romana” (Casopis Katolickèho duchovenstva, XXXI, Praha, 1890, 205-206).

3. Oggi stanno di fronte a me gli alunni non più del Collegio boemo, bensì del Pontificio collegio Nepomuceno, fondato nel 1929 in questa nuova sede per i candidati al sacerdozio di tutte le diocesi della Cecoslovacchia, di Boemia, Moravia, Slesia e Slovacchia. Credo tuttavia che anche a voi posso ripetere le parole dette cento anni fa dal mio predecessore Leone XIII ai primi alunni di quel collegio appena fondato: “Ora è vostro compito, cari giovani, di accumulare qui, nella città dei martiri e presso la cattedrale della verità, presso la Sede di Pietro, quanto più possibile santità e scienza per poter poi essere utili alla vostra patria. Siete pochi, ma spesso da un solo sacerdote dipende la salvezza di molti, anzi di un’intera diocesi” (Ivi, 206).

4. Ciò vale anche per voi, cari sacerdoti boemi presenti qui con il vescovo monsignor Jaroslav Skarvada, per prendere parte alla gioia di questi alunni. Molti di voi hanno compiuto gli studi in questo istituto, altri ricordano con nostalgia il seminario in patria, il più delle volte abolito, che fu la culla del loro sacerdozio. So che il vostro lavoro non è facile. Vivete lontani dalla vostra terra, dispersi in diversi Paesi e continenti, e servite, nella maggioranza dei casi, i vostri connazionali sradicati dal loro ambiente. Ciò richiede da voi una grande pazienza, spirito di sacrificio, perseveranza. In questa situazione avete un particolare bisogno di coltivare una profonda vita spirituale per giungere ad una “umile prontezza ad accettare i doni dello Spirito Santo per elargire agli altri i frutti dell’amore e della pace e donare loro quella certezza della fede dalla quale derivano la profonda comprensione del senso dell’esistenza umana e la capacità di introdurre nella vita l’ordine morale” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Epistula ad universos Eclesiae Sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini anno MCMLXXIX, 4, die 8 apr. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 845ss.).

Ci sono cose che si possono dire soltanto con la lingua materna, soltanto parole apprese da bambini riescono in certi casi a far vibrare il cuore dell’uomo. Non a caso gli evangelisti, i quali scrivono i loro libri in greco, presentano la morte di Gesù sulla croce citando la sua ultima preghiera nella lingua che egli aveva appreso da sua Madre, la Vergine Maria: “Eli, Eli, lemà sabactàni!” (Mt 27, 46). Voi avete il compito di introdurre in una comunità ecclesiale straniera i vostri connazionali, i quali forse facendo fatica ad assuefarsi ad uno stile diverso di vita religiosa, senza il vostro aiuto troverebbero difficoltà ad inserirsi nel nuovo ambiente ecclesiale. Il vostro apostolato è perciò importante e spesso insostituibile. Il fatto stesso che ho nominato un vescovo per assistere l’emigrazione ceca dimostra chiaramente come apprezzo e incoraggio il vostro lavoro.

5. Avete voluto unire la celebrazione del vostro giubileo con la festa di san Venceslao, vostro patrono principale e - come lo chiamate - erede della terra boema. I vostri antenati ricorrevano a lui durante un intero millennio con la preghiera di non lasciare perire né loro né i loro posteri. San Venceslao ha esaudito queste preghiere. Quante tempeste si sono scatenate durante il corso della storia sulla vostra patria. Quante volte fu minacciata la stessa esistenza della vostra nazione. Ma essa vive ancora e mantiene viva anche la fede cristiana la quale anzi, a causa delle difficoltà, risorge con maggiore vigore. È senza dubbio triste che la maggioranza delle diocesi nella vostra patria sia priva di pastore.

È triste che non vi siano più monasteri e che il numero dei candidati al sacerdozio sia artatamente limitato. È triste che proprio la Moravia, terra in cui si trova la tomba di san Metodio, abbia perduto i suoi seminari di Olomouc e di Brno dai quali uscivano tanti sacerdoti zelanti. Anche questo collegio non ha avuto e non ha un’esistenza facile; l’isolamento dalla patria non gli giova. Ma con l’aiuto di Dio esso continua ad esistere come un simbolo, come erede dell’antico Collegio boemo e della tradizione formatasi durante gli undici lustri dell’esistenza del Pontificio collegio nepomuceno.

6. Dalla tradizione cirillo-metodiana di cui vivete, fa parte anche un’ardente devozione a Maria. Quanti santuari mariani ornano la vostra patria, quante folle di pellegrini li visitano ogni anno. “Maria era cara ai boemi, i boemi erano cari a Maria”. Possano queste parole, risuonate nella storia, mantenere sempre la loro vitalità. Possa lei, Madre della Chiesa, essere Madre di ognuno di voi. Possa aiutarvi a conservare l’eredità dei vostri padri, la vostra identità culturale, per essere sempre la nazione di san Venceslao e santa Ludmilla, la nazione dei santi Cirillo e Metodio, che ha alle radici della sua cultura il Vangelo da essi tradotto.

Questo è il compito per il quale, cari alunni, vi preparate. Compito per cui vale la pena di vivere e di sacrificarsi. Compito che non dovete mai tradire. “Vi ho costituiti” - ha detto Gesù - “perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). Possa questo frutto della verità e dell’amore cristiano essere mantenuto e tramandato da voi alle generazioni future. Alle generazioni di cui siete responsabili. Che san Venceslao non lasci perire né voi né i posteri.

Con la mia benedizione apostolica.

CALENDARIO

3 JUEVES DE LA XXXI SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria o SAN MARTÍN DE PORRES, religioso, memoria libre

Misa
de feria (verde) o de la memoria (blanco).
MISAL: para la feria cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria 1.ª orac. prop. y el resto del común de santos (para religiosos), o de un domingo del T.O.; Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Flp 3, 3-8a.
Todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo.
- Sal 104. R. Que se alegren los que buscan al Señor.
- Lc 15, 1-10. Habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de feria o de la memoria.

Martirologio: elogs. del 4 de noviembre, pág. 649.
CALENDARIOS: Urgell: San Ermengol, obispo (S). Solsona: (MO).
Zaragoza: Santa Engracia, virgen y mártir, y los protomártires de Zaragoza (F).
Dominicos: San Martín de Porres, religioso (F).
Sevilla: Todos los santos hispalenses (MO).
Barbastro-Monzón y Tarazona: San Gaudioso, obispo (ML).
Jaén: Beato Manuel Lozano Garrido (ML).
Vic: San Pedro Almato, presbítero y mártir (ML).
Jesuitas: Beato Ruperto Mayer, presbítero (ML).
Pasionistas: Beato Pío de San Luis, religioso (ML).
Escolapios, Mínimos y Salesas: Conmemoración de los difuntos de la Orden.

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XXXI Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario).

Misa de la memoria:
3 de noviembre
San Martín de Porres, religioso

Oración colecta propia; el resto del común de santos, II. Para monjes y religiosos, II. Para monjes y religiosos 1.

Antífona de entrada Sal 15, 5
El Señor es el lote de mi heredad y mi copa: tú eres el que restituyes mi heredad.
Dóminus pars hereditátis meae et cálicis mei: tu es qui restítues hereditátem meam mihi.

Monición de entrada
Conmemoramos en esta celebración a san Martín de Porres, religioso de la Orden de Predicadores, hijo de español y de peruana, nacido en Lima (Perú) el año 1579. Ya desde niño, a pesar de su condición social, considerada baja en la época, aprendió la medicina que, después, siendo religioso, ejerció generosamente en favor de los pobres. Entregado al ayuno, a la penitencia y a la oración, vivió una existencia austera y humilde, pero irradiante de caridad. Murió el año 1639.

Oración colecta
Oh, Dios, que has conducido a san Martín de Porres a la gloria celeste por el camino de la humildad, concédenos seguir ahora sus admirables ejemplos para que merezcamos ser elevados con él a los cielos. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui beátum Martínum per humilitátis iter ad caeléstem glóriam perduxísti, tríbue nobis eius ita nunc pérsequi exémpla praeclára, ut exaltári cum ipso mereámur in caelis. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Jueves de la XXXI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Fil 3, 3-8a
Todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo

Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Fílipenses.

Hermanos:
Los circuncisos somos nosotros, los que damos culto en el Espíritu de Dios y ponemos nuestra gloria en Cristo Jesús, sin confiar en la carne. Aunque también yo tendría motivos para confiar en ella. Y si alguno piensa que puede hacerlo, yo mucho más: circuncidado a los ocho días, del linaje de Israel, de la tribu de Benjamín, hebreo hijo de hebreos; en cuanto a la ley, fariseo; en cuanto a celo, perseguidor de la Iglesia; en cuanto a la justicia de la ley, irreprochable.
Sin embargo, todo eso que para mí era ganancia, lo consideré pérdida a causa de Cristo. Más aún: todo lo considero pérdida comparado con la excelencia del conocimiento de Cristo Jesús, mi Señor.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 104, 2-3. 4-5. 6-7 (R.: 3b)
R. 
Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.
O bien: Aleluya.

V. Cantadle al son de instrumentos,
hablad de sus maravillas.
Gloriaos de su nombre santo,
que se alegren los que buscan al Señor.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

V. Recurrid al Señor y a su poder,
buscad continuamente su rostro.
Recordad las maravillas que hizo,
sus prodigios, las sentencias de su boca.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

V. ¡Estirpe de Abrahán, su siervo;
hijos de Jacob, su elegido!
El Señor es nuestro Dios,
él gobierna toda la tierra.
R. Que se alegren los que buscan al Señor.
Lætetur cor quærentium Dóminum.

Aleluya Mt 11, 28
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados -dice el Señor-, y yo os aliviaré. R.
Veníte ad me, omnes qui laborátis et oneráti estis, et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

EVANGELIO Lc 15, 1-10
Habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, solían acercarse a Jesús todos los publicanos y los pecadores a escucharlo. Y los fariseos y los escribas murmuraban diciendo:
«Ese acoge a los pecadores y come con ellos».
Jesús les dijo esta parábola:
«¿Quién de vosotros que tiene cien ovejas y pierde una de ellas, no deja las noventa y nueve en el desierto y va tras la descarriada, hasta que la encuentra? Y, cuando la encuentra, se la carga sobre los hombros, muy contento; y, al llegar a casa, reúne a los amigos y a los vecinos, y les dice:
“¡Alegraos conmigo!, he encontrado la oveja que se me había perdido”.
Os digo que así también habrá más alegría en el cielo por un solo pecador que se convierta que por noventa y nueve justos que no necesitan convertirse.
O ¿qué mujer que tiene diez monedas, si se le pierde una, no enciende una lámpara y barre la casa y busca con cuidado, hasta que la encuentra? Y, cuando la encuentra, reúne a las amigas y a las vecinas y les dice:
“Alegraos conmigo!, he encontrado la moneda que se me había perdido”.
Os digo que la misma alegría tendrán los ángeles de Dios por un solo pecador que se convierta».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 15-septiembre-2019
¿Cómo podemos derrotar el mal? Aceptando el perdón de Dios y el perdón de nuestros hermanos. Pasa cada vez que nos confesamos: allí recibimos el amor del Padre que vence nuestro pecado: desaparece, Dios se olvida de él. Dios, cuando perdona, pierde la memoria, olvida nuestros pecados, olvida. ¡Dios es tan bueno con nosotros! No como nosotros, que después de decir "no pasa nada", a la primera oportunidad recordamos con intereses el mal que nos han hecho. No, Dios borra el mal, nos renueva en nosotros y así renace en nosotros la alegría, no la tristeza, no la oscuridad en el corazón, no la sospecha, sino la alegría.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXXIII

Hermanos, cada día de nuestra vida es una gracia del Señor, ocasión que se nos ofrece para hacer el bien y construir el reino de Dios. Invoquemos al Padre del cielo para que nos conceda caminar siempre según su voluntad.
- Por la santa Iglesia, para que, conducida por el Espíritu del Señor, sepa reconocer en la vida de cada día los signos que revelan la presencia de Dios. Oremos al Señor.
- Por nuestros pastores, para que, mediante el ministerio y la santidad personal, sean educadores y padres en la fe. Oremos al Señor.
- Por los trabajadores, para que el esfuerzo cotidiano, necesario para el sustento de la familia, contribuya a hacer más justas y cordiales las relaciones en la sociedad. Oremos al Señor.
- Por todos nosotros, renacidos en el bautismo, para que el Señor nos preserve del pecado y nos haga crecer en la experiencia viva de su Espíritu. Oremos al Señor.
Asiste, oh Padre, a tus hijos en el camino de cada día y ayúdalos a vivir con gozo los acontecimientos de la vida cotidiana. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa de la memoria:
Oración sobre las ofrendas
Dios misericordioso, que destruiste el hombre viejo y quisiste crear el hombre nuevo a tu imagen en san N., concédenos, renovados del mismo modo, ofrecer este sacrificio de reconciliación, agradable a ti. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Clementíssime Deus, qui, vétere hómine consúmpto, novum secúndum te in beáto N. creáre dignátus es, concéde propítius, ut nos páriter renováti hanc placatiónis hóstiam tibi acceptábilem offerámus. Per Christum.

PREFACIO COMÚN IV
NUESTRA MISMA ACCIÓN DE GRACIAS ES UN DON DE DIOS
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Pues aunque no necesitas nuestra alabanza, ni nuestras bendiciones te enriquecen, tú inspiras y haces tuya nuestra acción de gracias, para que nos sirva de salvación, por Cristo, Señor nuestro.
Por eso, unidos a los coros angélicos, te alabamos proclamando llenos de alegría:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Quia, cum nostra laude non égeas, tuum tamen est donum quod tibi grates rependámus, nam te non augent nostra praecónia, sed nobis profíciunt ad salútem, per Christum Dóminum nostrum.
Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA II

Antífona de la comunión Cf. Mt 19, 27-29
En verdad os digo, los que lo habéis dejado todo y me habéis seguido recibiréis cien veces más y heredaréis la vida eterna.
Amen dico vobis quod vos, qui reliquístis ómnia, et secúti estis me, céntuplum accipiétis, et vitam aetérnam possidébitis.

Oración después de la comunión
Te rogamos, Señor, por la eficacia de este sacramento y el ejemplo de san N., que nos mantengas siempre en tu amor y lleves a su perfección hasta el día de Cristo Jesús la obra buena que has comenzado en nosotros. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Per huius virtútem sacraménti, quaesumus, Dómine, beáti N. exémplo, deduc nos iúgiter in tua dilectióne, et opus bonum quod copísti in nobis pérfice usque in diem Christi Iesu. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 4 de noviembre
M
emoria de san Carlos Borromeo, obispo, que nombrado cardenal por su tío materno, el papa Pío IV, y elegido obispo de Milán, fue en esta sede un verdadero pastor fiel, preocupado por las necesidades de la Iglesia de su tiempo. Para la formación del clero convocó sínodos y erigió seminarios, visitó muchas veces toda su diócesis con el fin de fomentar las costumbres cristianas y dio muchas normas para bien de los fieles. Pasó a la patria celeste en la fecha de ayer. (1584)
2. En Bolonia, en la región de Emilia-Romaña, también en la Italia actual, santos Vidal y Agrícola, mártires, el primero de los cuales, según nos refiere san Ambrosio, fue antes siervo del segundo, y luego compañero y colega en el martirio. Vidal padeció tantos tormentos que no le quedó parte de su cuerpo sin heridas, y Agrícola, a su vez, sin intimidarse ante el suplicio de su antiguo criado, le imitó en el mismo martirio al ser crucificado. (304)
3. En Mira, lugar de Licia, hoy Turquía, santos mártires Nicandro, obispo, y Hermas, presbítero(c. s. IV)
4. Conmemoración de san Pierio, presbítero de Alejandría, en Egipto, ilustrado en los temas filosóficos, pero más esclarecido aún por la integridad de su vida y su voluntaria pobreza. Mientras Teonas regía la Iglesia alejandrina, explicó con profundidad al pueblo las divinas Escrituras, y en Roma, después de la persecución, descansó en paz. (s. IV)
5. En Rodez, población de Aquitania, actual Francia, san Amancio, obispo, a quien se tiene por el primero de esta ciudad. (s. V)
6*. En Maastrich, junto al Mossa, en la región de Brabante, en Austrasia, actualmente Bélgica, san Perpetuo, obispo. (c. 620)
7. En Tréveris, localidad de Austrasia, en la Alemania actual, santa Modesta, abadesa, que, consagrada a Dios desde la infancia, fue la primera que presidió la comunidad de monjas del cenobio "ad Horreum" (Öhren) en la ciudad, y estuvo unida con santa Gertrudis de Nivelles en total familiaridad, basada en Dios. (680)
8. Junto a Székesfehérvár, en Panonia, actual Hungría, san Emerico o Enrique, hijo de san Esteban, rey de los húngaros, sorprendido por una muerte imprevista. (1031)
9*. En Padua, en la región actualmente italiana de Véneto, beata Elena Enselmini, virgen de la Orden de Clarisas, que sufrió con admirable paciencia multitud de dolores y hasta la pérdida del habla. (1242)
10*. En Cerfroid, en el territorio de Meaux, en Francia, san Félix de Valois, a quien, después de una larga vida de ermitaño, se le considera compañero de san Juan de Mata en la fundación de la Orden de la Santísima Trinidad, para la redención de los cautivos. (1212)
11*. En el convento de Nuestra Señora des Cöts, en Nantes, ciudad de Francia, beata Francisca de Amboise, que, siendo duquesa de Bretaña, fundó en Vannes el primer Carmelo femenino francés, donde se retiró como sierva de Cristo al quedar viuda. (1475)
- Beata Teresa Manganiello (1849- Montefusco 1876). Laica, de la Tercera Orden de San Francisco, dedicó su corta vida a la oración, a la penitencia y a ayudar a los necesitados.

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