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viernes, 30 de septiembre de 2022

Viernes 4 noviembre 2022, San Carlos Borromeo, obispo, memoria obligatoria.

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE IN CALABRIA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI DELLA CALABRIA

Cappella del Seminario di Catanzaro - Sabato, 6 ottobre 1984

Cari fratelli nel sacerdozio!

1. Questo incontro nella sede del seminario regionale San Pio X, di cui celebrate con la dovuta solennità il 70° anniversario di fondazione, costituisce una tappa privilegiata del mio pellegrinaggio.

Ringrazio cordialmente monsignor arcivescovo di Catanzaro per le cortesi espressioni con cui ha interpretato autorevolmente i comuni sentimenti.

A voi tutti, carissimi fratelli nel sacerdozio, il mio fervido saluto.

È un saluto pieno di letizia, che rivolgo a ciascuno dei presbiteri della regione calabra, qualunque sia il campo del loro pastorale servizio: le comunità parrocchiali, le associazioni e i movimenti cattolici, gli organismi regionali e diocesani, l’apostolato sociale, le istituzioni educative e culturali.

2. La parola che mi sgorga spontanea dal cuore, in questa riunione di carità sacerdotale, si ispira alla commossa esortazione rivolta da Gesù agli apostoli: “Manete in dilectione mea” (Gv 15, 9).

Nell’amore Dio ci ha prevenuti in modo singolare. Egli non soltanto ci ha amati per primo dall’eternità, come ha fatto con tutte le sue creature, ma ha usato con noi sacerdoti un atteggiamento particolare, unico e irreversibile, chiamandoci a continuare nel mondo l’opera di salvezza.

Come per gli apostoli e i discepoli, il Signore rivendica a sé l’iniziativa: “Non voi avete scelto me; ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16). Questa scelta ha il valore di un dono, di una grazia. Se il “perché” di tale scelta rimane racchiuso nel mistero di Dio, e anche noi stessi non ce ne rendiamo esattamente conto, resta però sempre chiaro che si tratta di un atto d’amore. Ci ha scelti perché ci ha amati. Il dono della vocazione è di valore inestimabile. Soltanto una generosità trascendente lo rende possibile, molto al di là dei meriti personali. Ed è un dono che poi, da parte di Dio, resta incessantemente operante, perché non può mai venir meno né attenuarsi la pienezza del suo perfettissimo amore.

“Tu sei sacerdote in eterno” (Eb 7, 21), perché eterno - possiamo aggiungere - è il mio amore per te. “Le montagne possono crollare, ma il mio cuore non verrà mai meno” (Sal 88, 3).

Ed è appunto in virtù di questo amore ineffabile che il Signore è venuto a battere alla porta del vostro cuore per farvi sentire, con chiari accenti, la sua misteriosa chiamata; per fissare sopra ciascuno di voi un disegno eterno.

Tale chiamata esige una risposta continua che trova la sua forza e il suo alimento anzitutto nell’ascolto della parola del Maestro per conoscere pienamente il disegno di Dio sulla vostra vita e sulla vostra opera. Per corrispondere pienamente alla chiamata è necessario ascoltare la voce dello Spirito di Cristo, cioè tutte quelle ispirazioni di sicura provenienza soprannaturale; ascoltare la voce della Chiesa, quand’essa parla nell’esercizio del suo magistero; ascoltare la voce del Signore in quella del vescovo, che è il capo della Chiesa particolare; ascoltare anche la voce del popolo di Dio, quand’essa fa appello al vostro zelo pastorale; ascoltare mediante lo studio delle scienze sacre; ascoltare finalmente mediante la preghiera e la meditazione, le quali sono come i due polmoni della vostra vita sacerdotale e la garanzia di sicuro successo nell’impegno di corrispondenza alla divina chiamata.

3. Ma la perfetta fedeltà a questa divina chiamata esige ancora la sequela del Cristo. Non si può essere ministro di Cristo senza essere seguace di Cristo. Seguire Cristo comporta un distacco. Come gli apostoli lasciarono le reti, le case, le occupazioni, il paese, le famiglie, così ogni sacerdote deve essere pronto a subordinare tutto al servizio del Signore. Senza questi distacchi, non potrete essere dei fedeli servitori della Chiesa, dei ministri coerenti. Essi sono richiesti non solo per motivi ascetici, ma anche per rendere efficace e credibile la vostra missione sacerdotale.

Soprattutto oggi, in una società contrassegnata dal fenomeno della secolarizzazione, occorre chiarezza di propositi e fermezza di volontà che attingono direttamente alle fonti genuine del Vangelo. Come ho già detto in altre occasioni: “Più la gente si scristianizza, più è in preda all’incertezza o all’indifferenza, più ha bisogno di vedere nella persona dei sacerdoti quella fede radicale che è come un faro nella notte o come una roccia alla quale attaccarsi” (cf. “L’Osservatore Romano”, 13 settembre 1984, p. 4).

In ogni tempo i sacerdoti che si sono posti con maggior chiarezza il problema della loro identità alla luce del Vangelo, sono quelli che sono riusciti a gettare un fermento nuovo in mezzo al popolo e a far segnare una tappa al cammino di fede della comunità loro affidata. Quando il sacerdote è veramente il testimone vivente della fede, è il missionario del Vangelo, è il profeta della speranza, che non delude, diventa per ciò stesso costruttore della Chiesa di Cristo, artefice di pace e di promozione umana, tutore degli orfani e dei piccoli, consolatore dei sofferenti, in una parola: padre delle anime.

4. La Calabria ha bisogno di siffatti sacerdoti, ha bisogno di voi! La rinascita religiosa, morale e civile di questa regione dipende in modo prevalente dalla vostra opera di pastori di anime, dipende da quei valori umani e cristiani che voi saprete far vivere nella società calabrese.

La Chiesa, infatti, con i suoi pastori, i suoi sacerdoti, con i religiosi e le religiose, con tutto il laicato che vive l’impegno cristiano nelle molteplici realtà della vita sociale, ha un compito fondamentale nella soluzione dei problemi che formano la “questione meridionale” e più specificamente la “questione calabrese” che non è solo questione economica. “Si tratta infatti - come leggiamo nella lettera collettiva dell’episcopato dell’Italia meridionale su "I problemi del Mezzogiorno", lettera che, come è noto, è stata redatta nel 1948 da un illustre figlio di questa terra, alunno di questo seminario, il già arcivescovo di Reggio Calabria monsignor Antonio Lanza - si tratta, ripeto, di esigenze e di problemi non estranei alla vita dello spirito, i quali, pur sotto l’aspetto materiale, economico e sociale, nascondono esigenze più profonde e rivelano una più alta istanza: quella cioè di una religione più pura e di una giustizia più piena”.

Sì! Una religione più pura e una giustizia più piena per la vostra regione esprimono in modo compiuto il progetto pastorale di evangelizzazione e promozione umana, che è l’impegno urgente e attuale di tutta la Chiesa di Calabria, secondo le linee tracciate nel Convegno ecclesiale di Paola del 1978.

Non mancano nella storia recente della Calabria figure di sacerdoti che hanno capito profondamente il senso di questo impegno e che hanno vissuto la loro vita sacerdotale dando quotidiana e coerente testimonianza di una forte tensione per l’elevazione morale e religiosa e per il riscatto sociale della propria gente. Ricordo i sacerdoti Carlo De Cardona e Luigi Nicoletti di Cosenza, don Francesco Caporale di Catanzaro, don Francesco Maiolo di Nicastro, e i due servi di Dio don Francesco Mottola di Tropea e padre Gaetano Catanoso di Reggio Calabria, dei quali sono in corso i processi di beatificazione.

Cari sacerdoti! So che grande deve essere il vostro impegno sacerdotale per corrispondere alle esigenze religiose, spirituali e morali della Calabria. Non vi scoraggiate! Non abbiate paura di annunciare il messaggio di fede, di giustizia e di amore di cui voi siete portatori e testimoni. Siate sempre uniti ai vostri vescovi, siate uniti fraternamente tra di voi con l’amicizia e l’aiuto scambievole, siate sempre in mezzo al vostro popolo segno di unione e di comunione; amate il vostro lavoro sacerdotale di servizio al popolo di Dio; considerate che, più di qualsiasi altra attività, il preminente impegno del sacerdote deve essere quello del lavoro parrocchiale attraverso il quale, in modo particolare, voi vivete la vita stessa del vostro popolo e condividete le sue gioie e le sue speranze, come le tristezze e le angosce dei più poveri e di coloro che soffrono: siate, nella società calabrese, costruttori di comunità.

5. Mi rivolgo ora a voi, carissimi seminaristi, che rappresentate la continuità del sacerdozio ministeriale nella Chiesa. Le riflessioni che ho fin qui proposto - lo avete certamente notato - si applicano per molti aspetti anche a voi.

Abbiate somma cura della vostra vocazione. Alimentate la consapevolezza del dono che il Signore vi ha fatto chiamandovi al suo servizio. Comportatevi sempre “in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria” (1 Ts 2, 12).

Con grande affetto benedico ora tutti, sacerdoti e seminaristi, assicurandovi che occupate un posto speciale nel mio cuore.

CALENDARIO

4 VIERNES. SAN CARLOS BORROMEO, obispo, memoria obligatoria

Misa
de la memoria (blanco).
MISAL: oracs. props., ants. del común de pastores (para un obispo), Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Flp 3, 17 — 4, 1.
Aguardamos un Salvador; él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso.
- Sal 121. R. Vamos alegres a la casa del Señor.
- Lc 16, 1-8. Los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de la memoria.

Martirologio: elogs. del 5 de noviembre, pág. 650.
CALENDARIOS: HH. Angélicas de San Pablo: San Carlos Borromeo, obispo (F).
Trinitarios: San Félix de Valois, presbítero (MO).
Escolapios: Conmemoración de los familiares, benefactores y poseedores de la Carta de Hermandad de la Orden, difuntos.

TEXTOS MISA

4 de noviembre
San Carlos Borromeo, obispo
Memoria

Las oraciones son propias de la memoria. Las antífonas están tomadas del común de pastores: II. Para un obispo 1

Antífona de entrada Cf. Ez 34, 11. 23-24
Buscaré a mis ovejas, dice el Señor, y suscitaré un pastor que las apaciente: yo, el Señor, seré su Dios.
Visitábo oves meas, dicit Dóminus, et suscitábo pastórem qui pascat eas: ego autem Dóminus ero eis in Deum.
O bien: Cf. Lc 12, 42
Este es el administrador fiel y prudente a quien el Señor pondrá al frente de su servidumbre para que reparta la ración de alimento a sus horas.
Iste est fidélis et prudens dispensátor, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

Monición de entrada
Se celebra hoy la memoria de san Carlos Borromeo, obispo. Nació en Lombardía (Italia) el año 1538. Nombrado cardenal y elegido obispo de Milán, fue un verdadero pastor preocupado por las necesidades de la Iglesia de su tiempo. Trabajó incansablemente por poner en práctica las disposiciones pastorales del Concilio de Trento: convocó sínodos, erigió seminarios para la formación del clero, visitó muchas veces toda su diócesis para confirmar la fe de sus fieles y dio muchas normas para el cuidado de la vida espiritual de estos. Murió el año 1584.

Oración colecta
Conserva, Señor, en tu pueblo el espíritu que infundiste en el obispo san Carlos Borromeo, para que la Iglesia se renueve sin cesar y pueda mostrar al mundo el verdadero rostro de Cristo, configurada a su imagen. Por nuestro Señor Jesucristo.
Custódi, quaesumus, Dómine, in pópulo tuo spíritum, quo beátum Cárolum epíscopum implevísti, ut Ecclésia indesinénter renovétur, et, Christi se imágini confórmans, ipsíus vultum mundo váleat osténdere. Qui tecum.
LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Viernes de la XXXI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Fil 3, 17-4, 1
Aguardamos un Salvador; él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso

Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Filipenses.

Hermanos, sed imitadores míos y fijaos en los que andan según el modelo que tenéis en nosotros.
Porque —como os decía muchas veces, y ahora lo repito con lágrimas en los ojos— hay muchos que andan como enemigos de la cruz de Cristo: su paradero es la perdición; su Dios, el vientre; su gloria, sus vergüenzas; solo aspiran a cosas terrenas.
Nosotros, en cambio, somos ciudadanos del cielo, de donde aguardamos un Salvador: el Señor Jesucristo.
Él transformará nuestro cuerpo humilde, según el modelo de su cuerpo glorioso, con esa energía que posee para sometérselo todo.
Así, pues, hermanos míos queridos y añorados, mi alegría y mi corona, manteneos así, en el Señor, queridos.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 121, 1bc-2. 3-4ab 4cd-5 (R.: cf. 1bc)
R. 
Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. ¡Qué alegría cuando me dijeron:
«Vamos a la casa del Señor»!
Ya están pisando nuestros pies
tus umbrales, Jerusalén.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. Jerusalén está fundada
como ciudad bien compacta.
Allá suben las tribus,
las tribus del Señor.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

V. Según la costumbre de Israel,
a celebrar el nombre del Señor;
en ella están los tribunales de justicia,
en el palacio de David.
R. Vamos alegres a la casa del Señor.
In domum Dómini lætántes íbimus.

Aleluya 1 Jn 2, 5
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Quien guarda la Palabra de Cristo, ciertamente el amor de Dios ha llegado en él a su plenitud. R.
Qui servat verbum Christi, vere in hoc cáritas Dei perfécta est.

EVANGELIO Lc 16, 1-8
Los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, decía Jesús a sus discípulos:
«Un hombre rico tenía un administrador, a quien acusaron ante él de derrochar sus bienes.
Entonces lo llamó y le dijo:
“¿Qué es eso que estoy oyendo de ti? Dame cuenta de tu administración, porque en adelante no podrás seguir administrando”.
El administrador se puso a decir para sí:
“¿Qué voy a hacer, pues mi señor me quita la administración? Para cavar no tengo fuerzas; mendigar me da vergüenza. Ya sé lo que voy a hacer para que, cuando me echen de la administración, encuentre quien me reciba en su casa”.
Fue llamando uno a uno a los deudores de su amo y dijo al primero:
“¿Cuánto debes a mi amo?”.
Este respondió:
“Cien barriles de aceite».
Él le dijo:
«Toma tu recibo; aprisa, siéntate y escribe cincuenta”. Luego dijo a otro:
“Y tú, ¿cuánto debes?”.
Él dijo:
“Cien fanegas de trigo”.
Le dice:
«Toma tu recibo y escribe ochenta».
Y el amo alabó al administrador injusto, porque había actuado con astucia. Ciertamente, los hijos de este mundo son más astutos con su propia gente que los hijos de la luz».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 22-septiembre-2019
La riqueza puede empujar a la gente a construir muros, crear divisiones y discriminación. Jesús, por el contrario, invita a sus discípulos a invertir el curso: "Hacer amigos con las riquezas". Es una invitación a saber transformar bienes y riquezas en relaciones, porque las personas valen más que las cosas y cuentan más que las riquezas que poseen. En la vida, en efecto, no son los que tienen tantas riquezas los que dan fruto, sino los que crean y mantienen vivos tantos lazos, tantas relaciones, tantas amistades a través de las diferentes "riquezas", es decir, de los diferentes dones con los que Dios los ha dotado. Pero Jesús indica también el fin último de su exhortación: "Haceos amigos con las riquezas injustas para que os reciban en las moradas eternas". Si somos capaces de transformar las riquezas en instrumentos de fraternidad y solidaridad, nos acogerá en el Paraíso no solamente Dios, sino también aquellos con los que hemos compartido, administrándolo bien lo que el Señor ha puesto en nuestras manos.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXXIV

Imploremos, hermanos, la misericordia de Dios Padre todopoderoso, y oremos para que escuche las peticiones de quienes tienen en él toda su esperanza.
- Por los obispos, sacerdotes y religiosos de la santa Iglesia, para que correspondan a su ministerio con una vida santa. Roguemos al Señor.
- Por la paz entre las naciones y el progreso de todos los pueblos. Roguemos al Señor.
- Por los enfermos, los impedidos, los ancianos у cuántos no han podido venir a nuestra celebración: para que, presentes en espíritu, obtengan los bienes de Dios. Roguemos al Señor.
- Por esta asamblea reunida en el nombre de Cristo: para que crezca en la fe, en la esperanza y en el amor a Dios y a los hombres. Roguemos al Señor.
Ayuda, Dios de bondad, a tu Iglesia, con tu constante misericordia, para que, en medio de las dificultades de este mundo, se alegre con tus beneficios en la tierra y alcance los dones del reino futuro. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Mira, Señor, los dones presentados en tu altar en la memoria de san Carlos Borromeo, y, así como lo glorificaste por su celo en el ministerio pastoral y sus virtudes admirables, concédenos, por la eficacia de este sacrificio, abundar en frutos de buenas obras. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Super oblate
Inténde múnera, Dómine, altáribus tuis pro beáti Cároli commemoratióne propósita, et huius sacrifícii virtúte concéde, ut, sicut illum pastorális offícii vigilántia et praecláris virtútum méritis sublimásti, ita nos fácias sincéris óperum frúctibus abundáre. Per Christum.

PREFACIO DE LOS SANTOS PASTORES
LA PRESENCIA DE LOS SANTOS PASTORES EN LA IGLESIA
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, por Cristo, Señor nuestro.
Porque nos concedes la alegría de celebrar hoy la fiesta de san N., fortaleciendo a tu Iglesia con el ejemplo de su vida santa, instruyéndola con su palabra y protegiéndola con su intercesión.
Por eso, con los ángeles y la multitud de los santos, te cantamos el himno de alabanza diciendo sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum.
Quia sic tríbuis Ecclésiam tuam sancti N. festivitáte gaudére, ut eam exémplo piae conversatiónis corróbores, verbo praedicatiónis erúdias, gratáque tibi supplicatióne tueáris.
Et ídeo, cum Angelórum atque Sanctórum turba, hymnum laudis tibi cánimus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA III

Antífona de la comunión Cf. Jn 15, 16
No sois vosotros los que me habéis elegido -dice el Señor-, soy yo quien os he elegido, y os destinado para que vayáis y deis fruto, y vuestro fruto dure.
Non vos me elegístis, dicit Dóminus; sed ego elégi vos, et pósui vos ut eátis et fructum afferátis, et fructus vester máneat.
O bien: Cf. Lc 12, 36-37
Bienaventurado aquel criado, a quien el Señor, cuando venga y llame a la puerta, lo encuentre en vela.
Beátus ille servus, quem, cum vénerit dóminus eius, et pulsáverit iánuam, invénerit vigilántem.

Oración después de la comunión
Te pedimos, Señor, que los sacramentos recibidos nos den aquella fortaleza de espíritu que hizo a san Carlos Borromeo fiel en el ministerio y fervoroso en la caridad. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Praestent nobis, quaesumus, Dómine, sacra mystéria quae súmpsimus eam ánimi fortitúdinem, quae beátum Cárolum réddidit in ministério fidélem et in caritáte fervéntem. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del día 5 de noviembre
M
emoria de santa Ángela de la Cruz, fundadora del Instituto de las Hermanas de la Cruz, que no se reservó ningún derecho para sí sino que lo dejó todo para los pobres, a los cuales acostumbraba llamar sus señores, y los servía de verdad. (1932)
1. En Cesarea de Palestina, hoy en Israel, santo Domnino, mártir, joven médico, que al comienzo de la persecución bajo el emperador Diocleciano le condenaron a las minas de Fanensia, donde, tras padecer crueles vejaciones, por orden del prefecto Urbano le entregaron al fuego, en el año quinto de la persecución, al haberse mantenido firme en la confesión de la fe. (307)
2. En la misma ciudad, memoria de los santos Teótimo, Filoteo y Timoteo, mártires, que, siendo aún jóvenes, fueron destinados a los juegos del circo para diversión de la plebe y se les entregó a las bestias, lo mismo que san Ausencio, que era ya anciano. (307)
3*. En la región de Apulia, en la Italia actual, san Marcos, obispo de Ecano, hoy Troia. (s. V)
4. En Tréveris, en el territorio de Renania, en Austrasia, actual Alemania, san Fibicio, obispo. (500)
5*. En Bretaña Menor, Francia en la actualidad, san Guetnocio, venerado como hermano de los santos Winwaleo y Jacuto. (s. VI)
6*. En el cenobio de Chelles, junto a Meaux, en la Galia Lugdunense, también en Francia, santa Bertila, su primera abadesa. (s. VI)
7*. En Beziers, en la Galia Narbonense, de nuevo en Francia, san Geraldo, obispo, varón de admirable honradez y sencillez, al que siendo canónigo regular se le obligó a aceptar el episcopado, en cuya dignidad fue aún más humilde. (1123)
8*. En Constantinopla, actual Estambul, en Turquía, beato Gómidas Keumurdjan (Cosme de Carboniano), presbítero y mártir, que siendo padre de familia, nacido y ordenado en la Iglesia de Armenia, por mantener con firmeza y propagar la fe católica profesada en el Concilio de Calcedonia, padeció enormemente y al fin murió decapitado mientras recitaba el símbolo niceno. (1707)
9. Cerca del río Hung Yen, en Tonkín, hoy Vietnam, santo Domingo Mau, presbítero de la Orden de Predicadores y mártir, que, en la persecución bajo el emperador Tu Duc, por exhortar a los cristianos a la profesión de la fe llevando el rosario, mostrando su fidelidad a Cristo, fue conducido al patíbulo para ser decapitado, con las manos juntas, como para subir al altar. (1858)
10*. En Parma, ciudad de Italia, beato Guido María Conforti, obispo y buen pastor, siempre en vela por la defensa de la Iglesia y de la fe de su pueblo; movido por el anhelo de la evangelización de los pueblos, fundó los Misioneros Javieranos. (1931)
11*. En Madrid, en España, beato Juan Antonio Burró Más, religioso de la Orden Hospitalaria San Juan de Dios, mártir por su profesión evangélica durante la persecución contra la Iglesia. (1936)
12*. En la localidad de El Saler, cerca de Valencia, también en España, beata María del Carmen Viel Ferrando, virgen y mártir, que en la misma persecución llevó a cabo una lucha gloriosa. (1936)
13*. En la aldea de Hof, en Alemania, beato Bernardo Lichtenberg, presbítero y mártir, que, al ver pisoteada la dignidad de Dios y de los hombres, no cesaba de orar en público por los judíos inhumanamente torturados y detenidos, y por eso fue también apresado y destinado al campo de concentración de Dachau, donde, destrozado por los malos tratos, pero impávido, dio su vida por Cristo. (1943)
14*. En el campo de concentración de la ciudad de Abez, en la región rusa de Siberia, beato Gregorio Lakota, obispo de Przemysl y mártir, que, al ver despreciada la fe de su patria por los perseguidores, superó los tormentos corporales al morir intrépidamente por Cristo. (1950)
- Beatos mártires albaneses (1945-1974). Vinçenc Prennushi, franciscano, arzobispo de Durrës y 37 compañeros, obispos, sacerdotes, religiosos y laicos, víctimas del régimen comunista en Albania.

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