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viernes, 23 de septiembre de 2022

Viernes 28 octubre 2022, Santos Simón y Judas, apóstoles, fiesta

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI IMPEGNATI NEL MINISTERO DELLE CONFESSIONI DURANTE L'ANNO GIUBILARE DELLA REDENZIONE

Lunedì, 9 luglio 1984

Cari fratelli nel sacerdozio.

1. Sono lieto di vedervi qui riuniti sotto la guida di monsignor Luigi Dadaglio, pro-penitenziere maggiore. Mi è veramente gradito questo incontro con voi, che durante l’Anno Giubilare avete esercitato il ministero della Riconciliazione come penitenzieri o come confessori aggiunti nelle basiliche patriarcali e in altre chiese di Roma. Esso mi offre l’occasione propizia per dire a voi e a tanti generosi sacerdoti, che si dedicano al ministero delle confessioni, alcune cose che porto nel cuore.

Anzitutto desidero ringraziarvi per l’opera veramente preziosa che avete compiuta per mesi e mesi nel silenzioso, paziente e costante adempimento di un compito che si collocava al cuore stesso dell’Anno Santo, perché attraverso di esso - e attraverso di voi - avvenne per innumerevoli pellegrini l’accesso alle fonti della divina misericordia. A questo mirava anzitutto e soprattutto l’intenzione e l’organizzazione dell’Anno Giubilare, del quale pertanto voi siete stati in certo senso i principali ministri.

Ma in voi mi piace vedere rappresentati e spiritualmente presenti tanti altri venerandi e diletti sacerdoti che nelle varie diocesi di ogni continente durante l’Anno Santo hanno svolto lo stesso ministero, assecondando senza dubbio la spinta interiore dello Spirito, che li portava a rispondere alle nuove, più intense, a volte insospettate richieste dei fedeli che volevano riprendere questa pratica sacramentale. E il mio pensiero si dilata e vorrebbe raggiungere le folte schiere di nostri confratelli, che di generazione in generazione si sono succeduti nei confessionali, in Roma e in tutte le Chiese locali del mondo, per accogliere persone di ogni età e condizione che lo stesso Spirito attirava al sacramento della purificazione e del perdono. Essi costituiscono una magnifica schiera di portatori di grazia, di insegnamenti, di consigli, di comprensione, di consolazione e d’incoraggiamento al bene, alla quale si deve, oltre la conversione e la santificazione dei singoli, la formazione, la salvaguardia e la trasmissione di quel costume cristiano che in molte nazioni è il patrimonio più ricco e importante della civiltà ispirata al Vangelo.

Sentiamoci oggi uniti e partecipi di questa “comunione santa” di sacerdoti e pastori d’anime di tutti i tempi, associati non solo nel vincolo della fraternità ecclesiale, ma anche nella continuità di un ministero che permette a tanti sacerdoti umili, buoni e sapienti di essere gli artefici del rinnovamento delle coscienze, del ringiovanimento della comunità cristiana, dell’infusione di un “supplemento d’anima” alle stesse società e istituzioni umane sempre bisognose del soffio vivificante dello Spirito.

Nella comunione ecclesiale che ci unisce come “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32), in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo, oggi mi faccio interprete della Chiesa nel far giungere a tutti la sua approvazione e il suo plauso; mi faccio interprete vostro nel rendimento di grazie al Signore per tutti i doni di misericordia e di perdono che Dio ha concesso anche per mezzo di tanti umili suoi servi a innumerevoli uomini, sempre, e specialmente nell’Anno Giubilare da poco concluso.

2. Tutti siamo stati testimoni di ciò che Dio ha operato durante la celebrazione giubilare della redenzione; tutti, e voi forse anche più degli altri, possiamo dire col salmista che veramente il Signore “mirabilia fecit” (Sal 98, 1).

Queste “opere mirabili” hanno avuto anche certi risalti esterni, specialmente negli ultimi mesi dell’Anno Giubilare, come per un’esigenza di espansione della carica di vita soprannaturale accumulata nell’anima dei fedeli. Specialmente i giovani hanno fatto esplodere, si direbbe, ciò che tutta la Chiesa aveva in cuore. Ma voi sapete che le cose più stupende sono quelle avvenute per tante anime al livello della coscienza, dove il pentimento umano e il perdono divino le hanno portate alla vita nuova attraverso la grazia sacramentale. Questo cambiamento, questa conversione dell’anima sotto l’azione della grazia giustificatrice, è “l’opera più grande quanto alla grandezza dell’opera, che Dio compia nel mondo”, come spiega san Tommaso d’Aquino (S. Thomae Aquinatis, Summa Theologiae, I-II, q. 11, a. 9), facendo eco a sant’Agostino che scriveva: “Maius est quod ex impio fiat iustus, quam creare coelum et terram. Coelum enim et terra transibit: praedestinatorum autem salus et iustificatio pernanebit” (S. Augustini, In Ioannem, tract. 72: PL 35, 1823). Anzi, san Tommaso mostra come abbia ragione sant’Agostino di aggiungere: “Iudicet qui potest, utrum maius sit iustos angelos creare quam impios iustificare. Certum, si aequalis est utrumque potentiae, hoc maioris est misericordiae” (Ivi).

Nella Confessione, dunque, si compie e si rinnova continuamente, come nel Battesimo, quello che possiamo chiamare il miracolo della divina misericordia. Non possiamo lasciare che si disperda questo frutto dell’Anno Santo. Se la celebrazione giubilare ha confermato l’importanza, anzi la necessità vitale, per gli uomini e per la Chiesa, del sacramento della Penitenza; se ci ha permesso di constatare che moltissimi credenti sono sensibili e docili al richiamo della Chiesa verso questo sacramento, perché esso tocca un loro bisogno interiore e in molti casi un desiderio reale anche se molte volte inespresso o forse addirittura soffocato dalle preoccupazioni e distrazioni quotidiane; se la vittoria del buon seminatore vi è stata e voi, più di ogni altro, avete potuto raccogliere tanta messe: ora occorre continuare a impegnarsi nel ministero della Riconciliazione con nuovo slancio pastorale, cioè con nuova disponibilità, con nuova generosità, con nuovo spirito di sacrificio e con nuova intelligenza della sua funzione nell’economia della salvezza come mezzo di raccordo e canale di comunicazione tra il cuore di Gesù Cristo crocifisso e i singoli uomini, tutti bisognosi di redenzione (cf. Rm 3, 23).

3. In questo incontro con voi, cari e venerati padri penitenzieri e confessori romani, desidero ribadire questo punto fondamentale di qualsiasi programma pastorale che voglia essere conforme all’istituzione, allo spirito di Cristo e alla tradizione della Chiesa.

Come successore di Pietro, il Papa sente l’obbligo di provvedere anzitutto e più direttamente alla diocesi di Roma, dove la tradizione della Chiesa ha il suo filo conduttore anche su questo punto. Ma io sono sicuro che i vescovi di tutto il mondo, partecipi anch’essi della successione apostolica, continueranno a procurare in tutti i modi possibili che il prezioso ministero delle confessioni abbia il posto che gli compete nella stima, nell’impegno, nel tempo e nella stessa ascetica personale di tutti i sacerdoti in cura d’anime.

In particolare desidero raccomandare che a tutte le chiese parrocchiali e a quelle dei religiosi sia assicurata la presenza di sacerdoti idonei per l’amministrazione del sacramento della Penitenza in sedi convenienti e con gli orari più adatti, tenendo conto delle norme disciplinari e pastorali del diritto canonico e delle legislazioni particolari. Specialmente le cattedrali e i santuari assumano sempre di più questa funzione di “luoghi della misericordia”, dove è sempre possibile trovare facilmente la grazia del perdono. Né si ometta l’antica consuetudine di indire predicazioni straordinarie - in forma di “missioni”, esercizi, ritiri, eccetera, oltre alle predicazioni che solitamente si tengono nelle chiese - assicurando in tali circostanze la presenza di confessori straordinari.

4. Il ministero della Penitenza esige da noi sacerdoti non solo una donazione generosa di tempo e di fatica, ma anche uno zelo ardente e sincero per la salvezza delle anime, che si traduce nella pratica delle piccole e grandi virtù di un buon pastore: per esempio la pazienza, la puntualità, il riserbo, la finezza di tratto e di parola, la disponibilità al colloquio, la larghezza di mente e di cuore, e tutte le altre qualità e virtù necessarie per il buon adempimento di questo delicatissimo ufficio.

Solo questa ricchezza spirituale libera dal pericolo di cadere in quelle mancanze di delicatezza, di bontà, di rispetto alle coscienze, di affabilità, di dedizione, che a volte possono indisporre coloro che ricorrono al sacramento con la speranza e la fiducia di trovarvi una manifestazione concreta di colui che conoscono come “ricco di misericordia” (Ef 2, 4). Noi dobbiamo essere sue immagini, suoi riflessi soprattutto in questo! Poveri di tutto, la nostra ricchezza può e deve essere la misericordia! Essa completerà anche e soprattutto in questo campo la giustizia, che pur dobbiamo praticare; essa ne attenuerà il rigore e ne addolcirà le prescrizioni.

A questo riguardo, sarà bene meditare spesso sul fatto che noi non siamo i padroni né del sacramento né delle coscienze: siamo invece e dobbiamo sforzarci di essere, in modo sempre più adeguato, degli umili “servi dei servi di Dio”, dei “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio”, come dice san Paolo. “Ora - prosegue l’apostolo - quanto si richiede, negli amministratori, è che ognuno risulti fedele” (1 Cor 4, 1-2). Fedeli a Cristo sacerdote eterno, fedeli alla Chiesa, fedeli al sacramento, fedeli alle anime che vengono a chiederci l’elargizione della divina misericordia!

5. A questo scopo sarà sempre utile e necessario possedere una pedagogia pastorale, maturata nella preghiera e nell’esperienza. Essa presuppone certe doti di intuizione, di finezza, di bontà, ma si rassoda e perfeziona col prudente esercizio del ministero e con i carismi concessi dallo Spirito Santo a chi si fa suo docile strumento: soprattutto il dono del consiglio, destinato specialmente ai pastori e direttori di coscienza, i quali, se sono fedeli, possono giungere a meritare il titolo che veniva attribuito a sant’Antonino di Firenze, cioè di “vir consiliorum”.

Anche nel nostro tempo abbiamo dinanzi agli occhi figure mirabili di confessori, come san Leopoldo Mandic, che ho avuto la gioia di canonizzare. In lui la Chiesa ha voluto onorare anche tanti altri, noti e ignoti, che si trovano si può dire in ogni diocesi, in ogni famiglia religiosa, e sono punti di riferimento per i fedeli e per gli stessi sacerdoti. Quante volte, cari confratelli, ci è stato concesso il dono di incontrare e di ricevere da qualcuno di questi venerandi uomini di Dio l’indicazione di cui avevamo bisogno, e che sentivamo provenire dall’alto!

Ecco: al confessore occorre una luce che viene dall’alto, e quindi una pedagogia della fede che tutto vede e aiuta a vedere in quella luce, tutto cioè nel riferimento a Dio supremo legislatore, amico, padre di misericordia infinita. Una pedagogia della fede che in quella luce considera e tratta le virtù e i peccati, e soprattutto accosta i penitenti infondendo in loro, anche nel caso di qualche delicato e leale richiamo da esprimere, il senso dell’eterno amore di Dio, che rivive nel cuore del sacerdote.

A nessuno, come ai confessori, si attaglia l’esortazione di san Paolo ai Colossesi, che mi permetto di rivolgere a voi e a tutti coloro che esercitano questo salutare ministero in tutta la Chiesa, come un ricordo di questo felice incontro e di tutto l’Anno Santo: “Rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza . . . Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutti poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori!” (Col 3, 12-15).

Fede, amore, misericordia e pace sono le basi spirituali indispensabili di una pastorale del sacramento della Penitenza che permette di affrontare tanti problemi e casi particolari, ma soprattutto di realizzare ciò che nelle intenzioni della Chiesa deve essere il sacro ministero, come lo è stato, grazie a Dio, nell’Anno Santo e dovrà continuare ad esserlo sempre più e sempre meglio: un’espansione della grazia redentrice, che dal cuore di Cristo crocifisso giunge a tutti coloro che su tutte le vie del mondo aspettano e cercano la “beata speranza” della salvezza.

Con questo auspicio, pieno di speranza, vi benedico di cuore.

CALENDARIO

28 VIERNES. SANTOS SIMÓN y JUDAS, apóstoles, fiesta


Fiesta de san Simón y san Judas, apóstoles, el primero apellidado Cananeo o Zelotas, y el segundo, hijo de Santiago, llamado también Tadeo, el cual, en la última Cena preguntó al Señor acerca de su manifestación, recibiendo esta respuesta: «El que me ame, observará mi palabra, y el Padre mío le amará, y vendremos a él y haremos nuestra mansión en él» (elog. del Martirologio Romano).

Misa de la fiesta (rojo).
MISAL: ants. y oracs. props., Gl., Pf. de los apóstoles. Conveniente PE I. No se puede decir la PE IV.
LECC.: vol. IV.
- Ef 2, 19-22.
Estáis edificados sobre el cimiento de los apóstoles.
- Sal 18. R. A toda la tierra alcanza su pregón.
- Lc 6, 12-19. Escogió de entre ellos a doce, a los que también nombró apóstoles.

* Hoy no se permiten las misas de difuntos, excepto la exequial.

Liturgia de las Horas: oficio de fiesta. Te Deum.

Martirologio: elogs. del 29 de octubre, pág. 637.
CALENDARIOS: Tui-Vigo: Aniversario de la ordenación episcopal de Mons. José Diéguez Reboredo, obispo, emérito (1984).

TEXTOS MISA

28 de octubre
SAN SIMÓN Y SAN JUDAS, APÓSTOLES
Fiesta

Antífona de entrada
Estos son los varones santos a quienes eligió el Señor amorosamente y les dio la gloria eterna.
Isti sunt viri sancti, quos elégit Dóminus in caritáte non ficta, et dedit illis glóriam sempitérnam.

Monición de entrada
Hoy es la fiesta de los santos Simón y Judas Tadeo, el cual, en la última Cena, preguntó al Señor acerca de la elección de los doce como discípulos, a lo que el Señor le respondió: «El que me ama guardará mi palabra, y mi Padre lo amará, y vendremos a él y haremos morada en él». Apenas tenemos referencias de ellos ni de su misión apostólica. La tradición atribuye al apóstol san Judas una carta recogida en el canon del Nuevo Testamento.

Se dice Gloria.

Oración colecta
Oh, Dios, que nos concediste llegar al conocimiento de tu nombre por medio de los santos apóstoles, te rogamos que, por intercesión de san Simón y san Judas, la Iglesia siga creciendo siempre por el incremento de los pueblos que crean en ti. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui nos per beátos Apóstolos ad agnitiónem tui nóminis veníre tribuísti, intercedéntibus sanctis Simóne et Iuda, concéde propítius, ut semper augeátur Ecclésia increméntis in te credéntium populórum. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas propias de la fiesta de los santos Simón y Judas, apóstoles (Lec. IV).

PRIMERA LECTURA Ef 2, 19-22
Estáis edificados sobre el cimiento de los apóstoles
Lectura de la carta del apóstol san Pablo a los Efesios.

Hermanos:
Ya no sois extranjeros ni forasteros, sino conciudadanos de los santos, y miembros de la familia de Dios.  
Estáis edificados sobre el cimiento de los apóstoles y profetas, y el mismo Cristo Jesús es la piedra angular. Por él todo el edificio queda ensamblado, y se va levantando hasta formar un templo consagrado al Señor. Por él también vosotros entráis con ellos en la construcción, para ser morada de Dios, por el Espíritu.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 18, 2-3. 4-5 (R.: 5a)
R. A toda la tierra alcanza su pregón.
In omnem terram exívit sonus eórum.

V. El cielo proclama la gloria de Dios,
el firmamento pregona la obra de sus manos:
el día al día le pasa el mensaje,
la noche a la noche se lo susurra.
R. A toda la tierra alcanza su pregón.
In omnem terram exívit sonus eórum.

V. Sin que hablen, sin que pronuncien,
sin que resuene su voz,
a toda la tierra alcanza su pregón
y hasta los límites del orbe su lenguaje.
R. A toda la tierra alcanza su pregón.
In omnem terram exívit sonus eórum.

Aleluya
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. A ti, oh Dios, te alabamos, a ti, Señor, te reconocemos; a ti te ensalza el glorioso coro de los apóstoles, Señor. R.
Te Deum laudámus, te Dóminum confitémur; te gloriósus Apostolórum chorus laudat, Dómine.

EVANGELIO Lc 6, 12-19
Escogió de entre ellos a doce, a los que también nombró apóstoles
 Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquellos días, Jesús salió al monte a orar y pasó la noche orando a Dios.
Cuando se hizo de día, llamó a sus discípulos, escogió de entre ellos a doce, a los que también nombró apóstoles: Simón, al que puso de nombre Pedro, y Andrés, su hermano; Santiago, Juan, Felipe, Bartolomé, Mateo, Tomás, Santiago el de Alfeo, Simón, llamado el Zelote; Judas el de Santiago y Judas Iscariote, que fue el traidor.
Después de bajar con ellos, se paró en una llanura con un grupo grande de discípulos y una gran muchedumbre del pueblo, procedente de toda Judea, de Jerusalén y de la costa de Tiro y de Sidón. Venían a oírlo y a que los curara de sus enfermedades; los atormentados por espíritus inmundos quedaban curados, y toda la gente trataba de tocarlo, porque salía de él una fuerza que los curaba a todos.

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Del Papa Francisco, homilía en santa Marta, 9 de septiembre de 2014
¿Por qué somos "elegidos" como cristianos? La respuesta está en el amor de Dios. "El amor no mira si uno tiene la cara poco agraciada o la cara hermosa: ¡ama! Y Jesús hace lo mismo: ama y elige con amor. Y elige a todos". En su "lista" no hay personas importantes "según los criterios del mundo: hay gente común". El único elemento que los caracteriza a todos es que "son pecadores. Jesús eligió a los pecadores. Elige a los pecadores. Y esta es la acusación que le hacen los doctores de la ley, los escribas".
Pero Jesús es así y, por lo tanto, "llama a todos". Su criterio es el amor, como se ve claro desde que "nosotros, el día de nuestro Bautismo, hemos sido elegidos oficialmente". En esa elección "está el amor de Jesús". Él "me miró y me dijo: ¡tú!". 

Oración de los fieles
Hermanos, edificados sobre el cimiento de los apóstoles, oremos al Padre por su pueblo santo, diciendo:
R. Escúchanos, Señor.
- Por la Iglesia, una, santa, católica y apostólica, para que se edifique y crezca hasta llegar a la plenitud de Cristo. Oremos. R.
- Por el papa, sucesor de Pedro, para que presida en la caridad las Iglesias de Oriente y Occidente. Oremos. R.
- Por los marginados, por los encarcelados, por los que sufren a causa de la fe en Cristo o de sus convicciones religiosas, para que encuentren ayuda, consuelo y liberación. Oremos. R.
- Por la paz y la solidaridad universales, para que se destierren las guerras, se acaben las discordias y reine la armonía entre los hijos de un mismo Padre. Oremos. R.
- Por los que celebramos los misterios de la Pascua del Señor, para que nos alegremos de compartir su pasión para desbordar de gozo el día en que se manifestará su gloria. Oremos. R.
Señor, Dios nuestro, tú has instruido a todos los pueblos con la predicación de los apóstoles san N. y san N. concede a cuantos celebramos hoy su fiesta ser como ellos fueron testigos de tu verdad ante el mundo. Por Jesucristo, nuestro Señor

Oración sobre las ofrendas
Al venerar la gloria eterna de los santos apóstoles Simón y Judas, te pedimos, Señor, que recibas nuestras súplicas y nos dispongas para participar dignamente en estos sagrados misterios. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Glóriam, Dómine, sanctórum apostolórum Simónis et Iudae perpétuam venerántes, quaesumus, ut vota nostra suscípias et ad sacra mystéria celebránda nos digne perdúcas. Per Christum.

PREFACIO I DE LOS APÓSTOLES
LOS APÓSTOLES, PASTORES DEL PUEBLO DE DIOS
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque tú, Pastor eterno, no abandonas nunca a tu rebaño, sino que por medio de los santos apóstoles lo proteges y conservas, y quieres que tenga siempre por guías a los mismos pastores a quienes tu Hijo estableció como enviados suyos.
Por eso, con los ángeles y arcángeles, tronos y dominaciones, y con todos los coros celestiales, cantamos sin cesar el himno de tu gloria:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Qui gregem tuum, Pastor aetérne, non déseris, sed per beátos Apóstolos contínua protectióne custódis, ut iísdem rectóribus gubernétur, quos Fílii tui vicários eídem contulísti praeésse pastóres.
Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia caeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA I o CANON ROMANO

Antífona de comunión Cf. Jn 14, 23
El que me ama guardará mi palabra, y mi Padre lo amará, y vendremos a él y haremos morada en él, dice el Señor.
Si quis díligit me, sermónem meum servábit, dicit Dóminus; et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus, et mansiónem apud eum faciémus.

Oración después de la comunión
Después de participar en la comunión, movidos por el Espíritu Santo te pedimos, Señor, que cuanto hemos celebrado en recuerdo del martirio de los apóstoles Simón y Judas nos ayude a perseverar en tu amor. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Percéptis, Dómine, sacraméntis, súpplices in Spíritu Sancto deprecámur, ut, quae pro apostolórum Simónis et Iudae veneránda gérimus passióne, nos in tua dilectióne consérvent. Per Christum.

Se puede utilizar la bendición solemne de los Apóstoles.
Dios que os ha edificado sobre el cimiento de los apóstoles, por la intercesión gloriosa de los santos apóstoles N. y N., os llene de sus bendiciones.
Deus, qui vos in apostólicis tríbuit consístere fundaméntis, benedícere vobis dignétur beatórum Apostolórum N. et N. méritis intercedéntibus gloriósis.
R. Amén.
Quien os ha enriquecido con la palabra y el ejemplo de los apóstoles os conceda su ayuda para que seáis testigos de la verdad ante el mundo.
Et apostólicis praesídiis vos pro cunctis fáciat testes veritátis, qui vos eórum munerári documéntis vóluit et exémplis.
R. Amén.
Para que así obtengáis la heredad del reino eterno, por la intercesión de los apóstoles, por cuya palabra os mantenéis firmes en la fe.
Ut eórum intercessióne ad aetérnae pátriae hereditátem perveníre possítis, per quorum doctrínam fídei firmitátem possidétis.
R. Amén.
Y la bendición de Dios todopoderoso, Padre, Hijo + y Espíritu Santo, descienda sobre vosotros y os acompañe siempre.
Et benedíctio Dei omnipoténtis, Patris, et Fílii, + et Spíritus Sancti, descéndat super vos et máneat semper.
R. Amén.

MARTIROLOGIOS

Elogios del día 29 de octubre

1. En Cartago, en la actual Túnez, san Feliciano, mártir(c. s. III)
2. Conmemoración de san Narciso, obispo de Jerusalén, merecedor de alabanzas por su santidad, paciencia y fe. Acerca de cuándo debía celebrarse la Pascua cristiana, manifestó estar de acuerdo con el papa san Víctor, y que no había otro día que el domingo para celebrar el misterio de la Resurrección de Jesucristo. Descansó en el Señor a la edad de ciento dieciséis años. (c. 222)
3. En Vercelli, lugar de la región italiana de Liguria, san Honorato, obispo, el cual, discípulo de san Eusebio en el monasterio y compañero suyo también en la cárcel, sucedió a su maestro en la sede, para seguir enseñando la doctrina verdadera, y a la hora de la muerte mereció dar el viático al obispo san Ambrosio. (s. IV/ V)
4. En Sidón, en Fenicia, hoy el Líbano, san Zenobio, presbítero, que durante la durísima persecución bajo el emperador Diocleciano animó a otros al martirio, y finalmente también él fue coronado con la muerte. (s. IV)
5. En Edesa, de Osroene, en Mesopotamia, actual Turquía, san Abrahán, anacoreta, cuya vida fue escrita por san Efrén, diácono. (366)
6. En el territorio de Vienne, en la Galia, hoy Francia, san Teodario, abad, el cual, discípulo de san Cesáreo de Arlés, estableció unas celdas para monjes y fue designado por el obispo como intercesor ante Dios y presbítero penitenciario para todos los habitantes de la ciudad. (c. 575)
7*. En Galway, lugar de Hibernia, actual Irlanda, san Colmán, obispo. (632)
8*. En Moustiers-en-Fagne, cerca de Cambrai, en Neustria, Francia actualmente, san Dodón, abad, que, presidiendo el monasterio de Wallers, prefirió retirarse a la vida eremítica. (s. VIII)
9*. En Secondigliano, cerca de Nápoles, en la región italiana de Campania, beato Cayetano Errico, presbítero, que fomentó los retiros espirituales y la devoción a la Eucaristía, para ganar almas para Cristo, y fundó también la Congregación de Misioneros de los Sagrados Corazones de Jesús y de María. (1860)
- Beata Chiara Badano (1971- Turín 1990). Laica, también conocida como Chiara Luce o Chiara Luce Badano, formó parte del movimiento de los focolares, murió con solo 18 años de un osteosarcoma.
- Beato Rosario Angelo Livatino (1952- Agrigento 1990). Laico, jóven magistrado, juez auxiliar en el tribunal de Agrigento, Sicilia, mártir, asesinado por unos sicarios por orden de la “Stidda”, grupo criminal mafioso.

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