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Domingo 4 diciembre 2022, II Domingo de Adviento, ciclo A.

miércoles, 28 de septiembre de 2022

Martes 1 noviembre 2022, Todos los Santos, solemnidad.

SOBRE LITURGIA

VIAGGIO APOSTOLICO IN CANADA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
AL CLERO DI TORONTO
Cattedrale di San Michele (Toronto). Venerdì, 14 settembre 1984

Cari fratelli sacerdoti.

1. Sono lieto che il primo grande incontro della mia visita pastorale alla Chiesa di Toronto mi trovi qui con voi. Vorrei comunicarvi la gioia che provo e quanto io apprezzo tutto quello che voi fate per il santo popolo di Dio. È molto bello che il nostro incontro abbia luogo nella festa del trionfo della croce. Il significato di questa celebrazione viene sottolineato nella liturgia di oggi. Vi troviamo una ricca fonte di ispirazione per riflettere sul significato che la croce ha per il sacerdozio di Gesù e, di conseguenza, sul significato che ha per la nostra vita sacerdotale.

2. La croce rappresenta il culmine del servizio sacerdotale di Gesù. Su di essa egli offre se stesso come il perfetto sacrificio di riparazione al Padre per i peccati dell’umanità; qui egli stabilisce un patto nuovo e duraturo tra Dio e l’uomo. Questo meraviglioso patto è rinnovato in ogni Eucaristia che noi celebriamo; e in ogni Eucaristia, la Chiesa riafferma la sua identità e la sua chiamata come corpo di Cristo.

Guardando il passo del Vangelo di san Giovanni che abbiamo appena ascoltato, troviamo Gesù che discute con Nicodemo, capo dei Giudei, che “viene nella notte”, nelle tenebre, per essere illuminato da colui che è “la luce del mondo”. Con le sue domande Nicodemo indica che è alla ricerca della verità su Dio e che desidera conoscere la giusta direzione che la sua vita dovrebbe prendere. Gesù non lo delude. La sua risposta è chiara e diretta. Rispondendo a Nicodemo, Gesù va al vero centro del messaggio evangelico: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce è un segno dell’amore del Padre. Gesù lo conferma quando dice: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo” (Gv 10, 17). Nello stesso tempo la croce mostra l’obbedienza filiale di Gesù per la volontà del Padre: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34). La croce è veramente un segno dell’amore divino, ma è un amore divino che il Figlio condivide con l’umanità.

Questo amore simboleggiato dalla croce è profondamente pastorale, perché attraverso di esso chiunque crede in Cristo ottiene la vita eterna. Sulla croce il Buon Pastore “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). Il morire di Gesù sulla croce è il ministero supremo, il supremo atto di servizio alla comunità dei credenti. Il sacrificio di Gesù esprime in modo più eloquente delle parole umane la natura pastorale dell’amore che Cristo ha per il suo popolo.

La croce rappresenta la volontà del Padre di riconciliare il mondo attraverso suo Figlio. San Paolo riassume per noi la missione di riconciliazione di Cristo quando scrive: “Perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1, 19-20).

La croce non abbraccia solo la comunità ecclesiale che si riunisce nella fede, ma la sua sfera di influenza si estende su tutte “le cose che stanno sulla terra e nei cieli”. Il potere della croce è la forza riconciliatrice che dirige il destino dell’intera creazione. Nostro Signore rivela il centro di questa forza riconciliatrice quando dice: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). La realtà della croce riguarda profondamente la nostra società contemporanea con tutti i suoi progressi tecnologici e scientifici. È attraverso il sacerdozio di Cristo che questa società raggiungerà il suo destino finale in Dio.

3. Come il senso del sacerdozio di Cristo si scopre nel mistero della croce così anche il senso e lo scopo della vita sacerdotale derivano da questo stesso mistero. Poiché partecipiamo al sacerdozio di Gesù crocifisso, dobbiamo renderci conto ogni giorno di più che il nostro servizio è segnato dalla croce.

La croce ricorda a noi sacerdoti il grande amore di Dio per l’umanità e l’amore personale di Dio per noi. La grandezza di questo amore viene comunicata, prima di tutto, con il dono della vita nuova che ogni cristiano riceve attraverso l’acqua salvifica del Battesimo. Questa splendida espressione dell’amore divino riempie continuamente il credente di gratitudine e gioia.

E quanto meraviglioso è quel dono che Gesù offre ad alcuni uomini - per il beneficio di tutti - di partecipare al suo sacerdozio ministeriale. Chi fra noi sacerdoti non trova in questa chiamata un’espressione dell’amore profondo e personale che Dio ha per ognuno di noi e per la Chiesa intera che siamo chiamati a costruire attraverso il ministero specifico della parola e dei sacramenti?

Sapendo che siamo chiamati ad unire le nostre vite con la missione redentrice di Gesù, ognuno di noi percepisce la propria indegnità nell’essere ordinato “uomo di Dio” per gli altri. Questa comprensione ci porti a cercare una maggiore dipendenza da Dio nella preghiera. In unione con Cristo nella preghiera, troviamo la forza di accettare la volontà del Padre, di rispondere gioiosamente all’amore di Cristo e di crescere in santità. In questo processo, il segno della croce ricopre la nostra intera esistenza come sacerdoti, richiedendo sempre più urgentemente di imitare Cristo stesso con una generosità sempre più grande. Attraverso questa lotta, le parole di san Paolo riecheggiano costantemente nei nostri cuori: “Per me infatti il vivere è Cristo” (Fil 1, 21).

4. Come sacerdoti vediamo nella croce anche un simbolo del nostro servizio pastorale agli altri. Come il sommo sacerdote nel nome del quale operiamo, siamo chiamati “non per essere serviti, ma per servire” (Mt 20, 28). Siamo incaricati di avere cura del gregge di Cristo, di condurlo “per il giusto cammino per amore del suo nome” (Sal 23, 3).

Il nostro servizio principale come sacerdoti è di proclamare la buona novella della salvezza in Gesù Cristo. Comunichiamo questo messaggio, tuttavia, non “con discorsi sapienti con cui la crocifissione di Cristo non si può esprimere”, ma con “il linguaggio della croce” che è “per quelli che si salvano, potenza di Dio” (1 Cor 1, 17-18). Una predicazione efficace richiede che siamo impregnati del mistero della croce attraverso lo studio e la riflessione quotidiana sulla parola di Dio.

Il nostro servizio sacerdotale trova la sua più sublime espressione nell’offerta del Sacrificio eucaristico. E davvero, il Sacrificio eucaristico è la proclamazione sacramentale del mistero della salvezza. In questa azione sacra noi rendiamo presente, per la gloria della Santissima Trinità e per la santificazione del popolo, il sacrificio di Cristo sulla croce. L’Eucaristia porta il potere della morte di Cristo sulla croce nella vita dei fedeli: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11, 26).

L’Eucaristia è la vera ragione del sacerdozio. Il sacerdote esiste per celebrare l’Eucaristia. Nell’Eucaristia troviamo il significato di qualsiasi altra cosa facciamo. Dobbiamo, infatti, essere attenti a questo grande dono affidato a noi per il bene dei nostri fratelli e sorelle. Quando celebriamo l’Eucaristia, dobbiamo riflettere profondamente su quello che facciamo e come questa azione coinvolga tutta la nostra vita.

Nel 1980, il giorno del Giovedì Santo, ho fatto partecipi i vescovi della Chiesa di questo pensiero, in una lettera a loro indirizzata: “Il sacerdote compie la sua missione principale e si manifesta in tutta la sua pienezza quando celebra l’Eucaristia, e questa manifestazione è più completa quando egli stesso permette alla profondità di questo mistero di diventare visibile, così che solo questo possa risplendere davanti ai cuori e alla mente del popolo attraverso il suo ministero” (Ioannis Pauli PP. II, Dominicae Cenae, 2, die 24 febr. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 538).

Attraverso il suo amore per l’Eucaristia il sacerdote ispira i laici a esercitare il loro specifico e importante ruolo nel servizio liturgico. E rende possibile questo anche esercitando il carisma della sua ordinazione. Nella sua lettera pastorale sul sacerdozio, il cardinale Carter (Lettera pastorale, V, 7) descrive questo aspetto del ruolo del sacerdote: “La sua funzione è di richiamare il popolo di Dio alla propria responsabilità . . . offrire questo sacrificio di lode che dovrebbe trasformare le loro vite e, attraverso di loro, il mondo. E questo il sacerdote deve farlo "in persona Christi"” (Card. Carter, Epist. Past., V, 7).

In una parola, il sacerdote innalza Cristo in mezzo all’assemblea così che, sotto il segno della croce, l’assemblea possa essere costruita in unità e amore e renda testimonianza al mondo dell’amore redentore di Cristo.

5. Sotto il segno della croce, sappiamo che ci vengono richiesti alcuni sacrifici. Questo non ci deve sorprendere perché la strada di Cristo per adempiere il servizio pastorale è la strada della croce. A volte potremo essere scoraggiati, provare solitudine, e perfino rifiuto; potrebbe esserci richiesto di arrivare fino ad un punto tale da sentirci completamente privi di forze. Ci viene sempre richiesto di essere comprensivi, pazienti e compassionevoli con coloro con cui non andiamo d’accordo e con chiunque incontriamo. E dobbiamo accettare queste richieste, con tutti i sacrifici che richiedono, per essere “tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno” (1 Cor 9, 22). E quindi accettiamo ciò che ci viene domandato, non malvolentieri, ma prontamente, sì, gioiosamente.

Il nostro impegno sacerdotale di vivere una vita di celibato “per amore del regno dei cieli” è abbracciato anche a beneficio degli altri. Permettetemi di ripetere ciò che ho scritto ai sacerdoti del mondo nella mia lettere del Giovedì Santo del 1979: “Per mezzo del suo celibato il sacerdote diventa l’uomo per gli altri, in modo differente rispetto all’uomo che, legandosi in unione coniugale con una donna, come marito e padre, diventa anche lui un uomo "per gli altri" . . . Il sacerdote, rinunciando alla paternità, propria dell’uomo sposato, ricerca un’altra paternità come un’altra maternità, ricordando le parole dell’apostolo riguardo i bambini che egli genererà con sofferenza. Questi sono figli del suo spirito, persone affidate alle sue cure dal Buon Pastore . . . La vocazione pastorale dei sacerdoti è grande . . . Il cuore del sacerdote, poiché dovrebbe essere disponibile per questo servizio, deve essere libero. Il celibato è un segno della libertà che esiste per amore del servizio” (Ioannis Pauli PP. II, Epistula ad universos Ecclesiae sacerdotes, adveniente Feria V in Cena Domini, 8, die 8 apr. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 854s.).

6. Inoltre, noi sacerdoti, troviamo nel mistero della croce il potere di riconciliazione di Cristo su tutta la creazione. Noi crediamo che la croce di Cristo offra alla società contemporanea - con le sue scoperte scientifiche, il suo progresso tecnologico, e con la sua alienazione e disperazione un messaggio di riconciliazione e speranza. Come capi dell’assemblea eucaristica, che è la sorgente di riconciliazione e di speranza per la Chiesa, noi abbiamo la responsabilità di assistere gli altri per umanizzare il mondo attraverso il potere del Signore crocifisso e risorto.

Cari fratelli sacerdoti: noi siamo chiamati a proclamare il messaggio di riconciliazione e speranza di Cristo in un modo veramente speciale, in un modo che la Provvidenza di Dio ha riservato solo a noi. Proclamare la riconciliazione e la speranza non significa solo insistere sulla grandezza del perdono di Dio e dell’amore compassionevole di fronte al peccato, ma anche rendere possibile l’azione indulgente di Cristo nel sacramento della Penitenza.

Più e più volte ho chiesto ai miei fratelli sacerdoti e vescovi di dare una priorità speciale a questo sacramento, così che Cristo possa avvicinare i suoi fratelli e sorelle in un incontro d’amore personale. Il nostro ministero sacerdotale è un atto di stretta collaborazione con il Salvatore del mondo nel portare la sua redenzione nelle vite dei fedeli. È attraverso la conversione personale realizzata e suggellata dal sangue di Gesù che il rinnovamento e la riconciliazione potranno finalmente permeare tutta la creazione.

Vorrei ora ricordare ciò che dissi lo scorso settembre ad un gruppo di vescovi canadesi a Roma. Si trattava di un appello che riguardava la preparazione della mia visita pastorale. Sperando che possa essere un seguito alla mia visita, faccio ora lo stesso appello a voi: “Invitate tutti i fedeli del Canada alla conversione e alla Confessione individuale. Per alcuni sarà lo sperimentare la gioia del perdono sacramentale per la prima volta in molti anni, per altri sarà una messa alla prova della grazia . . . La chiamata alla conversione è anche una chiamata alla generosità e alla pace. È una chiamata ad accettare la misericordia e l’amore di Gesù Cristo”. Cari fratelli, proclamiamo al mondo la riconciliazione e la speranza che noi stessi sperimentiamo nel sacramento della Penitenza.

La vocazione alla quale Cristo ci ha chiamati è veramente una sfida al nostro amore. Nella lettera agli Ebrei: “Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia” (Eb 12, 2).

Poiché oggi rinnoviamo il nostro impegno sacerdotale, offriamo noi stessi a Cristo sulla via della croce. E facciamolo in unione con Maria, sua e nostra Madre.

CALENDARIO

MES DE NOVIEMBRE

1 + MARTES. TODOS LOS SANTOS, solemnidad


Solemnidad de Todos los Santos, que están con Cristo en la gloria. En el gozo único de esta festividad, la Iglesia Santa, todavía peregrina en la tierra, celebra la memoria de aquellos cuya compañía alegra los cielos, recibiendo así el estímulo de su ejemplo, la dicha de su patrocinio y, un día, la corona del triunfo en la visión eterna de la divina Majestad (elog. del Martirologio Romano).

Misa de la solemnidad (blanco).
MISAL: ants. y oracs. props., Gl., Cr., Pf. prop. No se puede decir la PE IV.
LECC.: vol. IV.
- Ap 7, 2-4. 9-14.
Vi una muchedumbre inmensa, que nadie podría contar, de todas las naciones, razas, pueblos y lenguas.
- Sal 23. R. Esta es la generación que busca tu rostro, Señor.
- 1 Jn 3, 1-3. Veremos a Dios tal cual es.
- Mt 5, 1-12a. Alegraos y regocijaos, porque vuestra recompensa será grande en el cielo.

La celebración de hoy nos recuerda que todos estamos llamados a la santidad, a gozar un día plenamente del cielo con la muchedumbre inmensa que nadie podría contar, de todas las naciones, razas, pueblos y lenguas (1 lect.). Hacia esa Jerusalén celeste nos encaminamos alegres, guiados por la fe y contemplando a los que ya están allí, encontramos ejemplo y ayuda para nuestra debilidad (cf. Pf.). Allí esperamos ver a Dios tal cual es porque entonces seremos semejantes a él (2 lect.). El Ev. nos presenta la vivencia de las Bienaventuranzas como camino concreto de santidad y termina diciéndonos que, en medio de los insultos o persecuciones por la fe, estemos alegres y contentos porque nuestra recompensa será grande en el cielo. La eucaristía es la mesa de la Iglesia peregrina que nos anticipa ya el banquete del reino de los cielos (orac. después de la comunión).

* Hoy no se permiten otras celebraciones, tampoco la misa exequial.

Liturgia de las Horas: oficio de la solemnidad. Te Deum. Comp. Dom. II.

Martirologio: elogs. del 2 de noviembre, pág. 645.

Indulgencia: A los fieles que visiten devotamente el cementerio u oren solo mentalmente por los difuntos se les concede la indulgencia plenaria (aplicable solamente a las almas del purgatorio) en cada uno de los días del 1 al 8 de noviembre, e indulgencia parcial en los demás días del año.
 
En el día de la conmemoración de los fieles difuntos (o, con el consentimiento del Ordinario, en el domingo anterior o posterior, o en la solemnidad de Todos los Santos), en todas las iglesias y oratorios se puede lucrar de indulgencia plenaria.

TEXTOS MISA

1 de noviembre
TODOS LOS SANTOS
Solemnidad

Antífona de entrada
Alegrémonos todos en el Señor al celebrar este día de fiesta en honor de todos los santos. Los ángeles se alegran de esta solemnidad y alaban a una al Hijo de Dios.
Gaudeámus omnes in Dómino, diem Festum celebrántes sub honóre Sanctórum ómnium, de quorum sollemnitáte gaudent Angeli, et colláudant Fílium Dei.

Monición de entrada
Hoy es la solemnidad de Todos los Santos, que están con Cristo en la gloria. En el gozo único de esta festividad, la Iglesia santa, todavía peregrina en la tierra, celebra la memoria de aquellos que nos estimulan con su ejemplo, nos ayudan con su intercesión y mantienen nuestra esperanza de participar con ellos de su misma vida en Cristo.

Acto penitencial
Reconocemos nuestros pecados ante Dios y los demás, e invocamos a la Virgen María y a todos los santos, para que intercedan por nosotros:
- Tú eres el Santo de Dios: Señor, ten piedad.
R. Señor, ten piedad.
- Tú nos llamas a la santidad: Cristo, ten piedad.
R. Cristo, ten piedad.
- Tú eres la recompensa de todos los santos: Señor, ten piedad.
R. Señor, ten piedad. 

Se dice Gloria.

Oración colecta
Dios todopoderoso y eterno, que nos has otorgado venerar en una misma celebración los méritos de todos los santos, concédenos, por esta multitud de intercesores, la deseada abundancia de tu misericordia. Por nuestro Señor Jesucristo.
Omnípotens sempitérne Deus, qui nos ómnium Sanctórum tuórum mérita sub una tribuísti celebritáte venerári, quaesumus, ut desiderátam nobis tuae propitiatiónis abundántiam, multiplicátis intercessóribus, largiáris. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas de la solemnidad de Todos los Santos (Lec. IV).

PRIMERA LECTURA Ap 7, 2-4. 9-14
Vi una muchedumbre inmensa, que nadie podría contar, de todas las naciones, razas, pueblos y lenguas
Lectura del libro del Apocalipsis.

Yo, Juan, vi a otro ángel que subía del oriente llevando el sello del Dios vivo. Gritó con voz potente a los cuatro ángeles encargados de dañar a la tierra y al mar diciéndoles:
«No dañéis a la tierra ni al mar ni a los árboles hasta que sellemos en la frente a los siervos de nuestro Dios».
Oí también el número de los sellados, ciento cuarenta y cuatro mil, de todas las tribus de Israel.
Después de esto vi una muchedumbre inmensa, que nadie podría contar, de todas las naciones, razas, pueblos y lenguas, de pie delante del trono y delante del Cordero, vestidos con vestiduras blancas y con palmas en sus manos. Y gritan con voz potente:
«¡La victoria es de nuestro Dios, que está sentado en el trono, y del Cordero!».
Y todos los ángeles que estaban de pie alrededor del trono y de los ancianos y de los cuatro vivientes cayeron rostro a tierra ante el trono, y adoraron a Dios, diciendo:
«Amén. La alabanza y la gloria y la sabiduría y la acción de gracias y el honor y el poder y la fuerza son de nuestro Dios, por los siglos de los siglos. Amén».
Y uno de los ancianos me dijo:
«Estos que están vestidos con vestiduras blancas, ¿quiénes son y de dónde han venido?».
Yo le respondí:
«Señor mío, tú lo sabrás».
Él me respondió:
«Estos son los que vienen de la gran tribulación: han lavado y blanqueado sus vestiduras en la sangre del Cordero».

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 23, 1-2. 3-4ab. 5-6 (R.: cf. 6)
R. Esta es la generación que busca tu rostro, Señor.
Haec est generátio quaeréntium fáciem tuam, Dómine.

V. Del Señor es la tierra y cuanto la llena,
el orbe y todos sus habitantes:
él la fundó sobre los mares,
él la afianzó sobre los ríos.
R. Esta es la generación que busca tu rostro, Señor.
Haec est generátio quaeréntium fáciem tuam, Dómine.

V. ¿Quién puede subir al monte del Señor?
¿Quién puede estar en el recinto sacro?
El hombre de manos inocentes y puro corazón,
que no confía en los ídolos.
R. Esta es la generación que busca tu rostro, Señor.
Haec est generátio quaeréntium fáciem tuam, Dómine.

V. Ese recibirá la bendición del Señor,
le hará justicia el Dios de salvación.
Este es el grupo que busca al Señor,
que busca tu rostro, Dios de Jacob.
R. Esta es la generación que busca tu rostro, Señor.
Haec est generátio quaeréntium fáciem tuam, Dómine.

SEGUNDA LECTURA 1 Jn 3, 1-3
Veremos a Dios tal cual es
Lectura de la primera carta del apóstol san Juan.

Queridos hermanos:
Mirad qué amor nos ha tenido el Padre para llamarnos hijos de Dios, pues ¡lo somos! El mundo no nos conoce porque no lo conoció a él.
Queridos, ahora somos hijos de Dios y aún no se ha manifestado lo que seremos. Sabemos que, cuando él se manifieste, seremos semejantes a él, porque lo veremos tal cual es.
Todo el que tiene esta esperanza en él se purifica a sí mismo, como él es puro.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Aleluya Mt 11, 28
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados -dice el Señor-, y yo os aliviaré. R.
Veníte ad me, omnes qui laborátis et oneráti estis, et ego refíciam vos, dicit Dominus.

EVANGELIO Mt 5, 1-12a
Alegraos y regocijaos, porque vuestra recompensa será grande en el cielo
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, al ver Jesús el gentío, subió al monte, se sentó y se acercaron sus discípulos; y, abriendo su boca, les enseñaba diciendo:
«Bienaventurados los pobres en el espíritu,
porque de ellos es el reino de los cielos.
Bienaventurados los mansos,
porque ellos heredarán la tierra.
Bienaventurados los que lloran,
porque ellos serán consolados.
Bienaventurados los que tienen hambre y sed de la justicia,
porque ellos quedarán saciados.
Bienaventurados los misericordiosos,
porque ellos alcanzarán misericordia.
Bienaventurados los limpios de corazón,
porque ellos verán a Dios.
Bienaventurados los que trabajan por la paz,
porque ellos serán llamados hijos de Dios.
Bienaventurados los perseguidos por causa de la justicia,
porque de ellos es el reino de los cielos.
Bienaventurados vosotros cuando os insulten y os persigan y os calumnien de cualquier modo por mi causa. Alegraos y regocijaos, porque vuestra recompensa será grande en el cielo»

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco
Ángelus. Solemnidad de todos los santos, 1 de noviembre de 2021
Queridos hermanos y hermanas, ¡buenos días!
Hoy celebramos Todos los Santos y en la Liturgia resuena el mensaje "programático" de Jesús, es decir, las Bienaventuranzas (cf. Mt 5, 1-12a). Estas nos muestran el camino que lleva al Reino de Dios y a la felicidad: el camino de la humildad, de la compasión, de la mansedumbre, de la justicia y de la paz. Ser santos es recorrer este camino. Detengámonos ahora en dos aspectos de este estilo de vida. Dos aspectos que son propios de este estilo de vida de santidad: la alegría y la profecía.
La alegría. Jesús comienza con la palabra «Bienaventurados» (Mt 5, 3). Es el anuncio principal, el de una felicidad inaudita. La bienaventuranza, la santidad no es un programa de vida hecho solo de esfuerzos y renuncias, sino que es ante todo el gozoso descubrimiento de ser hijos amados por Dios. Y esto nos llena de gozo, No es una conquista humana, es un don que recibimos: somos santos porque Dios, que es el Santo, viene a habitar nuestra vida. Es Él quien nos da la santidad ¡Por eso somos bienaventurados! La alegría del cristiano, por tanto, no es la emoción de un momento o simple optimismo humano, sino la certeza de poder afrontar cada situación bajo la mirada amorosa de Dios, con la valentía y la fuerza que proceden de Él. Los santos, incluso en medio de muchas tribulaciones, vivieron esta alegría y la testimoniaron. Sin alegría, la fe se convierte en un ejercicio riguroso y opresivo, y corre el riesgo de enfermarse de tristeza. Tomemos esta palabra: enfermarse de tristeza. Un Padre del desierto decía que la tristeza es «un gusano del corazón», que corroe la vida (cf. Evagrio Póntico, Sobre los ocho espíritus malvados, XI). Interroguémonos sobre esto: ¿somos cristianos alegres? Yo, ¿soy un cristiano alegre o no lo soy? ¿Transmitimos alegría o somos personas aburridas y tristes con cara de funeral? Recordemos que ¡no hay santidad sin alegría!
El segundo aspecto: la profecía. Las Bienaventuranzas están dirigidas a los pobres, a los afligidos, a los hambrientos de justicia. Es un mensaje a contracorriente. El mundo, de hecho, dice que para ser feliz tienes que ser rico, poderoso, siempre joven y fuerte, tener fama y éxito. Jesús abate estos criterios y hace un anuncio profético –y esta es la dimensión profética de la santidad––: la verdadera plenitud de vida se alcanza siguiendo a Jesús, practicando su Palabra. Y esto significa otra pobreza, es decir, ser pobres por dentro, vaciarse de uno mismo para dejar espacio a Dios. Quien se cree rico, exitoso y seguro, lo basa todo en sí mismo y se cierra a Dios y a sus hermanos, mientras quien es consciente de ser pobre y de no bastarse a sí mismo permanece abierto a Dios y al prójimo. Y halla la alegría. Las Bienaventuranzas, pues, son la profecía de una humanidad nueva, de un modo nuevo de vivir: hacerse pequeño y encomendarse a Dios, en lugar de destacar sobre los demás; ser manso, en vez de tratar de imponerse; practicar la misericordia, antes que pensar solo en sí mismo; trabajar por la justicia y la paz, en vez de alimentar, incluso con la connivencia, injusticias y desigualdades. La santidad es acoger y poner en práctica, con la ayuda de Dios, esta profecía que revoluciona el mundo. Entonces podemos preguntarnos: ¿Doy testimonio de la profecía de Jesús? ¿Manifiesto el espíritu profético que recibí en el Bautismo? ¿O me adapto a las comodidades de la vida y a mi pereza, pensando que todo va bien si me va bien a mí? ¿Llevo al mundo la alegre novedad de la profecía de Jesús o las habituales quejas por lo que no va bien? Preguntas que será bueno plantearnos.
Que la Santísima Virgen nos dé algo de su ánimo, de ese ánimo bienaventurado que ha magnificado con alegría al Señor, que "derriba a los potentados de sus tronos y exalta a los humildes" (cf. Lc 1, 52).

DIRECTORIO HOMILÉTICO
Ap. I. La homilía y el Catecismo de la Iglesia Católica.
Otros días festivos. 1 de noviembre: Solemnidad de Todos los Santos.
La Iglesia, comunión de los santos.
61 Los patriarcas, los profetas y otros personajes del Antiguo Testamento han sido y serán siempre venerados como santos en todas las tradiciones litúrgicas de la Iglesia.
LA COMUNIÓN DE LOS SANTOS
946 Después de haber confesado "la Santa Iglesia católica", el Símbolo de los Apóstoles añade "la comunión de los santos". Este artículo es, en cierto modo, una explicitación del anterior: "¿Qué es la Iglesia, sino la asamblea de todos los santos?" (Nicetas, symb. 10). La comunión de los santos es precisamente la Iglesia.
947 "Como todos los creyentes forman un solo cuerpo, el bien de los unos se comunica a los otros … Es, pues, necesario creer que existe una comunión de bienes en la Iglesia. Pero el miembro más importante es Cristo, ya que El es la cabeza … Así, el bien de Cristo es comunicado a todos los miembros, y esta comunicación se hace por los sacramentos de la Iglesia" (Santo Tomás, symb. 10). "Como esta Iglesia está gobernada por un solo y mismo Espíritu, todos los bienes que ella ha recibido forman necesariamente un fondo común" (Catech. R. 1, 10, 24).
948 La expresión "comunión de los santos" tiene entonces dos significados estrechamente relacionados: "comunión en las cosas santas ['sancta']" y "comunión entre las personas santas ['sancti']".
"Sancta sanctis" [lo que es santo para los que son santos] es lo que se proclama por el celebrante en la mayoría de las liturgias orientales en el momento de la elevación de los santos Dones antes de la distribución de la comunión. Los fieles ["sancti"] se alimentan con el cuerpo y la sangre de Cristo ["sancta"] para crecer en la comunión con el Espíritu Santo ["Koinônia"] y comunicarla al mundo.
LA COMUNIÓN DE LOS BIENES ESPIRITUALES
949 En la comunidad primitiva de Jerusalén, los discípulos "acudían asiduamente a la enseñanza de los apóstoles, a la comunión, a la fracción del pan y a las oraciones" (Hch 2, 42):
La comunión en la fe. La fe de los fieles es la fe de la Iglesia recibida de los Apóstoles, tesoro de vida que se enriquece cuando se comparte.
950 La comunión de los sacramentos. "El fruto de todos los Sacramentos pertenece a todos. Porque los Sacramentos, y sobre todo el Bautismo que es como la puerta por la que los hombres entran en la Iglesia, son otros tantos vínculos sagrados que unen a todos y los ligan a Jesucristo. La comunión de los santos es la comunión de los sacramentos … El nombre de comunión puede aplicarse a cada uno de ellos, porque cada uno de ellos nos une a Dios … Pero este nombre es más propio de la Eucaristía que de cualquier otro, porque ella es la que lleva esta comunión a su culminación" (Catech. R. 1, 10, 24).
951 La comunión de los carismas : En la comunión de la Iglesia, el Espíritu Santo "reparte gracias especiales entre los fieles" para la edificación de la Iglesia (LG 12). Pues bien, "a cada cual se le otorga la manifestación del Espíritu para provecho común" (1Co 12, 7).
952 "Todo lo tenían en común" (Hch 4, 32): "Todo lo que posee el verdadero cristiano debe considerarlo como un bien en común con los demás y debe estar dispuesto y ser diligente para socorrer al necesitado y la miseria del prójimo" (Catech. R. 1, 10, 27). El cristiano es un administrador de los bienes del Señor (cf. Lc 16, 1, 3).
953 La comunión de la caridad: En la "comunión de los santos" "ninguno de nosotros vive para sí mismo; como tampoco muere nadie para sí mismo" (Rm 14, 7). "Si sufre un miembro, todos los demás sufren con él. Si un miembro es honrado, todos los demás toman parte en su gozo. Ahora bien, vosotros sois el cuerpo de Cristo, y sus miembros cada uno por su parte" (1Co 12, 26-27). "La caridad no busca su interés" (1Co 13, 5; cf. 1Co 10, 24). El menor de nuestros actos hecho con caridad repercute en beneficio de todos, en esta solidaridad entre todos los hombres, vivos o muertos, que se funda en la comunión de los santos. Todo pecado daña a esta comunión.
LA COMUNIÓN ENTRE LA IGLESIA DEL CIELO Y LA DE LA TIERRA
954 Los tres estados de la Iglesia. "Hasta que el Señor venga en su esplendor con todos sus ángeles y, destruida la muerte, tenga sometido todo, sus discípulos, unos peregrinan en la tierra; otros, ya difuntos, se purifican; mientras otros están glorificados, contemplando `claramente a Dios mismo, uno y trino, tal cual es'" (LG 49):
"Todos, sin embargo, aunque en grado y modo diversos, participamos en el mismo amor a Dios y al prójimo y cantamos en mismo himno de alabanza a nuestro Dios. En efecto, todos los de Cristo, que tienen su Espíritu, forman una misma Iglesia y están unidos entre sí en él" (LG 49).
955 "La unión de los miembros de la Iglesia peregrina con los hermanos que durmieron en la paz de Cristo de ninguna manera se interrumpe. Más aún, según la constante fe de la Iglesia, se refuerza con la comunicación de los bienes espirituales" (LG 49).
956 La intercesión de los santos. "Por el hecho de que los del cielo están más íntimamente unidos con Cristo, consolidan más firmemente a toda la Iglesia en la santidad… no dejan de interceder por nosotros ante el Padre. Presentan por medio del único Mediador entre Dios y los hombres, Cristo Jesús, los méritos que adquirieron en la tierra… Su solicitud fraterna ayuda, pues, mucho a nuestra debilidad" (LG 49):
"No lloréis, os seré más útil después de mi muerte y os ayudaré más eficazmente que durante mi vida" (Santo Domingo, moribundo, a sus hermanos, cf. Jordán de Sajonia, lib 43).
"Pasaré mi cielo haciendo el bien sobre la tierra" (Santa Teresa del Niño Jesús, verba).
957 La comunión con los santos. "No veneramos el recuerdo de los del cielo tan sólo como modelos nuestros, sino, sobre todo, para que la unión de toda la Iglesia en el Espíritu se vea reforzada por la práctica del amor fraterno. En efecto, así como la unión entre los cristianos todavía en camino nos lleva más cerca de Cristo, así la comunión con los santos nos une a Cristo, del que mana, como de Fuente y Cabeza, toda la gracia y la vida del Pueblo de Dios" (LG 50):
"Nosotros adoramos a Cristo porque es el Hijo de Dios: en cuanto a los mártires, los amamos como discípulos e imitadores del Señor, y es justo, a causa de su devoción incomparable hacia su rey y maestro; que podamos nosotros, también nosotros, ser sus compañeros y sus condiscípulos" (San Policarpo, mart. 17).
958 La comunión con los difuntos. "La Iglesia peregrina, perfectamente consciente de esta comunión de todo el Cuerpo místico de Jesucristo, desde los primeros tiempos del cristianismo honró con gran piedad el recuerdo de los difuntos y también ofreció por ellos oraciones `pues es una idea santa y provechosa orar por los difuntos para que se vean libres de sus pecados' (2M 12, 45)" (LG 50). Nuestra oración por ellos puede no solamente ayudarles sino también hacer eficaz su intercesión en nuestro favor.
959 … en la única familia de Dios. "Todos los hijos de Dios y miembros de una misma familia en Cristo, al unirnos en el amor mutuo y en la misma alabanza a la Santísima Trinidad, estamos respondiendo a la íntima vocación de la Iglesia" (LG 51).
RESUMEN
960 La Iglesia es "comunión de los santos": esta expresión designa primeramente las "cosas santas" ["sancta"], y ante todo la Eucaristía, "que significa y al mismo tiempo realiza la unidad de los creyentes, que forman un solo cuerpo en Cristo" (LG 3)
961 Este término designa también la comunión entre las "personas santas" ["sancti"] en Cristo que ha "muerto por todos", de modo que lo que cada uno hace o sufre en y por Cristo da fruto para todos.
962 "Creemos en la comunión de todos los fieles cristianos, es decir, de los que peregrinan en la tierra, de los que se purifican después de muertos y de los que gozan de la bienaventuranza celeste, y que todos se unen en una sola Iglesia; y creemos igualmente que en esa comunión está a nuestra disposición el amor misericordioso de Dios y de sus santos, que siempre ofrecen oídos atentos a nuestras oraciones" (SPF 30).
… que participa en la Liturgia celestial.
1090 "En la liturgia terrena pregustamos y participamos en aquella liturgia celestial que se celebra en la ciudad santa, Jerusalén, hacia la cual nos dirigimos como peregrinos, donde Cristo está sentado a la derecha del Padre, como ministro del santuario y del tabernáculo verdadero; cantamos un himno de gloria al Señor con todo el ejército celestial; venerando la memoria de los santos, esperamos participar con ellos y acompañarlos; aguardamos al Salvador, nuestro Señor Jesucristo, hasta que se manifieste El, nuestra Vida, y nosotros nos manifestamos con El en la gloria" (SC 8; cf. LG 50).
La celebración de la Liturgia celestial
1137 El Apocalipsis de S. Juan, leído en la liturgia de la Iglesia, nos revela primeramente que "un trono estaba erigido en el cielo y Uno sentado en el trono" (Ap 4, 2): "el Señor Dios" (Is 6, 1; cf Ez 1, 26 - 28). Luego revela al Cordero, "inmolado y de pie" (Ap 5, 6; cf Jn 1, 29): Cristo crucificado y resucitado, el único Sumo Sacerdote del santuario verdadero (cf Hb 4, 14 - 15; Hb 10, 19 - 21; etc), el mismo "que ofrece y que es ofrecido, que da y que es dado" (Liturgia de San Juan Crisóstomo, Anáfora). Y por último, revela "el río de Vida que brota del trono de Dios y del Cordero" (Ap 22, 1), uno de los más bellos símbolos del Espíritu Santo (cf Jn 4, 10-14; Ap 21, 6).
1138 "Recapitulados" en Cristo, participan en el servicio de la alabanza de Dios y en la realización de su designio: las Potencias celestiales (cf Ap 4-5; Is 6, 2-3), toda la creación (los cuatro Vivientes), los servidores de la Antigua y de la Nueva Alianza (los veinticuatro ancianos), el nuevo Pueblo de Dios (los ciento cuarenta y cuatro mil, cf Ap 7, 1-8; Ap 14, 1), en particular los mártires "degollados a causa de la Palabra de Dios", Ap 6, 9-11), y la Santísima Madre de Dios (la Mujer, cf Ap 12, la Esposa del Cordero, cf Ap 21, 9), finalmente "una muchedumbre inmensa, que nadie podría contar, de toda nación, razas, pueblos y lenguas" (Ap 7, 9).
1139 En esta Liturgia eterna el Espíritu y la Iglesia nos hacen participar cuando celebramos el Misterio de la salvación en los sacramentos.
1370 A la ofrenda de Cristo se unen no sólo los miembros que están todavía aquí abajo, sino también los que están ya en la gloria del cielo: La Iglesia ofrece el sacrificio eucarístico en comunión con la santísima Virgen María y haciendo memoria de ella así como de todos los santos y santas. En la Eucaristía, la Iglesia, con María, está como al pie de la cruz, unida a la ofrenda y a la intercesión de Cristo.
La intercesión de los santos
956 La intercesión de los santos. "Por el hecho de que los del cielo están más íntimamente unidos con Cristo, consolidan más firmemente a toda la Iglesia en la santidad… no dejan de interceder por nosotros ante el Padre. Presentan por medio del único Mediador entre Dios y los hombres, Cristo Jesús, los méritos que adquirieron en la tierra… Su solicitud fraterna ayuda, pues, mucho a nuestra debilidad" (LG 49):
"No lloréis, os seré más útil después de mi muerte y os ayudaré más eficazmente que durante mi vida" (Santo Domingo, moribundo, a sus hermanos, cf. Jordán de Sajonia, lib 43).
"Pasaré mi cielo haciendo el bien sobre la tierra" (Santa Teresa del Niño Jesús, verba).
Una pléyade de testigos
2683 Los testigos que nos han precedido en el Reino (cf Hb 12, 1), especialmente los que la Iglesia reconoce como "santos", participan en la tradición viva de la oración, por el modelo de su vida, por la transmisión de sus escritos y por su oración actual. Contemplan a Dios, lo alaban y no dejan de cuidar de aquellos que han quedado en la tierra. Al entrar "en la alegría" de su Señor, han sido "constituidos sobre lo mucho" (cf Mt 25, 21). Su intercesión es su más alto servicio al plan de Dios. Podemos y debemos rogarles que intercedan por nosotros y por el mundo entero.
Los santos, ejemplos de santidad
828 Al canonizar a ciertos fieles, es decir, al proclamar solemnemente que esos fieles han practicado heroicamente las virtudes y han vivido en la fidelidad a la gracia de Dios, la Iglesia reconoce el poder del Espíritu de santidad, que está en ella, y sostiene la esperanza de los fieles proponiendo a los santos como modelos e intercesores (cf LG 40; 48-51). "Los santos y las santas han sido siempre fuente y origen de renovación en las circunstancias más difíciles de la historia de la Iglesia" (CL 16, 3). En efecto, "la santidad de la Iglesia es el secreto manantial y la medida infalible de su laboriosidad apostólica y de su ímpetu misionero" (CL 17, 3).
867 La Iglesia es santa: Dios santísimo es su autor; Cristo, su Esposo, se entregó por ella para santificarla; el Espíritu de santidad la vivifica. Aunque comprenda pecadores, ella es "ex maculatis immaculata" ("inmaculada aunque compuesta de pecadores"). En los santos brilla su santidad; en María es ya la enteramente santa.
1173 Cuando la Iglesia, en el ciclo anual, hace memoria de los mártires y los demás santos "proclama el misterio pascual cumplido en ellos, que padecieron con Cristo y han sido glorificados con El; propone a los fieles sus ejemplos, que atraen a todos por medio de Cristo al Padre, y por sus méritos implora los beneficios divinos" (SC 104; cf SC 108 y 111).
LA IGLESIA, MADRE Y EDUCADORA
2030 El cristiano realiza su vocación en la Iglesia, en comunión con todos los bautizados. De la Iglesia recibe la Palabra de Dios, que contiene las enseñanzas de la ley de Cristo (Ga 6, 2). De la Iglesia recibe la gracia de los sacramentos que le sostienen en el camino. De la Iglesia aprende el ejemplo de la santidad; reconoce en la Bienaventurada Virgen María la figura y la fuente de esa santidad; la discierne en el testimonio auténtico de los que la viven; la descubre en la tradición espiritual y en la larga historia de los santos que le han precedido y que la liturgia celebra a lo largo del santoral.
MAESTROS Y LUGARES DE ORACIÓN
Una pléyade de testigos
2683 Los testigos que nos han precedido en el Reino (cf Hb 12, 1), especialmente los que la Iglesia reconoce como "santos", participan en la tradición viva de la oración, por el modelo de su vida, por la transmisión de sus escritos y por su oración actual. Contemplan a Dios, lo alaban y no dejan de cuidar de aquellos que han quedado en la tierra. Al entrar "en la alegría" de su Señor, han sido "constituidos sobre lo mucho" (cf Mt 25, 21). Su intercesión es su más alto servicio al plan de Dios. Podemos y debemos rogarles que intercedan por nosotros y por el mundo entero.
2684 En la comunión de los santos, se han desarrollado diversas espiritualidades a lo largo de la historia de la Iglesia. El carisma personal de un testigo del amor de Dios hacia los hombres, por ejemplo el "espíritu" de Elías a Eliseo (cf 2R 2, 9) y a Juan Bautista (cf Lc 1, 17), ha podido transmitirse para que unos discípulos tengan parte en ese espíritu (cf PC 2). En la confluencia de corrientes litúrgicas y teológicas se encuentra también una espiritualidad que muestra cómo el espíritu de oración incultura la fe en un ámbito humano y en su historia. Las diversas espiritualidades cristianas participan en la tradición viva de la oración y son guías indispensables para los fieles. En su rica diversidad, reflejan la pura y única Luz del Espíritu Santo.
"El Espíritu es verdaderamente el lugar de los santos, y el santo es para el Espíritu un lugar propio, ya que se ofrece a habitar con Dios y es llamado su templo" (San Basilio, Spir. 26, 62).

Se dice Credo.

Oración de los fieles
En comunión con tantos hermanos nuestros que nos han precedido con la señal de la fe y gozan ya de la claridad de Dios, oremos a Dios Padre.
- Por la Iglesia, para que sea a los ojos de mundo la imagen de la nueva humanidad. Roguemos al Señor.
- Por los que gobiernan las naciones, para que trabajen por la paz, fruto de la justicia. Roguemos al Señor.
- Por los pobres, los enfermos, los que tienen hambre, los perseguidos, para que puedan experimentar el consuelo, la riqueza, y la bendición de Dios. Roguemos al Señor.
- Por nuestra asamblea, para que el ejemplo de los santos, cuya memoria celebramos, nos estimule a vivir las bienaventuranzas de Cristo. Roguemos al Señor.
Escucha, Señor, nuestras súplicas; son la oración de tu Iglesia: los que todavía peregrinamos por este mundo y los que han llegado ya a feliz término; y concédenos bondadosamente lo que te pedimos. Por Jesucristo nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Sean agradables a tus ojos, Señor, los dones que te ofrecemos en honor de todos los santos, y haz que sintamos interceder por nuestra salvación a los que creemos ya seguros en la vida eterna. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Grata tibi sint, Dómine, múnera, quae pro cunctórum offérimus honóre Sanctórum, et concéde, ut, quos iam crédimus de sua immortalitáte secúros, sentiámus de nostra salúte sollícitos. Per Christum.

Prefacio: La gloria de nuestra madre Jerusalén
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque hoy nos concedes celebrar a la ciudad santa, la Jerusalén celeste, que es nuestra madre, donde eternamente ya te alaba la corona de nuestros hermanos. Hacia ella, como peregrinos guiados por la fe, nos apresuramos jubilosos, compartiendo la alegría por la glorificación de los mejores miembros de la Iglesia, en la que nos concedes también ayuda y ejemplo para nuestra debilidad.
Por eso, con la muchedumbre de los santos y de los ángeles proclamamos tu grandeza y te alabamos clamando a una sola voz:
Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Nobis enim hódie civitátem tuam tríbuis celebráre, quae mater nostra est, caelestísque Ierúsalem, ubi iam te in aetérnum fratrum nostrórum coróna colláudat. Ad quam peregríni, per fidem accedéntes, alácriter festinámus, congaudéntes de Ecclésiae sublímium glorificatióne membrórum, qua simul fragilitáti nostrae adiuménta et exémpla concédis.
Et ídeo, cum ipsórum Angelorúmque frequéntia, una te magnificámus, laudis voce clamántes:
R. Santo, Santo, Santo...


Antífona de la comunión Mt 5, 8-10
Bienaventurados los limpios de corazón, porque ellos verán a Dios. Bienaventurados los que trabajan por la paz, porque ellos serán llamados hijos de Dios. Bienaventurados los perseguidos por causa de la justicia, porque de ellos es el reino de los cielos.
Beáti mundo corde, quóniam ipsi Deum vidébunt; beáti pacífici, quóniam fílii Dei vocabúntur; beáti qui persecutiónem patiúntur propter iustítiam, quóniam ipsórum est regnum caelórum.

Oración después de la comunión
Te adoramos y admiramos, oh, Dios, el solo Santo entre todos los santos, e imploramos tu gracia para que, realizando nuestra santidad en la plenitud de tu amor, pasemos de esta mesa de los que peregrinamos, al banquete de la patria celestial. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Mirábilem te, Deus, et unum Sanctum in ómnibus Sanctis tuis adorántes, tuam grátiam implorámus, qua, sanctificatiónem in tui amóris plenitúdine consummántes, ex hac mensa peregrinántium ad caeléstis pátriae convívium transeámus. Per Christum.

Se puede decir la bendición solemne de todos los Santos.
Dios, gloria y felicidad de los santos, que os ha concedido celebrar hoy esta solemnidad, os otorgue sus bendiciones eternas.
Deus, glória et exsultátio Sanctórum, benedícat vos benedictióne perpétua, qui vobis tríbuit exímiis suffrágiis roborári.
R. Amén.
Que por intercesión de los santos os veáis libres de todo mal, y, alentados por el ejemplo de su vida, perseveréis constantes en el servicio de Dios y de los hermanos.
Eórum intercessióne a praeséntibus malis liberáti, et exémplis sanctae conversatiónis instrúcti, in servítio Dei fratrúmque inveniámini semper inténti.
R. Amén.
Y que Dios os conceda reuniros con los santos en la felicidad del reino, donde la Iglesia contempla con gozo a sus hijos entre los moradores de la Jerusalén celeste.
Quátenus cum iis ómnibus valeátis illíus pátriae vos gáudia possidére, in qua fílios suos supérnis coniúngi cívibus in pace perpétua sancta laetátur Ecclésia.
R. Amén.
Y la bendición de Dios todopoderoso, Padre, Hijo  y Espíritu Santo, descienda sobre vosotros y os acompañe siempre.
Et benedíctio Dei omnipoténtis, Patris, et Fílii, + et Spíritus Sancti, descéndat super vos et máneat semper.
R. Amén.

MARTIROLOGIO

Elogios del día 2 de noviembre
C
onmemoración de Todos los fieles difuntos. La Santa Madre Iglesia, después de su solicitud en celebrar con las debidas alabanzas la dicha de todos sus hijos bienaventurados en el cielo, se interesa ante el Señor en favor de las almas de todos cuantos nos precedieron en el signo en fe y duermen en la esperanza de la resurrección, y por todos los difuntos desde el principio del mundo, cuya fe sólo Dios conoce, para que, purificados de toda mancha del pecado y asociados a los ciudadanos celestes, puedan gozar de la visión de la felicidad eterna.
2. Conmemoración de san Victorino, obispo de Ptuj, en Panonia, actual Eslovenia, que redactó múltiples escritos para explicar los libros de la Sagrada Biblia y fue coronado con el martirio en la persecución desencadenada por Diocleciano. (c. 303)
3. En Trieste, en la península de Istria, en la actual Italia, san Justo, mártir (c. s. IV).
4. En Sebaste, en Armenia, hoy Turquía, santos Carterio, Estiriaco, Tobías, Eudoxio, Agapio y compañeros, mártires, que, siendo soldados, en tiempo del emperador Licinio fueron arrojados a las llamas por permanecer en la fe de Cristo, según nos refiere la tradición. (c. 320)
5. En Persia, actualmente Irak, santos Acindino, Pegasio, Aftonio, Epidíforo, Anempodisto y muchos compañeros mártires, que, según se cuenta, padecieron durante el reinado de Sapor II. (s. IV)
6. En Vienne, de la Galia Lugdunense, Francia en la actualidad, San Domino, obispo, que se dedicó a la redención de los cautivos. (c. 538)
7. Conmemoración de san Marciano, eremita, que, nacido en Cirro, se retiró al desierto de Calcedonia, en la actual Turquía, y allí, viviendo en una estrechísima caseta, sólo por la tarde se alimentaba de una módica cantidad de pan y agua, pero poniendo por delante del ayuno el amor fraterno. (s. IV)
8. En el monasterio de Saint-Maurice-en-Valais, en la región de Helvecia, hoy Suiza, san Ambrosio, abad, que primeramente fue padre del monasterio de la isla Bárbara, cerca de Lyon, y luego trasladado a Agauno por su ejemplar observancia religiosa, donde estableció la práctica de la alabanza perpetua. (c. 520)
9. Junto a la fuente de Holywell, en Cambria, actual Reino Unido, santa Winefrida, virgen, a la que se venera como monja eximia. (c. s. VII)
10. En Viennes, lugar de Burgundia, Francia actualmente, san Jorge, obispo(c. 670)
11. En el monasterio de Clairvaux, en Borgoña, también en Francia, sepultura de san Malaquías, obispo de Down y Connor, en Irlanda, donde había restaurado la vida de la Iglesia, y que de camino a Roma, en el citado monasterio, y en presencia del abad san Bernardo, entregó su espíritu al Señor. (1148)
12*. En Montagne, en la región de Normandía, de nuevo en Francia, beata Margarita de Lorena, que primero fue duquesa de Alençon, y al quedar viuda abrazó la vida religiosa en un monasterio de Clarisas que ella misma había edificado. (1521)
13*. En Andover, en el condado inglés de Hampshire, beato Juan Bodey, mártir, que, siendo maestro de escuela, por no aceptar la autoridad de la reina Isabel I en los asuntos espirituales, murió ahorcado y descuartizado. (1583)
14*. En Casale, en la región de Flaminia, hoy Emilia-Romaña, en Italia, beato Pío de San Luis (Luis) Campidelli, religioso de la Congregación de la Pasión, el cual, siendo joven y víctima de una cruel enfermedad, se conformó totalmente a la divina voluntad. (1889)

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