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lunes, 9 de mayo de 2022

Lunes 13 junio 2022, San Antonio de Padua, presbítero y doctor de la Iglesia, memoria obligatoria.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI DOCENTI E AGLI STUDENTI DEL PONTIFICIO ISTITUTO LITURGICO

Sala del Concistoro, Sabato, 7 maggio 2022

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Grazie, Padre Abate Primate, per la sua introduzione. È migliorato l’italiano! Va bene. Saluto il Padre Rettore, il Padre Preside, i Professori, e tutti voi, cari studenti ed ex-studenti del Pontificio Istituto Liturgico.

Sono contento di ricevervi in occasione del 60° anniversario della sua fondazione. Essa avvenne come risposta alla crescente necessità del Popolo di Dio di vivere e partecipare più intensamente alla vita liturgica della Chiesa; esigenza che trovò nel Concilio Vaticano II la verifica illuminante con la Costituzione Sacrosanctum Concilium. Ormai, la dedizione della vostra istituzione allo studio della liturgia è ben riconosciuta. Esperti formati nelle vostre aule promuovono la vita liturgica di molte diocesi, in contesti culturali assai diversi.

Tre dimensioni emergono chiaramente dalla spinta conciliare al rinnovamento della vita liturgica. La prima è la partecipazione attiva e fruttuosa alla liturgia; la seconda è la comunione ecclesiale animata dalla celebrazione dell’Eucaristia e dei Sacramenti della Chiesa; e la terza è l’impulso alla missione evangelizzatrice a partire dalla vita liturgica che coinvolge tutti i battezzati. Il Pontificio Istituto Liturgico è al servizio di questa triplice esigenza.

Anzitutto la formazione a vivere e promuovere la partecipazione attiva nella vita liturgica. Lo studio approfondito e scientifico della Liturgia vi deve spingere a favorire, come voleva il Concilio, questa dimensione fondamentale della vita cristiana. La chiave, qui, è educare le persone a entrare nello spirito della liturgia. E per saperlo fare è necessario essere impregnati di questo spirito. Al Sant’Anselmo, vorrei dire, dovrebbe succedere questo: impregnarsi dello spirito della liturgia, sentirne il mistero, con stupore sempre nuovo. La liturgia non si possiede, no, non è un mestiere: la liturgia si impara, la liturgia si celebra. Arrivare a questo atteggiamento di celebrare la liturgia. E si partecipa attivamente solo nella misura in cui si entra in questo spirito di celebrazione. Non è questione di riti, è il mistero di Cristo, che una volta per sempre ha rivelato e compiuto il sacro, il sacrificio e il sacerdozio. Il culto in spirito e verità. Tutto questo, nel vostro Istituto, va meditato, assimilato, direi “respirato”. Alla scuola delle Scritture, dei Padri, della Tradizione, dei Santi. Solo così la partecipazione può tradursi in un più grande senso della Chiesa, che faccia vivere evangelicamente in ogni tempo e in ogni circostanza. E anche questo atteggiamento di celebrare subisce delle tentazioni. Su questo vorrei sottolineare il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico: andare dietro a forme, alle formalità più che alla realtà, come oggi vediamo in quei movimenti che cercano un po’ di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II. Allora la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia.

La vostra dedizione allo studio liturgico, da parte sia dei professori sia degli studenti, vi fa crescere inoltre nella comunione ecclesiale. La vita liturgica, infatti, ci apre all’altro, al più vicino e al più lontano dalla Chiesa, nella comune appartenenza a Cristo. Rendere gloria a Dio nella liturgia trova il suo riscontro nell’amore verso il prossimo, nell’impegno di vivere da fratelli nelle situazioni quotidiane, nella comunità in cui mi trovo, con i suoi pregi e i suoi limiti. È questa la strada della vera santificazione. Perciò, la formazione del Popolo di Dio è un compito fondamentale per vivere una vita liturgica pienamente ecclesiale.

E il terzo aspetto. Ogni celebrazione liturgica si conclude sempre con la missione. Ciò che viviamo e celebriamo ci porta a uscire incontro agli altri, incontro al mondo che ci circonda, incontro alle gioie e alle necessità di tanti che forse vivono senza conoscere il dono di Dio. La genuina vita liturgica, specialmente l’Eucaristia, ci spinge sempre alla carità, che è anzitutto apertura e attenzione all’altro. Tale atteggiamento sempre comincia e si fonda nella preghiera, in particolare nella preghiera liturgica. E questa dimensione ci apre anche al dialogo, all’incontro, allo spirito ecumenico, all’accoglienza.

Mi sono soffermato brevemente su queste tre dimensioni fondamentali. Sottolineo ancora che la vita liturgica, e lo studio di essa, deve condurre a una maggiore unità ecclesiale, non alla divisione. Quando la vita liturgica è un po’ bandiera di divisione, c’è l’odore del diavolo lì dentro, l’ingannatore. Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia per questioni che non sono essenziali, anzi, per questioni superate e per prendere posizione, a partire dalla liturgia, con ideologie che dividono la Chiesa. Il Vangelo e la Tradizione della Chiesa ci chiamano ad essere saldamente uniti sull’essenziale, e a condividere le legittime differenze nell’armonia dello Spirito. Perciò il Concilio ha voluto preparare con abbondanza la mensa della Parola di Dio e dell’Eucaristia, per rendere possibile la presenza di Dio in mezzo al suo Popolo. Così la Chiesa, mediante la preghiera liturgica, prolunga l’opera di Cristo in mezzo agli uomini e alle donne di ogni tempo, e anche in mezzo al creato, dispensando la grazia della sua presenza sacramentale. La liturgia si deve studiare restando fedeli a questo mistero della Chiesa.

È vero che ogni riforma crea delle resistenze. Io mi ricordo, ero ragazzo, quando Pio XII cominciò con la prima riforma liturgica, la prima: si può bere acqua prima della comunione, digiuno di un’ora… “Ma questo è contro la santità dell’Eucaristia!”, si stracciavano le vesti. Poi, la Messa vespertina: “Ma, come mai, la Messa è al mattino!”. Poi, la riforma del Triduo pasquale: “Ma come, il sabato deve risorgere il Signore, adesso lo rimandano alla domenica, al sabato sera, la domenica non suonano le campane… E le dodici profezie dove vanno?”. Tutte queste cose scandalizzavano le mentalità chiuse. Succede anche oggi. Anzi, queste mentalità chiuse usano schemi liturgici per difendere il proprio punto di vista. Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione. E si usa la liturgia, per questo.

Le sfide del nostro mondo e del momento presente sono molto forti. La Chiesa ha bisogno oggi come sempre di vivere della liturgia. I Padri Conciliari hanno fatto un grande lavoro perché così fosse. Noi dobbiamo continuare questo compito di formare alla liturgia per essere formati dalla liturgia. La Santa Vergine Maria insieme agli Apostoli pregavano, spezzavano il Pane e vivevano la carità con tutti. Per loro intercessione, la liturgia della Chiesa renda presente oggi e sempre questo modello di vita cristiana.

Vi ringrazio del servizio che rendete alla Chiesa e vi incoraggio a portarlo avanti nella letizia dello Spirito. Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.

CALENDARIO

13 LUNES. SAN ANTONIO DE PADUA, presbítero y doctor de la Iglesia, memoria obligatoria

Misa
de la memoria (blanco).
MISAL: 1.ª orac. prop. y el resto del común de pastores o de doctores o de santos (para religiosos), o de un domingo del T.O., Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- 1 Re 21, 1-16.
Nabot ha sido lapidado y está muerto.
- Sal 5. R. Atiende a mis gemidos, Señor.
- Mt 5, 38-42. Yo os digo que no hagáis frente al que os agravia.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de la memoria.

Martirologio: elogs. del 14 de junio, pág. 363.
CALENDARIOS: Salamanca: San Juan de Sahagún, presbítero (S-trasladada).
Hermanas de Nuestra Señora de la Consolación: Santa María Rosa Molas y Vallvé, virgen (S-trasladada).
Hermanas de Santa Dorotea de la Frassinetti: Santa Paula Frassinetti (S-trasladada).
Orden Franciscana: San Antonio de Padua, presbítero y doctor de la Iglesia (F).

TEXTOS MISA

13 de junio
San Antonio de Padua, presbítero y doctor de la Iglesia
Memoria

Oración colecta propia, resto del común de doctores 2.

Antífona de entrada Dan 12, 3

Los sabios brillarán como el fulgor del firmamento, y los que enseñaron a muchos la justicia, como las estrellas, por toda la eternidad.
Qui docti fúerint, fulgébunt quasi splendor firmaménti, et qui ad iustítiam erúdiunt multos, quasi stellae in perpétuas aeternitátes.
O bien: Cf. Eclo 44, 15. 14
Los pueblos hablarán de su sabiduría y la asamblea proclamará su alabanza, y su nombre vive por los siglos de los siglos.
Sapiéntiam Sanctórum narrent pópuli, et laudes eórum núntiet Ecclésia; nómina autem eórum vivent in saeculum saeculi.

Monición de entrada
Celebramos hoy la memoria de san Antonio, presbítero y doctor de la Iglesia, que nació en Lisboa (Portugal) a finales del siglo XII. Primero fue canónigo regular y después entró en la Orden recién fundada de los Hermanos Menores, para propagar el Evangelio entre los pueblos de África; sin embargo, se dedicó a predicar por Italia y Francia, donde, gracias a sus extraordinarias cualidades de simpatía y don de palabra, atrajo a muchos a la verdadera fe. Escribió sermones notables por su doctrina y llenos de unción. Por mandato de san Francisco enseñó teología a los hermanos, hasta que en Padua descansó en el Señor el año 1231, sin lograr su deseo de misionar en los países del islam, en el norte de África.

Oración colecta
Dios todopoderoso y eterno, que en san Antonio de Padua has dado a tu pueblo un predicador insigne y un intercesor en las necesidades, concédenos, con su ayuda, seguir las enseñanzas de la vida cristiana y experimentar tu protección en todas las adversidades. Por nuestro Señor Jesucristo.
Omnípotens sempitérne Deus, qui pópulo tuo beátum Antónium praedicatórem insígnem dedísti, atque in necessitátibus intercessórem, concéde, ut, eius auxílio, christiánae vitae documénta sectántes, in ómnibus adversitátibus te subveniéntem sentiámus. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Lunes de la XI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA 1 Re 21, 1-16
Nabot ha sido lapidado y está muerto

Lectura del primer libro de los Reyes.

Por aquel tiempo, Nabot de Yezrael tenía una viña junto al palacio de Ajab, rey de Samaria.
Ajab habló a Nabot diciendo:
«Dame tu viña para que pueda tener un huerto ajardinado, pues está pegando a mi casa; yo te daré a cambio una viña mejor, o, si te parece bien, te pagaré su precio en plata».
Nabot respondió a Ajab:
«Dios me libre de cederte la herencia de mis padres».
Se fue Ajab a su casa abatido y enfadado por la respuesta que le había dado Nabot de Yezrael:
«No te cederé la heredad de mis padres».
Se postró en su lecho de cara a la pared y se negó a comer. Jezabel, su mujer, se le acercó y le dijo:
«¿Qué te pasa que estás entristecido y no comes alimento alguno?».
El le respondió:
«Hablé con Nabot de Yezrael y le propuse: “Véndeme tu viña por su valor en plata, o, si lo prefieres, te daré otra viña a cambio”; pero él me contestó: “No te cederé mi viña”».
Jezabel, su mujer, le replicó:
«¡Ya es hora de que ejerzas el poder regio en Israel! Levántate, come y se te alegrará el ánimo. Yo misma me encargo de darte la viña de Nabot de Yezrael».
Escribió cartas con el nombre de Ajab y las selló con el sello de él, enviándolas a los ancianos y notables que vivían junto a Nabot.
En las cartas escribió lo siguiente:
«Proclamad un ayuno y sentad a Nabot al frente de la asamblea. Frente a él sentad a dos hombres hijos de Belial que testifiquen en su contra diciendo: “Tú has maldecido a Dios y al rey”. Entonces lo sacaréis fuera y lo lapidaréis hasta que muera».
Los hombres de la ciudad, los ancianos y notables que vivían junto a Nabot en su ciudad, hicieron tal como Jezabel les ordenó según lo escrito en las cartas remitidas a ellos. Así proclamaron un ayuno y sentaron a Nabot al frente de la asamblea.
Llegaron los dos hombres hijos de Belial, se sentaron frente a él y testificaron contra él diciendo:
«Nabot ha maldecido a Dios y al rey».
Lo sacaron fuera de la ciudad y lo lapidaron a pedradas hasta que murió.
Enviaron a decir a Jezabel:
«Nabot ha sido lapidado y está muerto».
En cuanto Jezabel oyó que Nabot había muerto lapidado, dijo a Ajab:
«Levántate y toma posesión de la viña de Nabot, el de Yezrael, el que se negó a vendértela por su valor en plata, pues Nabot ya no está vivo, ha muerto».
Apenas oyó Ajab que Nabot había muerto, se levantó y bajó a la viña de Nabot, el de Yezrael, para tomar posesión de ella.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 5, 2-3ab. 5-6a. 6b-7 (R.: 2b)
R. 
Atiende a mis gemidos, Señor.
Intéllege gémitum meum, Dómine.

V. Señor, escucha mis palabras,
atiende a mis gemidos,
haz caso de mis gritos de auxilio,
Rey mío y Dios mío.
R. Atiende a mis gemidos, Señor.
Intéllege gémitum meum, Dómine.

V. Tú no eres un Dios que ame la maldad,
ni el malvado es tu huésped,
ni el arrogante se mantiene en tu presencia.
R. Atiende a mis gemidos, Señor.
Intéllege gémitum meum, Dómine.

V. Detestas a los malhechores,
destruyes a los mentirosos;
al hombre sanguinario y traicionero
lo aborrece el Señor.
R. Atiende a mis gemidos, Señor.
Intéllege gémitum meum, Dómine.

Aleluya Sal 118, 105
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V.
 Lámpara es tu palabra para mis pasos, luz en mi sendero. R.
Lucerna pédibus meis verbum tuum, et lumen sémitis meis.

EVANGELIO Mt 5, 38-42
Yo os digo que no hagáis frente al que os agravia
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Jesús a sus discípulos:
«Habéis oído que se dijo: “Ojo por ojo, diente por diente”. Pero yo os digo: no hagáis frente al que os agravia.
Al contrario, si uno te abofetea en la mejilla derecha, preséntale la otra; al que quiera ponerte pleito para quitarte la túnica, dale también el manto; a quien te requiera para caminar una milla, acompáñale dos; a quien te pide, dale, y al que te pide prestado, no lo rehúyas».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 19-febrero-2017
Jesús muestra el camino de la verdadera justicia mediante la ley del amor que supera la de la venganza, es decir «ojo por ojo y diente por diente». Esta antigua regla imponía infligir a los trasgresores penas equivalentes a los daños causados: la muerte a quien había matado, la amputación a quien había herido a alguien, y así. Jesús no pide a sus discípulos sufrir el mal, es más, pide reaccionar, pero no con otro mal, sino con el bien. Solo así se rompe la cadena del mal: un mal lleva a otro mal, otro lleva a otro mal… Se rompe esta cadena de mal, y cambian realmente las cosas. De hecho el mal es un "vacío", un vacío de bien, y un vacío no se puede llenar con otro vacío, sino solo con un "lleno", es decir con el bien. La represalia no lleva nunca a la resolución de conflictos. "Tú me lo has hecho, yo te lo haré": esto nunca resuelve un conflicto, y tampoco es cristiano.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario X
Pidamos, hermanos, a Dios nuestro Padre, en cuyas manos están los destinos del universo, que escuche las oraciones de su pueblo.
- Por la santa Iglesia de Dios: para que sea fiel a la voluntad de Cristo y se purifique de sus faltas y debilidades. Roguemos al Señor.
- Por los que gobiernan las naciones: para que trabajen por la paz del mundo, a fin de que todos los pueblos puedan vivir y progresar en justicia, en paz y en libertad. Roguemos al Señor.
- Por los pobres y los afligidos, por los enfermos y los moribundos, y por todos los que sufren: para que encuentren el consuelo y la salud. Roguemos al Señor.
- Por todos los que estamos aquí reunidos: para que perseveremos en la verdadera fe y crezcamos siempre en la caridad. Roguemos al Señor.
Dios todopoderoso y eterno, que por tu Hijo y Señor nuestro Jesucristo nos has dado el conocimiento de tu verdad: mira con bondad al pueblo que te suplica, líbralo de toda ignorancia y de todo pecado para que llegue a la gloria del reino eterno. Por Jesucristo nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Al celebrar estos divinos misterios, te pedimos, Señor, que el Espíritu Santo nos ilumine con aquella luz de la fe que iluminó a san N. para propagar siempre tu gloria. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Illa nos, quaesumus, Dómine, divína tractántes, Spíritus Sanctus fídei luce perfúndat, qua beátum N. ad glóriae tuae propagatiónem iúgiter collustrávit. Per Christum.

PREFACIO COMÚN I
EL UNIVERSO RESTAURADO EN CRISTO
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, por Cristo, Señor nuestro.
A quien hiciste fundamento de todo y de cuya plenitud quisiste que participáramos todos. Siendo él de condición divina se despojó de su rango, y por su sangre derramada en la cruz puso en paz el universo; y así, exaltado sobre todo cuanto existe, es fuente de salvación eterna para cuantos creen en él.
Por eso, con los ángeles y arcángeles, tronos y dominaciones, y con todos los coros celestiales, cantamos sin cesar el himno de tu gloria:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum.
In quo ómnia instauráre tibi complácuit, et de plenitúdine eius nos omnes accípere tribuísti. Cum enim in forma Dei esset, exinanívit semetípsum, ac per sánguinem crucis suae pacificávit univérsa; unde exaltátus est super ómnia et ómnibus obtemperántibus sibi factus est causa salútis aetérnae.
Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus, cumque omni milítia caeléstis exércitus, hymnum glóriae tuae cánimus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA II

Antífona de la comunión 1 Cor 1, 23-24

Nosotros predicamos a Cristo crucificado, fuerza de Dios y sabiduría de Dios.
Nos praedicámus Christum crucifíxum, Christum, Dei virtútem et Dei sapiéntiam.

Oración después de la comunión
Saciados con el alimento celestial, te suplicamos humildemente, Señor, que, siguiendo con fidelidad las enseñanzas de san N., nos mantengamos en continua acción de gracias por los dones recibidos. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Caelésti alimónia refécti, súpplices te, Dómine, deprecámur, ut, beáti N. mónitis obsequéntes, de accéptis donis semper in gratiárum actióne maneámus. Per Christum.
MARTIROLOGIO

Elogios del día 14 de junio

1. En Samaría o Sebaste, en Palestina, hoy Israel, conmemoración de san Eliseo, que fue discípulo de Elías y profeta en Israel desde el tiempo del rey Jorán hasta los días de Joás. Aunque no dejó oráculos escritos, con sus milagros anunció la salvación que había de llegar para todos los hombres. (s. IX a.C.)
2. En Aquilea, en la región actualmente italiana de Venecia, san Proto, mártir. (s. inc.)
3. Cerca de Soissons, en la Galia Bélgica, hoy Francia, santos Valerio y Rufino, mártires. (s. IV)
4*. En Nápoles, en la región italiana de Campania, san Fortunato, obispo(s. IV)
5. En Vienne, en Burgundia, actual Francia, san Eterio, obispo. (s. VI)
6. En Constantinopla, hoy Estambul, en Tuerquía, san Metodio, obispo, que, siendo monje se drigió a Roma, en el pontificado del papa Pascual I, para defender el culto de las sagradas imágenes,y, elevado  al episcopado, celebró solemnemente el triunfo de la fe ortodoxa. (847)
7. En Córdoba, en la región hispánica de Andalucía, santos mártires Anastasio, presbítero, Félix, monje, y Digna, virgen, que murieron el mismo día. Anastasio, por confesar su fe cristiana ante los jueces musulmanes, fue decapitado, y con él murió también Félix, originario de Getulia, en África del Norte, que había profesado la fe católica y la vida monástica en Asturias. Digna, aún joven, por haber reprendido al juez por la muerte de los dos anteriores, fue decapitada de inmediato. (853)
- Beata Francisca de Paula de Jesús (1810- Baependi, Brasil 1895). Laica, hija de esclavos, huérfana a los 10 años, conocida popularmente como Nhà Chica y madre de los pobres, que dedicó su vida al servicio de los necesitados.
- Beato Cosme (Sante) Spessotto Zamuner (1923- San Juan Nonualco, El Salvador 1980). Sacerdote, religioso de la Orden de los Hermanos Menores, y párroco ejemplar de la San Juan Nonualco hasta su martirio y muerte por odio a la fe.

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