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sábado, 13 de agosto de 2022

Sábado 17 septiembre 2022, Sábado de la XXIV semana del Tiempo Ordinario o santa María en sábado o san Roberto Belarmino, obispo y doctor de la Iglesia, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

SANTA MESSA «IN COENA DOMINI»
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 31 marzo 1983

1. Quando Simon Pietro dice a Cristo: “Non mi laverai mai i piedi! (Gv 13, 8), egli ragiona nel modo seguente: colui che lava i piedi ad un altro è servo; colui a cui vengono lavati i piedi è signore.

Io, Simon Pietro, non posso accettare il servizio di Colui che è il mio “Maestro” e “Signore”. Ciò significherebbe un’infrazione dell’ordine fondamentale, che è anche l’ordine della giustizia. Quest’ordine non può essere violato. Lo richiedono l’ordinaria onestà e la rettitudine. Simon Pietro, a motivo di questa rettitudine, non voleva consentire che Cristo gli lavasse i piedi prima della Cena pasquale.

2. Intanto il Maestro e Signore non cede. Sta davanti al suo discepolo e servo, tenendo nelle mani un catino pieno d’acqua e un asciugatoio, e sembra dire:

Piegati! Consentimi di servire!

Consentimi di iniziare il Grande Servizio!

In questo Servizio è contenuto l’Ordine Nuovo. Il Nuovo Testamento. La Nuova alleanza.

Consentimi di iniziare il Servizio della Nuova alleanza con questa lavanda dei piedi.

Ad essa seguirà il Sacrificio Sacramentale del mio Corpo e del mio Sangue. Il Sacrificio della croce e della morte. Il grande, incessante Servizio della Nuova alleanza. Mediante questo servizio avrai “parte con me” (Gv 13, 8). Tu e tutti gli altri. Avrete “parte con me”. Sarete in comunione con me. Mediante me, sarete in comunione con il Padre e con lo Spirito. Permettimi di servirti adesso. “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo” (Gv 18, 37): per compiere appunto questo servizio. Da questo servizio, da questo ministero dipende la Redenzione del mondo.

3. Quando Simon Pietro cede, egli sa che quest’ordine, a cui voleva essere fedele, viene sostituito dall’Ordine Nuovo. Egli stesso difendeva ancora l’ordine antico, ma al tempo stesso già avvertiva quanto quello nuovo fosse già presente in lui; quanto lui, pur uomo dell’antica alleanza, fosse tuttavia già aperto alla Comunione col suo Maestro e Signore. Dice quindi: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!” (Gv 13, 9). Tanto desidera quella “parte” con il Maestro. Tanto desidera quella purezza, che nasce dal servizio della Redenzione.

E Cristo aggiunge, rivolgendosi non già al solo Pietro, ma a tutti: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13, 14).

Dal servizio della Redenzione nasce l’amore, il quale fa sì che gli uomini diventino disposti a servirsi reciprocamente gli uni gli altri; fa di loro dei fratelli, sensibili reciprocamente al propri bisogni.

4. Abbiamo iniziato l’Anno Santo della Redenzione, il Giubileo straordinario. La liturgia della Cena del Signore ci presenta la Redenzione quale Servizio salvifico di Cristo, servizio che dura incessantemente nella Chiesa

- mediante il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore,

- mediante il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” (Gv 13, 8).

Il Giubileo di quest’anno renda ciascuno di noi particolarmente sensibile al servizio salvifico di Cristo, che si compie mediante la Chiesa.

Ci avvenga - come Simon Pietro - di poter desiderare più pienamente questa “parte” con Cristo: la Comunione salvifica, che deriva dall’abbondanza della sua Redenzione.

VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA
ADORAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DEL DUOMO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Milano - Venerdì, 20 maggio 1983

Cari fratelli e sorelle.

1. Sono venuto a Milano per adorare, insieme con voi, Cristo presente nell’Eucaristia. Prima che terminasse la serata del mio arrivo in questa metropoli, non potevo non fermarmi per qualche istante con voi, in preghiera, davanti al Santissimo Sacramento, per chiedere al Signore che il Congresso Nazionale, che ormai sta volgendo al termine, contribuisca a rafforzare nei nostri animi la fede e la pratica del culto eucaristico e a diffonderlo e a riaccenderlo in un sempre più vasto numero di fratelli.

Il nostro incontro acquista un particolare significato, in considerazione del luogo nel quale ci troviamo; il vostro magnifico Duomo, vero inno di gloria dell’arte cristiana, segno vivo della fede eucaristica d’un popolo, testimone ed espressione di secoli di storia e di pietà della comunità diocesana, tempio insigne che in qualche modo - come ebbe a dire il mio predecessore Paolo VI - “definisce, qualifica la città, ne perenna le imprese più nobili” (Paolo VI, Allocutio ad Ven. Fabbrica del Duomo, 24 novembre 1963).

La Chiesa Cattedrale è il cuore della diocesi. Non v’era dunque luogo più degno di questo per riunirci, questa sera, in preghiera davanti alla Santissima Eucaristia, che avete adorato e ringraziato, lodato ed esaltato come cuore della Chiesa.

2. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’intima connessione esistente tra l’Eucaristia e il mistero della Chiesa. L’Eucaristia è il cuore della Chiesa, perché in essa “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata, dà vita agli uomini, i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire insieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create” (Presbyterorum Ordinis, 5).

L’Eucaristia costituisce il dono più grande che Cristo ha offerto e permanentemente offre alla sua Sposa. È radice e culmine della vita cristiana e di ogni azione della Chiesa.

Nel mistero eucaristico è Cristo stesso che viene offerto in dono dal Padre. L’Eucaristia è la glorificazione del suo infinito amore verso di noi. Insieme con Gesù, fattosi nostro cibo di vita eterna, l’Eucaristia ci dona il suo Spirito, che è Dono per eccellenza, principio generatore e santificatore della Chiesa, vincolo della comunione fraterna, costruttore e garante dell’unità nella varietà dei ministeri e delle funzioni particolari all’interno del Corpo Mistico.

3. L’Eucaristia - come dice il motto del vostro Congresso - è “al centro della comunità e della sua missione”, in quanto essa è dono incommensurabile e ineffabile dell’amore della Santissima Trinità per l’umanità, che in tal modo viene salvata dalla morte eterna del peccato e innalzata alla dignità della figliolanza divina.

Il mistero eucaristico fonda dunque la comunità sull’esigenza e il dovere di un perenne atto di ringraziamento al Padre, nel quale si riassume il senso e il valore di tutta la vita personale e sociale. La parola “Eucaristia” significa ringraziamento, confessione di una riconoscenza senza riserve. È questo il gesto che deve caratterizzare il cristiano.

Tale atteggiamento di gratitudine appare molto distante rispetto a quello di fatto prevalente nella nostra esistenza quotidiana, spesso affannosamente confrontata con ciò che manca, con ciò che, faticosamente cercato, smentisce poi le nostre attese e i nostri desideri. La gratitudine appare così ben lontana dal costituire la prima e fondamentale parola, intorno alla quale e su cui impostare la nostra relazione con Dio e con la comunità.

L’uomo che sovente si lamenta, l’uomo che vede sempre e solo ciò che manca alla propria vita, è l’uomo che non sa vedere la propria esistenza come dono di un Amore infinito, ne sa cogliere la presenza della bontà divina nella comunità nella quale vive. La Santissima Eucaristia ci insegna invece a ringraziare, a ricambiare donando come Melchisedek - come abbiamo testé letto - il quale “offrì pane e vino” (Gen 14, 18) al Dio Altissimo. E anche le altre letture, se le consideriamo attentamente, sono tutte intessute su questa etica del ringraziamento, del dono, dell’offerta.

4. È da questa etica “eucaristica” cioè di ringraziamento, che sorge il nostro giusto rapporto con Dio e con la comunità. Il culto eucaristico c’insegna invece il segreto del rapporto comunitario: la gioia che da esso promana sta più nel dare che nel ricevere (cf. At 20, 35), sta nel dare un primato all’amore nei confronti della giustizia, imparando a ringraziare anche quando ci vien dato ciò che ci spetta in forza dei nostri diritti. Esso c’insegna che, donando, si riceve da Dio più e meglio di quanto avremmo potuto acquistare o desiderare secondo i nostri piani o le nostre pretese.

L’etica del dono, che sorge dal culto eucaristico, c’insegna la fiducia in Dio, anche quando egli ci lascia per un po’ nel bisogno o nella difficoltà e dà al nostro spirito pace e pazienza anche in mezzo alle tribolazioni. Nel pane eucaristico, infatti, è contenuto tutto il Bene della Chiesa, e tutto ciò che possiamo desiderare. La comunione con Gesù sacramento ci dona già subito la grazia e l’amicizia divina, anche in mezzo alle presenti necessità, e ci fa sperare nel possesso del pieno adempimento delle nostre più alte aspirazioni.

L’amore all’Eucaristia c’insegna anche la giusta scala dei valori: a non mettere in primo piano la nostra volontà e le realtà terrene, ma la volontà di Dio e i beni celesti. Esso infatti c’insegna una “fame” che oltrepassa quella del cibo materiale e dei bisogni semplicemente umani, una fame che suppone il primato dello spirituale e ad esso c’indirizza come all’ordine veramente supremo della realtà e del valore. L’uomo infatti non vive di solo pane, ma della Parola che esce dalla bocca di Dio (cf. Dt 8, 3-16).

5. L’Anno Giubilare della Redenzione c’invita ad approfondire con maggiore pietà e sentimento di gratitudine al Padre il significato del mistero eucaristico. Possa esso trovare in molti cuori il giusto posto, in considerazione della sua natura di testimonianza somma dell’amore della Santissima Trinità verso di noi. Susciti esso sempre più vivi e operosi sentimenti di riconoscenza a Dio e alla comunità, rinunciando a sterili forme di sfiducia e di scontentezza. C’insegni di più l’importanza di un’etica fondata sull’amore, sulla generosità, sulla fiducia nella persona, sulla gratitudine. Facciamo in modo che la nostra vita sia veramente un perenne rendimento di grazie (cf. Ef 5, 20; 1 Ts 5, 18; 2 Ts 2, 13). Possa la gratitudine diventare la forza propulsiva di tutta la nostra condotta verso Dio e la comunità.

La Santissima Eucaristia ci chiama ad un’opera continua di conversione: possa quest’Anno Santo aiutarci ad ascoltare di più il suo messaggio di vita, a disporci meglio a farne fruttare le inesauribili risorse di grazia, per una rivitalizzazione dell’unità fraterna nella comunità della Chiesa e degli uomini.

CALENDARIO

17 SÁBADO. Hasta la Hora Nona: 
SÁBADO DE LA XXIV SEMANA DEL T. ORDINARIO o SANTA MARÍA EN SÁBADO, memoria libre o SAN ROBERTO BELARMINO, obispo y doctor de la Iglesia, memoria libre

Misa
de sábado (verde) o de una de las memorias (blanco).
MISAL: para el sábado cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria de santa María en sábado del común de la bienaventurada Virgen María o de las «Misas de la Virgen María», o de un domingo del T.O. / para la memoria de san Roberto 1.ª orac. prop. y el resto del común de pastores (para un obispo) o de doctores, o de un domingo del T.O.; Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- 1 Cor 15, 35-37. 42-49.
Se siembra un cuerpo corruptible, resucita incorruptible.
- Sal 55. R. Caminaré en presencia de Dios a la luz de la vida.
- Lc 8, 4-15. Lo de la tierra buena son los que guardan la palabra y dan fruto con perseverancia
o bien:
cf. vol. IV, o bien cf. Leccionario de las «Misas de la Virgen María».

Liturgia de las Horas: oficio de sábado o de una de las memorias.

Martirologio: elogs. del 18 de septiembre, pág. 560.
CALENDARIOS: Mérida-Badajoz y Vic: Dedicación de la iglesia-catedral (F).
Carmelitas: San Alberto de Jerusalén, obispo (F).
Familia Franciscana: Impresión de las llagas de san Francisco de Asís (F).
Osma-Soria y Sigüenza-Guadalajara: San Martín de Finojosa, obispo (MO). O. Cist. y OCSO: (ML).
Zaragoza: San Pedro Arbúes, mártir (MO). Canónigos Regulares de Letrán: (ML).
Jesuitas: San Roberto Belarmino, obispo y doctor de la Iglesia (MO).
Benedictinos y O. Cist.: Santa Hildegarda, virgen y doctora de la Iglesia (ML).
Escolapios: Beato Antonio María Schwartz, presbítero (ML).

17 SÁBADO. Después de la Hora Nona:
VIGESIMOQUINTA SEMANA DEL TIEMPO ORDINARIO
Primera semana del Salterio
Misa
vespertina del XXV Domingo del tiempo ordinario (verde).
Liturgia de las Horas: I Vísp. del oficio dominical. Comp. Dom. I.

TEXTOS MISA

Misa del sábado: del XXIV Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario).

Memoria de santa María:
Común de la B. V. María I. Tiempo ordinario 1.

Antífona de entrada
Salve, Madre Santa, Virgen, Madre del Rey que gobierna cielo y tierra por los siglos de los siglos.
Salve, sancta parens, eníxa puérpera Regem, qui caelum terrámque regit in saecula saeculórum.

Monición de entrada
Alegrémonos todos al celebrar la memoria de la Virgen María. En ella encontramos el modelo del orante que escucha la Palabra de Dios y de la acogida incondicional de esa Palabra, que hace carne los designios de Dios. La alabamos glorificando la obra del Altísimo en ella; rezamos cantando su Magníficat y recurrimos a ella confiando en su intercesión maternal, pues es tradición de la comunidad cristiana dirigirse directamente a ella invocando su ayuda en las horas difíciles. En la escuela de la Madre de Dios, los cristianos aprendemos el estilo de vida de la gratuidad, de un amor que no espera, sino que se adelanta a las necesidades del otro, de una caridad que alcanza al hermano en lo concreto y le transmite no solo la vida, sino el gozo y el sentido de la misma vida.

Oración colecta
Te pedimos, Señor, que nosotros, tus siervos, gocemos siempre de salud de alma y cuerpo, y por la gloriosa intercesión de santa María, siempre Virgen, líbranos de las tristezas de este mundo y concédenos las alegrías del cielo. Por nuestro Señor Jesucristo.
Concéde nos fámulos tuos, quaesumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitáte gaudére, et, gloriósa beátae Maríae semper Vírginis intercessióne, a praesénti liberári tristítia, et aetérna pérfrui laetítia. Per Dóminum.

Memoria de san Roberto:
17 de septiembre
San Roberto Belarmino, obispo y doctor de la Iglesia

Oración colecta propia. Resto del común de Pastores: II. Para un obispo 1.

Antífona de entrada Cf. Ez 34, 11. 23-24
Buscaré a mis ovejas, dice el Señor, y suscitaré un pastor que las apaciente: yo, el Señor, seré su Dios.
Visitábo oves meas, dicit Dóminus, et suscitábo pastórem qui pascat eas: ego autem Dóminus ero eis in Deum.
O bien: Cf. Lc 12, 42
Este es el administrador fiel y prudente a quien el Señor pondrá al frente de su servidumbre para que reparta la ración de alimento a sus horas
Iste est fidélis et prudens dispensátor, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

Monición de entrada
Recordamos en esta celebración a san Roberto Belarmino, obispo y doctor de la Iglesia, miembro de la Orden de la Compañía de Jesús. Nació el año 1542. Intervino sabiamente, con sutiles y peculiares aportaciones, en las disputas teológicas de su tiempo. Fue cardenal y, durante algún tiempo, también obispo de la diócesis de Capua, en Italia. Finalmente, desempeñó en la Curía romana múltiples actividades relacionadas con la defensa doctrinal de la fe. Entregó su alma a Dios el año 1621.

Oración colecta
Oh, Dios, que dotaste a san Roberto Belarmino, obispo, de admirable sabiduría y santidad para defender la fe de tu Iglesia, concede a tu pueblo, por su intercesión, alegrarse siempre en la integridad de esta misma fe. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui ad tuae fidem Ecclésiae vindicándam beátum Robértum epíscopum mira eruditióne et virtúte decorásti, eius intercessióne concéde, ut pópulus tuus eiúsdem fídei semper integritáte laetétur. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Sábado de la XXIV semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA 1 Cor 15, 35-37. 42-49
Se siembra un cuerpo corruptible, resucita incorruptible

Lectura de la primera carta del apóstol san Pablo a los Corintios.

Hermanos:
Alguno preguntará: «¿Y cómo resucitan los muertos? ¿Con qué cuerpo vendrán?». Insensato, lo que tú siembras no recibe vida si (antes) no muere. Y al sembrar, no siembras el cuerpo que llegará a ser, sino un simple grano, de trigo, por ejemplo, o de cualquier otra planta.
Lo mismo es la resurrección de los muertos: se siembra un cuerpo corruptible, resucita incorruptible; se siembra un cuerpo sin gloria, resucita glorioso; se siembra un cuerpo débil, resucita lleno de fortaleza; se siembra un cuerpo animal, resucita espiritual. Si hay un cuerpo animal, lo hay también espiritual.
Efectivamente, así está escrito: el primer hombre, Adán, se convirtió en ser viviente. El último Adán, en espíritu vivificante. Pero no fue primero lo espiritual, sino primero lo material y después lo espiritual. El primer hombre, que proviene de la tierra, es terrenal; el segundo hombre es del cielo. Como el hombre terrenal, así son los de la tierra; como el celestial, así son los del cielo, Y lo mismo que hemos llevado la imagen del hombre terrenal, llevaremos también la imagen del celestial.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 55, 10. 11-12. 13-14 (R.: cf. 14cd)
R. 
Caminaré en presencia de Dios a la luz de la vida.
Ambulábo coram Deo in lúmine vivéntium.

V. 
Que retrocedan mis enemigos
cuando te invoco,
y así sabré que eres mi Dios.
R. Caminaré en presencia de Dios a la luz de la vida.
Ambulábo coram Deo in lúmine vivéntium.

V. En Dios, cuya promesa alabo,
en el Señor, cuya promesa alabo,
en Dios confío y no temo;
¿qué podrá hacerme un hombre?
R. Caminaré en presencia de Dios a la luz de la vida.
Ambulábo coram Deo in lúmine vivéntium.

V. Te debo, Dios mío, los votos que hice,
los cumpliré con acción de gracias;
porque libraste mi alma de la muerte,
mis pies de la caída;
para que camine en presencia de Dios
a la luz de la vida.
R. Caminaré en presencia de Dios a la luz de la vida.
Ambulábo coram Deo in lúmine vivéntium.

Aleluya Cf. Lc 8, 15
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Bienaventurados los que escuchan la palabra de Dios con un corazón noble y generoso, la guardan y dan fruto con perseverancia. R.
Beáti qui in cordo bono et óptimo verbum Dei rétinent, et fructum áfferunt in patiéntia.

EVANGELIO Lc 8, 4-15
Los de la tierra buena son los que guardan la palabra y dan fruto con perseverancia
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, habiéndose reunido una gran muchedumbre y gente que salía de toda la ciudad, dijo Jesús en parábola:
«Salió el sembrador a sembrar su semilla.
Al sembrarla, algo cayó al borde del camino, lo pisaron, y los pájaros del cielo se lo comieron.
Otra parte cayó en terreno pedregoso, y, después de brotar, se secó por falta de humedad.
Otra parte cayó entre abrojos, y los abrojos, creciendo al mismo tiempo, la ahogaron.
Y otra parte cayó en tierra buena, y, después de brotar, dio fruto al ciento por uno».
Dicho esto, exclamó:
«El que tenga oídos para oír, que oiga».
Entonces le preguntaron los discípulos qué significaba esa parábola.
Él dijo:
«A vosotros se os ha otorgado conocer los misterios del reino de Dios; pero a los demás, en parábolas, “para que viendo no vean y oyendo no entiendan”.
El sentido de la parábola es este: la semilla es la palabra de Dios.
Los del borde del camino son los que escuchan, pero luego viene el diablo y se lleva la palabra de sus corazones, para que no crean y se salven.
Los del terreno pedregoso son los que, al oír, reciben la palabra con alegría, pero no tienen raíz; son los que por algún tiempo creen, pero en el momento de la prueba fallan.
Lo que cayó entre abrojos son los que han oído, pero, dejándose llevar por los afanes, riquezas y placeres de la vida, se quedan sofocados y no llegan a dar fruto maduro.
Lo de la tierra buena son los que escuchan la palabra con un corazón noble y generoso, la guardan y dan fruto con perseverancia».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Crisóstomo in Mat. hom. 4
Así como las espinas no permiten que nazca la semilla, sino que la sofocan por su espesor, así los cuidados de la vida presente, no permiten que fructifique la semilla espiritual. Reprensible sería el labrador que sembrase sobre espinas punzantes, sobre piedras y en el camino. Porque no es posible que la piedra se haga tierra, ni que el camino deje de ser camino, ni que las espinas dejen de ser espinas. Al contrario, no sucede lo mismo en las cosas espirituales, pues es posible que la piedra se convierta en tierra rica, que el camino no se pise y que las espinas desaparezcan.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XLIII

Imploremos, hermanos, la piedad de Dios Padre todopoderoso, y pidámosle que escuche nuestra oración.
- Para que conceda a la Iglesia el gozo del Espíritu Santo, Roguemos al Señor
- Para que dé a los gobernantes el sentido de la justicia, de la libertad y de la paz. Roguemos al Señor.
- Para que otorgue a los pueblos la concordia leal y pacífica. Roguemos al Señor.
- Para que dé a los desterrados el gozo del retorno. Roguemos al Señor.
- Para que a nosotros, su pueblo, nos haga crecer en la fe, nos purifique el corazón y nos abra la puerta del reino eterno. Roguemos al Señor.
Muestra, Padre celestial, tu bondad al pueblo que te suplica, para que reciba sin tardanza lo que pide confiadamente, siguiendo tu inspiración. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Memoria de santa María:
Oración de los fieles
Dios, Padre de los pobres y de los humildes, ha elegido a María para templo de su gloria. A él dirigimos nuestra confiada oración.
- Por la santa Iglesia: para que acogiendo con humildad y fe el don de la salvación, sea, cada vez más, canal de gracia y de perdón para la humanidad. Roguemos al Señor.
- Por todos los pueblos de la tierra: para que al compartir los bienes materiales, culturales y espirituales descubran el camino seguro de fraternidad que Dios quiere de nosotros. Roguemos al Señor.
- Por los más necesitados de nuestra sociedad: para que reciban la ayuda y el calor por parte de quienes, como María, consagran su vida al servicio de los demás. Roguemos al Señor.
- Por todos nosotros, para que el espíritu de gratitud y de alabanza que brilló en la Virgen María nos haga fieles y agradecidos tanto en los momentos de prueba como en los de alegría. Roguemos al Señor.
Padre misericordioso, tú que conoces nuestro corazón, ven en ayuda de nuestra debilidad y, por intercesión de María, Virgen orante, escucha nuestras súplicas. Por Jesucristo nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Recibe, Señor, las oraciones de tu pueblo junto con la ofrenda de este sacrificio, para que, por la intercesión de santa María, Madre de tu Hijo, no quede frustrado ningún buen deseo ni petición alguna sin respuesta. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Súscipe, quaesumus, Dómine, preces pópuli tui cum oblatiónibus hostiárum, ut, intercedénte beáta María, Fílii tui Genetríce, nullíus sit írritum votum, nullíus sit vácua postulátio. Per Christum.
O bien:
Que la humanidad de tu Unigénito sea nuestro socorro, Señor, y el que al nacer de la Virgen no menoscabó la integridad de su Madre, sino que la santificó, nos libre del peso de nuestros pecados y vuelva nuestra ofrenda aceptable para ti. Por Jesucristo, nuestro Señor.

PLEGARIA EUCARÍSTICA IV

Antífona de la comunión Cf. Lc 11, 27

Bienaventurado el vientre de María, la Virgen, que llevó al Hijo del eterno Padre.
Beáta víscera Maríae Vírginis, quae portavérunt aetérni Patris Fílium.

Oración después de la comunión
Al recibir estos sacramentos del cielo, imploramos de tu misericordia, Señor, que cuantos nos alegramos en la memoria de la bienaventurada Virgen María, consigamos colaborar, a imitación suya, en el misterio de nuestra redención. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Suméntes, Dómine, caeléstia sacraménta, quaesumus cleméntiam tuam, ut, qui de beátae Vírginis Mariae commemoratióne laetámur, eiúsdem Vírginis imitatióne, redemptiónis nostrae mystério digne valeámus famulári. Per Christum.

Memoria de san Roberto:
Oración sobre las ofrendas
Mira con bondad, Señor, las ofrendas que presentamos en este santo altar en la fiesta de san N., para que glorifiquen tu nombre y nos obtengan el perdón. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Hóstias, quaesumus, Dómine, quas in festivitáte beáti N. sacris altáribus exhibémus, propítius réspice, ut, nobis indulgéntiam largiéndo, tuo nómini dent honórem. Per Christum.


Antífona de la comunión Jn 15, 16
No sois vosotros los que me habéis elegido, dice el Señor, soy yo quien os he elegido, y os he destinado para que vayáis y deis fruto, y vuestro fruto permanezca.
Non vos me elegístis, dicit Dóminus; sed ego elégi vos, et pósui vos ut eátis et fructum afferátis, et fructus vester máneat.
O bien: Cf. Lc 12, 36-37
Bienaventurado aquel criado, a quien el Señor, cuando venga y llame a la puerta, lo encuentre en vela.
Beátus ille servus, quem, cum vénerit dóminus eius, et pulsáverit iánuam, invénerit vigilántem.

Oración después de la comunión
Alimentados por estos sacramentos te pedimos humildemente, Señor, que, a ejemplo de san N., nos esforcemos en proclamar lo que él creyó y en poner en práctica lo que enseñó. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Refécti sacris mystériis, Dómine, humíliter deprecámur, ut, beáti N. exémplo, studeámus confitéri quod crédidit, et ópere exercére quod dócuit. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 18 de septiembre

1. En Nicomedia, en Bitinia, hoy Turquía, san Océano, mártir. (s. inc.).
2. En Prymnesso, en Frigia, también en la Turquía actual, santa Ariadna, mártir(s. inc.)
3. En el territorio de la Galia Vienense, Francia actualmente, san Ferréolo, mártir, que, según la tradición, gozando de la potestad propia de los tribunos, rehusó detener cristianos, por lo cual, apresado por mandato del prefecto, fue cruelmente azotado y encarcelado. Evadido y capturado de nuevo por sus perseguidores, finalmente fue decapitado, y recibió así la palma del martirio. (s. III)
4. En Milán, en la región italiana de Liguria, san Eustorgio, obispo, a quien san Atanasio elogia por confesar la verdadera fe contra el error arriano. (a. 355)
5*. En Avranches, población situada en la costa de Bretaña Menor, en la Francia actual, san Senario, obispo. (s. VI)
6*. En Limoges, ciudad de Aquitania, también en Francia, san Ferréolo, obispo, que libró de un inminente peligro a Marcos, refrendario del rey Childeberto, a quien quería matar el populacho. (s. VI ex.)
7. En Gortina, en la isla de Creta, san Eumenio, obispo(c. s. VII)
8*. En Andlau, de la Baja Lotaringia, actual alemania, santa Ricarda, la cual, siendo reina, despreció el poder terreno por servir a Dios en el monasterio fundado por ella misma. (c. 895)
9. En Osimo, en la región Picena, en la Italia actual, san José de Cupertino, presbítero de la Orden de los Hermanos Menores Conventuales, célebre, en circunstancias difíciles, por su pobreza, humildad y caridad para con los necesitados de Dios. (1663)
10. En la ciudad de Nam Dinh, en Tonkín, hoy Vietnam, santo Domingo Trach, presbítero de la Orden de Predicadores y mártir, decapitado en tiempo del emperador Minh Mang por preferir la muerte a pisotear la cruz. (1840)
11*. En la aldea Paimol, cerca de la misión de Kalongi, en Uganda, beatos David Okelo y Gildo Irwa, catequistas y mártires, que, habiéndose ofrecido espontáneamente para anunciar el Evangelio al pueblo, fueron alanceados hasta la muerte, y así, en el martirio, manifestaron la fuerza de Cristo. (1918)
12*. En Ciudad Real, en España, beato Carlos Eraña Guruceta, religioso de la Compañía de María y mártir, que, detenido por milicianos, fue fusilado sin previo juicio durante la cruel persecución contra sacerdotes y religiosos. (1936)
13*. Cerca de Gandía, en la provincia de Valencia, también en España, beatos Fernando García Sendra y José García Mas, presbíteros y mártires, que confirmaron su fidelidad al Señor durante la misma persecución religiosa. (1936)
14*. En el lugar llamado Montserrat, en la región de Valencia, de nuevo en España, beatos mártires Ambrosio (Salvador) Chuliá Ferrandis y Valentín (Vicente) Jaunzarás Gómez, presbíteros, y Francisco (Justo) Lerma Martínez, Ricardo (José) López Mora y Modesto (Vicente) Gay Zarzoreligiosos, de los Terciarios Capuchinos de Nuestra Señora de los Dolores, todos ellos coronados por su testimonio de Cristo durante la misma contienda. (1936)
15*. En el campo de concentración de Dachau, cerca de Munich, en Alemania, beato José Kut, presbítero y mártir, el cual, oriundo de Polonia, mientras estaba sometido a dura custodia, bien cimentado en la fe voló al cielo, víctima de crueles tormentos. (1942)

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