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lunes, 15 de agosto de 2022

Lunes 19 septiembre 2022, Lunes de la XXV semana del Tiempo Ordinario, feria o san Jenaro, obispo y mártir, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA
SANTA MESSA CONCLUSIVA DEL XX CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Milano - Domenica, 22 maggio 1983

“Manda il tuo Spirito, o Signore, a rinnovare la terra!”.

1. Così grida la Chiesa nella liturgia della solennità di Pentecoste. Così grida la Chiesa che è in Milano, la Chiesa che custodisce assiduamente il patrimonio di sant’Ambrogio, di san Carlo e di tante generazioni del Popolo di Dio, raccolto intorno al suoi grandi Pastori.

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!

Così grida oggi la Chiesa in tutta l’Italia, qui riunita per celebrare il suo Congresso Eucaristico. È, infatti, il XX Congresso Nazionale Eucaristico d’Italia, che trova la sua definitiva manifestazione in questo Santo Sacrificio, celebrato nella festa di Pentecoste.

Ringrazio Dio onnipotente di avere la gioia di compiere, come Vescovo di Roma, insieme con voi, venerati e cari fratelli e sorelle, a conclusione del Congresso, questo atto di lode e di adorazione della Santissima Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

2. Potente è il soffio della Pentecoste. Esso eleva, nella forza dello Spirito Santo, la terra e tutto il mondo creato a Dio, per mezzo del quale esiste tutto ciò che esiste. Perciò, noi cantiamo insieme col salmista: “Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! / La terra è piena delle tue creature” (Sal 104, 24).

Guardiamo l’orbe terrestre, abbracciamo l’immensità del creato e continuiamo a proclamare col salmista: “Se . . . togli loro il respiro, muoiono / e ritornano nella loro polvere. / Mandi il tuo spirito, sono creati / e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104, 29-30).

Professiamo la potenza dello Spirito nell’opera della creazione: il mondo visibile ha il suo inizio nell’invisibile Sapienza, Onnipotenza e Amore. E perciò noi desideriamo parlare alle creature con la parola che esse udirono dal loro Creatore all’inizio, quando egli vide che erano “cosa buona”, “molto buona”. E perciò noi cantiamo: “Benedici il Signore, anima mia: / Signore, mio Dio, quanto sei grande! . . . / La gloria del Signore sia per sempre; / gioisca il Signore delle sue opere” (Sal 104, 1.31).

3. Nel tempio grande e immenso della creazione desideriamo festeggiare oggi la nascita della Chiesa. Proprio perciò noi ripetiamo: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la faccia della terra!”.

E ripetiamo queste parole riunendoci nel cenacolo della Pentecoste: là, infatti, lo Spirito Santo discese sugli apostoli, raccolti insieme con la Madre di Cristo, e là nacque la Chiesa per servire il rinnovamento della faccia della terra.

Contemporaneamente tra tutte le creature, che diventano opera delle mani umane, noi scegliamo il Pane e il Vino. Li portiamo all’altare. Infatti, la Chiesa, nata nel giorno della Pentecoste dalla potenza dello Spirito Santo, nasce costantemente dall’Eucaristia, nella quale il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Redentore. E anche ciò avviene grazie alla potenza dello Spirito Santo.

4. Ci troviamo nel cenacolo di Gerusalemme nel giorno della Pentecoste. Ma contemporaneamente la liturgia di questa Solennità ci conduce allo stesso cenacolo “la sera del giorno della Risurrezione”. Proprio là, benché le porte fossero chiuse, tra i discepoli riuniti e ancora timorosi venne Gesù.

Dopo aver mostrato loro le mani e il costato, come prova che era lo stesso che era stato crocifisso, egli disse loro: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 21-23).

Così, dunque, la sera del giorno della Risurrezione gli apostoli, racchiusi nel silenzio del cenacolo, avevano ricevuto lo stesso Spirito Santo, che discese su di loro dopo cinquanta giorni, affinché, ispirati dalla sua potenza, divenissero testimoni della nascita della Chiesa: “Nessuno può dire Gesù è il Signore, se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12, 3).

La sera del giorno della Risurrezione gli apostoli, per la potenza dello Spirito Santo, confessarono con tutto il cuore: “Gesù è il Signore”; ed è la stessa verità che, a partire dal giorno della Pentecoste, essi hanno proclamato a tutto il popolo, fino allo spargimento del sangue.

5. Quando gli apostoli hanno creduto e confessato col cuore che “Gesù è il Signore”, la potenza dello Spirito Santo ha consegnato nelle loro mani l’Eucaristia - il Corpo e il Sangue del Signore -; quell’Eucaristia che nello stesso cenacolo, durante l’ultima cena, Cristo aveva loro affidato, prima della sua passione.

Disse allora, mentre dava loro il pane: “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”.

E di seguito, dando loro il calice del vino disse: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. E, dopo aver detto questo, aggiunse: “Fate questo in memoria di me”.

Quando arrivò il giorno del venerdì santo, e poi del sabato, le parole misteriose dell’ultima cena si compirono mediante la passione di Cristo. Ecco, il suo Corpo era stato dato. Ecco, il suo Sangue era stato versato. E quando Cristo risorto stette in mezzo agli apostoli nella sera di Pasqua, i loro cuori batterono, sotto il soffio dello Spirito Santo, con un nuovo ritmo di fede.

Ecco, sta davanti a loro il Risorto!

Ecco, Gesù è il Signore.

Ecco, Gesù il Signore ha dato loro il suo Corpo come pane e il suo Sangue come vino, “per la remissione dei peccati”.

Ha dato loro l’Eucaristia.

Ecco, il Risorto dice adesso: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Ecco, li manda nella potenza dello Spirito Santo con la parola dell’Eucaristia e con il segno dell’Eucaristia, giacché realmente ha detto: “Fate questo in memoria di me”.

“Gesù Cristo è Signore”. Ecco, manda loro, gli apostoli, con l’eterna memoria del suo Corpo e del suo Sangue, col Sacramento della sua Morte e della sua Risurrezione: egli, Gesù Cristo, Signore e Pastore del suo gregge per tutti i tempi.

6. La Chiesa nasce il giorno della Pentecoste. Essa nasce sotto il potente soffio del Santissimo Spirito, il quale ordina agli apostoli di uscire dal cenacolo e di intraprendere la loro missione.

La sera della Risurrezione Cristo disse loro: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. La mattina della Pentecoste lo Spirito Santo fa sì che essi intraprendano questa missione. Così essi vanno in mezzo agli uomini e si mettono in cammino per il mondo.

Prima che ciò avvenisse, il mondo - il mondo umano - era entrato nel cenacolo. Poiché ecco: “Essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciavano a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi (At 2, 4). Con questo dono delle lingue è entrato insieme nel cenacolo il mondo degli uomini, che parlano le varie lingue, e ai quali bisogna parlare in varie lingue per essere compresi nell’annuncio delle “grandi opere di Dio” (At 2, 11).

Dunque, nel giorno della Pentecoste è nata la Chiesa, sotto il potente soffio dello Spirito Santo. Essa è nata, in un certo senso, in tutto il mondo abitato dagli uomini, che parlano diverse lingue. È nata per andare in tutto il mondo ammaestrando, con le diverse lingue, tutte le nazioni. È nata perché, ammaestrando gli uomini e le nazioni, essa nasca sempre di nuovo mediante la parola del Vangelo; perché nasca sempre di nuovo in essi nello Spirito Santo, dalla potenza sacramentale dell’Eucaristia.

Tutti coloro che accolgono la parola del Vangelo, tutti coloro che si nutrono del Corpo e del Sangue di Cristo nell’Eucaristia sotto il soffio dello Spirito Santo professano: “Gesù è il Signore” (1 Cor 12, 3).

7. E così, sotto il soffio dello Spirito Santo, iniziando dalla Pentecoste di Gerusalemme, cresce la Chiesa. In essa vi sono diversità “di carismi”, e diversità “di ministeri”, e diversità “di operazioni”, ma “uno solo è lo Spirito”, ma “uno solo è il Signore”, ma “uno solo è Dio”, “che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6).

In ogni uomo, in ogni comunità umana, in ogni paese, lingua e nazione, in ogni generazione, la Chiesa viene di nuovo concepita e di nuovo cresce. E cresce come corpo, perché, come il corpo unisce in uno molte membra, molti organi, molte cellule, così la Chiesa unisce in uno con Cristo molti uomini.

La molteplicità si manifesta, per opera dello Spirito Santo, nell’unità, e l’unità contiene in sé la molteplicità: “In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo . . ., e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12, 13).

E alla base di questa unità spirituale, che nasce e si manifesta ogni giorno sempre di nuovo, è il Sacramento del Corpo e del Sangue, il grande memoriale della Croce e della Risurrezione, il Segno della nuova ed eterna alleanza, che Cristo stesso ha messo nelle mani degli apostoli e ha posto a fondamento della loro missione.

Nella potenza dello Spirito Santo si costruisce la Chiesa come Corpo mediante il Sacramento del Corpo. Nella potenza dello Spirito Santo si costruisce la Chiesa come popolo della nuova alleanza mediante il Sangue delta nuova ed eterna alleanza.

È inesauribile, nello Spirito Santo, la potenza vivificante di questo Sacramento. La Chiesa vive di esso, nello Spirito Santo, con la vita stessa del suo Signore. “Gesù è Signore”.

8. Oggi, in questa Solennità di Pentecoste, nell’Anno Giubilare della Redenzione 1983, nell’illustre città di Milano si trova raccolto il cenacolo della nostra fede. È il cenacolo della Pentecoste, ma è, in pari tempo, il cenacolo stesso dell’incontro pasquale di Cristo con gli apostoli, è il cenacolo stesso del Giovedì Santo.

Ci siamo riuniti, quindi, nel cenacolo per accogliere nuovamente la testimonianza di tutti i grandi misteri divini, che nel cenacolo ebbero inizio. Per accogliere la testimonianza, e per rendere testimonianza all’Eucaristia e alla nascita della Chiesa. Per dare unità, mediante il cenacolo, a questa testimonianza.

Un giorno venne al cenacolo della Pentecoste tutto il mondo attraverso il dono delle lingue: fu come una grande sfida per la Chiesa, grido per l’Eucaristia e domanda dell’Eucaristia.

Oggi al cenacolo del Congresso Eucaristico, nella nobile città di Milano, viene prima di tutto l’Italia: viene tutta l’Italia. Non soltanto la Lombardia: ma anche il Piemonte, le tre Venezie e la Liguria; anche la Romagna e l’Emilia; anche l’Umbria e la Toscana, il Lazio e le Marche; anche tutto il Meridione: la Campania, gli Abruzzi e il Molise, la Puglia, la Calabria, la Basilicata. Vengono, infine, le Isole: la Sicilia e la Sardegna, e le altre più piccole sparse sui mari. Tutta l’Italia dalle coste dell’Adriatico e del mare Tirreno attraverso il golfo di Genova e di Venezia, tutta l’Italia lungo gli Appennini, attraverso la valle del Po fino alle alte catene delle Dolomiti e delle Alpi, è qui spiritualmente raccolta.

Animata dal soffio potente della Pentecoste, questa terra italiana annuncia da generazioni e generazioni, quasi da duemila anni, le grandi opere di Dio. Essa annuncia l’Eucaristia, dalla quale nasce la Chiesa.

L’annuncia con particolare solennità in questo giorno nel quale, stringendosi intorno al Sacramento dell’altare in questa celebrazione conclusiva del Congresso Nazionale, presenta al fedeli il Documento sull’Eucaristia elaborato da suoi Vescovi e da essi proprio oggi pubblicato, con l’augurio che ogni comunità cristiana “dall’Eucaristia accolga la rivelazione dell’amore di Dio, la letizia dell’unità fraterna, il coraggio della speranza per essere con Cristo pane spezzato per la vita del mondo”.

La Chiesa diventa, mediante l’Eucaristia, la misura della vita e la sorgente della missione di tutto il Popolo di Dio, che è venuto oggi al cenacolo parlando con la lingua degli uomini contemporanei.

Nell’Eucaristia viene iscritto ciò che di più profondo ha la vita di ogni uomo: la vita del padre, della madre, del bambino e dell’anziano, del ragazzo e della ragazza, del professore e dello studente, dell’agricoltore e dell’operaio, dell’uomo colto e dell’uomo semplice, della religiosa e del sacerdote. Di ciascuno senza eccezioni. Ecco, la vita dell’uomo viene inscritta, mediante l’Eucaristia, nel mistero del Dio vivente. In questo mistero - come nell’eterno Libro della Vita - l’uomo oltrepassa i limiti della contemporaneità, avviandosi verso la speranza della vita eterna. Ecco, la Chiesa del Verbo Incarnato fa nascere, mediante l’Eucaristia, gli abitanti dell’eterna Gerusalemme.

9. Ti rendiamo grazie, o Cristo!

Ti rendiamo grazie, perché nell’Eucaristia accogli noi, indegni, mediante la potenza dello Spirito Santo nell’unità del tuo Corpo e del tuo Sangue, nell’unità della tua Morte e della tua Risurrezione.

“Gratias agamus Domino Deo Nostro!”.

Ti rendiamo grazie, o Cristo! Ti rendiamo grazie, perché permetti alla Chiesa di nascere sempre nuovamente su questa terra e perché le permetti di generare figli e figlie di questa terra come figli dell’adozione divina ed eredi dei destini eterni.

“Gratias agamus Domino Deo Nostro!”.

Ti rendiamo grazie noi tutti, riuniti da tutta l’Italia, mediante questo Congresso Eucaristico. Accogli il nostro ringraziamento comunitario. O Cristo! Ti preghiamo di stare in mezzo a noi, come la sera di Pasqua ti ritrovasti fra gli apostoli del cenacolo; ti preghiamo di dire ancora una volta: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).

E dona a queste parole il soffio potente della Pentecoste!

Fa’ che noi rimaniamo fedeli a queste parole!

Fa’ che noi siamo dovunque tu ci mandi . . ., perché il Padre ha mandato te.

CALENDARIO

19 LUNES DE LA XXV SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria o SAN JENARO, obispo y mártir, memoria libre

Misa
de feria (verde) o de la memoria (rojo).
MISAL: para la feria cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria 1.ª orac. prop. y el resto del común de mártires (para un mártir) o de pastores (para un obispo), o de un domingo del T.O.; Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Prov 3, 27-34.
El Señor detesta al perverso.
- Sal 14. R. El justo habite en tu monte santo, Señor.
- Lc 8, 16-18. La lámpara se pone en el candelero para que los que entren vean la luz.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de feria o de la memoria.

Martirologio: elogs. del 20 de septiembre, pág. 564.
CALENDARIOS: Sagrada Familia de Villefranche: Santa Emilia de Rodat (S).
Misioneros de Nuestra Señora de la Saleta: Nuestra Señora de la Saleta (S).
Mercedarias: Santa María de Cervelló, virgen (F). Barcelona y Mercedarios: (MO). Sant Feliu de Llobregat y Terrassa: (ML).
Calahorra y La Calzada-Logroño: Santos Jerónimo Hermosilla y Valentín de Berriochoa, obispos, y mártires (MO).
Agustinos, Madrid, Getafe y Toledo: San Alonso de Orozco, presbítero (MO). Sevilla: (ML).
Escolapias: Beatas María Baldillou y compañeras, mártires (MO). Escolapios: (ML).
OFM Cap.: San Francisco María de Camporroso, religioso (ML).
Ávila: Aniversario de la ordenación episcopal de Mons. Jesús García Burillo, obispo, emérito (1998).
Tarragona: Aniversario de la ordenación episcopal de Mons. Jaume Pujol Balcells, arzobispo, emérito (2004).
Ourense: Aniversario de la muerte de Mons. Ángel Temiño Saiz, obispo (1991).

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XXV Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario).

Misa de la memoria:19 de septiembre
San Jenaro, obispo y mártir.

La oración colecta es propia, el resto está tomado del común de mártires: I. Fuera del tiempo pascual, B. Para un mártir 1.

Antífona de entrada
Este santo luchó hasta la muerte en defensa de la ley de Dios y no temió las palabras de los malvados: estaba cimentado sobre roca firme.
Iste sanctus pro lege Dei sui certávit usque ad mortem, et a verbis impiórum non tímuit; fundátus enim erat supra firmam petram.
O bien: Cf. Sab 10, 12
El Señor lo puso en un duro combate, para que venciera, pues la sabiduría es más fuerte que todo.
Certámen forte dedit illi Dóminus, ut víncere sciret, quóniam ómnium poténtior est sapiéntia.

Monición de entrada
Conmemoramos hoy a san Jenaro, obispo de Benevento (Italia), mártir, que siguió las huellas de Cristo Pastor en su pasión y su gloria durante la persecución de Diocleciano, en el siglo IV.

Oración colecta
Oh, Dios, que nos permites venerar la memoria de tu mártir san Jenaro, concédenos gozar de su compañía en la felicidad eterna. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui nos concédis beáti Ianuárii mártyris memóriam venerári, da nobis in aetérna beatitúdine de eius societáte gaudére. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Lunes de la XXV semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Prov 3, 27-34
El Señor detesta al perverso
Lectura del libro de los Proverbios.

Hijo mío:
No niegues un favor a quien lo necesita,
si está en tu mano concedérselo.
Si tienes, no digas al prójimo:
«Anda, vete; mañana te lo daré».
No trames daños contra tu prójimo,
mientras vive confiado a tu lado;
no pleitees con nadie sin motivo,
si no te ha hecho daño alguno;
no envidies al hombre violento,
ni trates de imitar su conducta,
porque el Señor detesta al perverso
y pone su confianza en los honrados;
el Señor maldice la casa del malvado
y bendice la morada del justo;
el Señor se burla de los burlones
y concede su gracia a los humildes.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 14, 2-3a. 3bc-4ab. 5 (R.: cf. 1)
R. El justo habite en tu monte santo, Señor.
Iustus requiéscet in monte sancto tuo, Dómine.

V. El que procede honradamente
y practica la justicia,
el que tiene intenciones leales
y no calumnia con su lengua.
R. El justo habite en tu monte santo, Señor.
Iustus requiéscet in monte sancto tuo, Dómine.

V. El que no hace mal a su prójimo
ni difama al vecino.
El que considera despreciable al impío
y honra a los que temen al Señor.
R. El justo habite en tu monte santo, Señor.
Iustus requiéscet in monte sancto tuo, Dómine.

V. El que no presta dinero a usura
ni acepta soborno contra el inocente.
El que así obra nunca fallará.
R. El justo habite en tu monte santo, Señor.
Iustus requiéscet in monte sancto tuo, Dómine.

Aleluya Mt 5, 16
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Brille así vuestra luz ante los hombres, para que vean vuestras buenas obras y den gloria a vuestro Padre. R.
Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona et gloríficent Patrem vestrum.

EVANGELIO Lc 8, 16-18
La lámpara se pone en el candelero para que los que entren vean la luz
 Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Jesús al gentío:
«Nadie que ha encendido una lámpara, la tapa con una vasija o la mete debajo de la cama, sino que la pone en el candelero para que los que entren vean la luz.
Pues nada hay oculto que no llegue a descubrirse ni nada secreto que no llegue a saberse y hacerse público.
Mirad, pues, cómo oís, pues al que tiene se le dará y al que no tiene se le quitará hasta lo que cree tener».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Del Papa Francisco, Homilía en santa Marta 19-septiembre-2016
Dejar que salga la luz de la fe, hacerla brillar ante los hombres, acabamos de leer en el Evangelio de hoy (Lc 8, 16-18). Pero hay peligros que amenazan apagarla, y hay que protegerla. Proteger la luz es proteger algo que se nos ha dado como don, y si somos luminosos, lo somos en ese sentido: en el de haber recibido el don de la luz el día del Bautismo. En los primeros siglos de la Iglesia, como todavía hoy en algunas Iglesias orientales, al Bautismo se le llamaba la Iluminación.
Esa luz no se puede tapar. Si la tapas te vuelves tibio, o simplemente un cristiano de nombre. La luz de la fe es luz de verdad, la que nos da Jesús en el Bautismo, no es una luz artificial. Es una luz mansa, serena, que nunca se apaga. 

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XLIV

Elevemos, hermanos, fervientes oraciones a Dios, nuestro Padre.
- Para que proteja y guíe a su Iglesia santa. Roguemos al Señor.
- Para que el Señor llene de su gracia a los obispos, sacerdotes y ministros. Roguemos al Señor.
- Para que conceda a todo el mundo la justicia y la paz. Roguemos al Señor.
- Para que socorra a los que están en algún peligro. Roguemos al Señor.
- Para que a nosotros mismos nos conforte y conserve en su servicio. Roguemos al Señor.
Te pedimos, Dios de bondad, que te muestres favorable a las oraciones de los que te suplican. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa de la memoria:
Oración sobre las ofrendas
Santifica con la eficacia de tu bendición, Señor, estos dones que, por tu gracia, han de encender en nosotros aquel fuego de tu amor que dio fuerza a san N., para vencer todos los tormentos corporales. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Obláta múnera, quaesumus, Dómine, tua benedictióne sanctífica, quae, te donánte, nos illa flamma tuae dilectiónis accéndat, per quam sanctus N. torménta sui córporis univérsa devícit. Per Christum.
O bien:
Acepta, Señor, los dones que te presentamos en la memoria de tu mártir san N. para que sean ofrenda tan grata a tu majestad como preciosa fue su sangre derramada. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Accépta tibi sint, quaesumus, Dómine, múnera, quae in commemoratióne beáti mártyris tui N. deférimus, ut eo maiestáti tuae sint plácita, sicut illíus effúsio sánguinis apud te éxstitit pretiósa. Per Christum.

PREFACIO COMÚN V
PROCLAMACIÓN DEL MISTERIO DE CRISTO
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, por Cristo, Señor nuestro.
Porque con amor celebramos su muerte, con fe viva proclamamos su resurrección, y con firme esperanza anhelamos su venida gloriosa.
Por eso, con los santos y todos los ángeles, te alabamos, proclamando sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum.
Cuius mortem in caritáte celebrámus, resurrectiónem fide vívida confitémur, advéntum in glória spe firmíssima praestolámur.
Et ídeo, cum Sanctis et Angelis univérsis, te collaudámus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA II

Antífona de comunión Cf. Mt 16, 24
Si alguno quiere venir en pos de mí, que se niegue a sí mismo, tome su cruz y me siga, dice el Señor.
Qui vult veníre post me, ábneget semetípsum, et tollat crucem suam, et sequátur me, dicit Dóminus.
O bien: Cf. Mt 10, 39
El que pierda su vida por mí, la encontrará para siempre, dice el Señor.
Qui perdíderit ánimam suam propter me, dicit Dóminus, invéniet eam in aetérnum.

Oración después de la comunión
Te pedimos, Señor, que los sacramentos recibidos nos den aquella fortaleza de espíritu que hizo a tu mártir san N. fiel en tu servicio y victorioso en el martirio. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Praestent nobis, quaesumus, Dómine, sacra mystéria quae súmpsimus eam ánimi fortitúdinem, quae beátum N. mártyrem tuum réddidit in tuo servítio fidélem et in passióne victórem. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 20 de septiembre
Memoria de los santos Andrés Kim Taegon, presbítero, Pablo Chong Hasang y compañeros*, mártires en Corea. Se veneran este día en común celebración todos los ciento tres mártires que en aquel país testificaron intrépidamente la fe cristiana, introducida fervientemente por algunos laicos, y después alimentada y reafirmada por la predicación y celebración de los sacramentos por medio de los misioneros. Todos estos atletas de Cristo —tres obispos, ocho presbíteros, y los restantes laicos, casados o no, ancianos, jóvenes y niños—, unidos en el suplicio, consagraron con su sangre preciosa las primicias de la Iglesia en Corea. (1839-1867)
*Estos son sus nombres: santos Simeón Berneux, Antonio Daveluy, Lorenzo Imbert, obispos; Justo Ranfer de Bretenières, Ludovico Beaulieu, Pedro Enrique Dorie, Padro Maubant, Jacobo Chastan, Pedro Aumaître, Martín Lucas Huin, presbíteros; Juan Yi Yun-il, Andrés Chong Hwa-gyong, Esteban Min Kuk-ka, Pablo Ho Hyob, Agustín Pak Chong-won, Pedro Hong Pyong-ju, Pablo Hong Yông-ju, José Chang Chu-gi, Tomás Son Cha-son, Lucas Hwang Sok-tu, Damián Nam Myong-hyog, Francisco Ch’oe Kyong-hwan, Carlos Hyon Song-mun, Lorenzo Han I-hyong, Pedro Nam Kyong-mun, Agustín Yu Chin-gil, Pedro Yi Ho-yong, Pedro Son Son-ji, Benedicta Hyon Kyong-nyon, Pedro Ch’oe Ch’ang-hub, catequistas; Agueda Yi, María Yi In-dog, Bárbara Yi, María Won Kwi-im, Teresa Kim Im-i, Columba Kim Hyo-im, Magdalena Cho, Isabel Chong Chong-hye, vírgenes; Teresa Kim, Bárbara Kim, Susana U Sur-im, Agueda Yi Kan-nan, Magdalena Pak Pong-son, Perpetua Hong Kum-ju, Catalina Yi, Cecilia Yu Sosa, Bárbara Cho Chung-i, Magdalena Han Yong-i, viudas; Magdalena Son So-byog, Agueda Yi Kyong-i, Agueda Kwon Chin-i, Juan Yi Mun-u, Bárbara Ch’oe Yong-i, Pedro Yu Chong-nyul, Juan Bautista Nam Chong-sam, Juan Bautista Chon Chang-un, Pedro Ch’oe Hyong, Marcos Chong Ui-bae, Alejo U Se-yong, Antonio Kim Song-u, Protasio Chong Kuk-bo, Agustín Yi Kwang-hon, Agueda Kim A-gi, Magdalena Kim O-bi, Bárbara Han A-gi, Ana Pak Ag-i, Agueda Yi So-sa, Lucía Pak Hui-sun, Pedro Kwon Tu-gin, José Chang Song-jib, Magdalena Yi Yong-hui, Teresa Yi Mae-im, Marta Kim Song-im, Lucía Kim, Rosa Kim, Ana Kim Chang-gum, Juan Bautista Yi Kwang-nyol, Juan Pak Hu-jae, María Pak Kun-a-gi Hui-sun, Bárbara Kwon-hui, Bárbara Yi Chong-hui, María Yi Yon-hui, Inés Kim Hyo-ju, Catalina Chong Ch’or-yom, José Im Ch’i-baeg, Sebastián Nam I-gwan, Ignacio Kim Che-jun, Carlos Cho Shin-ch’ol, Julita Kim, Águeda Chong Kyong-hyob, Magdalena Ho Kye-im, Lucía Kim, Pedro Yu Taech’ol, Pedro Cho Hwa-so, Pedro Yi Myong-so, Bartolomé Chong Mun-ho, José Pedro Han Chae-kwon, Pedro Chong Won-ji, José Cho Yun-ho, Bárbara Ko Sun-i y Magdalena Yi Yong-dog.
2. En Sinnada, lugar de Frigia, hoy Turquía, san Dorimedonte, mártir. (s. III)
3. En Roma, conmemoración de san Eustaquio, mártir, cuyo nombre se venera en una antigua iglesia diaconal de la Urbe. (s. inc.)
4. En Constantinopla, actual Estambul, en Turquía, santos mártires Hipacio y Asiano, obispos, y Andrés, presbítero, que, por venerar las sagradas imágenes, después de crueles y graves tormentos fueron entregados, como alimento, a los perros, bajo el mandato de León Isáurico. (c. 740)
5*. Próximo a la localidad de Arco, en la región de Trento, en Italia, beato Adelpreto, obispo, valeroso tutor de pobres y defensor de la libertad de la Iglesia, que, acechado por los enemigos, murió cruelmente herido. (1172)
6*. En Londres, en Inglaterra, beato Tomás Johnson, presbítero de la Cartuja de esta ciudad y mártir, que, reinando Enrique VIII, por su fidelidad a la Iglesia fue encarcelado en la prisión de Newport, donde murió de hambre y enfermedad en noveno lugar entre el número de sus hermanos religiosos. (1537)
7*. En Córdoba, en España, beato Francisco de Posadas, presbítero de la Orden de Predicadores, que durante cuarenta años predicó a Cristo en su región y sobresalió por su humildad y caridad. (1713)
8. En la ciudadela de Són-Tây, en Tonkín, hoy Vietnam, pasión de san Juan Carlos Cornay, presbítero de la Sociedad de Misiones Extranjeras de París y mártir, que a causa de su confesión cristiana, después de sufrir crueles suplicios, por orden del emperador Minh Mang murió seccionado y decapitado. (1837)
9. En Seúl, en Corea, santos Lorenzo Han I-hyong, catequista, y seis compañeros*, todos mártires, que sufrieron el suplicio por Cristo, ahorcados en diversas cárceles. Su memoria se celebra hoy juntamente con los demás mártires de estas regiones. (1837)
*Sus nombres: santos Pedro Nam Kyong-mun, catequista; Teresa Kim Im-i, virgen; Susana U Sur-im y Agueda Yi Kan-nan, viudas; Catalina Chong Ch‘or-yom y José Im Ch’i-baeg, bautizado en la cárcel.
10. En el lugar llamado Puebla, en México, beato José María de Yermo y Parres, presbítero, fundador de la Congregación de Siervas del Sagrado Corazón de Jesús y de los Pobres, con el fin de ayudar a los abandonados con necesidades espirituales y corporales. (1904)
San Gaetano Catanoso (1879-1963), Sacerdote diocesano, Fundador en Reggio Calabria de la Congregación de las Hermanas Verónicas del Santo Rostro, para la asistencia a los pobres y los marginados.
Beata María Teresa de San José (Sittard, Holanda 1855-1938). Virgen, fundadora de las religiosas Carmelitas del Divino Corazón de Jesús.

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