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lunes, 22 de agosto de 2022

Lunes 26 septiembre 2022, Lunes de la XXVI semana del Tiempo Ordinario, feria o santos Cosme y Damián, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER L'APERTURA DELLA VI ASSEMBLEA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Giovedì, 29 settembre 1983

Venerabili e cari fratelli!

1. Ci incontriamo oggi in questa Basilica di San Pietro per inaugurare, alla mensa della Parola di Dio e dell’Eucaristia, il Sinodo dei Vescovi. È una sessione ordinaria sul tema: “Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa”. Desideriamo quindi soprattutto unirci a Colui che a questa missione della Chiesa ha dato inizio. È proprio lui - Gesù il Cristo - che ha detto: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; “paenitemini . . .” (fate penitenza, convertitevi) e credete al Vangelo” (cf. Mc 1, 15).

Il tempo è compiuto con la venuta di Cristo. E si compie costantemente di nuovo questo tempo, in cui il Padre eterno ha aperto il suo Cuore alla riconciliazione con ogni uomo in Gesù Cristo. In questo tempo tutti viviamo.

E perciò i Vescovi della Chiesa hanno opportunamente proposto la penitenza e la riconciliazione come tema dell’attuale Sinodo. Bisogna tornare alle prime parole di Cristo. Bisogna verificare con quale eco esse risuonano nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Bisogna restituire ad esse la loro eterna, evangelica e apostolica potenza. Sarebbe veramente difficile trovare un tema più fondamentale per il lavoro del Sinodo. Un tema più evangelico. E più apostolico. E più urgente.

Vi ringrazio, venerabili fratelli, e ringrazio i Vescovi di tutta la Chiesa per aver voluto proporre appunto il problema della riconciliazione e della penitenza come compito del servizio sinodale nei riguardi del Popolo di Dio nel mondo intero.

2. La Liturgia della festività odierna ci permette di comprendere la potenza del “paenitemini” di Cristo nelle dimensioni che sono, nell’economia di Dio, più grandi e più antiche dell’uomo. Allo stesso tempo, esse giungono all’uomo; s’incontrano nel suo cuore e nella sua storia. Non per nulla Gesù, mentre chiamava Natanaele, disse queste parole misteriose: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv 1, 51).

Proprio oggi è la festività degli Angeli di Dio - e in particolare di quelli che conosciamo dalla Sacra Scrittura sotto i nomi di Micael, Gabriel e Rafael.

3. La prima lettura del libro dell’Apocalisse ci invita a fermarci sul nome Mi-ca-el” (Michele). Questo nome significa “chi come Dio”. Esso allude a una conoscenza e a una scelta compiuta a misura di uno spirito puro.

Il Regno di Dio si plasma eternamente proprio in base a una tale conoscenza e ad una tale scelta: “chi come Dio”. In queste parole è contenuta tutta la potenza spirituale del rivolgersi a Dio, dell’aderire con la conoscenza e con la volontà alla pienezza che è lui stesso. Pienezza dell’Essere e della Santità. Pienezza della Verità, del Bene e del Bello.

L’odierna festività ci ricorda che all’inizio della creazione, dalla profondità spirituale degli esseri angelici si è sprigionata questa primissima adorazione, immergendosi insieme a tutto il loro essere nella realtà del “chi come Dio”: “Michele e i suoi angeli” (Ap 12, 7).

Contemporaneamente, la stessa lettura del libro dell’Apocalisse ci rende consapevoli che a questa adorazione, a questa primissima affermazione della maestà del Creatore, si è contrapposta una negazione. Di fronte al rivolgersi pieno di amore verso Dio (“chi come Dio!”) esplose una pienezza di odio nel rivoltarsi a lui. Questo rivoltarsi porta nella Sacra Scrittura il nome “diabolos” (calunniatore) e “satana”. Questo nome ricorda che, nel rivoltarsi a Dio, si è compiuto anche un rigetto da parte di Dio: “Il serpente antico . . . fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli” (Ap 12, 9).

Nelle dimensioni del “mondo invisibile” si svela quindi la più profonda contrapposizione del bene e del male. Il bene ha il suo inizio in Dio e il suo compimento nell’amore di Dio. Il male è una negazione dell’amore. La negazione di quel Bene supremo, che è Dio stesso, porta in sé la rottura con la verità [il diavolo è “padre della menzogna” (Gv 8, 44)] e la forza distruttiva dell’odio. L’Apocalisse parla di un combattimento. “Scoppiò . . . una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago” (Ap 12, 7).

4. La contrapposizione del bene e del male è entrata nella storia dell’uomo, distruggendo l’innocenza originaria nel cuore dell’uomo e della donna. “Costituito da Dio in uno stato di santità, l’uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio”. Da questo tempo “tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre . . . Il peccato è, del resto, una diminuzione per l’uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienezza” (Gaudium et Spes, 13).

Tuttavia questa contrapposizione è diversa da quella che ci viene ricordata dalla prima lettura dell’odierna Liturgia. Essa è a misura dell’uomo. Non a misura dello spirito puro. Tuttavia essa è primo e principale impedimento nel formarsi del Regno di Dio: regno della verità e dell’amore nella storia dell’uomo, nei singoli campi dell’esistenza umana. Sia nella vita della persona, sia nella vita della società.

E perciò - quando Cristo inizia la sua missione messianica, annunciando l’avvicinarsi del Regno di Dio - grida contemporaneamente: “meta-noeite!” (“paenitemini!”), cioè: “trasformate il vostro spirito”! Chiama alla conversione e alla riconciliazione con Dio. Questo richiamo testimonia che voltarsi dal male e indirizzarsi al bene - in questa sua pienezza quale è Dio - è cosa possibile per l’uomo. La volontà umana può accogliere in sé la corrente salvifica della Grazia, che trasforma le più profonde aspirazioni. In questa chiamata di Cristo si trova insieme la prima luce della Buona Novella. In essa si apre ormai la prospettiva della vittoria del bene sul male, della luce sul peccato. È la prospettiva che Cristo riconfermerà fino alla fine con la croce e la risurrezione.

5. Venerati e cari fratelli!

Nel corso delle prossime settimane dobbiamo - come Pastori della Chiesa nell’ultimo periodo del XX secolo - concentrarci su questa fondamentale chiamata del Vangelo. Essa è stata indirizzata all’uomo di tutti i tempi - e perciò anche a quello della nostra epoca. Per ognuno essa ha la sua potenza salvifica e liberatrice. Questa potenza è stata donata alla Chiesa come frutto della morte e risurrezione di Cristo. Eppure, il giorno stesso della risurrezione, Cristo ha detto agli Apostoli riuniti nel cenacolo di Gerusalemme: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23).

Come successori degli Apostoli, abbiamo una particolare responsabilità per il mistero della riconciliazione dell’uomo con Dio. Una particolare responsabilità per il Sacramento, in cui questa riconciliazione si compie.

6. Ritorniamo ancora una volta alla lettura dell’Apocalisse. Essa annunzia la vittoria che si compie “per mezzo del sangue dell’Agnello” (Ap 12, 11). In questa vittoria “si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo” (Ap 12, 10). Con questa vittoria “è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti al nostro Dio giorno e notte” (Ap 12, 10).

Nel mistero della riconciliazione con Dio, nel Sacramento in cui si compie questa riconciliazione, l’uomo accusa se stesso confessando i suoi peccati; e mediante ciò toglie la potenza a quell’Accusatore che, giorno e notte, accusa ognuno di noi, e l’umanità intera, davanti alla Maestà del Dio tre volte santo. Infatti, quando l’uomo accusa davanti a Dio se stesso, quella confessione delle colpe, nata dal pentimento, unita nel sacramento della Riconciliazione al Sangue dell’Agnello, porta la vittoria!

7. Venerati e cari fratelli! Dobbiamo affrontare nel corso delle prossime settimane il tema, con il quale si unisce più strettamente la vittoria spirituale dell’uomo: “Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa”.

Quanti campi dell’esistenza dell’uomo nel mondo contemporaneo raggiunge questo tema! Tutti noi ne abbiamo piena consapevolezza. Sappiamo quale scala di minacce si è accumulata sulla vita dell’umanità contemporanea.

La Chiesa dà testimonianza continua della sua sollecitudine per la riconciliazione tra gli uomini e le società: la sollecitudine per il superamento delle potenze distruttive dell’ostilità, dell’odio, della volontà di distruzione.

Questo è come un ampio sfondo, sul quale a noi capita di intraprendere, a misura dei nostri tempi, quella eterna lotta del bene con i male nel punto nevralgico che Cristo ha definito con la parola salvifica del Vangelo e con la potenza pasquale della sua Croce e della sua risurrezione.

Riuniti alla mensa della Parola di Dio e dell’Eucaristia, preghiamo affinché lo Spirito di Cristo guidi i nostri intelletti e i nostri cuori in questo servizio del Sinodo al Popolo di Dio, che iniziamo oggi. Desideriamo legare questo servizio alla preghiera del rosario, alla quale la Chiesa dedica particolarmente il mese di ottobre. In questa preghiera è con noi - come una volta con gli Apostoli nel cenacolo - la Madre del nostro Redentore, che è nello stesso tempo la Madre della Chiesa e Serva del Signore. Insieme con lei desideriamo compiere il nostro ministero episcopale.

Preghiamo ardentemente! E ci accompagni anche la preghiera della Chiesa intera.

CALENDARIO

26 LUNES DE LA XXVI SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria o SANTOS COSME y DAMIÁN, mártires, memoria libre

Misa de feria (verde) o de la memoria (rojo). 
MISAL: para la feria cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria oracs. props., ants. del común de mártires (para vv. mártires), o de un domingo del T.O. Conveniente PE I.; Pf. común o de la memoria. 
LECC.: vol. III-par. 
- Job 1, 6-22. El Señor me lo dio, el Señor me lo quitó; bendito sea el nombre del Señor. 
- Sal 16. R. Inclina el oído y escucha mis palabras. 
- Lc 9, 46-50. El más pequeño de vosotros es el más importante. 
o bien: cf. vol. IV. 

Liturgia de las Horas: oficio de feria o de la memoria. 

Martirologio: elogs. del 27 de septiembre, pág. 578. 
CALENDARIOS: Cuenca: Dedicación de la iglesia-catedral (F). 
Camilos: Beato Luis Tezza, presbítero (MO). 
Canónigos Regulares de Letrán: San Ketilo, presbítero (MO). 
San Sebastián: Santos Cosme y Damián, mártires, o san Wenceslao, mártir (ML). 
Dominicos: Beato Lorenzo de Ripafratta (ML). 
OFM: Beatos Aurelio de Vinalesa y compañeros, mártires (ML). 
Orden de San Juan de Jerusalén: San Pablo VI, papa (ML). 
Redentoristas: Beato Gaspar Stanggsinger, presbítero (ML). 
TOR: San Elzeario de Sabrán y Beata Delfina, esposos (ML). 
Zaragoza: Aniversario de la ordenación episcopal de Mons. Carlos Manuel Escribano Subías, obispo (2010).

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XXVI Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario).

Misa de la memoria:
26 de septiembre
San Cosme y san Damián, mártires

Las oraciones son propias, las antífonas están tomadas del común de mártires: I. Fuera del tiempo pascual; A. Para varios mártires 3.

Antífona de entrada Sal 36, 39
El Señor es quien salva a los justos, él es su alcázar en el peligro.
Salus iustórum a Dómino, et protéctor eórum est in témpore tribulatiónis.
O bien: Cf. Sab 3, 6-7. 9
El Señor probó a los elegidos como oro en crisol, y los aceptó como sacrificio de holocausto, en el día del juicio resplandecerán, porque la gracia y la misericordia son para los elegidos de Dios.
Tamquam aurum in fornáce probávit eléctos Dóminus, et quasi holocáusti hóstiam accépit illos; et in témpore erit respéctus illórum: quóniam donum et pax erit eléctis Dei.

Monición de entrada
Hacemos memoria en esta celebración de los santos Cosme y Damián, mártires, los cuales, alrededor del siglo III, según la tradición, ejercieron la medicina en la actual Siria, sin pedir nunca recompensa y sanando a muchos con sus servicios gratuitos.

Oración colecta
Proclame tu grandeza, Señor, la admirable memoria de tus santos Cosme y Damián, porque a ellos les diste la gloria eterna y a nosotros nos proteges con tu maravillosa providencia. Por nuestro Señor Jesucristo.
Magníficet te, Dómine, sanctórum tuórum Cosmae et Damiáni veneránda memória, quia et illis glóriam sempitérnam, et opem nobis ineffábili providéntia contulísti. Per Dóminum.



LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Lunes de la XXVI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par)

PRIMERA LECTURA Job 1, 6-22
El Señor me lo dio, el Señor me lo quitó; bendito sea el nombre del Señor

Lectura del libro de Job.

Un día los hijos de Dios se presentaron ante el Señor; entre ellos apareció también Satán.
El Señor preguntó a Satán:
«¿De dónde vienes?».
Satán respondió al Señor:
«De dar vueltas por la tierra; de andar por ella».
El Señor añadió:
«¿Te has fijado en mi siervo Job? En la tierra no hay otro como él: es un hombre justo y honrado, que teme a Dios y vive apartado del mal».
Satán contestó al Señor:
«¿Y crees que Job teme a Dios de balde? ¿No has levantado tú mismo una valla en torno a él, su hogar y todo lo suyo? Has bendecido sus trabajos, y sus rebaños se extienden por el país. Extiende tu mano y daña sus bienes y ¡ya verás cómo te maldice en la cara!».
El Señor respondió a Satán:
«Haz lo que quieras con sus cosas, pero a él ni lo toques».
Satán abandonó la presencia del Señor.
Un día que sus hijos e hijas comían y bebían en casa del hermano mayor, llegó un mensajero a casa de Job con esta noticia:
«Estaban los bueyes arando y las burras pastando a su lado, cuando cayeron sobre ellos unos sabeos, apuñalaron a los mozos y se llevaron el ganado. Solo yo pude escapar para contártelo».
No había acabado este de hablar, cuando llegó otro con esta noticia:
«Ha caído un rayo del cielo que ha quemado y consumido a las ovejas y a los pastores. Solo yo pude escapar para contártelo».
No había acabado este de hablar, cuando llegó otro con esta noticia:
«Una banda de caldeos, divididos en tres grupos, se ha echado sobre los camellos y se los ha llevado, después de apuñalar a los mozos. Solo yo pude escapar para contártelo».
No había acabado este de hablar, cuando llegó otro con esta noticia:
«Estaban tus hijos y tus hijas comiendo y bebiendo en casa del hermano mayor, cuando un huracán cruzó el desierto y embistió por los cuatro costados la casa, que se derrumbó sobre los jóvenes y los mató. Solo yo pude escapar para contártelo».
Entonces Job se levantó, se rasgó el manto, se rapó la cabeza, se echó por tierra y dijo:
«Desnudo salí de! vientre de mi madre y desnudo volveré a él. El Señor me lo dio, el Señor me lo quitó; bendito sea el nombre del Señor».
A pesar de todo esto, Job no pecó ni protestó contra Dios.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 16, 1bcde. 2-3. 6-7 (R.: 6b)
R. 
Inclina el oído y escucha mis palabras.
Inclína aurem tuam mihi et exáudi verba mea.

V. Señor, escucha mi apelación,
atiende a mis clamores,
presta oído a mi súplica,
que en mis labios no hay engaño.
R. Inclina el oído y escucha mis palabras.
Inclína aurem tuam mihi et exáudi verba mea.

V. Emane de ti la sentencia,
miren tus ojos la rectitud.
Aunque sondees mi corazón, visitándolo de noche;
aunque me pruebes al fuego,
no encontrarás malicia en mí.
R. Inclina el oído y escucha mis palabras.
Inclína aurem tuam mihi et exáudi verba mea.

V. Yo te invoco porque tú me respondes, Dios mío;
inclina el oído y escucha mis palabras.
Muestra las maravillas de tu misericordia,
tú que salvas de los adversarios
a quien se refugia a tu derecha.
R. Inclina el oído y escucha mis palabras.
Inclína aurem tuam mihi et exáudi verba mea.

Aleluya Mc 10, 45
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. 
El Hijo del hombre ha venido a servir y dar su vida en rescate por muchos. R.
Fílius hóminis venit ut ministráret, et daret ánimam suam redemptiónem pro multis.

EVANGELIO Lc 9, 46-50
El más pequeño de vosotros es el más importante
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Lucas.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, se suscitó entre los discípulos una discusión sobre quién sería el más importante.
Entonces Jesús, conociendo los pensamientos de sus corazones, tomó de la mano a un niño, lo puso a su lado y les dijo:
«El que acoge a este niño en mi nombre, me acoge a mí; y el que me acoge a mí, acoge al que me ha enviado. Pues el más pequeño de vosotros es el más importante».
Entonces Juan tomó la palabra y dijo:
«Maestro, hemos visto a uno que expulsaba demonios en tu nombre y se lo hemos prohibido, porque no anda con nosotros».
Jesús le respondió:
«No se lo impidáis: el que no está contra vosotros, está a favor vuestro».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

San Josemaría Escrivá, Carta 24-XII-1951, 42., Cit J. López- E. Burkhart, Vida cotidiana y santidad en la enseñanza de San Josemaría, Parte II.
Esta humildad colectiva tan grata a Dios, libra del exagerado espíritu de cuerpo, del fanatismo, de formar grupito (...) [Con la humildad colectiva] se rechaza la idea que lo nuestro es bueno, por ser nuestro; y lo de los demás, mediocre o malo.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario I

Hermanos, dirijamos nuestra oración a Dios, Padre todopoderoso, que quiere que todos los hombres se salven y lleguen al conocimiento de la verdad.
- Por la santa Iglesia de Dios, para que la custodie y la haga crecer. Roguemos al Señor.
R. Te rogamos, óyenos. (O bien: Señor, escucha y ten piedad.)
- Por todos los pueblos de la tierra, para que les conceda vivir en concordia. Roguemos al Señor.
R. Te rogamos, óyenos. (O bien: Señor, escucha y ten piedad.)
- Por los que viven angustiados por distintas necesidades, para que encuentren ayuda en Dios. Roguemos al Señor.
R. Te rogamos, óyenos. (O bien: Señor, escucha y ten piedad.)
- Por nosotros mismos y por nuestra comunidad, para que el Señor nos acepte como ofrenda agradable. Roguemos al Señor
R. Te rogamos, óyenos. (O bien: Señor, escucha y ten piedad.)
Oh, Dios, refugio y fortaleza nuestra, escucha las oraciones de tu Iglesia y concédenos, por tu bondad, lo que pedimos con fe. Por Jesucristo, nuestro Señor.
R. Amén.

Misa de la memoria:
Oración sobre las ofrendas
Al celebrar la muerte preciosa de tus santos, te ofrecemos, Señor, aquel sacrificio del que el martirio recibe todo el fundamento. Por Jesucristo, nuestro Señor.
In tuórum, Dómine, pretiósa morte iustórum, sacrifícium illud offérimus, de quo martyrium sumpsit omne princípium. Per Christum.

PREFACIO II DE LOS SANTOS MÁRTIRES
LAS MARAVILLAS DE DIOS EN LA VICTORIA DE LOS MÁRTIRES
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque tú eres ensalzado en la alabanza de tus santos y, cuanto pertenece a su pasión, es obra admirable de tu poder: tú, bondadosamente, otorgas el ardor de su fe, das firmeza en la perseverancia y concedes la victoria en el combate, por Cristo, Señor nuestro.
Por eso, Señor, tus criaturas del cielo y de la tierra te adoran, cantando un cántico nuevo, y también nosotros, con todo el ejército de los ángeles, te aclamamos por siempre diciendo:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Quóniam tu magnificáris in tuórum laude Sanctórum, et quidquid ad eórum pértinet passiónem, tuae sunt ópera miránda poténtiae: qui huius fídei tríbuis cleménter ardórem, qui súggeris perseverántiae firmitátem, qui largíris in agóne victóriam, per Christum Dóminum nostrum.
Propter quod caeléstia tibi atque terréstria cánticum novum cóncinunt adorándo, et nos cum omni exércitu Angelórum proclamámus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo....

PLEGARIA EUCARÍSTICA I o CANON ROMANO

Antífona de la comunión Cf. Mc 8, 35

El que pierda su vida por mí y por el Evangelio la salvará, dice el Señor.
Qui perdíderit ánimam suam propter me et Evangélium, salvam fáciet eam, dicit Dóminus.
O bien: Sab 3, 4
La gente pensaba que cumplían una pena, su esperanza estaba llena de inmortalidad.
Si coram homínibus torménta passi sunt, spes electórum est immórtalis in aetérnum.

Oración después de la comunión
Señor, conserva en nosotros tu gracia, y el don que hemos recibido de ti en la conmemoración de los santos mártires Cosme y Damián, nos conceda la salvación y la paz. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Consérva in nobis, Dómine, munus tuum, et quod, te donánte, pro commemoratióne beatórum mártyrum Cosmae et Damiáni percépimus, salútem nobis praestet et pacem. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 27 de septiembre
Memoria de san Vicente Paúl, presbítero, que, lleno de espíritu sacerdotal, vivió entregado en París, en Francia, al servicio de los pobres, viendo el rostro del Señor en cada persona doliente. Fundó la Congregación de la Misión (Paúles), al modo de la primitiva Iglesia, para formar santamente al clero y subvenir a los necesitados, y con la cooperación de santa Luisa de Marillac, fundó también la Congregación de Hijas de la Caridad. (1660)
2. En Milán, en la Galia Traspadana, actual Italia, san Cayo, obispo. (s. III)
3. En la fortaleza de Brémur, entre los eduos, en la Galia, hoy Francia, san Florentino, que, según la tradición, fue degollado por los vándalos juntamente con san Hilario. (s. V)
4. En el cenobio de Liesse, en Hainaut, territorio de Austrasia, también en Francia, santa Hiltrudis, virgen, que vivió piadosamente retirada con su hermano Guntando, abad. (d. 800)
5. En Córdoba, en la región hispánica de Andalucía, santos mártires Adolfo y Juan, hermanos, que por Cristo fueron coronados con el martirio durante la persecución musulmana, en tiempo de Abd ar-Rahman II. (c. 825)
6*. En Fara, cerca de Cingoli, en el Piceno, actual región italiana de Las Marcas, san Bonfilio, que, siendo obispo de Foligno, estuvo diez años en Tierra Santa y al regresar a Italia, se retiró al monasterio de Storaco, del que había sido abad, y en el cual murió finalmente en soledad. (c. 1115)
7. En París, en Francia, san Elzearo de Sabran, conde de Arian, que vivió la virginidad y todas las virtudes con su esposa, la beata Delfina, y murió en la flor de la edad. (1323)
8*. En Pistoia, en la región italiana de Toscana, beato Lorenzo de Ripafratta, presbítero de la Orden de Predicadores, que vivió fielmente durante sesenta años la vida regular con dedicación asidua a la pastoral sacramental de la Penitencia. (1456)
9*. En una vieja nave anclada frente a Rochefort, en el litoral norte de Francia, beato Juan Bautista Laborier du Vivier, diácono, mártir en tiempo de persecución contra la Iglesia, que a causa de su estado clerical fue condenado a cruel cautividad, donde murió consumido por grave enfermedad. (1794)
10*. En Sagunto, en España, beatos mártires José Fenollosa Alcayna, presbítero, y Fidel (Mariano) Climent Sanchís, religioso de la Orden de los Hermanos Menores Capuchinos, que derramaron su sangre por Cristo durante la violenta persecución religiosa. (1936)
11*. En Gilet, en la provincia de Valencia, también en España, beatas mártires Francisca Javiera (María) Fenollosa Alcayna, religiosa del Insstituto de Hermanas Terciarias Capuchinas de la Sagrada Familia, y Herminia Martínez Amigó, madre de familia, que confirmaron con su sangre su fidelidad al Señor durante la misma persecución religiosa. (1936)
- Beata María Agustina Rivas López (1920, La Florida, Perú 1990), mártir, conocida como “Aguchita”, religiosa peruana de la Orden de las Hermanas de la Caridad del Buen Pastor, dedicada a los niños y a los nativos. Su lucha por la pacificación la llevó a ser blanco del terrorismo y en 1990 fue asesinada.

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