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miércoles, 22 de junio de 2022

Miércoles 27 julio 2022, Miércoles de la XVII semana del Tiempo Ordinario (o misa votiva de San José).

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE A BRESCIA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI, AI RELIGIOSI E ALLE RELIGIOSE

Duomo nuovo di Brescia, 26 settembre 1982

1. L’incontro con voi, carissimi sacerdoti, religiosi e religiose della Chiesa bresciana, rinnova nella mia anima il sentimento di gioia che sempre provo quando, nella Sede di Pietro o nei viaggi pastorali, parlo con i sacerdoti e con le anime consacrate e prego con loro.

Ringrazio il Signore che ha guidato i miei passi fino a voi. Ringrazio voi tutti e il venerato vostro Vescovo per l’accoglienza tanto affettuosa, ma anche per quanto avete fatto perché la mia visita alla Chiesa e alla gente di Paolo VI fosse un’occasione di grazia per tutti. Sappiate che mi siete carissimi, che vi seguo nel vostro generoso lavoro pastorale, che ho atteso pregando questo momento, per voi e per me tanto importante.

Rivolgiamo innanzitutto il pensiero adorante e la lode a Gesù Cristo nostro Signore. Siamo riuniti nel suo nome. Siamo convocati dal suo amore. Siamo stati da lui chiamati, uno per uno, personalmente, a seguirlo. Sia il nostro incontro un inno a lui della nostra fede, della nostra speranza e carità. Valga per la presente riunione quello che Paolo VI, aprendo il 29 settembre 1963 la seconda sessione dal Concilio, invocava su quella straordinaria assise cattolica: “Nessun’altra luce sia librata su questa adunanza, che non sia Cristo, luce del mondo; nessun’altra verità interessi gli animi nostri, che non siano le parole del Signore, unico nostro Maestro; nessun’altra aspirazione ci guidi, che non sia il desiderio d’essere a lui assolutamente fedeli; nessun’altra fiducia ci sostenga, se non quella che dà forza, mediante la parola di lui, alla nostra desolata debolezza”.

2. Un sentimento particolare, una commozione intima provo sostando nella Chiesa Cattedrale, nella quale il 29 maggio 1920 il “mio vero padre”, come ho amato chiamarlo nella mia prima lettera enciclica, ricevette l’imposizione delle mani dal veneratissimo suo Vescovo, Monsignor Giacinto Gaggia, e divenne sacerdote per l’eternità. Questo è uno dei luoghi che nel mio pellegrinaggio alla Chiesa e alla terra di Paolo VI maggiormente desideravo raggiungere e visitare.

Qui, in questo luogo sacro, il giovane Giovanni Battista Montini si donò completamente a Dio. Qui suggellò le sue mistiche nozze con Cristo, al quale sarebbe rimasto fedele fino alla morte. Qui si abbandonò all’azione dello Spirito Santo per riceverne la grazia che trasforma e i doni che avrebbero brillato di mirabile fulgore nella sua vita. Qui, sotto lo sguardo di Maria tutta santa, alla quale questa Cattedrale è dedicata, le dichiarò la sua filiale devozione e il suo tenerissimo amore.

Caro, grande, venerato Paolo VI! Che la tua memoria sia benedetta. Che il ricordo della tua vita e della tua santa morte sia custodito come un bene prezioso. Che la tua testimonianza non vada perduta.

Sono giunto in questo luogo di grazia come un pellegrino. Qui mi fermo pensoso e in preghiera, adorando la volontà di Dio che ha scelto Paolo VI per guidare la Chiesa di Cristo, e ha scelto me ad esserne il successore e a continuare quel “servizio di Pietro” che è servizio all’amore misericordioso e salvifico di Cristo per tutta l’umanità. Nella comunione dei santi, unisco in questo luogo la mia adorazione a quella di Paolo VI, rinnovando, nel ricordo di lui, la mia totale obbedienza a Cristo. Cristo solo! Cristo sempre!

3. In questa Chiesa Cattedrale anche la quasi totalità di voi, carissimi sacerdoti bresciani, ricevette l’Ordine sacro. Anche voi dunque, insieme con me, siete indotti a pensare in questo momento al mistero di grazia che si realizzò in ciascuno di voi con l’imposizione delle mani del Vescovo, e al disegno provvidenziale al quale, con la vostra totale donazione al Signore, foste in un giorno più o meno lontano per sempre associati. Anche per voi il ricordo dell’ordinazione di Giovanni Battista Montini è motivo per adorare la Volontà divina che ha chiamato voi, come lui, al sacerdozio per il servizio alla Chiesa e all’umanità. Anche in voi i mirabili fatti di grazia che in questo tempio si sono realizzati e ogni giorno si realizzano, lasciano il cuore colmo di meraviglia e bisognoso di pregare.

Non dimentichiamolo mai il giorno benedetto della nostra ordinazione! Il ricordo di esso è una fonte inesauribile di energia spirituale. In quel giorno fummo chiamati, e in quel giorno la nostra risposta fu pronta e gioiosa. Allora pronunciammo un irrevocabile “sì”. E quel “sì” a Dio e alla Chiesa lo dobbiamo ripetere ogni giorno della nostra vita, quasi a rinnovare quella mistica esperienza di donazione totale. La vita di Paolo VI, un sacerdote uscito dal vostro presbiterio, vanto e corona di esso, si può ben dire che fu tutto un “sì”, sull’esempio del Figlio di Dio che, scrive san Paolo, “non fu sì e no, ma in lui c’è stato soltanto il sì” (2 Cor 1, 19). In quel “sì” a Dio, sull’esempio di Cristo, nel ricordo di Paolo VI, dobbiamo ogni giorno rinnovare la grazia dell’ordinazione e la generosità dalla nostra prima donazione.

4. Non posso non pensare, in questo momento, anche alla schiera interminabile di sacerdoti bresciani che hanno preceduto voi e la vostra generazione e che ora godono in paradiso il premio preparato per i servi buoni e fedeli. Siete gli eredi e i continuatori di una meravigliosa tradizione di presbiteri, che nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa, seppero dare vita ad una tipica figura di sacerdote, operoso, geniale, pronto al sacrificio, obbediente al Vescovo, sempre vicino alla propria gente per condividerne la vita, i dolori, le gioie, le vicende liete e tristi, sempre preoccupato che la religione fosse fermento anche di vita civile e sociale.

Non abbandonate questa tradizione. Essa continua a dare frutti copiosi. Il vostro Seminario non ha conosciuto la crisi devastante che purtroppo si è verificata altrove. Il numero annuale di ordinati è ancora buono. Ne sono profondamente lieto, e vi ringrazio per tutto quello che fate con una pastorale delle vocazioni ben impostata e opportunamente rinnovata. Ma non dimenticate che tutto questo è dovuto, in misura decisiva, ad una tradizione che è un “tesoro prezioso”, come disse a voi lo stesso Paolo VI, che “ci porta quanto di buono l’esperienza, l’esempio, la saggezza, il carattere peculiare d’una gente, di un costume lasciano in eredità da generazione in generazione (Insegnamenti di Paolo VI, VIII [1970] 603).

Paolo VI ricordò sempre i sacerdoti che lo avevano educato, e quelli che aveva conosciuto ed ammirato nell’esercizio di un apostolato che ha profondamente radicato la fede nella vostra gente. Come tacere quelli da lui stesso evocati? Monsignor Mosè Tovini, Monsignor Defendente Salvetti, Monsignor Giorgio Bazzani, Don Peppino Tedeschi, Padre Paolo Caresana, Padre Ottorino Mascolini, Monsignor Pietro Raggi, Monsignor Giovanni Marcoli, Monsignor Angelo Zammarchi, Don Battista Zuaboni, e primo fra tutti l’amico e maestro Padre Giulio Bevilacqua, futuro Cardinale? Sono nomi a voi notissimi. Sono sacerdoti che illuminano come una costellazione la vostra più vicina tradizione, della quale voi ancora sentite la benefica influenza. A loro certo pensava Paolo VI quando, nel Messaggio ai sacerdoti alla fine dell’Anno della fede, scriveva: “Il prete è di per sé il segno dell’amore di Cristo verso l’umanità, ed il testimonio della misura totale con cui la Chiesa cerca di realizzare quell’amore, che arriva fino alla croce” (Ivi. VI [1968] 315).

5. Carissimi sacerdoti, ed anche voi carissimi religiosi e religiose, quante volte abbiamo meditato sulla nostra vocazione o chiamata, ed ogni volta abbiamo avuto motivo per ringraziare il Signore e adorare la sua immensa bontà. Lasciate che oggi richiami con voi due aspetti della nostra vocazione.

Siamo chiamati innanzi tutto alla santità. Il Concilio ha insegnato che tutti gli uomini sono chiamati alla santità, e che l’universale vocazione ad essa è costitutiva della Chiesa. Dottrina mirabile, che dischiude gli orizzonti di un cristianesimo che per tutti è vocazione alla pienezza della vita conosciuta in Cristo. La vocazione sacerdotale e quella religiosa sono dunque essenzialmente una chiamata alla santità nella forma che scaturisce dal sacramento dell’Ordine o dal carisma connesso con la professione dei consigli evangelici.

La santità è intimità con Dio; imitazione di Cristo povero, casto e umile; amore senza riserve alle anime e donazione al loro vero bene; amore alla Chiesa che è santa e ci vuole santi, perché tali sono la natura e la missione che Cristo le ha affidato. La santità di un sacerdote, di un religioso, di una religiosa si nutre di preghiera, di vita semplice, di povertà, di castità preservata con ogni delicatezza, soprattutto di lode nella recita della Liturgia delle Ore e di Eucaristia.

Ciascuno di voi, però, deve essere santo anche per aiutare i propri fratelli a seguire la loro vocazione alla santità. Anche in questo senso il nostro è un ministero sacro, ossia un dono che Dio ci ha fatto perché noi ci mettessimo al servizio degli altri. Pur essendo vero che tutte le forme di santità si richiamano l’una con l’altra e si aiutano vicendevolmente, non dobbiamo mai dimenticare che tocca ai sacerdoti offrire “a tutti la viva testimonianza di Dio” (Lumen Gentium, 41).

6. L’altro aspetto della vocazione che desidero sottolineare è la nostra chiamata a portare nel mondo, a tutti gli uomini, in tutti gli ambienti, la consolazione dell’amore e della misericordia di Dio. Oggi questa consolazione è come non mai necessaria. L’uomo ha smarrito il senso ultimo e unificante della vita: per questo è insicuro ed ha quasi paura di se stesso.

Anche in un ambiente come il vostro, in cui il lavoro ha prodotto un benessere quale nemmeno si poteva immaginare fino ad una generazione fa, sono purtroppo affiorati non meno che altrove i segni dello smarrimento e della insoddisfazione: la droga, la dissipazione, la solitudine, la violenza. Dobbiamo capire l’uomo d’oggi. Dobbiamo amarlo e comunicargli, innanzitutto con la testimonianza, la certezza che Dio lo ama. Dobbiamo essere convinti che la nostra vocazione ci porta ad un servizio insostituibile all’uomo, che non può vivere senza conoscere le ragioni della vita.

Non è facile quando l’ambiente sembra divenuto indifferente, polemico, forse ostile. Ma non abbiate paura. Cristo è con voi, e di questa sua presenza voi potete fare un’esperienza ogni giorno rinnovata vivendo intensamente i vincoli della comunione ecclesiale. Avete celebrato recentemente il Sinodo, e nei suoi risultati e nelle sue indicazioni potete trovare sapienti direttive per approfondire la comunione fra voi e per migliorare la vostra collaborazione pastorale.

Vivete in modo magnanimo la vostra vocazione, con quel cuore che ha portato la Chiesa bresciana a soccorrere, con generosità e con l’invio di molti di voi, le Chiese che soffrono di mancanza di persone totalmente consacrate alla causa del Regno.

Con questi voti, che mi salgono alle labbra dal profondo del cuore, io levo su di voi la mia mano benedicente, invocando per ciascuno e per tutti copiosi doni di grazia, che colmino il vostro animo di spirituali consolazioni ed arricchiscano il vostro ministero di frutti sempre nuovi.

CALENDARIO

27 MIÉRCOLES DE LA XVII SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria

Misa
de feria (verde).
MISAL: cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5), Pf. común.
LECC.: vol. III-par.
- Jer 15, 10. 16-21.
¿Por qué se ha hecho crónica mi llaga? Si vuelves, estarás a mi servicio.
- Sal 58. R. Dios es mi refugio en el peligro.
- Mt 13, 44-46. Vende todo lo que tiene y compra el campo.

Liturgia de las Horas: oficio de feria.

Martirologio: elogs. del 28 de julio, pág. 450. 
CALENDARIOS: Segorbe-Castellón, en la ciudad de Castellón: San Cristóbal, mártir (S).
Tenerife: San Cristóbal, mártir (S).
Obra Misionera de Jesús y María: Beata María del Pilar Izquierdo Albero, virgen (F). Calahorra y La Calzada-Logroño, Madrid y San Sebastián: (ML).
Barcelona, Sant Feliu de Llobregat y Terrassa: San Cucufato, mártir (MO).
Clarisas Capuchinas: Beata María Magdalena Martinengo, virgen (MO). Franciscanos: (ML).
Huesca: Beato Zacarías Abadía, mártir (ML).
Mallorca: Beato Jesús-Eduardo Massanet Flaquer (ML).
Sevilla: San Teodomiro de Carmona, mártir (ML).
Carmelitas: Beato Tito Brandsma, mártir (ML).
Dominicos: Beato Roberto Nutter, mártir (ML).

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XVII Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario):

Misa votiva:
De San José
Esta misa dice con vestiduras de color blanco.

Antífona de entrada Lc 12, 42
Este es el siervo fiel y prudente a quien el Señor puso al frente de su servidumbre.
Ecce fidélis servus et prudens, quem constítuit Dóminus super famíliam suam.

Monición de entrada
En el misterio de la redención humana, san José tuvo una misión única, personal e irrepetible. Fiel y obediente a los designios de Dios, estuvo al frente de la sagrada familia y ejerció con Jesucristo las funciones de padre, por su condición de verdadero esposo de la Madre de Dios. En la celebración de hoy, unámonos a la veneración que la Iglesia, desde antiguo, profesa a san José por este ministerio tan valiente y de tan enorme responsabilidad.

Oración colecta
Oh, Dios, que con inefable providencia elegiste a san José como esposo de la santísima Madre de tu Hijo, concédenos que merezcamos tener como intercesor en el cielo al que veneramos como protector en la tierra. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui ineffábili providéntia beátum Ioseph sanctíssimae Genetrícis Fílii tui sponsum elígere dignátus es, praesta, quaesumus, ut, quem protectórem venerámur in terris, intercessórem habére mereámur in caelis. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Miércoles de la XVII semana de Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Jer 15, 10. 16-21
¿Por qué se ha vuelto crónica mi llaga? Si vuelves, estarás a mi servicio
Lectura del libro de Jeremías.

¡Ay de mí, madre mía, me has engendrado
para discutir y pleitear por todo el país!
Ni presté ni me han prestado,
en cambio, todos me maldicen.
Si encontraba tus palabras, las devoraba:
tus palabras me servían de gozo,
eran la alegría de mi corazón,
y tu nombre era invocado sobre mí,
Señor Dios del universo.
No me junté con la gente
amiga de la juerga y el disfrute;
me forzaste a vivir en soledad,
pues me habías llenado de tu ira.
¿Por qué se ha hecho crónica mi llaga,
enconada e incurable mi herida?
Te has vuelto para mí arroyo engañoso
de aguas inconstantes.
Entonces respondió el Señor:
«Si vuelves, te dejaré volver,
y así estarás a mi servicio;
si separas la escoria del metal,
yo hablaré por tu boca.
Ellos volverán a ti,
pero tú no vuelvas a ellos.
Haré de ti frente al pueblo
muralla de bronce inexpugnable:
lucharán contra ti,
pero no te podrán,
porque yo estoy contigo
para librarte y salvarte
—oráculo del Señor—.
Te libraré de manos de los malvados,
te rescataré del puño de los violentos».

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 58, 2-3. 4. 10-11. 17. 18 (R.: 17d)
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

V. Líbrame de mi enemigo, Dios mío;
protégeme de mis agresores,
líbrame de los malhechores,
sálvame de los hombres sanguinarios. 
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

Mira que me están acechando,
y me acosan los poderosos:
sin que yo haya pecado ni faltado, Señor. 
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

V. Por ti velo, fortaleza mía,
que mi alcázar es Dios.
Que tu favor se me adelante, Dios mío,
y me haga ver la derrota de mi enemigo.
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

Pero yo cantaré tu fuerza,
por la mañana proclamaré tu misericordia,
porque has sido mi alcázar
y mi refugio en el peligro.
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

V. Y tocaré en tu honor, fuerza mía,
porque tú, oh, Dios, eres mi alcázar,
Dios mío, misericordia mía. 
R. Dios es mi refugio en el peligro.
Deus refúgium meum in die tribulatiónis meæ.

Aleluya Jn 15, 15b
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. A vosotros os llamo amigos -dice el Señor-, porque todo lo que oído a mi Padre os lo he dado a conocer. R.
Vos dixit amícos, dicit Dóminus, quia ómnia quæcúmque audívi a Patre meo, nota feci vobis.

EVANGELIO Mt 13, 44-46
Vende todo lo que tiene y compra el campo
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Jesús al gentío:
«El reino de los cielos se parece a un tesoro escondido en el campo: el que lo encuentra, lo vuelve a esconder y, lleno de alegría, va a vender todo lo que tiene y compra el campo.
El reino de los cielos se parece también a un comerciante de perlas finas, que al encontrar una de gran valor se va a vender todo lo que tiene y la compra».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

San Josemaría Escrivá, Camino 432
Considera lo más hermoso y grande de la tierra..., lo que place al entendimiento y a las otras potencias..., y lo que es recreo de la carne y de los sentidos.
Y el mundo, y los otros mundos, que brillan en la noche: el Universo entero. –Y eso, junto con todas las locuras del corazón satisfechas..., nada vale, es nada y menos que nada, al lado de ¡este Dios mío! –¡tuyo!– tesoro infinito, margarita preciosísima, humillado, hecho esclavo, anonadado con forma de siervo en el portal donde quiso nacer, en el taller de José, en la Pasión y en la muerte ignominiosa... y en la locura de Amor de la Sagrada Eucaristía.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XLVIII

Oremos al Señor, Dios de nuestros padres, para que nos escuche y tenga piedad de nosotros.
- Por la unidad y libertad de la santa Iglesia católica y apostólica. Roguemos al Señor.
- Por la vida, el ministerio y la salud de nuestro padre el papa N. y de nuestro obispo N., y por el clero y el pueblo que ama a Cristo. Roguemos al Señor.
- Por la paz y el progreso de las naciones. Roguemos al Señor
- Por el perdón de nuestros pecados y la liberación de toda violencia, división y peligro. Roguemos al Señor.
- Por esta comunidad, congregada en el nombre de Jesucristo, y por cuantos no han podido venir a esta celebración. Roguemos al Señor.
Te pedimos, Dios de bondad, que escuches nuestras oraciones y derrames sobre nosotros la abundancia de tu misericordia. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa votiva:
Oración de los fieles
Oremos a Dios Padre, por la intercesión de san José, a quien puso al frente del hogar de su Hijo, en Nazaret.
- Por la Iglesia, la gran familia de los hijos de Dios. Roguemos al Señor.
- Por los gobernantes, responsables de la institución familiar y de la convivencia de todos los ciudadanos. Roguemos al Señor.
- Por todos los hogares del mundo, en especial por los hogares cristianos y por los padres de familia que han de ser ejemplo de fe y santidad para sus hijos. Roguemos al Señor.
- Por los enfermos y los agonizantes, por los que se sienten angustiados. Roguemos al Señor.
- Por nosotros, llamados a vivir en la oscuridad, iluminados por la luz de la fe, que contemplamos el ejemplo de san José, cuya vida estuvo con Cristo escondida en Dios. Roguemos al Señor.
Dios, Padre bueno, que encomendaste a san José el cuidado de Jesús y María; haz que siga cuidando de tu familia en la tierra para que lleguemos a heredar tus promesas. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Al ofrecerte este sacrificio de alabanza, te rogamos humildemente, Padre santo, que nos proteja en nuestro servicio la intercesión de san José, a quien confiaste la misión de custodiar, como padre, a tu Unigénito. El, que vive y reina por los siglos de los siglos.
Laudis hóstiam immolatúri, Pater sancte, supplíciter postulámus, ut in ministério nostro beáti Ioseph précibus foveámur, cui dedísti Unigénitum tuum vice in terris custodíre patérna. Qui vivit et regnat in saecula saeculórum.

PREFACIO DE SAN JOSÉ, ESPOSO DE LA BIENAVENTURADA VIRGEN MARÍA
LA MISIÓN DE SAN JOSÉ
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación, darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno. Y alabar, bendecir y proclamar tu gloria en la [solemnidad, conmemoración, al venerar a] de san José.
Porque él es el hombre justo que diste por esposo a la Virgen Madre de Dios; el servidor fiel y prudente que pusiste al frente de tu familia para que, haciendo las veces de padre, cuidara a tu Unigénito, concebido por obra del Espíritu Santo, Jesucristo, Señor nuestro.
Por él, los ángeles alaban tu gloria, te adoran las dominaciones y tiemblan las potestades, los cielos, sus virtudes y los santos serafines te celebran unidos en común alegría. Permítenos asociarnos a sus voces cantando humildemente tu alabanza:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: Et te in (solemnitate, commemoratione, veneratióne) beáti Ioseph débitis magnificáre praecóniis, benedícere et praedicáre.
Qui et vir iustus, a te Deíparae Vírgini Sponsus est datus, et fidélis servus ac prudens, super Famíliam tuam est constitútus, ut Unigénitum tuum, Sancti Spíritus obumbratióne concéptum, patérna vice custodíret, Iesum Christum Dóminum nostrum.
Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Caeli caelorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cumquibus et nostras voces, ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

Santo, Santo, Santo...
Antífona de comunión Mt 25, 21
Siervo bueno y fiel: entra en el gozo de tu Señor.
Euge, serve bone et fidélis: intra in gáudium Dómini tui.

Oración después de la comunión
Renovados con este sacramento de vida, concédenos, Señor, vivir siempre para ti en justicia y santidad, a ejemplo y por la intercesión de san José, tu servidor fiel y obediente en la realización de tus grandes misterios. Por Jesucristo, nuestro Señor.
His recreáti, Dómine, vivíficis sacraméntis, in iustítia tibi semper et sanctitáte vivámus, beáti Ioseph exémplo et intercessióne, qui magnis tuis perficiéndis mystériis vir iustus et obo´ diens ministrávit. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 28 de julio

1. Conmemoración de los santos Prócoro, Nicanor, Timón, Pármenas y Nicolás, prosélito éste de Antioquía, en la actual Turquía, que formaron parte de los siete elegidos por la multitud entre los discípulos, por considerarlos llenos de Espíritu y sabiduría, y a los cuales los apóstoles impusieron las manos para que se dedicaran a atender a los pobres. (s. I)
2. En Roma, san Víctor I, papa, africano de nacimiento, que estableció para todas las Iglesias la celebración de la fiesta de Pascua en el domingo que siguiente a la Pascua judía. (c. 200)
3. Conmemoración de los numerosos mártires que sufrieron el tormento en Tebaida, en Egipto, durante la persecución bajo los emperadores Decio y Valeriano. A estos cristianos, que deseaban morir sin demora por Cristo traspasados a espada, sus crueles perseguidores, pretendiendo más bien degollar sus almas que sus cuerpos, retardaron su muerte lo máximo posible y les sometieron a una prolongada serie de tormentos. (c. 250)
4. En Mileto, en el territorio de Caria, actualmente Turquía, san Acacio, mártir en tiempo del emperador Licinio. (c. 308/311)
5. En Milán, en la región italiana de Liguria, santos Nazario y Celso, mártires, cuyos cuerpos fueron hallados por san Ambrosio. (inventio 395)
6*. En Troyes, en la actual Francia, san Cameliano, obispo, discípulo y sucesor de san Lupo. (s. VI)
7. En Dol, lugar de Bretaña Menor, también en Francia, san Sansón, abad y obispo, que propagó el Evangelio por este territorio, así como la disciplina monástica que había aprendido en Gales del abad san Iltudo. (c. 565)
8*. En la región de Sodermanland, en Suecia, san Botvido, mártir, sueco de nacimiento y bautizado en Inglaterra, que estuvo trabajando en la evangelización de su patria hasta que un criado suyo, a quien él había liberado de la esclavitud, le asesinó. (1100)
9. En Nam Dinh, de Tonkín, hoy Vietnam, san Melchor García Sampedro, obispo, de la Orden de Predicadores y mártir, encerrado primero por ser cristiano en una estrechísima cárcel, y después, por orden del emperador Tu Duc, materialmente despedazado. (1858)
10*. En Madrid, en España, san Pedro Poveda Castroverde, presbítero y mártir, que, preocupado por la difusión evangelizadora de los cristianos en el mundo, principalmente en los campos de la educación y la cultura, fundó la Institución Teresiana, y al comienzo de la persecución contra la Iglesia en tiempo de guerra, fue asesinado por quienes odiaban la religión, ofreciendo a Dios un claro testimonio de su fe. (1936)
11*. En Gabasa, pueblo de la provincia de Zaragoza, también en España, beatos Manuel Segura, presbítero, y David Carlos, religioso de la Orden de Clérigos Regulares de las Escuelas Pías, mártires durante la misma persecución. (1936)
12*. En Tarragona, igualmente en España, beato Santiago Hilario (Manuel) Barbal Cosán, religioso de la Orden de Hermanos de la Escuelas Cristianas, mártir, condenado a muerte en la mencionada persecución, por quienes odiaban la Iglesia. (1936)
13*. En Barcelona, de nuevo en España, beatos José Caselles Moncho y José Castell Camps, presbíteros de la Sociedad de San Francisco de Sales y mártires, que en el transcurso de la misma persecución religiosa merecieron alcanzar con el martirio la gloria de la vida eterna. (1936)
14*. En la ciudad de Bharananganam, en el estado de Kérala, en la India, santa Alfonsa de la Inmaculada Concepción (Ana) Muttathupadathu, virgen, que, para evitar un matrimonio impuesto, se abrasó el pie en el fuego y, admitida después en las Clarisas Malabarenses, vivió casi continuamente enferma ofreciendo su vida a Dios. (1946) Canonizada en 2008.
- Beato Stanley Francis Rother (1935- Santiago Atitlan, Sololá, Guatemala 1981). Sacerdote diocesano, asesinado por odio a la fe.

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