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lunes, 6 de junio de 2022

Lunes 11 julio 2022, San Benito, abad, patrono de Europa, fiesta.

SOBRE LITURGIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RETTORI, AI PADRI SPIRITUALI E AI PREFETTI DEGLI STUDI DEI SEMINARI MAGGIORI D'ITALIA

5 gennaio 1982

Venerati fratelli nell’Episcopato,
figli diletti.


1. Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, desidero esprimere la viva gioia che suscita in me questo incontro con voi, responsabili della formazione sacerdotale, impartita ai giovani nei Seminari maggiori d’Italia.

Siete convenuti a Roma, dietro invito della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica della CEI, per una più attenta ed approfondita riflessione – alla luce soprattutto della Ratio Institutionis nazionale su: “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana” – dedicata ad un tema che da sempre è stato oggetto della sollecitudine della Santa Sede, ma che in questi ultimi tempi è diventato anche motivo di preoccupazione. Si tratta del problema, antico e sempre attuale, di assicurare alla Chiesa i ministri, di cui essa ha bisogno.

In occasione dell’apertura del II Congresso Internazionale per le vocazioni, celebrato a Roma nel maggio dello scorso anno, mi fu offerta l’opportunità di ribadire ancora una volta con chiarezza che il problema delle vocazioni sacerdotali è il problema fondamentale della Chiesa. Le vocazioni sacerdotali sono infatti la verifica e l’espressione della sua vitalità, ed insieme sono condizione della sua missione e del suo sviluppo. E dicendo questo pensavo, come è ovvio, in particolare ai Seminari che hanno lo scopo di accogliere e coltivare le vocazioni.

2. L organizzazione stessa di questo Convegno, reso possibile dalla vostra qualificata presenza, è significativa testimonianza della volontà della Chiesa italiana di operare in tale delicatissimo settore.

E vi incoraggio di cuore a rispondere sempre meglio alle rinnovate esigenze del vostro delicato ufficio. Di fatto, la vostra presenza è segno consolante della fiducia che riponete in Colui che è la sorgente prima della vocazione sacerdotale.

Sono lieto pertanto di esprimere ai benemeriti promotori e organizzatori del Convegno, a voi tutti qui presenti, Rettori, Direttori spirituali, Presidi e Prefetti degli studi, il mio vivo ringraziamento e sincero compiacimento. E, in voi, desidero ringraziare e incoraggiare altresì quanti condividono con voi – ai diversi livelli – il non lieve compito di preparare futuri sacerdoti.

La comune consapevolezza della difficile situazione – chiaramente indicata dalle statistiche – in cui oggi si trovano molti Centri di formazione ecclesiastica in Italia, seppure non manchino consolanti indizi di ripresa, suggerisce alcune riflessioni che toccano direttamente la vita e l’andamento dei Seminari nel vostro paese.

A voi è ben noto che la Chiesa non intende né nascondersi i problemi che oggi si pongono ai Seminari, né rimanere estranea al modo in cui gli stessi vengono affrontati e risolti. È lo stesso Concilio Vaticano II che ci impegna alla riflessione ed alla ricerca in questo settore. Ma è pure il Concilio che ci offre i criteri e gli orientamenti riguardanti, in particolare, la preparazione spirituale, disciplinare, intellettuale dei candidati al sacerdozio.

3. La preparazione spirituale, innanzitutto. Lo sforzo educativo del Seminario deve tendere a portare il giovane alla conoscenza ed alla esperienza personale del Signore, per plasmare in lui un pastore di anime, che nella sua persona e nella sua attività si presenti e sia effettivamente “come ministro del Cristo e dispensatore dei misteri di Dio” (1Cor 4,1):

Tra gli aspetti che sembrano meritare particolare considerazione nella preparazione spirituale dei futuri sacerdoti, vorrei sottoporre alla vostra attenzione quelli tanto opportunamente indicati nella Lettera circolare della Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica su “Alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari” (6 gennaio 1980). Essi possono sintetizzarsi nei seguenti punti:

a) formare sacerdoti che accolgano e amino profondamente il Cristo, Parola di Dio, nostro Fratello, Amico, Salvatore;

b) formare sacerdoti che sappiano vedere nel mistero pasquale l’espressione suprema dell’amore che il Verbo ha avuto per noi, immolandosi per la Chiesa: “in finem dilexit eos”;

c) formare sacerdoti che non abbiano paura di riconoscere che la comunione reale e l’amicizia concreta col Cristo comportano un’ascesi, e quindi un impegno di rinuncia e di sacrificio;

d) fare del Seminario una scuola d’amore filiale verso Colei che è la Madre di Gesù e la Madre nostra.

In questo campo risulta tuttora determinante e insostituibile l’opera del direttore spirituale, a cui spetta il compito di contribuire alla formazione di autentiche personalità sacerdotali. La sua azione è da considerarsi fondamentale nell’opera educativa, poiché costituisce un momento decisivo per creare nell’animo dell’alunno quella immagine del Cristo, a cui egli dovrà riferirsi come a supremo ideale durante tutta la vita. Per essere tale, la direzione spirituale deve configurarsi in un rapporto serio, chiaro, aperto, assiduo e continuo. Essa quindi non può ridursi ad un semplice ascolto, ad uno scambio di idee o di opinioni, né confondersi col dialogo di gruppo, e neppure concepirsi come un dialogo personale, seppure spontaneo, che nasca nell’intimità dell’amicizia. La direzione spirituale deve essere un fatto di fede viva e profonda, vissuto sotto la responsabilità di un sacerdote ben preparato, esplicitamente incaricato dal Vescovo.

Per il conseguimento delle sue finalità, la direzione spirituale dovrà essere condotta alla luce dei contenuti biblici e teologici, con specifico riferimento a quelli ecclesiologici, e dovrà essere ripensata anche con una attenzione particolare alla condizione giovanile, alle sue reazioni psico-sociologiche e al cambiamento culturale della società del nostro tempo.

Essa non temerà, peraltro, di orientare i giovani verso l’assimilazione di quelle sane abitudini di preghiera e di vita spirituale che l’esperienza secolare di innumerevoli anime, profondamente permeate da un autentico spirito sacerdotale, e l’insegnamento collaudato delle classiche scuole di spiritualità, hanno indicato come particolarmente adatte a sostenere la volontà di generosa dedizione alla causa del Regno.

4. Vi è poi la preparazione disciplinare. Nella vita del Seminario. la disciplina non solo è richiesta dalla necessità di quadrare la personalità dei giovani, e di subordinare la spontaneità al dovere, ma è anche indispensabile perché siano rispettate le esigenze della vita comunitaria. La stessa deve inoltre considerarsi come elemento integrativo di tutta la formazione, per far acquistare il dominio di sé, per assicurare un armonico sviluppo della personalità, favorendo la capacità di controllo e di collaborazione, e per formare tutte quelle altre disposizioni d’animo, che giovano moltissimo a rendere ordinata e fruttuosa l’attività della Chiesa (cf. Optatam Totius, 11).

Non v’è dubbio che in questo quadro la parte essenziale è costituita dall’azione del Rettore, rappresentante del Vescovo, in quanto “responsabile primo della vita del Seminario” (Ratio Institutionis, v. italica, 102). Poiché il Rettore svolge il suo compito in comunione e collaborazione con gli altri educatori, è opportuno che periodicamente si incontri con essi per meditare, pregare insieme, celebrare comunitariamente l’Eucaristia, e per discutere i problemi riguardanti i singoli alunni e l’intera Comunità. Con i giovani egli sarà sempre un padre che sa ascoltare, dialogare, consigliare, favorendo così quel clima di confidenza e di mutua fiducia, che è condizione indispensabile per un proficuo e sereno lavoro.

Da essi, tuttavia, egli non mancherà di esigere, dopo averne debitamente spiegato le motivazioni, una generosa disponibilità al sacrificio ed alla rinuncia, giacché solo su tali presupposti è possibile costruire quella austerità di vita e di comportamento, che si rivela indispensabile perché il futuro ministero sia veramente incisivo e fruttuoso.

5. V’è infine, la preparazione intellettuale. L’applicazione allo studio – mezzo efficace di crescita e di perfezionamento personale – è, insieme con la pietà, il grande dovere quotidiano del seminarista, il suo lavoro professionale. Per gli alunni dei corsi filosofico-teologici, lo studio acquista una dimensione particolarmente ampia e profonda, perché deve porsi ormai come aiuto e arricchimento della vita di fede e come strumento indispensabile per il futuro ministero. È necessario in particolare che la conoscenza dei movimenti di pensiero filosofico e della letteratura, la lettura degli avvenimenti della storia e della formazione culturale e sociale dei popoli, e tutta la formazione umanistica in generale possano dare al futuro pastore di anime quella capacità di interpretazione in chiave cristiana delle tappe salienti della civiltà umana, per essere veramente una guida spirituale per i contemporanei, specie per la gioventù. Su tale base si deve inserire lo studio della teologia, in tutte le sue branche, che apre al seminarista la visione completa del piano divino di salvezza, e gli offre gli strumenti insostituibili della sua attività ministeriale e catechistica, a cui tende con tutte le forze.

La crescente importanza attribuita allo studio nella preparazione dei futuri sacerdoti è felicemente testimoniata dalla creazione nel vostro paese, in questi ultimi anni, di Istituti o Centri teologici affiliati ad una Facoltà di teologia. Ciò serve infatti ad elevare il livello degli studi filosofico-teologici, a consentire la possibilità di conseguire il grado accademico del baccellierato e a favorire una più stretta e proficua collaborazione tra il clero diocesano e il clero religioso. Desidero inoltre rilevare con compiacimento che i suddetti Istituti stanno assumendo anche la preziosa funzione di centri promotori dell’aggiornamento culturale dei sacerdoti, nell’importante iniziativa della “formazione permanente” che deve essere sostenuta e promossa con ogni sforzo.

In questo quadro va sottolineata la figura del Preside o Prefetto degli studi al quale, in particolare, spetta il compito di realizzare l’unità dell’insegnamento, coordinando le singole discipline; di curare che venga offerto un insegnamento completo della dottrina della Chiesa, in una visione eminentemente pastorale, secondo gli orientamenti del Vaticano II; di fare in modo che negli alunni sia creata la consapevolezza che quanto essi imparano in Seminario non esaurisce il loro impegno di studio, ma deve anzi stimolare in loro il desiderio di un aggiornamento continuo, come parimente ha richiesto il Concilio. Il tutto, è superfluo ricordarlo, deve essere svolto in un’atmosfera di fedele adesione al Magistero della Chiesa, testimoniata anche dal discernimento con cui si sanno orientare gli alunni verso Autori che, nelle loro opere, mostrano di ispirarvisi con lealtà.

Carissimi,

dalle testimonianze che da più parti mi vengono, so che gli alunni dei nostri Seminari – dopo un periodo di assestamento, di ripensamento e di riflessione – sono oggi più desiderosi di raccoglimento, e cercano con molto impegno di approfondire i valori essenziali della fede e della preghiera. Essi si mostrano più ansiosi di verità e di certezze, e manifestano chiara l’esigenza di scelte impegnative e totali.

A voi, Rettori, Direttori spirituali, Docenti, il compito tanto arduo quanto indispensabile di rispondere alle nuove realtà che si sono create nei nostri Seminari: con una adeguata preparazione pedagogica, didattica, culturale; con un impegno educativo, che favorisca relazioni personali di dialogo, di ricerca e di verifica tra tutti i responsabili della formazione, e con gli alunni; con un’ampia apertura ai problemi della società; con una stretta collaborazione del Seminario con il presbiterio diocesano.

Sono certo che non mancherete ad un appuntamento tanto atteso, che non consente ritardi. È un atto di fiducia che intendo fare nella vostra capacità, nella vostra volontà, nel vostro senso di responsabilità.

Con questi sentimenti imparto di cuore la mia benedizione apostolica a voi, ai vostri collaboratori ed a tutti i vostri seminaristi, ai quali vi prego di portare l’attestazione del mio affetto e l’assicurazione del costante ricordo nella preghiera.

CALENDARIO

11 LUNES. SAN BENITO, abad, patrono de Europa, fiesta


Fiesta de san Benito, abad, patrono principal de Europa, que, nacido en Norcia, en la región de Umbria, pero educado en Roma, abrazó luego la vida eremítica en la región de Subiaco, donde pronto se vio rodeado de muchos discípulos. Pasado un tiempo, se trasladó a Casino, donde fundó el célebre monasterio y escribió una Regla, que se propagó de tal modo por todas partes que por ella ha merecido ser llamado “Patriarca de los monjes de Occidente”. Murió, según la tradición, el veintiuno de marzo (elog. del Martirologio Romano).

Misa de la fiesta (blanco).
MISAL: ants. y oracs. props., Gl., Pf. de religiosos. No se puede decir la PE IV.
LECC.:
vol. IV.
- Prov 2, 1-9.
Abre tu mente a la prudencia.
- Sal 33. R. Bendigo al Señor en todo momento.
o bien:
R. Gustad y ved qué bueno es el Señor.
- Mt 19, 27-29. Vosotros, los que me habéis seguido, recibiréis cien veces más.

* Hoy no se permiten las misas de difuntos, excepto la exequial.

Liturgia de las Horas: oficio de la fiesta. Te Deum.

Martirologio: elogs. del 12 de julio, pág. 413.
CALENDARIOS: Benedictinos, O. Cist. y OCSO: San Benito, abad (S).

TEXTOS MISA

11 de julio
SAN BENITO, ABAD, PATRONO DE EUROPA
Fiesta

Antífona de entrada
Hubo un hombre venerable por su vida, por gracia y por nombre Benito, que dejada la casa y los bienes familiares, deseando solo agradar a Dios, buscó llevar una vida santa.
Fuit vir vitae venerábilis, grátia Benedíctus et nómine, qui relícta domo rebúsque patris, soli Deo placére cúpiens, sanctae conversatiónis hábitum quaesívit.

Monición de entrada
Celebramos hoy la fiesta de san Benito, abad, patrono de Europa que, nacido en Nursia (Italia), abrazó la vida eremítica en la región de Subiaco, donde pronto se vio rodeado de muchos discípulos. Pasado un tiempo, se trasladó a Casino, donde fundó el célebre monasterio y escribió una Regla, que se propagó de tal modo por todas partes que por ella ha merecido ser llamado «Patriarca de los monjes de Occidente». Murió, según la tradición, el 21 de marzo del año 547. El papa Pablo VI lo proclamó patrono de Europa, teniendo en cuenta que los monjes benedictinos, durante siglos, llevaron a cabo silenciosa y pacientemente la tarea de la evangelización de los pueblos bárbaros, que en su día se asentaron en la Europa occidental. Con el Evangelio, supieron llevarles también la cultura en todas sus dimensiones: desde el cultivo del campo hasta las letras y la convivencia ciudadana.

Se dice Gloria.

Oración colecta
Oh, Dios, que hiciste del abad san Benito un esclarecido maestro en la escuela del divino servicio; concédenos que, prefiriendo tu amor a todas las cosas, avancemos por la senda de tus mandamientos con libertad de corazón. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui beátum Benedíctum abbátem in schola divíni servítii praeclárum constituísti magístrum, tríbue, quaesumus, ut, amóri tuo nihil praeponéntes, viam mandatórum tuórum dilatáto corde currámus. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas propias de la fiesta de san Benito, abad, patrono de Europa (Lec. IV).

PRIMERA LECTURA Pr 2, 1-9
Abre tu mente a la prudencia
Lectura del libro de los Proverbios.

Hijo mío, si aceptas mis palabras,
si quieres conservar mis consejos,
si prestas oído a la sabiduría
y abres tu mente a la prudencia;
si haces venir a la inteligencia
y llamas junto a ti a la prudencia;
si la procuras igual que el dinero
y la buscas lo mismo que un tesoro,
comprenderás lo que es temer al Señor
y alcanzarás el conocimiento de Dios.
Porque el Señor concede sabiduría,
de su boca brotan saber e inteligencia;
atesora acierto para el hombre recto,
es escudo para el de conducta intachable;
custodia la senda del honrado,
guarda el camino de sus fieles.
Entonces podrás comprender
justicia, derecho y rectitud,
el camino que lleva a la felicidad.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 33, 2-3. 4 y 6. 9 y 12. 14-15 (R.: 2a)
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

V. Bendigo al Señor en todo momento,
su alabanza está siempre en mi boca;
mi alma se gloria en el Señor:
que los humildes lo escuchen y se alegren.
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

V. Proclamad conmigo la grandeza del Señor,
ensalcemos juntos su nombre.
Yo consulté al Señor, y me respondió,
me libró de todas mis ansias.
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

V. Contempladlo, y quedaréis radiantes,
vuestro rostro no se avergonzará.
El afligido invocó al Señor,
él lo escuchó y lo salvó de sus angustias.
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

V. El ángel del Señor acampa en torno a quienes lo temen y los protege.
Gustad y ved qué bueno es el Señor,
dichoso el que se acoge a él.
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

V. Todos sus santos, temed al Señor,
porque nada les falta a los que lo temen;
los ricos empobrecen y pasan hambre,
los que buscan al Señor no carecen de nada.
R. Bendigo al Señor en todo momento.
Benedícam Dóminum in omni témpore.
O bien: Gustad y ved qué bueno es el Señor.
Gustáte et vidéte quóniam suávis est Dóminus.

Aleluya Mt 5, 3
R. Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Bienaventurados lo pobres en el espíritu, porque de ellos es el reino de los cielos. R.
Beáti páuperes spíritu, quóniam ipsorum est regnum caelorum.

EVANGELIO Mt 19, 27-29
Vosotros, los que me habéis seguido, recibiréis cien veces más.
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, dijo Pedro a Jesús:
«Ya ves, nosotros lo hemos dejado todo y te hemos seguido; ¿qué nos va a tocar?».
Jesús les dijo:
«En verdad os digo: cuando llegue la renovación y el Hijo del hombre se siente en el trono de su gloria, también vosotros, los que me habéis seguido, os sentaréis en doce tronos para juzgar a las doce tribus de Israel.
Todo el que por mí deja casa, hermanos o hermanas, padre o madre, hijos o tierras, recibirá cien veces más y heredará la vida eterna».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

San Juan Crisóstomo, homiliae in Matthaeum, hom. 63, 1
Buen Pedro, ¿cuáles son tus bienes? Una caña, una red y una barca. A esto llama Pedro todo lo nuestro, no por vanidad, sino para mover con su pregunta al pueblo pobre a que hiciera lo mismo. Porque dijo el Señor: "Si quieres ser perfecto, ve y vende todo lo que tienes", etc. ¿Cómo, pues, si no tengo no puedo ser perfecto? Pedro hace la pregunta a fin de que sepáis que, aunque seáis pobres, no por eso desmerecéis. Porque el que recibió las llaves del Reino de los Cielos pregunta aquí por todo el género humano y toma la palabra por todos aquellos que ya le habían sido confiados y por todas las gentes de la tierra. Mirad, pues, con qué cuidado y cómo hace su pregunta en armonía con las palabras de Cristo. Mandó Cristo dos cosas al rico: el que diera a los pobres lo que tenía y el que le siguiera. Esto mismo dice Pedro: "Y te hemos seguido".

Oración de los fieles
Celebrando, hermanos, la fiesta del abad san Benito, patrono de Europa, oremos al Padre, confiados en su intercesión.
- Para que la Iglesia de Cristo contribuya a construir la unidad espiritual de Europa en un clima de respeto a las otras religiones y a las genuinas libertades. Roguemos al Señor.
- Para que el episcopado de las distintas Iglesias locales de Europa, unido en torno al sucesor de Pedro, mantenga viva la luz del Evangelio y acierte a iluminar los problemas de nuestro tiempo. Roguemos al Señor.
- Para que los pueblos de Europa puedan encontrarse recíprocamente en un clima de amistad y aunar sus esfuerzos al servicio de una convivencia pacífica. Roguemos al Señor.
- Para que el ideal de san Benito, orar y trabajar, se convierta en una regla válida todavía hoy para el equilibrio de la persona y de la sociedad, amenazadas por el predominio del tener sobre el ser. Roguemos al Señor.
- Para que nosotros sepamos conservar las raíces cristianas que san Benito plantó en nuestro pueblo. Roguemos al Señor.
Concédenos, Señor, que el ejemplo de san Benito, maestro en el Espíritu, nos estimule a responder fielmente a nuestra vocación. Por Jesucristo nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Mira con bondad, Señor, estas ofrendas que te presentamos en la fiesta de san Benito, y haz que nosotros, buscándote a ejemplo suyo, merezcamos conseguir, en tu servicio, los dones de la unidad y de la paz. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Haec sancta, Dómine, quae in beáti Benedícti celebritáte deférimus, réspice benígnus, et praesta, ut nos, eius exémplis te quaeréntes, unitátis in tuo servítio pacísque dona cónsequi mereámur. Per Christum.

PREFACIO DE SANTAS VÍRGENES Y RELIGIOSOS
SIGNIFICADO DE LA VIDA DE CONSAGRACIÓN EXCLUSIVA A DIOS
En verdad es justo y necesario que te alaben, es nuestro deber y salvación darte gracia siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno.
Porque celebramos tu providencia admirable en los santos que se entregaron a Cristo por el reino de los cielos. Por ella llamas de nuevo a la humanidad a la santidad primera que de ti había recibido, y la conduces a gustar los dones que espera recibir en el cielo.
Por eso, con los santos y todos ángeles, te alabamos proclamando sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
In Sanctis enim, qui Christo se dedicavérunt propter regnum caelórum, tuam decet providéntiam celebráre mirábilem, qua humánam substántiam et ad primae oríginis révocas sanctitátem, et perdúcis ad experiénda dona, quae in novo saeculo sunt habénda.
Et ídeo, cum Sanctis et Angelis univérsis, te collaudámus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA III

Antífona de la comunión Lc 12, 42
Este es el siervo fiel y prudente, a quien el Señor puso al frente de su servidumbre para que reparta la ración de alimento a sus horas.
Fidélis servus et prudens, quem constítuit Dóminus super famíliam suam, ut det illis in témpore trítici mensúram.

Oración después de la comunión
Después de recibir la prenda de la vida eterna, te pedimos humildemente, Señor, que, siguiendo las enseñanzas de san Benito, nos dediquemos fielmente a tu obra y amemos a los hermanos con caridad ardiente. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Accépto pígnore vitae aetérnae, te, Dómine, supplíciter deprecámur, ut, beáti Benedícti mónitis obsequéntes, óperi tuo fidéliter serviámus, et fratres fervénti diligámus caritáte. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 12 de julio
1. En Ankara, Lugar de Galacia, hoy Turquía, santos Proclo e Hilarión, mártires bajo el emperador Trajano y del prefecto Máximo. (s. II)
2. En Aquilea, en los confines de Venecia, en la actual Italia, santos Fortunato y Hermágoras, mártires. (s. III)
3. En Milán, en la región también italiana de Liguria, santos Nabor y Félix, mártires, que, siendo soldados oriundos de Mauritania, actual Argelia, se cuenta que sufrieron el martirio en Lodi en tiempo de persecución y fueron después sepultados en Milán. (c. 304)
4. En Fano, en el Piceno, hoy región de Las Marcas, de nuevo en Italia, san Paterniano, obispo(s. IV)
5. En Lyon, ciudad de la Galia, hoy Francia, san Vivenciolo, obispo, que, promovido al episcopado desde la escuela monástica de San Eugendio, donde enseñaba, indujo a clérigos y laicos a estar presentes en el Concilio de Pau, para que el pueblo pudiera conocer mejor las decisiones del pontífice. (c. 523)
6. En Passignano, en la región italiana de Toscana, san Juan Gualberto, abad, que, después de perdonar por el amor de Cristo al asesino de un hermano suyo, vistió el hábito monástico y, más tarde, deseando practicar una vida de mayor austeridad, puso los cimientos de una nueva familia monacal en Valumbrosa. (1073)
7*. En el monasterio de Cava de' Tirreni, en Campania, también en Italia, san León I, abad, que proveyó a los pobres con el trabajo de sus propias manos y los protegió de los príncipes. (1079)
8*. En Londres, en Inglaterra, beato David Gunston, mártir, caballero de la Orden de San Juan de Jerusalén, que por no reconocer el poder del rey Enrique VIII en los asuntos espirituales, fue ahorcado en el patíbulo de Southwark. (1581)
9. También en Londres, san Juan Jones, presbítero de la Orden de los Hermanos Menores y mártir, el cual, oriundo de Gales, abrazó la vida religiosa en Francia, y tras entrar en Inglaterra como sacerdote en tiempo de la reina Isabel I, fue condenado a la pena capital y consumó el martirio en la horca. (1598)
10*. En Nagasaki, ciudad del Japón, beatos Matías Araki y siete compañeros*, que sufrieron el martirio por su fe en Cristo. (1626)
*Cuyos nombres son: beatos Pedro Arakiyori Chobioye y Susana, esposos; Juan Tanaka y Catalina, esposos: Juan Nagai Naisen y Mónica, esposos, y su hijo el niño Luis.
11*. En la población de Orange, en la región de la Provenza, en Francia, beatas Rosa de San Javier (Magdalena Teresa) Tallien, Marta del Buen Ángel (María) Cluse, María de San Enrique (Margarita Eleonor) de Justamond y Juana María de San Bernardo de Romillon, vírgenes y mártires, que alcanzaron la palma del martirio durante la persecución desencadenada en tiempo de la Revolución Francesa. (1794)
12. En la ciudad de Nan Dinh, en Tonkín, hoy Vietnam, san Clemente Ignacio Delgado Cebrián, obispo y mártir, que, después de pasar cincuenta años predicando el Evangelio, fue encarcelado por orden del emperador Minh Mang a causa de su fe en Cristo y murió finalmente en prisión tras muchos sufrimientos. (1838)
13. En la provincia de Ninh Binh, también en Tonkín, santa Inés Lê Thi Thành (Dê), mártir, madre de familia, que habiendo sido cruelmente atormentada por haber ocultado en su casa a un sacerdote, se negó a abjurar de su fe y murió en prisión, en tiempo del emperador Thiêu Tri. (1842)
14. En la provincia de Nghê An, en Annam, de nuevo en el actual Vietnam, san Pedro Khanh, presbítero y mártir, que, al ser reconocido como cristiano cuando se hallaba en su mesa de recaudador, pasó seis meses preso en la cárcel y, des pués de vanos intentos para que abjurara, fue decapitado por orden del emperador Thiêu Tri. (1842)

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