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martes, 14 de junio de 2022

Lunes 18 de julio 2022, Lunes de la XVI semana del Tiempo Ordinario, feria (o misa votiva de la Misericordia de Dios).

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE A BOLOGNA E IN EMILIA ROMAGNA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL CLERO, I RELIGIOSI E LE SUORE

Domenica, 18 aprile 1982

Carissimi fratelli e sorelle!

1. È per me una gioia, che ogni volta si rinnova con intatta freschezza, il poter incontrare, nel corso delle mie visite pastorali, coloro che a Cristo si sono donati nella pienezza delle loro energie spirituali e fisiche, accogliendo la sua chiamata ad un impegno senza riserve per l’avvento del Regno di Dio.

A voi rivolgo, pertanto, il mio saluto affettuoso, sacerdoti, religiosi, religiose e membri degli Istituti Secolari dell’Emilia-Romagna che vi siete raccolti in questa vetusta Basilica di san Pietro, per esprimere il vostro attaccamento e la vostra devozione all’umile suo successore, chiamato da Cristo al compito formidabile di “pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle” (cf. Gv 21, 15-17). Facendo mie le parole dell’apostolo Paolo, desidero ripetere a voi, oggi, con vivo trasporto: “Il mio amore è con tutti voi in Cristo Gesù” (1 Cor 16, 23).

Conosco le nobili tradizioni di zelo operoso, che hanno sempre distinto il clero ed i religiosi di questa Terra, nella quale tanti secoli or sono sant’Apollinare sparse il seme della Parola di Dio, avviando un’opera di dissodamento spirituale, che doveva dare frutti preziosi di vita cristiana. Accanto a lui e dopo di lui, una schiera gloriosa di operai evangelici si è chinata su queste zolle feconde, bagnandole col sudore di un’inesausta dedizione apostolica ed irrorandole a volte col sangue della suprema testimonianza.

Anche oggi, in tempi sotto certi aspetti non meno difficili, altre anime generose hanno rilevato dalle mani di chi le ha precedute la fiaccola dell’annuncio evangelico, assumendosi il compito di portare la luce di Cristo alla generazione attuale, attratta spesso e sviata dai fuochi fatui di ideologie ingannevoli. Queste anime generose siete voi, sacerdoti, religiosi e religiose, operanti nelle nobili Chiese dell’Emilia-Romagna! Siete voi, membri degli Istituti Secolari, che in forme nuove, dettate dalle esigenze dei tempi, perseguite il medesimo ideale, quello di essere il lievito evangelico, posto nella massa di farina “finché sia tutta fermentata” (Lc 13, 21). Siete voi, Claustrali dei 46 Monasteri della Regione, spiritualmente qui presenti con la preghiera e con l’offerta della vostra vita.

2. A ciascuno di voi voglio oggi rivolgere innanzitutto un invito alla fiducia. Cristo è risorto! L’annuncio gioioso, che la liturgia pasquale ha fatto riecheggiare nuovamente in questi giorni, è la conferma di una realtà di cui vive la storia dell’umanità. Cristo ha mantenuto la promessa fatta ai suoi discepoli: al terzo giorno dalla sua morte, egli è risuscitato ed è entrato nell’immortalità. Egli vive e vivrà per sempre!

Di più: egli è risorto non per sé soltanto, ma anche per noi. Ciascun uomo, che in lui crede, è introdotto nell’ambito della vita ulteriore che egli - “primogenito fra molti fratelli” (Rm 8, 29) - ha inaugurato per noi. Il mistero della Pasqua non riguarda soltanto lui, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo: riguarda anche noi, figli degli uomini, che in lui siamo diventati figli di Dio. La forza della sua risurrezione già opera nel mondo come dinamismo vittorioso, che sospinge quanti l’accettano nella fede verso il traguardo supremo della vita piena al di là della morte.

Quale carica di ottimismo non si sprigiona da un simile messaggio! La vita, per chi ha fede, si prospetta al termine della vicenda umana, come radioso approdo oltre l’oscuro gorgo della morte. Il bene porta in sé l’assicurazione della finale vittoria sul male. La felicità si annuncia come aspirazione realizzabile ed in misura sovreminente, quale il nostro cuore neppure riesce ad immaginare (cf. 1 Cor 2, 9).

E che spinta alla generosità ed all’impegno non deriva da tale annuncio a coloro che vogliono recare il proprio contributo al progresso dell’umanità! Essi sanno di poter contare sullo Spirito, che il Cristo risorto ha donato alla Chiesa (cf. Gv 20, 22), perché susciti dalla città terrestre e mortale quella celeste ed immortale, vivificando e sostenendo la dedizione di quanti si sforzano di orientare l’ordine temporale verso la libertà e la giustizia, verso l’unità e la concordia, verso l’amore reciproco e la pace operosa.

Lasciatevi pervadere, carissimi, dalla gioia che scaturisce dal messaggio pasquale, così che essa si irradi da ogni vostra parola e da ogni vostro atteggiamento.

3. Questa è, appunto, la seconda parola che desidero oggi affidarvi: siate dei testimoni. Testimoni della speranza che ha le sue radici nella fede. Testimoni dell’invisibile in una società secolarizzata, che esclude troppo spesso ogni dimensione trascendente.

Sì, carissimi sacerdoti, religiosi, anime consacrate: in mezzo agli uomini di questa generazione, così immersa nel relativo, voi dovete essere voci che parlano di assoluto. Non avete voi forse gettato, per così dire, tutte le vostre risorse sulla bilancia del mondo, per far sì che essa pieghi felicemente verso Dio ed i beni da lui promessi? La vostra è stata una scelta decisiva sulla vostra vita: avete optato per la generosità e per il dono di fronte alla cupidigia ed al calcolo; avete scelto di contare sull’amore e sulla grazia, sfidando quanti vi reputano per questo ingenui e inconcludenti; avete puntato ogni vostra speranza sul Regno dei cieli, quando molti intorno a voi non si affannano che per assicurarsi una confortevole dimora sulla terra.

A voi, ora, di essere coerenti, nonostante ogni difficoltà. Il destino spirituale di tante anime è legato alla vostra fede e alla vostra coerenza.

Di tale destino, che si svolge nel tempo ma che ha per mèta l’eterno, voi dovete essere il costante richiamo, testimoniando con la parola, e più con la vita, il necessario orientamento verso Colui che costituisce l’ineludibile approdo della nostra parabola esistenziale. La vostra vocazione vi pone come scolte avanzate dell’umanità in cammino: nella vostra preghiera e nella vostra fatica, nella vostra gioia e nella vostra sofferenza, nei vostri successi e nelle vostre prove, l’umanità deve poter trovare il modello e l’anticipazione di quello che anch’essa è chiamata ad essere, nonostante le proprie pesantezze ed i propri compromessi.

4. In questo contesto, vorrei dire una particolare parola a coloro che l’ordinazione sacra deputa ad una specifica missione nel piano della salvezza. Molte sono state, in questi anni, le discussioni circa la natura del presbiterato e circa la funzione che ad esso compete nella Chiesa. Non pochi sacerdoti hanno subìto, in conseguenza, una “crisi di identità”, che ne ha frenato l’impegno. È tempo ormai di riscoprire la grandezza del dono che Cristo ha fatto alla Chiesa, istituendo il sacerdozio ministeriale. È tempo, soprattutto, di ritrovare lo slancio generoso nel corrispondere alla sua chiamata e nell’accogliere dalle sue labbra la consegna: “Andate nel mondo intero e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).

Questa è, infatti, la missione essenziale del sacerdote. Egli è l’annunciatore della Parola di Dio, quale è risonata da ultimo e in modo definitivo in Gesù Cristo. È la parola dell’amore di Dio per tutti gli uomini, da lui chiamati a formare una sola famiglia: una parola che chiede di tradursi in azioni concrete ed anche in istituzioni sociali nuove e migliori. Tali conseguenze sociali innovatrici, tuttavia, non sarà di regola il sacerdote a doverle trarre: questo impegno infatti costituisce la missione propria dei laici (cf. Lumen Gentium, 31; Apostolicam Actuositatem, 7; Ad Gentes, 21).

Così pure: la parola del messaggio evangelico, affidata al sacerdote, è parola di perdono, che libera dalla alienazione del peccato e riaccende nel cuore la speranza. Non v’è dubbio che essa esplichi un’azione lenitiva sulle ferite che la colpa può aver lasciato nella psiche di chi se n’è reso responsabile: non sarà tuttavia il sacerdote a doversi far carico d’una specifica terapia psicologica, che miri a risolvere i traumi conseguenti ad errate esperienze del passato (cf. Monitum Supremae Sacrae Congregationis S. Officii, 3, die 15 iul. 1961: AAS 53 [1961] 571).

La parola, che il sacerdote annuncia, raggiunge il suo vertice nel Sacrificio eucaristico nel quale il Pane, che è il Corpo di Cristo, viene “spezzato” e “dato” per gli uomini. Chi non vede in tale gesto un chiaro invito alla condivisione di tutti quegli altri beni che il Creatore ha posto sulla “mensa” della terra per gli uomini, che sono tutti egualmente suoi figli? E tuttavia l’impegno concreto per una più equa distribuzione, fra singoli e nazioni, delle risorse disponibili è compito che chiama direttamente in causa non il sacerdote, ma i responsabili della vita economica e politica nell’ambito della città, della nazione, del mondo intero (cf. Lumen Gentium, 36; Apostolicam Actuositatem, 14; Gaudium et Spes, 69).

È forse questo un discorso pavido e rinunciatario? Vi si deve forse riconoscere una fuga nell’impegno concreto? Può pensare così soltanto chi non ha misurato in tutta la sua ampiezza il personale coinvolgimento, che dal prete esige la missione, a lui affidata, di “annunciare la Parola”. Se a certi compiti egli deve rinunciare, è solo per poter svolgere fino in fondo il compito che gli è proprio: essere il portatore di un messaggio, che non si identifica con nessun ruolo particolare, ma che ogni ruolo giudica e richiama alla radicale serietà della norma suprema: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12).

Per poter annunciare la “parola di salvezza” (At 13, 26) con la superiore libertà, che gli deriva dal non essere “parte in causa” nelle tensioni presenti nella Comunità e nel mondo, il sacerdote deve sottoporre se stesso ad un continuo autocontrollo ed affrontare anche il disagio di sentirsi a volte incompreso, o addirittura contestato e respinto. La generosa dedizione al proprio compito non mancherà di ottenergli da Dio quella “parresia” (cf. At 4, 29.31; 28, 31), che consentì al primi apostoli di affrontare un mondo ancora totalmente pagano e di trasformarlo.

5. “Annunciare la Parola”, questa è la vostra missione specifica, carissimi sacerdoti. Qui sta la radice del vostro quotidiano assillo, qui la fonte inesauribile della vostra più autentica gioia. Come ministri della Parola, però - è questo l’ultimo pensiero che vi lascio - voi dovete conoscere sia il contenuto del messaggio che ci è affidato, sia la mentalità delle persone alle quali esso è destinato. Questo significa che voi dovete sforzarvi di essere uomini di cultura e, in particolare, veri teologi.

Mi piace richiamare questo impegno, qui, in una Regione che ha al suo centro una città come Bologna che, in fatto di cultura, ha brillato nei secoli come faro di luce splendidissima. A voi la fierezza di tenere fede ad una così nobile tradizione, sia curando il costante adeguamento delle strutture formative centrali e periferiche, sia impegnandovi personalmente in quella approfondita riflessione sulla Parola di Dio nel contesto degli interrogativi emergenti dall’esperienza, che costituisce l’anima di ogni vera teologia.

Sarà grazie a tale sforzo che voi eviterete di essere o ripetitori sbiaditi di formule in sé giuste ma non calate nella problematica odierna, oppure innovatori spericolati che sanno, sì, recepire gli umori del momento, ma non valutarli con maturo “discernimento” (la “diàkrisis” di cui parla san Paolo) (cf. 1 Cor 12, 10), alla luce del supremo criterio, che è e resterà sempre la Parola di Dio. Il rischio di essere infantilmente “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina” (Ef 4, 13) non è solo del passato, ma investe ogni epoca della storia, quella nostra non esclusa.

È necessario quindi “dedicarsi alla lettura” (1 Tm 4, 13), approfondendo la conoscenza delle Scritture, le quali possono “istruire per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù” (2 Tm 3, 15) e proclamare poi con fedeltà quanto in esse è proposto, non limitando l’annuncio a ciò che è gradito al proprio cuore, forse ancora troppo “indurito”, o a ciò che si pensa possa incontrare il plauso o, almeno, il benevolo accoglimento dell’ambiente. Anche oggi, infatti, come ieri e come sempre, resta vero che il Vangelo della Croce è “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati . . . potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 23-24).

6. Carissimi, nell’accomiatarmi da voi, desidero rinnovare l’esortazione alla fiducia ed all’ottimismo, con cui ho esordito. Non ci è stato ripetuto proprio oggi dalla Liturgia che nella nostra fede sta “la vittoria che ha sconfitto il mondo” (1 Gv 5, 4)? Abbiate fede, dunque, “pur non avendo visto” (Gv 20, 29) ed ogni problema sarà alla fine risolto e superato.

La Vergine santa, che di tale fede coraggiosa è modello insuperabile, vi sia accanto col suo costante aiuto e vi accompagni lungo le strade del vostro servizio ecclesiale, affinché possiate spargere a piene mani nell’animo di tanti fratelli e sorelle il seme della speranza che “non delude” (Rm 5, 5). Nel nome suo, a tutti imparto di cuore la mia apostolica benedizione. 

CALENDARIO

18 LUNES DE LA XVI SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria

Misa
de feria (verde).
MISAL: cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5), Pf. común.
LECC.: vol. III-par.
- Miq 6, 1-4. 6-8.
Hombre, se te ha hecho saber lo que el Señor quiere de ti.
- Sal 49. R. Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
- Mt 12, 38-42. Cuando juzguen a esta generación, la reina del Sur se levantará.

Liturgia de las Horas: oficio de feria.

Martirologio: elogs. del 19 de julio, pág. 429.
CALENDARIOS: Dominicos: Beato Fray Bartolomé de los Mártires (MO).

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XVI Domingo del T. Ordinario (o de otro domingo del T. Ordinario).

Misa votiva:
De la Misericordia de Dios
Esta misa se dice con vestiduras de color blanco.

Antífona de entrada Cf. Jr 31, 3; 1Jn 2, 2
Con amor eterno nos amó Dios; envió a su Hijo único como víctima de propiciación por nuestros pecados, no sólo por los nuestros, sino también por los del mundo entero.
In caritáte perpétua diléxit nos Deus: Fílium suum Unigénitum misit propitiatiónem pro peccátis nostris, non pro nostris autem tantum, sed étiam pro totíus mundi.
O bien: Sal 88, 2
Cantaré eternamente las misericordias del Señor, anunciaré tu fidelidad por todas las edades.
Misericórdias Dómini in aetérnum cantábo, in generatiónem et generatiónem annuntiábo veritátem tuam in ore meo.

Monición de entrada
Dios se nos ha revelado como un Padre misericordioso a lo largo de la historia de la salvación. Esa revelación alcanza su plenitud en Cristo, el rostro de la misericordia de Dios, que, siendo nosotros pecadores, entregó su vida por nosotros. Su Espíritu de amor, derramado en nuestros corazones, nos llama a ser misericordiosos como el Padre es misericordioso. En la eucaristía que vamos a celebrar se nos hace realmente presente esa misericordia de Dios.

Oración colecta
Señor Dios, cuya misericordia no tiene límites y cuya bondad es un tesoro inagotable, acrecienta la fe del pueblo a ti consagrado, para que todos comprendan mejor qué amor nos ha creado, qué sangre nos ha redimido y qué Espíritu nos ha hecho renacer. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, cuius misericórdiae non est númerus et bonitátis infinítus est thesáurus auge propítius fidem plebis tibi sacrátae, ut digna omnes intellegéntia comprehéndant qua dilectióne sunt creáti, quo sánguine redémpti, quo Spíritu regeneráti. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Lunes de la XVI semana del Tiempo Ordinario, año par (Lecc. III-par).

PRIMERA LECTURA Miq 6, 1-4. 6-8
Hombre, se te ha hecho saber lo que el Señor quiere de ti

Lectura de la profecía de Miqueas.

Escuchad lo que dice el Señor,
el pleito del Señor con su pueblo.
«En pie, pleitea con las montañas,
que escuchen tu voz las colinas».
Escuchad, montañas, el pleito del Señor,
vosotros, inalterables cimientos de la tierra:
el Señor pleitea con su pueblo,
con Israel se querella.
«¿Pueblo mío, ¿qué te he hecho?,
¿en qué te he molestado?
¡Respóndeme!
Yo te saqué de Egipto
y te libré de la servidumbre.
Yo te envié a Moisés,
Aarón y María».
¿Con qué me presentaré al Señor
y me inclinaré ante el Dios excelso?
¿Me presentaré con holocaustos,
con terneros de un año?
¿Le agradarán al Señor mil bueyes,
miríadas de ríos de aceite?
¿Le ofreceré mi primogénito por mi falta,
el fruto de mis entrañas por mi pecado?
Hombre, se te ha hecho saber lo que es bueno,
lo que el Señor quiere de ti:
tan solo practicar el derecho,
amar la bondad,
y caminar humildemente con tu Dios.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 49, 5-6. 8-9. 16bc-17. 21 y 23 (R.: 23cd)
R.
 Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
Qui immaculátus est in via, osténdam illi salutáre Dei.

V. «Congregadme a mis fieles,
que sellaron mi pacto con un sacrificio».
Proclame el cielo su justicia;
Dios en persona va a juzgar.
R. Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
Qui immaculátus est in via, osténdam illi salutáre Dei.

V. «No te reprocho tus sacrificios,
pues siempre están tus holocaustos ante mi.
Pero no aceptaré un becerro de tu casa,
ni un cabrito de tus rebaños».
R. Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
Qui immaculátus est in via, osténdam illi salutáre Dei.

V. «¿Por qué recitas mis preceptos
y tienes siempre en la boca mi alianza,
tú que detestas mi enseñanza
y te echas a la espalda mis mandatos?»
R. Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
Qui immaculátus est in via, osténdam illi salutáre Dei.

V. «Esto haces, ¿y me voy a callar?
¿Crees que soy como tú?
Te acusaré, te lo echaré en cara.
El que me ofrece acción de gracias,
ése me honra;
al que sigue buen camino
le haré ver la salvación de Dios».
R. Al que sigue buen camino le haré ver la salvación de Dios.
Qui immaculátus est in via, osténdam illi salutáre Dei.

Aleluya Cf. Sal 94, 8a. 7D
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. No endurezcáis hoy vuestro corazón; escuchad la voz del Señor. R.
Hódie, nolíte obduráre corda vestra, sed vocem Dómini audíte.

EVANGELIO Mt 12, 38-42
Cuando juzguen a esta generación, la reina del Sur se levantará
 Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, algunos escribas y fariseos dijeron a Jesús:
«Maestro, queremos ver un milagro tuyo».
Él les contestó:
«Esta generación perversa y adúltera exige una señal; pues no se le dará más signo que el del profeta Jonás. Tres días y tres noches estuvo Jonás en el vientre del cetáceo: pues tres días y tres noches estará el Hijo del hombre en el seno de la tierra.
Los hombres de Nínive se alzarán en el juicio contra esta generación y harán que la condenen; porque ellos se convirtieron con la proclamación de Jonás, y aquí hay uno que es más que Jonás.
Cuando juzguen a esta generación, la reina del Sur se levantará y hará que la condenen, porque ella vino desde los confines de la tierra, para escuchar la sabiduría de Salomón, y aquí hay uno que es más que Salomón».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

San Juan Crisóstomo, homiliae in Matthaeum, hom. 43, 1
No hacía El los milagros para atraerlos (porque conocía que eran de piedra) sino para convertir a los demás. O también, no les dio la señal que ellos pedían porque no la recibirían; pero se la dio después haciéndoles conocer su poder por aquello que ocurrió posteriormente. Esto es lo que quiso decir, aunque de una manera algo encubierta, con las palabras: "Y no será dada la señal a ellos" que equivale a decir: os he manifestado muchos beneficios, ninguno de ellos ha sido suficiente para inclinaros a que respetéis mi virtud, que conoceréis cuando veáis destruida vuestra ciudad. En seguida intercala el evangelista algunas palabras del Señor sobre su resurrección, de que ellos tendrían conocimiento por los castigos que tenían que sufrir; y así dice: "sino la señal de Jonás profeta": Nadie en realidad hubiera tenido fe en la Cruz, si no hubiera estado apoyada en los milagros, y si no hubiera sido creída la cruz, tampoco lo hubiera sido la resurrección. Por eso la llama señal, y para que se tenga como una verdad, la presenta como una figura profética.

Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XL

Oremos en paz al Señor, nuestro Dios.
- Por el papa , por nuestro obispo N. y por todos los ministros de Dios. Roguemos al Señor.
- Por nuestra ciudad (nuestro pueblo) y por nuestra patria, por todos los pueblos de la tierra. Roguemos al Señor
- Por los que viven alejados de sus casas, por los que no tienen trabajo ni hogar. Roguemos al Señor.
- Por los que ayudan a los pobres, por los ancianos, enfermos, emigrantes y marginados. Roguemos al Señor.
- Por nuestra santa asamblea, por cuantos participan de nuestra esperanza. Roguemos al Señor. Ilumina, Padre celestial, a tu familia y fortalécela con tu bendición, para que siempre te reconozca como pastor y guía. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa votiva:
Oración de los fieles
Oremos, hermanos, al Padre, por nosotros y por todos los hombres.
- Para que la Iglesia sea el hogar de la misericordia para todos los hombres. Roguemos al Señor.
- Para que las comunidades de religiosos y religiosas sean para todos un ejemplo de entrega y fidelidad. Roguemos al Señor.
- Para que los que viven hundidos en el mal encuentren una mano amiga que los ayude a levantarse. Roguemos al Señor
- Para que quienes, movidos por su afán de poder, provocan las guerras y el hambre en el mundo, se conviertan y aprendan a amar. Roguemos al Señor
- Para que los fieles difuntos sean acogidos en la casa del Padre. Roguemos al Señor.
- Para que el Señor perdone nuestros pecados y nos dé la gracia de vivir como hijos suyos. Roguemos al Señor.
Padre de misericordia y de bondad, escucha las oraciones de tu pueblo y concédenos tus dones. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Oración sobre las ofrendas
Acepta con bondad, Señor, nuestras ofrendas y transfórmalas en sacramento de redención, memorial de la muerte y Resurrección de tu Hijo, para que, por la eficacia de este sacrificio, y confiando siempre en Cristo, lleguemos a la vida eterna. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Oblatiónes nostras, Dómine, cleménter assúme, eásque in redemptiónis sacraméntum convérte, mortis et resurrectiónis Fílii tui memoriále, ut huius sacrifícii virtúte, Christo iúgiter confidéntes, ad vitam perveniámus aetérnam. Per Christum.

PREFACIO COMÚN II
LA SALVACIÓN POR CRISTO
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, que por amor creaste al hombre, y, aunque condenado justamente, con tu misericordia lo redimiste, por Cristo, Señor nuestro.
Por él, los ángeles alaban tu gloria, te adoran las dominaciones y tiemblan las potestades, los cielos, sus virtudes y los santos serafines te celebran unidos en común alegría. Permítenos asociarnos a sus voces cantando humildemente tu alabanza:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus:
Qui bonitáte hóminem condidísti, ac iustítia damnátum misericórdia redemísti: per Christum Dóminum nostrum.
Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Caeli caelorúmque Virtútes, ac beáta Séraphim, sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA II

Antífona de comunión Sal 102, 17

La misericordia del Señor dura desde siempre y por siempre para aquellos que lo temen.
Misericórdia Dómini ab aetérno et usque in aetérnum super timéntes eum.
O bien: Jn 19, 34
Uno de los soldados, con la lanza, le traspasó el costado, y al punto salió sangre y agua.
Unus mílitum láncea latus eius apéruit et contínuo exívit sanguis et aqua.

Oración después de la comunión
Concédenos, Dios misericordioso, que, alimentados con el Cuerpo y la Sangre de tu Hijo, bebamos con fe en la fuente de la misericordia y nos mostremos cada vez más misericordiosos con nuestros hermanos. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Concéde nobis, miséricors Deus, ut Córpore et Sánguine Fílii tui enutríti fiduciáliter e misericórdiae fóntibus hauriámus et in fratres magis magísque misericórdes nosmetípsos praebeámus. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 19 de julio
1. Conmemoración de san Epafras, que en Colosas, Laodicea e Hierápolis, históricas ciudades de la actual Turquía, trabajó mucho en la difusión del Evangelio, y a quien san Pablo llama carísimo consiervo, concautivo y fiel ministro de Cristo. (s. I)
2. En Meros, lugar de Frigia, también en la Turquía actual, santos Macedonio, Teódulo y Taciano, mártires, que, siendo emperador Juliano el Apóstata, por orden del prefecto Almaquio, y después de sufrir muchos tormentos, fueron tendidos sobre parrillas al rojo vivo, donde afrontaron serenamente su martirio. (c. 362)
3. En el monasterio de Annesis, cerca del río Iris, en el Ponto, de nuevo en la Turquía actual, santa Macrina, virgen, hermana de los santos Basilio Magno, Gregorio de Nisa y Pedro de Sebaste, gran conocedora de las Sagradas Escrituras, que se retiró a la vida solitaria y fue ejemplo admirable de amor a Dios y de alejamiento de las vanidades del mundo. (379)
4*. En Constantinopla, actual Estambul, asimismo en Turquía, san Dío, por sobrenombre “Taumaturgo”, archimandrita, natural de Antioquía, que fue ordenado sacerdote en esta ciudad y en ella fundó un monasterio bajo la regla de los acemetas. (s. V inc.)
5. En Roma, en la basílica de San Pedro, san Símaco, papa, a quien los cismáticos amargaron durante largo tiempo la vida y murió finalmente como un auténtico confesor de la fe. (514)
6. En Córdoba, en la región hispánica de Andalucía, santa Áurea, vírgen, hermana de los santos mártires Adolfo y Juan, que, en una de las persecuciones bajo los musulmanes, llevada ante el juez negó, asustada, la fe, pero arrepentida de inmediato, se presentó al mismo magistrado y, repetido el juicio, se mantuvo firme, con lo que superó al enemigo en un nuevo combate con la efusión de su sangre. (856)
7*. En Utrech, en la región de Güeldres, en Lotaringia, en la actual Holanda, san Bernoldo o Bernulfo, obispo, que libró del dominio de los señores laicos a las iglesias y a los monasterios de su diócesis, fundó nuevas iglesias e introdujo los usos y costumbres cluniacenses en los monasterios. (1054)
8*. En el monasterio de Marienburg, en el territorio de Franconia, hoy Alemania, beata Stilla, virgen consagrada, sepultada en la iglesia que ella misma había fundado. (c. 1140)
9*. En Foligno, lugar de la región italiana de Umbría, beato Pedro Crisci, el cual, distribuidos todos sus bienes entre los pobres, se puso al servicio de la catedral y llevó vida humilde y penitente en la torre del campanario. (c. 1323)
10. En Chester, en Inglaterra, san Juan Plessington, presbítero y mártir, que habiendo sido ordenado sacerdote en Segovia, al volver a Inglaterra fue condenado por ello a la horca, siendo rey Carlos II. (1679)
11. En Lujiazhuang, población cercana a Yingxian, en la provincia china de Hebei, san Juan Bautista Zhou Wurui, mártir, que, joven aún, confesó abiertamente ante los seguidores del movimiento de los Yihetuan que era cristiano, por lo cual le amputaron varios miembros y finalmente le remataron a hachazos. (1900)
12. En el lugar de Liucun, cerca de la ciudad de Renqin, también en la provincia china de Hebei, santos mártires Isabel Qin Bianzhi y su hijo de catorce años Simón Qin Chunfu, que en la misma persecución de lo Yihetuan, fuertes en la fe, vencieron todas las crueldades de los enemigos. (1900)
13*. En el lugar de Borowikowszczyzna, en Polonia, beatos Aquiles Puchala y Hermann Stepien, presbíteros de la Orden de los Hermanos Menores Conventuales y mártires, que durante la ocupación militar de Polonia, su patria, fueron asesinados por quienes odiaban la fe. (1943)

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