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jueves, 9 de junio de 2022

Jueves 14 julio 2022, Jueves de la XV semana del Tiempo Ordinario, feria o san Camilo de Lelis, presbítero, memoria libre.

SOBRE LITURGIA

VISITA PASTORALE AD ASSISI
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI E I RELIGIOSI DI ASSISI

Venerdì, 12 marzo 1982

Amati confratelli nel sacerdozio, cari religiosi e religiose!

1. Venuto ad Assisi per prender parte ai lavori dell’assemblea straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana, come avrei potuto omettere di avere un incontro, sia pur breve, con voi sacerdoti e religiosi all’interno di questa storica Cattedrale, dedicata al martire Rufino, primo Vescovo e principale patrono della Città? La concelebrazione di stamane con i fratelli Vescovi, lungi dal dispensarmi, mi invita, piuttosto, e mi sollecita a rivolgervi un particolare saluto che sia come un ricordo dell’odierna mia presenza in mezzo alla Chiesa locale ed insieme un incoraggiamento a tutti voi che, nel suo ambito, svolgete il vostro lavoro pastorale.

Vi saluto cordialmente e con voi saluto i laici qualificati, qui intervenuti in rappresentanza dei movimenti cattolici delle diocesi di Assisi e di Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Uno speciale pensiero, unito a vivo ringraziamento per le parole rivoltemi, va a Monsignor Sergio Goretti, a cui sono affidate entrambe queste Comunità, e fin d’ora io incarico lui e voi di estendere il mio saluto, in segno di benedizione e di augurio, ai fedeli di tutte le parrocchie e di tutti i centri, sparsi nelle pianure e sui monti di questa eletta porzione dell’Umbria.

2. Facile ed obbligato - almeno per la scelta - si presenta a me l’argomento del presente colloquio. Tanto stretto e stabile è il nesso tra Assisi e Francesco che si presta, specialmente nella circostanza dell’anno centenario, ad opportune e salutari considerazioni: in questa Città egli nacque; col Vescovo della città, Guido - il suo Vescovo - ebbe rapporti di ossequio, di ubbidienza e di amicizia; qui, per gran parte, mirabilmente operò nel non lungo cammino della sua terrena esistenza; da qui irradiò l’esempio delle sue virtù ed il suo messaggio di fratellanza e di pace, i quali, quasi in forma di cerchi via via più ampi, si diffusero nella circostante regione, nelle zone limitrofe della Toscana e del Lazio, e poi in Italia, in Europa e nel mondo.

La figura di Francesco “pauper et humilis” domina tuttora, ben al di là dei limiti geografici di questa sua terra. Perché? È una domanda legittima, che tutti si possono porre; ma voi specialmente, voi che siete suoi concittadini e conterranei, dovete porvela. Ed essendo sacerdoti o, comunque, persone consacrate, procurate di cogliere, nelle pieghe della risposta, quegli elementi e aspetti che toccano propriamente l’“animus” di Francesco e, come tali, non solo sono veri e genuini, ma anche più validi ed indicativi per voi e per le opere del sacro ministero.

3. Ad otto secoli dalla nascita, il mondo - anche quello dei lontani e degli indifferenti ai valori religiosi - guarda ammirato a san Francesco, perché vede in lui una copia autentica, fedele e, perciò, credibile di Cristo Gesù. Eccolo il nocciolo della risposta! Egli è “alter Christus”, ma non già a parole, ma non soltanto “de iure” (come dovrebbe essere, in fondo, chiunque si professa cristiano): egli è tale anche e soprattutto nella realtà della propria vita.

Ad un certo punto - come voi ben sapete - quando era un giovane brillante nella vivace Assisi medievale, egli fece una scelta radicale e generosa: spogliandosi di tutto, rinunciando all’eredità paterna, nudo ormai ed emarginato, decise di seguire totalmente, irrevocabilmente il Signore Gesù dalla nascita nella grotta di Betlemme fino al Calvario. A questa “opzione fondamentale” egli tenne fede, attuando una sequela effettiva, passo passo, dietro le orme del Redentore fino alle stigmate della Verna, fino alla morte sulla nuda terra, laggiù nella piana sottostante a questa città . . .

Come negare, amati confratelli, che una tale linea di perfetta corrispondenza e coerenza tra Francesco e Cristo si riproponga netta e chiara a ciascuno di voi per l’analoga scelta che, sia pure in circostanze e in modi diversi, ha fatto in ordine alla sequela di Cristo? Non è forse anche il sacerdote “alter Christus”? Lo è e lo deve essere per il carattere sacramentale, impresso nella sua anima dall’Ordinazione presbiterale; lo è e lo deve essere per la funzione, alla quale è stato elevato, di legittimo rappresentante di Cristo; lo è e lo deve essere per gli ininterrotti, quotidiani rapporti che, in forza del suo ministero, egli intrattiene con Cristo presente e vivente nell’Eucaristia, nel tesoro della sua Parola, nella persona dei fratelli.

Vedete, dunque, come quella rapida ed essenziale risposta, che ci dà la misura della grandezza di Francesco, può essere proficuamente applicata, come alto richiamo ideale ed autorevole insegnamento di vita, a ciascuno di voi. “Sacerdos alter Christus: ut Franciscus, ita et tu”!

4. Se la limitatezza del tempo mi impedisce di sviluppare i numerosi e preziosi esempi di virtù che Francesco, rimasto sempre diacono, offre a chi ha raggiunto il grado e la dignità del presbiterato, non posso omettere tuttavia un altro dato di particolare rilevanza che, ben individuabile nella sua biografia, può anch’esso ispirare l’azione del sacerdote nel mondo d’oggi.

Un giorno, di ritorno da Roma, egli si mise a discutere con i compagni se dovesse ritirarsi in solitudine e in segregazione per contemplare e pregare, o dovesse piuttosto “passare la vita in mezzo alla gente” per predicare il Vangelo e salvare con un apostolato diretto i fratelli. Dopo aver pregato, trovò subito la risposta, e fu una nuova scelta perfettamente allineata a quella fondamentale della sequela di Cristo (cf. Legenda Maior, IV, 1-2). Come questi aveva percorso le contrade della Palestina invitando alla penitenza ed annunciando il Vangelo del Regno (cf. Mc 1,14-15), così avrebbero fatto Francesco e i suoi frati, svolgendo un ministero itinerante di contatto, di parola, di testimonianza nella società del loro tempo. In un’epoca di crisi diffusa per le grandi trasformazioni, che già dopo il Mille si erano verificate nelle diverse nazioni d’Europa e che non potevano non interessare la Chiesa, la meditata scelta del Poverello d’Assisi apportò un contributo determinante nell’auspicata ripresa religioso-morale. Egli ed i suoi discepoli operarono indefessamente per riportare Cristo nella società, e ciò fecero non già in opposizione o in polemica con la legittima autorità della Chiesa (come alcune sette ereticali del tempo), ma in perfetta obbedienza ed in adempimento di un mandato apostolico (cf. Regula non bullata, XVII; Regula bullata, IX).

La seconda lezione che desidero proporvi - come ben comprendete - è proprio qui: è nello sforzo che, sull’esempio di Francesco, deve fare il sacerdote nell’età presente, che si sta avvicinando all’anno Duemila. Tempo di crisi anche oggi, si dice; tempo di caduta di valori e di secolarizzazione generalizzata. Che cosa bisogna fare, dunque, per riportare Gesù Cristo e il suo Vangelo tra gli uomini? Alla fine del secolo scorso, quando con l’avvento della prima società industriale si cominciò ad avvertire qualche sintomo della crisi, fu detto che era ormai tempo per i sacerdoti di “uscire dalle sagrestie” e di andare incontro alla gente. Ed oggi? Oggi tutto ciò sembra imporsi con più grave urgenza, e trova già un significativo “precedente” ed un modello emblematico nella condotta di Francesco e dei suoi, i quali andavano per le vie del mondo secondo il mandato programmatico del Signore Gesù: “Andate: ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali . . . In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa . . . Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, . . . curate i malati e dite loro: È vicino a voi il Regno di Dio” (Lc 10, 4-8; cf. Lc 9, 1-6; Mt 10, 5.9-10; Mc 6, 7-13).

Ecco lo stile dell’operaio evangelico: è questo suo andare per le vie del mondo con coraggio, in totale distacco dalle cose della terra, come portatore di pace ed annunciatore dell’avvento del Regno. Oggi, ancor più che in passato, bisogna andare per proclamare agli uomini la buona novella dell’amore misericordioso di Dio e, con essa, il dovere di rispondere a questo amore anteriore e preveniente; andare per promuovere il bene integrale degli uomini; andare senza contrapporre l’impegno del servizio a Dio e quello del servizio ai fratelli; andare, e piuttosto coordinare in sintesi equilibrata la cosiddetta dimensione verticale verso l’alto, verso Dio, e quella orizzontale in direzione degli uomini.

Come i due bracci della Croce sono simbolo di questa duplice dimensione, così Francesco, che seguì Cristo fin sulla Croce e ben a ragione poté ripetere le parole di san Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo” (Gal 2, 20; cf. 6, 17), ricorda a tutti noi sacerdoti il duplice orientamento, al quale dobbiamo riguardare tanto nell’impostazione quanto nell’esercizio del sacro ministero. “Uomo di Dio” è innanzitutto, essenzialmente, il sacerdote, ma nello stesso tempo, senza smentire tale qualifica, è costituito per il bene degli uomini (cf. 1 Tm 6, 11; Eb 5, 1).

5. Io non dubito che questi brevi accenni, validi ovviamente per tutti, abbiano una speciale efficacia e, direi, una maggior forza di spinta per voi che siete figli di questa Terra e, perciò, quasi naturalmente siete “sintonizzati” con lo spirito di Francesco, che fu - giova ripetere - spirito apostolico ed evangelico.

Sacerdoti o religiosi, sacerdoti e religiosi, al di là delle legittime differenze e distinzioni canoniche, c’è una convergenza obiettiva in ciò che voi fate, secondo le rispettive attribuzioni, all’interno di ciascuna comunità, come nell’ambito della diocesi e nella Chiesa universale. Operate, dunque, in fraterna armonia; operate in unione di carità; operate in collaborazione tra voi e col Vescovo per l’edificazione dell’unica ed indivisa Chiesa di Cristo. Da ciò trarrà vantaggio non soltanto la pur necessaria coordinazione ed organizzazione del lavoro pastorale, ma anche e soprattutto la credibilità di quell’unitario e immutabile messaggio, che tutti siete chiamati ad annunciare.

Soprattutto voi sacerdoti, sulla scia del grande Conterraneo, che ai Vescovi ed al sacerdoti tributò sempre un singolare rispetto e onore, abbiate la più attenta e vigile consapevolezza dell’incomparabile dono ricevuto da Dio (cf. Gv 4, 10). Potrete così confermare e rafforzare quotidianamente il vostro impegno di operai evangelici, in unione col Vescovo, con i confratelli e collaboratori religiosi e laici.

Nel nome del Signore, auspice san Francesco, tutti vi benedico di cuore.

CALENDARIO

14 JUEVES DE LA XV SEMANA DEL T. ORDINARIO, feria o SAN CAMILO DE LELIS, presbítero, memoria libre

Misa
de feria (verde) o de la memoria (blanco).
MISAL: para la feria cualquier formulario permitido (véase pág. 67, n. 5) / para la memoria 1.ª orac. prop. y el resto del común de santos (para santos que practicaron obras de misericordia), o de un domingo del T.O.; Pf. común o de la memoria.
LECC.: vol. III-par.
- Is 26, 7-9. 12. 16-19.
Despertarán jubilosos los que habitan en el polvo.
- Sal 101. R. El Señor desde el cielo se ha fijado en la tierra.
- Mt 11, 28-30. Soy manso y humilde de corazón.
o bien:
cf. vol. IV.

Liturgia de las Horas: oficio de feria o de la memoria.

Martirologio: elogs. del 15 de julio, pág. 419.
CALENDARIOS: Religiosos Camilos: San Camilo de Lelis, presbítero (S).
Ávila y Orihuela-Alicante: Dedicación de la iglesia-catedral (F).
Canarias y Tenerife: San Buenaventura, obispo y doctor de la Iglesia (MO).
Cartujos: Beato Juan de España, religioso (MO).
Orden Premonstratense: Beato Hroznata, mártir (MO).
Orden de San Juan de Jerusalén: Santa Toscana, viuda y religiosa (MO).
Córdoba y Familia Franciscana: San Francisco Solano, presbítero (ML).
Mallorca y Valencia: Beato Gaspar de Bono, presbítero (ML).
Pamplona y Tudela: Beatos Esteban de Zudaire y compañeros, mártires (ML).

TEXTOS MISA

Misa de la feria: del XV Domingo del T. Ordinario (o de otro Domingo del T. Ordinario)

Misa de la memoria:
14 de julio
San Camilo de Lelis, presbítero

Oración colecta propia. El resto del formulario esta tomado del común de santos y santas: III. Para santos que practicaron obras de misericordia

Antífona de entrada Mt 25, 34. 36. 40

Venid vosotros, benditos de mi Padre, dice el Señor. Estaba enfermo y me visitasteis. En verdad os digo que cada vez que lo hicisteis con uno de estos mis hermanos más pequeños, conmigo lo hicisteis.
Veníte, benedícti Patris mei, dicit Dóminus: infírmus eram, et visitástis me. Amen dico vobis, quámdiu fecístis uni ex his frátribus meis mínimis, mihi fecístis.
O bien: Sal 111, 9
Reparte limosna a los pobres, su caridad dura por siempre, y alzará la frente con dignidad.
Dispérsit, dedit paupéribus: iustítia eius manet in saeculum saeculi, cornu eius exaltábitur in glória.

Monición de entrada
Recordamos hoy a san Camilo de Lelis, presbítero italiano del siglo XVI. Desde la adolescencia siguió la carrera militar y se dejó arrastrar por una irresistible pasión por el juego. Una vez convertido, se entregó al cuidado de los enfermos en los hospitales de los incurables, a los que servía como al mismo Cristo. El mismo, hospitalizado en su juventud, había sufrido en su propia carne la penuria y el desamparo en que se encontraban los enfermos en aquella época. Ordenado sacerdote, puso en Roma los fundamentos de la Orden de Clérigos Regulares Ministros de los Enfermos (padres camilos). Murió el año 1614.

Oración colecta
Oh, Dios, que adornaste a san Camilo, presbítero, con el carisma singular del amor a los enfermos, infunde en nosotros, por sus méritos, el espíritu de amor, para que, sirviéndote en los hermanos, podamos llegar seguros a ti en la hora de nuestra muerte. Por nuestro Señor Jesucristo.
Deus, qui sanctum Camíllum presbyterum caritátis in infírmos singulári grátia decorásti, eius méritis, spíritum nobis tuae dilectiónis infúnde, ut, tibi in frátribus serviéntes, ad te, hora éxitus nostri, secúri transíre possímus. Per Dóminum.

LITURGIA DE LA PALABRA
Lecturas del Jueves de la XV semana del Tiempo Ordinario, año par (Lec. III-par).

PRIMERA LECTURA Is 26, 7-9. 12. 16-19
Despertarán jubilosos los que habitan en el polvo

Lectura del libro de Isaías.

La senda del justo es recta.
Tú allanas el sendero del justo;
en la senda de tus juicios, Señor, te esperamos
ansiando tu nombre y tu recuerdo.
Mi alma te ansía de noche,
mi espíritu en mi interior madruga por ti,
porque tus juicios son luz de la tierra,
y aprenden ¡a justicia los habitantes del orbe.
Señor, tú nos darás la paz,
porque todas nuestras empresas
nos las realizas tú.
Señor, en la angustia acudieron a ti,
susurraban plegarias cuando los castigaste.
Como la embarazada cuando le llega el parto
se retuerce y grita de dolor,
así estábamos en tu presencia, Señor:
concebimos, nos retorcimos, dimos a luz… viento;
nada hicimos por salvar el país,
ni nacieron habitantes en el mundo.
¡Revivirán tus muertos,
resurgirán nuestros cadáveres,
despertarán jubilosos los que habitan en el polvo!
Pues rocío de luz es tu rocío,
que harás caer sobre la tierra de las sombras.

Palabra de Dios.
R. Te alabamos, Señor.

Salmo responsorial Sal 101, 13-14 y 15. 16-18. 19-21 (R.: 20b)
R.
 El Señor desde el cielo se ha fijado en la tierra.
Dóminus de cælo in terram aspéxit.

V. Tú permaneces para siempre,
y tu nombre de generación en generación.
Levántate y ten misericordia de Sión,
que ya es hora y tiempo de misericordia.
Tus siervos aman sus piedras,
se compadecen de sus ruinas.
R. El Señor desde el cielo se ha fijado en la tierra.
Dóminus de cælo in terram aspéxit.

V. Los gentiles temerán tu nombre,
los reyes del mundo, tu gloria.
Cuando el Señor reconstruya Sión,
y aparezca en su gloria,
y se vuelva a las súplicas de los indefensos,
y no desprecie sus peticiones.
R. El Señor desde el cielo se ha fijado en la tierra.
Dóminus de cælo in terram aspéxit.

V. Quede esto escrito para la generación futura,
y el pueblo que será creado alabará al Señor.
Que el Señor ha mirado desde su excelso santuario,
desde el cielo se ha fijado en la tierra,
para escuchar los gemidos de los cautivos
y librar a los condenados a muerte.
R. El Señor desde el cielo se ha fijado en la tierra.
Dóminus de cælo in terram aspéxit.

Aleluya Mt 11, 28
R. 
Aleluya, aleluya, aleluya.
V. Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados -dice el Señor-, y yo os aliviaré. R.
Veníte ad me omnes qui laborátis et oneráti estis, et ego refíciam vos, dicit Dóminus.

EVANGELIO Mt 11, 28-30
Soy manso y humilde de corazón
╬ 
Lectura del santo Evangelio según san Mateo.
R. Gloria a ti, Señor.

En aquel tiempo, tomó la palabra Jesús y dijo:
«Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados, y yo os aliviaré. Tomad mi yugo sobre vosotros y aprended de mí, que soy manso y humilde de corazón, y encontraréis descanso para vuestras almas. Porque mi yugo es llevadero y mi carga ligera».

Palabra del Señor.
R. Gloria a ti, Señor Jesús.

Papa Francisco, Ángelus 9-julio-2017
Hoy Él dice a cada uno: "¡Ánimo, no te rindas ante los pesos de la vida, no te cierres ante los miedos y los pecados, sino ven a mí!". Él nos espera, nos espera siempre, no para resolvernos mágicamente los problemas, sino para hacernos fuertes en nuestros problemas. Jesús no nos quita los pesos de la vida, sino la angustia del corazón; no nos quita la cruz, sino que la lleva con nosotros. Y con Él cada peso se hace ligero (cf. Mt 11, 30) porque Él es el descanso que buscamos. Cuando en la vida entra Jesús, llega la paz, la que permanece en las pruebas, en los sufrimientos. Vayamos a Jesús, démosle nuestro tiempo, encontrémosle cada día en la oración, en un diálogo confiado y personal; familiaricemos con su Palabra, redescubramos sin miedo su perdón, saciémonos con su Pan de vida: nos sentiremos amados y consolados por Él.


Oración de los fieles
Ferias del Tiempo Ordinario XXXVII

Oremos, hermanos, y pidamos al Dios de misericordia que escuche nuestra oración.
- Para que conceda la paz, la libertad y la unidad Iglesia. Roguemos al Señor.
- Para que llene de su gracia a los obispos y a los demás ministros. Roguemos al Señor.
- Para que manifieste a todos los hombres su bondad. Roguemos al Señor.
- Para que guarde de todo mal a los que están en peligro. Roguemos al Señor.
- Para que perdone nuestros pecados. Roguemos al Señor.
Escucha, Dios de bondad, las oraciones de tu Iglesia y haz que, destruidos todo error y toda malicia, pueda servirte con entera libertad. Por Jesucristo, nuestro Señor.

Misa de la memoria:
Oración sobre las ofrendas
Recibe, Señor, los dones de tu pueblo y concede a quienes celebramos las maravillas del inmenso amor de tu Hijo, reafirmamos, a ejemplo de san N., en el amor a ti y al prójimo. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Súscipe, Dómine, múnera pópuli tui, et praesta, ut, qui Fílii tui imménsae caritátis opus recólimus, in tui et próximi dilectióne, beáti N. exémplo, confirmémur. Per Christum.

PREFACIO DE LOS SANTOS PASTORES
LA PRESENCIA DE LOS SANTOS PASTORES EN LA IGLESIA
En verdad es justo y necesario, es nuestro deber y salvación darte gracias siempre y en todo lugar, Señor, Padre santo, Dios todopoderoso y eterno, por Cristo, Señor nuestro.
Porque nos concedes la alegría de celebrar hoy la fiesta de san N., fortaleciendo a tu Iglesia con el ejemplo de su vida santa, instruyéndola con su palabra y protegiéndola con su intercesión.
Por eso, con los ángeles y la multitud de los santos, te cantamos el himno de alabanza diciendo sin cesar:

Vere dignum et iustum est, aequum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens aetérne Deus: per Christum Dóminum nostrum.
Quia sic tríbuis Ecclésiam tuam sancti N. festivitáte gaudére, ut eam exémplo piae conversatiónis corróbores, verbo praedicatiónis erúdias, gratáque tibi supplicatióne tueáris.
Et ídeo, cum Angelórum atque Sanctórum turba, hymnum laudis tibi cánimus, sine fine dicéntes:

Santo, Santo, Santo...

PLEGARIA EUCARÍSTICA I o CANON ROMANO

Antífona de la comunión Jn 15, 13

Nadie tiene amor más grande que el que da la vida por sus amigos.
Maiórem hac dilectiónem nemo habet, ut ánimam suam ponat quis pro amícis suis.
O bien: Cf . Jn 13, 35
En esto conocerán todos que sois discípulos míos: si os amáis unos a otros, dice el Señor.
In hoc cognóscent omnes quia discípuli mei estis: si dilectiónem habuéritis ad ínvicem, dicit Dóminus.

Oración después de la comunión
Alimentados con estos sagrados misterios, concédenos, Señor, seguir los ejemplos de san N., que te dio culto con devoción constante y enriqueció a tu pueblo con un amor sin medida. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Sacris mystériis reféctos, da nos, quaesumus, Dómine, beáti N. exémpla sectári, qui te indeféssa pietáte cóluit, et pópulo tuo imménsa prófuit caritáte. Per Christum.
O bien:
Después de gustar el sacramento de salvación, invocamos tu misericordia, Señor, para que, imitando la caridad de san N., participemos también de su gloria. Por Jesucristo, nuestro Señor.
Sacraménti salutáris, Dómine, pasti delíciis, tuam súpplices deprecámur pietátem, ut, beáti N. caritátis imitatóres effécti, consórtes simus et glóriae. Per Christum.

MARTIROLOGIO

Elogios del 15 de julio
M
emoria de la inhumación de san Buenaventura, obispo de Albano, en Italia, y doctor de la Iglesia, celebérrimo por su doctrina, por la santidad de su vida y por las preclaras obras que realizó en favor de la Iglesia. Como ministro general rigió con gran prudencia la Orden de los Hermanos Menores, siendo siempre fiel al espíritu de san Francisco, y en sus numerosos escritos unió suma erudición y ardiente piedad. Cuando estaba prestando un gran servicio al II Concilio Ecuménico de Lyon, mereció pasar a la visión beatífica de Dios. (1274)
2. En Porto Romano, actual Fiumicino, también en Italia, santos Eutropio, Zósima y Bonosa, mártires. (s. IV)
3. En Cartago, actualmente Túnez, en la vía llamada de los Escilitanos, en la basílica de Fausto, inhumación de san Félix, obispo de Tibiuca y mártir, que ante la orden del procurador Magniliano de que se arrojasen al fuego los libros de la Biblia, respondió que prefería ser abrasado él antes que quemar las Sagradas Escrituras, y por esta respuesta el procurador Anulino le atravesó con la espada. (303)
4. También en Cartago, conmemoración de los santos Catulino, diácono y mártir, alabado por san Agustín en un sermón al pueblo, y otros mártires, que reposan en la basílica de Fausto. (303)
5. En Alejandría de Egipto, santos mártires Felipe y diez niños(c. s. IV)
6. En la isla de Ténedo, en el mar Egeo, ante la costa del Helesponto, actual Turquía, san Abudemio, mártir(s. IV)
7. En Nísibe, en Mesopotamia, actualmente Irak, san Santiago, primer obispo de esta ciudad, que intervino en el Concilio de Nicea y dirigió su rebaño en paz, alimentándolo espiritualmente y defendiéndolo con energía de los enemigos de la fe. (338)
8*. Cerca de Roermond, en la ribera del Mosa, en la actual Holanda, san Plequelmo, obispo, oriundo de Northumbría, que dedicó su vida a anunciar a muchos las riquezas de la fe en Cristo. (c. 713)
9*. En Ansbach, en Franconia, hoy Alemania, san Gumberto, abad, que fundó este monasterio en una casa de campo de su propiedad. (c. 790)
10. En Tesalia, en Grecia, tránsito de san José, obispo de Tesalónica, hermano de san Teodoro Studita, que durante su vida de monje compuso numerosos himnos y, promovido después al episcopado, pronto tuvo que sufrir muchas y ásperas dificultades por defender la disciplina eclesiástica y el culto de las sagradas imágenes, tras lo cual fue relegado al exilio a Tesalia, donde murió de hambre. (832)
11. En Nápoles, en la región italiana de Campania, san Atanasio, obispo, quien, después de haber sufrido mucho por las insidias de su impío sobrino Sergio, fue expulsado de su sede episcopal y, sumido en las tribulaciones, voló al cielo en Véroli, país de los hérnicos. (872)
12. En Kiev, ciudad antiguamente de Rusia y hoy día en Ucrania, san Vladimiro, príncipe, bautizado con el nombre de Basilio, que se preocupó de propagar la fe ortodoxa entre los pueblos que gobernaba. (1015)
13*. En Ratzeburg, en la región de Schleswig-Hostein, en Germania, hoy Alemania, san Ansuero, abad y mártir, lapidado junto con otros veintiocho monjes de Wendes, por paganos contrarios a quienes predicaban el Evangelio. (1066)
14*. En Västeras, en Suecia, san David, obispo, el cual, originario de Inglaterra, después de abrazar la vida de monje cluniacense fue a predicar la fe cristiana a los suecos y, ya anciaano, murió piadosamente en el monasterio que él mismo había fundado. (c. 1082)
15*. En Breslau, en Silesia, en la actual Polonia, beato Ceslas, uno de los primeros presbíteros de la Orden de Predicadores, que trabajó por el reino de Dios en Silesia y en otras regiones cercanas. (1242)
16*. En Montcalieri, población del Piamonte, en Italia, beato Bernardo, marqués de Baden, a quien le sorprendió la muerte mientras se dirigía a Oriente para defender a la población cristiana, después de la conquista de Constantinopla por los enemigos. (1458)
17*. Pasión de los mártires beatos Ignacio de Acebedo, presbítero, y treinta y ocho compañeros, religiosos todos de la Orden de la Compañía de Jesús*, que cuando se dirigían a las misiones del Brasil, su nave llamada “San Jacobo”, fueron asaltados por piratas y, en odio a la religión católica, traspasados todos ellos con espadas y lanzas. (1570)
*Cuyos nombres son: beatos Diego de Andrade, presbítero; Gonzalo Henriques, diácono; Antonio Soares, Benito de Castro, Juan Fernandes, Manuel Álvares, Francisco Álvares, Juan de Mayorga, Esteban de Zudaire, Alfonso de Baena, Domingo Fernandes, otro Juan Fernandes, Alejo Delgado, Luis Correia, Manuel Rodrigues, Simón Lopes, Manuel Fernandes, Alvaro Mendes, Pedro Nunes, Luis Rodrigues, Francisco de Magalhaes, Nicolás Dinis, Gaspar Álvares, Blas Ribeiro, Antonio Fernandes, Manuel Pacheco, Pedro de Fontoura, Andrés Gonçalves, Mauro Vaz, Diego Pires, Marco Caldeira, Antonio Correia, Fernando Sánchez, Gregorio Escribano, Francisco Pérez Godoy, Juan de Zafra, Juan de San Martín, religiosos, y Juan, que se unió a ellos.
18. En Campi Salentina, en la región italiana de Apulia, san Pompilio María Pirrotti, presbítero de la Orden de Clérigos Regulares de las Escuelas Pías, célebre por la austeridad de su vida. (1766)
19*. En el mar, ante la costa de Rochefort, beato Miguel Bernardo Marchand, presbítero y mártir, que durante la Revolución Francesa fue encarcelado en Rouen por ser sacerdote, siendo trasladado después a una vieja nave, en la que enfermó y murió. (1794)
20. En la ciudad de Nam Dinh, en Tonkín, hoy Vietnam, san Pedro Nguyên Bá Tuân, presbítero y mártir, que, en tiempo del emperador Minh Mang, fue encarcelado por ser cristiano y falleció de hambre en prisión. (1838)
21*. En París, en Francia, beata Ana María Javouhey, virgen, fundadora de la Congregación de Religiosas Misioneras de San José de Cluny, dedicadas al cuidado de enfermos y a la instrucción cristiana de la juventud femenina, obra que la beata consiguió difundir también en tierras de misión. (1851)
22. En la provincia de My Tho, en Cochinchina, actualmente Vietnam, san Andrés Nguyên Kim Thông Nam (Nam Thuông), mártir, el cual, en tiempo del emperador Tu Duc, por ser catequista fue primero encarcelado y después desterrado, obligándole a caminar hacia el exilio encadenado y cargado con un madero, por lo que murió durante el viaje como auténtico mártir. (1855)
23*. En el pueblo de Bielsk Podlaski, en Polonia, beato Antonio Beszta-Borowski, presbítero y mártir, que en tiempo de guerra fue hecho prisionero por los enemigos de la fe y, descansó en la paz de Cristo tras ser fusilado. (1943)

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